Un puzzle più grande?
Tom si fermò nel corridoio inspirando: si sentiva profondamente tradito da Kathy. Se aveva bisogno per altre ricerche su internet, perché non gli aveva detto nulla e aveva coinvolto Michael e non lui? Lui era bravo, poteva aiutarla. Perché Kathy con quella password non aveva semplicemente aperto le porte a Michael per fuggire? O volevano farlo insieme? Quando?
Tirò un pugno contro un muro. Un ragazzo che passava nel corridoio si fermò stupito a fissarlo e poi proseguì di corsa. Prese l'ascensore in silenzio e si perse a guardare la propria immagine nello specchio: una serata perfetta si era trasformata in un incubo. Non sapeva nemmeno con chi prendersela: con Michael? Con Kathy? Con sé stesso che non aveva capito nulla? Mise le mani nelle tasche della tuta e trovò il cerotto blu con le balene bianche. La sua voce risuonava ancora nella sua testa: non era giusto che finisse così. Si fermò al piano della sua camera, scese senza degnare di uno sguardo l'immagine di quel ragazzo triste dal cuore spezzato. La moquette rendeva i suoi passi lenti e silenziosi. Era come se avesse paura di entrare e di scoprire la verità. Gli ordini erano chiari e non avrebbe mai osato discuterli, ma aveva paura. Le sue mani tremanti si chiusero sulla serratura: il suo impianto reagì con la porta e gli permise l'accesso. Normalmente avrebbe bussato, ma era certo che non ci fosse più nessuno in quella camera.
La stanza di Kathy era in un pacato disordine che la rendeva ancora più agghiacciante, come se la sua proprietaria fosse uscita da lì pochi istanti prima, sbattendo la porta. C'era un piatto preso dalla mensa abbandonato sul letto, rifatto in maniera molto veloce. I suoi occhiali appoggiati sul comodino. Per il resto, diversi vestiti appesi alle sedie. Guardò per prima nella scrivania, nei cassetti, ma c'erano solo stampe di libri di studio o di diapositive scolastiche. Quindi controllò l'armadio. Quasi venne travolto da una mole di roba mezza appallottolata. Non era certo la ragazza più ordinata che conoscesse. Ripose i vestiti e chiuse l'armadio. Andò nel bagno: c'era la dotazione standard delle ragazze. Un sacco di lacci per capelli appoggiati qua e là. Nessuna traccia di fogli. Passando a fianco dell'asciugamano, gli sembrò quasi di sentire l'odore del suo bagno schiuma o dello sciampo dei suoi capelli, una nota floreale molto leggera. Prese un flaconcino dallo specchio e lo spruzzò in aria, assaporandone la fragranza. Era quasi come se Kathy fosse lì con lui e il suo profumo aleggiasse nell'aria.
Deluso rientrò nella stanza e si sedette sul letto lasciandosi andare. Spense la luce e rimase al buio della notte profonda. Sul cuscino l'odore di Kathy era molto forte. Una parte di lui voleva fuggire da quella stanza, da quel sentimento, ma un'altra, invece, desiderava far uscire quell'emozione rimasta latente troppo a lungo, come un fiume in piena che rompe gli argini e, infine, sgorga travolgendo tutto ciò che incontra. Tom non frenò più le lacrime. Non era giusto che Michael si prendesse sempre tutto e poi lasciasse la solita scia di distruzione dietro di lui. Era stanco di essere colui che ripara i cocci, quello responsabile, pacato, comprensivo e simpatico. Kathy aveva cambiato tutto, in lui: sentiva ancora il suo petto ansante mentre l'aveva stretta in biblioteca, solo poche ore prima. Michael era complicato, scostante, indisponente, viziato. Non meritava più compassione. Gli aveva portato via la sua unica speranza e adesso cosa gli rimaneva? Il nulla di nuovo? Non era più disposto a perdonarlo o a voltare pagina. Una parte di lui preferiva che non tornasse, che non lo trovassero mai più.
Era solo questione di tempo e David gli avrebbe chiesto di rintracciare il suo impianto, ma avrebbe voluto rifiutarsi. Non voleva guardarlo negli occhi sapendo cosa aveva fatto. Non credeva di poter più sopportare il suo sorriso beffardo con la consapevolezza che aveva ucciso, che aveva rubato una vita e non una qualsiasi. Era più facile odiare lui, che mentire al proprio cuore, nascondendo la natura di ciò che sentiva di provare per Kathy. Si alzò di nuovo a sedere e riaccese la luce. Si guardò intorno perplesso e si asciugò le lacrime. Il suo sguardo cadde su un post– it giallo abbandonato sulal moquette.
"Un puzzle più grande?": recitava. Era la scrittura di Kathy. L'avrebbe riconosciuta tra mille e l'aveva vista scrivere solo un paio di volte. Non c'è nulla da fare: ci sono persone che incontriamo e che ci lasciano un segno nell'anima. Non c'è un vero perché, non c'è alcuna vera ragione. È così e basta. La genetica non sempre c'entra. Si chinò sotto al letto per vedere se c'erano altri fogli e rimase costernato. L'intera rete era cosparsa di plichi e c'era anche un cartellone. Gettò il cuscino, disfece il letto gettando le lenzuola per terra e quindi sollevò il materasso facendolo cadere dall'altra parte del letto. La moquette attutì il rumore. Quindi cominciò a guardare quei plichi uno dopo l'altro. Ogni foglio sentiva il suo cuore sprofondare. Kathy era riuscita a trovare gli articoli di giornale su ognuno di loro. Aveva ricostruito come li avevano presi, da quale luogo, con quale mezzo, se nelle loro scuole c'erano stati rapimenti precedenti. C'era il suo fascicolo, quelli di Michael e Roxy e anche uno dedicato a Jacob Finnegan. Un brivido gli corse lungo la schiena a vedere stampato nero su bianco quel nome. Gli sembrava di sentire ancora la voce di Roxy che gridava: "L'hai ucciso! Michael, l'hai ucciso!".
Infine, sollevò il cartellone e capì: Kathy voleva risolvere un puzzle, un enigma: "La maledizione della Pacific High". Il titolo di quell'articolo era stato messo in calce all'intero cartellone e al centro c'era la foto di un cadavere inerme abbandonato in acque lacustri, la salma di Jacob Finnegan. Tre mesi dopo quel ritrovamento una Task Force era entrata nel loro stabile e aveva sparato per liberarli. Erano tutti vivi grazie a Jacob Finnegan. Senza il ritrovamento del suo cadavere nessuno avrebbe saputo da dove cominciare per trovarli. Avevano soltanto risalito il fiume e battuto la zona palmo a palmo.
Se Kathy aveva scoperchiato quella bolla, se aveva messo Michael davanti a quella verità, era possibile che avesse perso il controllo. In fondo, lei non poteva certo immaginare che era stato lui a uccidere Jacob Finnegan. Solo Roxy aveva visto cosa era successo e nessuno le aveva mai creduto. Michael aveva detto che erano state le guardie armate e probabilmente era più facile per tutti da credere. Il disegno che le era caduto la sera prima, era sicuramente di Michael, ma non uno qualsiasi: era il logo presente sulle porte di quell'orribile laboratorio. Kathy stava cercando di capire a chi appartenesse, sperando di dare un nome al colpevole della loro mutazione. O era solo un pezzo di quel puzzle? Prese quel cartellone, lo piegò e lo caricò sottobraccio. Con l'altro braccio teneva i fogli impilati. Nella sua testa rivedeva il loro primo incontro in biblioteca.
«Non puoi rimanere qui tutto il tempo a fissare la neve cadere.» Era stato lui a mostrarle quegli articoli, a darle lo spunto. A lei nemmeno piacevano i giornali, per sua stessa ammissione. Eppure, quell'enigma l'aveva rapita nelle ultime settimane. Lui era la causa della morte di Kathy? Doveva odiare solo sé stesso? Con gli occhi lucidi entrò in infermeria senza troppe cerimonie. Ora non pensava più di non meritare il licenziamento. David stava leggendo qualcosa sul tablet, sembrava molto concentrato. Tom appoggiò la pila di fogli sulla scrivania, poi prese dello scotch e appese alla parete il cartellone per mostrarlo a David. Lui alzò gli occhi, lo guardò perplesso.
«Kathy ha fatto tutto questo?»
Tom annuì.
«Nascondi quel cartellone prima che Mrs. Lorenz lo veda. Lo analizzeremo più tardi giù da te. Nessuno deve sapere di questa indagine, sono stato chiaro?»
Il ragazzo lo guardò perplesso.
«Voleva rivelare la verità su di voi per chiedere al senato l'eliminazione della legge sull'obbligatorietà dalla mappatura genetica e cancellare la "lista" per sempre. È un programma ambizioso per una ragazzina di diciott'anni.»
Tom si sedette esausto su una sedia.
«Non abbiamo scuse Tom» disse poi l'uomo inaspettatamente. «Il tempo di nascondersi è finito. Attiva il trasmettitore di Michael. Quando Kathy sarà sotto i ferri, ti raggiungo al piano zero e cerchiamo di capire questo grosso puzzle. Dormi qualche ora, tu che puoi, se riesci.»
Gli passò il tablet di Kathy e Tom, così carico, si avviò verso il piano zero. Uscì dall'ascensore e appoggiò sulla scrivania quei fogli; quindi, recuperò un paio di lavagne e appese il grosso cartellone di Kathy. Lentamente dispose quei fogli ordinatamente davanti a lui su un tavolino dividendoli per profilo. Su Michael c'era una pila imbarazzante: suo padre aveva fatto da solo più trambusto di qualsiasi dei loro genitori. Non si lamentava: la Task Force non l'aveva lasciato in quel luogo liberando solo il figlio del premio Nobel, ma lui, per qualche motivo, era sempre stato il protagonista e loro le spalle di una storia assurda. Infine, prese il tablet di Kathy e cominciò a leggere l'articolo che stava scrivendo e che era rimasto aperto.
"Viviamo in un mondo in cui un solo gene può cambiare chi sei.": così esordiva l'articolo. Ricordava bene quella frase, gliel' aveva detta anche quella stessa sera.
"Ti obbligano a fare un esame genetico e se trovano il gene sbagliato, per te è finita. È la legge. Ed è ingiusta, barbara e disumana. Quella legge ha portato Jacob Finnegan alla morte nel lontano marzo di cinque anni fa. Se cercate i colpevoli, lasciate perdere le maledizioni: di maledetto in quella scuola non c'è nulla e ve lo dice chi l'ha regolarmente frequentata per anni, prima che le facessero lo stesso esame di Jacob, prima che le trovassero lo stesso gene. LWF: Lorenz, Wolfe, Feltman. Tre ricercatori di una stimata ditta farmaceutica che facendo il loro lavoro scoprirono che il loro anticoagulante non funzionava per certi soggetti come me o Jacob. Diversi, con un gruppo di geni unico al mondo. Ci dicono che è per salvarci la vita che ci obbligano a fare quel test. In tutte le altre nazioni applicano un cerotto quando entri in ospedale e se si colora di blu o di bianco o di rosso, sanno che l'anticoagulante non funzionerà. Quindi buttano il tuo cerotto e fanno di tutto per salvarti la vita, coi farmaci che hanno e che funzionano. In America, nel paese scientificamente più avanzato al mondo, ti iscrivono in una lista e da quel momento hai un mirino sulla testa. La tua libertà, la tua privacy, il tuo futuro scompaiono. Una settimana dopo il test, Jacob Finnegan venne prelevato da un camioncino nero col logo della XX e scomparve. Tutte le ricerche dei suoi genitori, della polizia, dell'FBI furono vane. Venne ritrovato un anno dopo con un camice ospedaliero in un fosso. Volete sapere cosa successe in quel periodo di tempo a Jacob Finnegan? L'inferno. Lo esaminarono da capo a piedi e poi iniziarono a iniettargli lo stesso siero contenuto in quel cerotto in dosi esponenziali. Finché non cambiò, arrivando a fare ciò che nessun altro uomo al mondo poteva. Fino a causare la mutazione del suo DNA trasformandolo in un essere programmato per uccidere, un soldato. Jacob Finnegan cercava solo di scappare, di salvarsi la vita. La sua storia è uguale a quella di migliaia di altri ragazzi LWF, spariti negli ultimi cinque anni senza lasciare più notizie di loro. Se le stime di Lorenz e Wolfe sono corrette, il 2% dei ragazzi americani possiede questo gene. Il che vuol dire che il 2% della popolazione è a rischio, trattata come diversa, esclusa dal poter accedere alle forze dell'ordine o all'esercito, non può diventare un medico o un pompiere, può essere esclusa impunemente dai college, da qualsiasi associazione sportiva. Può essere usata come cavia per i test clinici più disparati, marchiata a vita, costretta a scappare per eludere le ditte farmaceutiche come XX, che vogliono trasformare la tua anomalia in una fonte di guadagno. Io sono LWF e mi rifiuto di vivere in un mondo che mi ritenga diversa, un mondo in cui la mia sparizione verrà offuscata o strumentalizzata per accusare un qualche capro espiatorio. "
La bozza dell'articolo finiva così. Sotto c'era un elenco di punti da trattare o di prove o foto da includere. Un lavoro incompiuto era ciò che aveva lasciato su quel tablet Kathy. Mentre leggeva quelle parole, Tom aveva sentito tutta la sua angoscia e la sua rabbia, così forti da tagliargli il fiato. Quante altre vite doveva prendersi quella crociata? Forse David aveva ragione, era finito il momento di nascondersi. Prese quel logo e lo mise in un motore di ricerca. C'era una sola corrispondenza sensata in America: St. Mary's General Hospital, una clinica privata con diverse sedi ad Atlanta e in altre città dello stato della Georgia. Loro erano stati ritrovati in un complesso non lontano da Boston in Massachusetts dalla parte opposta del paese. Com'era possibile? Guardò il sole che sorgeva sulla valle trattenendo il fiato. Era davvero un puzzle più grande.
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