CAPITOLO 7

L'Informatore era in attesa, seduto a un tavolo di una locanda affollatissima. Era stato contattato quella mattina da un emissario del Capo. Con questo nome conosceva chi guidava i Superstiti. Non dovette attendere molto. Una figura nera si fece largo, fino a raggiungere la sedia posta davanti a lui.
«Porti notizie?»
La prima volta che l'aveva sentito parlare, era rimasto scioccato. Il suo interlocutore era una donna giovanissima, di cui però non conosceva l'identità.
«Ho fatto come mi avete ordinato. Ho raccolto informazioni sulla corte di Makrat. La sorveglianza è triplicata, dopo la morte dei più alti dignitari e del vostro scherzo con il simbolo. Adesso il re vi sta cercando per tutto il Mondo Emerso».
Se l'aspettava. Learco non era da prendere alla leggera. L'aveva capito fin dalla prima volta che l'aveva visto quasi sedici anni prima.
«Altro?»
L'Informatore scosse la testa, sconsolato.
Il Capo gettò un sacchetto di monete sul tavolo.
«Mi sei stato di grande aiuto»disse senza troppi preamboli.
Uscì silenziosamente dalla locanda e si perse nel caos di Makrat.

«è fuori discussione!»urlò Mahish furente.
Tornata al covo Leah l'aveva aggiornato sui fatti, e gli aveva illustrato il suo piano.
«Mi spieghi perché non dovrei farlo?»domandò pazientemente. le stava a cuore la sua apprensione. ma così era eccessivo.
«è troppo pericoloso. Hai la più pallida idea di cosa potrebbe succederti se ti scoprono?». Le prese le mani.«Io non ti voglio perdere».
Leah l'abbracciò forte, intenerita.
«Si tratta solo di un sopralluogo, nient'altro. Poi, al momento opportuno agirete anche voi e porteremo a termine la missione. Vivi»sottolineò.
«Sei sicura di volerlo fare?»
«Mai stata più determinata». Lo baciò.«Inoltre...»continuò«Learco mi conosce bene. Nessuno sospetterà di me»replicò con un sorriso.
«Ti controlleranno. Dopo che hai fatto apparire il simbolo la sorveglianza sarà ferrea».
«E io non desterò sospetti».
«Mi hai convinto».
Con gli altri non fu meglio.
«E noi che faremo senza di te Capo?». Einar aveva sul viso un'espressione di pura preoccupazione.
«Ve la caverete alla grande. Ma cercate di non finire nei pasticci. Intesi?»
Gli Assassini annuirono.
«Per questo ho incaricato Freir a prendere il mio posto. Mi sembra il più responsabile della congrega».
«Oh no»brontolò Pinur.«Poi inizierà a montarsi la testa e a darsi delle arie da capo supremo».
Freir gli lanciò un'occhiata talmente agghiacciante, che Pinur si affrettò a correggersi.«Mi sembra una fantastica idea. Sicuro, non vedevo l'ora di essere comandato a bacchetta dal capo supremo».
Dan gli diede una pacca sulla schiena.«Bravo. Comincia ad allenarti a prostrarti a terra».
Pinur lo spinse con fare scherzoso.
«Ma piantala. La mia sorte toccherà a te».
Mentre i suoi compagni continuarono il battibecco, Leah prese da parte Freir.
Si fidava istintivamente di lui. I suoi occhi grigi le rammentavano tantissimo quelli di Mahish.
«Occupati di loro. Hanno bisogno di te».
Freir le sorrise paterno.«Non preoccuparti. Non li perderò di vista neanche un secondo».
Leah alzò lo sguardo verso la luna.
«Soprattutto Mahish».
«Pensi che possa raggiungerti a Makrat?»
«Penso che si possa mettersi nei guai».
«Non preoccuparti. Lo farò rigare dritto».

Le indagini non portarono a nulla. Theana setacciò in ogni angolo della camera da letto di Chalom nel tentativo di recuperare anche un filo degli abiti che indossava l'Assassino. Nulla.
"Un vero maestro. Non c'è che dire"pensò con rabbia.
Si era sentita forte e determinata dopo l'incontro con i sovrani. Per questo si era gettata anima e corpo in quel compito.
Senza risultati. L'Assassino aveva colpito con la precisione di un chirurgo senza lasciare tracia del suo passaggio da bravo professionista.
E ora come l'avrebbe detto a Dubhe e Learco?

Leah si fermò senza fiato davanti al palazzo reale di Makrat. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che ci aveva messo piede.
"Due anni d'assenza"pensò con amarezza.
Quante memorie erano racchiuse in quelle mura. Ovunque si girasse ricordava ogni singolo episodio dai più buffi ai più seri.
Si riscosse dai ricordi. Era ora di entrare in scena.
Si avvicinò con passo marziale alla guardia di servizio, avvolta nel suo mantello. Per fortuna aveva avuto la brillante idea di presentarsi in panni nobili e non con la divisa da Guardia degli Incantesimi, appartenuta alla sorella.
Non appena la notò, la guardia si mise in posizione di difesa.
«Chi è là?».
Leah si tolse il cappuccio.«Leah, contessina di Damilar».
La sua reazione la colse per un attimo alla sprovvista.
Venne accerchiata da due guardie muscolose che le bloccarono le braccia.
«Così vi siete consegnata di vostra spontanea volontà traditrice».
Leah cercò di mantenersi impassibile.
«Vedremo come la penserà il re».
Il soldato sorrise beffardo.«Già. Portatela nella sala del trono. Io informo Sua Altezza».

Bussarono alla porta del suo studio. Learco era seduto alla scrivania intento a leggere i rapporti dei suoi generali nei fronti ancora aperti nella Terra della Notte.
«Avanti».
Entrò uno dei suoi soldati da guardia.
Quando apprese la notizia si fiondò fuori dalla stanza.

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