🌹 Scoperto!🌹

Loris era seduto su un comodo divanetto in stile rococò, i braccioli erano rivestiti di un colore dorato mentre la stoffa era in contrasto con un colore bordeaux. Stava in disparte, silenzioso, aspettando l'orario consono per tornare a visitare le pazienti e infine avviarsi verso la strada di casa dove, con molta probabilità, il suo amico Damian lo aspettava. L'orologio risuonò le otto di sera in punto e lui con riverenza si alzò dalla sua postazione per raggiungere i piani superiori. Catherine che fino a quel momento era stata trattenuta da un uomo delle forze dell'ordine chiese gentilmente al dottore se potesse avvisare Rebecca di scendere.
Annuì, ma quando arrivò davanti la porta della donzella notò che essa era vuota, c'era solo un posto dove cercarla: gli alloggi di lady Wellington.

Arrivò subito dopo e mentre sostava sulla soglia si ritrovò ad orecchie una conversazione piuttosto interessante.
Le due fanciulle stavano parlando dei loro ideali, di ciò che ritenevano giusto o meno e scoprire che Georgiana era un'ammiratrice di Devera lo lasciò piacevolmente sorpreso.
Dopo poco però si rese conto  che era giunto il momento di entrare e con energia bussò alla porta, un "entrate" detto in un tono fin troppo deciso lo spinse a varcare la soglia.
Rebecca si trovava al capezzale dell'amica, indossava uno sgargiante abito dal corpetto nero e la gonna azzurra, fin troppo vistoso per una signorina. Georgiana invece stava rannicchiata sotto le coperte calde.

"Lady Wellington, miss Hampton sono lieto di vedervi entrambe ristabilite. "

Le due ragazze lo guardarono compiaciute.

" Sono io a dover ringraziare voi signor Hyde".

Rispose gentilmente Georgiana,

"Sono onorato di un tale complimento da parte di chi se ne intende d'arte. Non guardatemi così, non era mia intenzione origliare, non volevo disturbare un momento intimo".

Rebecca infuriata stava per urlargli contro quando il tocco gentile di Georgiana la fermò.

"Non siete scandalizzato?"

"Mi dispiace, se era il vostro intento avete miseramente fallito."

Si sorrisero entrambi, Georgiana rimase incuriosita da quell'uomo così umile, ma dai modi  terribilmente raffinati.
Loris si avvicinò ad entrambe e mentre le due ragazze si tenevano per mano, visitò con tranquillità prima una e poi l'altra. Le condizioni di entrambe erano ottime e lady Wellington non aveva risentito dell'operazione, tuttavia le fu severamente vietato di uscire dalla stanza, mentre Rebecca fu invitata a scendere nei piani inferiori per raggiungere l'ispettore.

Mentre le dita scorrevano sul corrimano di legno scuro rivestito di un leggero strato di polvere, Rebecca sentiva il cuore farsi più piccolo dentro il petto. Era agitata e la testa le pulsava per la quantità di pensieri dalla quale era invasa. Avrebbe  rivisto Lawrence, quel sorriso che tanto le piaceva e che con un semplice gesto aveva spento, forse si sarebbe scoperto chi aveva tentato di abusare di lei e come avrebbe reagito a tal proposito?

Giunta davanti il grande salone lady Hampton sentì tutti gli sguardi dei presenti addosso, un uomo di mezz'età dai capelli brizzolati e il portamento rigido le si avvicinò facendo un inchino.

"Sono l'ispettore Rudolf Hess, volete seguirmi in biblioteca?"

La ragazzina annuì senza proferire parola, aveva immaginato la sua entrata in scena molto diversa, dove lei si mostrava sicura di sé e per nulla provata, ma sapere che tra quei bei vestiti costosi e modi di fare cordiali vi era il suo aggressore le fece accapponare la pelle.

La biblioteca era una stanza non molto vasta, dove al centro si trovavano due scrivanie poste una di fronte all'altra; la prima  massiccia e seriosa, ricoperta di fogli e un grosso tomo probabilmente il libro di casa dove si tenevano tutti conteggi sugli acquisti e le vendite di proprietà. La seconda più delicata era quella indirizzata alla moglie dove ella teneva la corrispondenza della casa, compilava il registro delle spese e tante altre faccende femminili legate al mondo del gentil sesso.
Lo sguardo cadde poi in un angolo della stanza ammobiliato  con due poltrone dall'aria confortevole poste, come di consueto, vicino il camino. Rebecca osservava i numerosi libri sugli scaffali, nulla di entusiasmante, la sacra bibbia, classici e qualche almanacco.

"Signorina come la prassi richiede devo porle alcune domande".

La voce rauca dell'uomo la scosse dalle sue osservazioni, Rebecca intuendo le probabili domande  lo anticipò.

"Non ho visto l'uomo, so solo che dovrebbe avere una ferita alla nuca causata da un mio tentativo di fuga e forse una cicatrice alla gamba, mi ha salvata un cane da caccia della tenuta."

"Non c'è altro? Non siete riuscita a strappare un lembo di giacca, a notare un segno distintivo?"

Continuò a insistere l'uomo che la fissava con compassione.

"No, niente di tutto ciò".

L'ispettore abbassò lo sguardo dispiaciuto,

"Va bene signorina, inizieremo ad esaminare ogni uomo presente in questa casa eccetto il dottore".

La ragazza annuì poi si alzò dalla sedia congedandosi con un inchino e uscì fuori. Sua madre la investì con una raffica di domande a cui Rebecca non diede risposta, non aveva voglia di ricordare la sera precedente e la paura che aveva provato. Mentre camminava in direzione delle scale con la signora Hampton alle calcagna vide Lawrence aspettarla, Hampton voleva fuggire ma non lo fece e con coraggio si avvicinò al ragazzo.

"Perdonatemi lord Baeliah io- "

"Non ho nulla da perdonarvi, non gradite il mio corteggiamento, me ne farò una ragione signorina". 

Rispose contrito.

"Non desiderate parlarmi?"

Chiese stupita,

"No, sono qui ad aspettare il turno per l'ispezione. Ora vogliate scusarmi ma credo spetti a me entrare, buona giornata."

E la lascio così, senza un accenno di tristezza, pieno di sé. "Che uomo impossibile!" Pensò stizzita la ragazza.
Lo vide scomparire dentro lo studio solo per poco, gli indizi che aveva fornito erano minimi e dopo la "ricerca alle ferite" durata non oltre tre minuti il sospettato si recava nella porta accanto per descrivere la sua versione degli avvenimenti della sera precedente. Un processo breve, ma divenuto estremamente pesante data la quantità di ospiti di sesso maschile. Fu quando i possibili sospetti aristocratici era quasi giunti al termine che i battiti cardiaci della ragazza si arrestarono. Lord Duncan, indignato per le accuse insensate che come il resto dei presenti lo mettevano nella posizione di non poter obiettare, si dimenava in particolare modo. Uscì più velocemente del previsto tenuto per un braccio dalla presa salda di un poliziotto.

Non ci volle altro, Rebecca avvicinandosi, notò tra i capelli biondi una macchia di peli appiccicosi con piccole crosticine di sangue rappreso, era lui l'aggressore. Non poteva essere altri che un uomo infelice di essere stato ammonito pesantemente da una donna davanti ad amici e servitori.
La ragazza dalla chioma rossa non ci vide più dalla rabbia, si avvicinò maggiormente ad egli portando con sé un vaso ricolmo d'acqua.
Giunta faccia a faccia con quella sottospecie d'uomo, Rebecca svuotò il contenuto di esso lentamente sul capo del lord.

"Spero che questo serva a rischiarire le vostre idee su come dovrebbe comportarsi un essere civilizzato, avete perso dinuovo, lord Duncan."

Lo fissava dritto negli occhi senza distogliere mai lo sguardo, nonostante sentisse le gambe cedere per il nervoso non diede cenno di vulnerabilità.
Lui con la testa rivolta al pavimento, mentre l'acqua fredda si mescolava alle lacrime amare, riuscì solamente a  mugugnare solamente un "non sono stato io" con rancore, dolore.
Prima che Rebecca  lo colpisse sul  viso spigoloso, profondamente innervosita da quel comportamento ostinato, fu fermentata da una voce.

"Non mente, l'aggressore sono io".

*************

Georgiana si svegliò a causa di un sonno agitato per via del forte trambusto che udiva dai piani inferiori. In punta di piedi, si recò nel corridoio per capire meglio la natura di tanta agitazione.
Prese una candela che con il bieco bagliore illuminava a malapena le assi di legno sotto i suoi piedi scalzi per immergersi infine nel buio opprimente che dominava la casa.

Lì, con un libro sulle ginocchia, Alfred sedeva su una sedia in procinto di abbandonare il nostro mondo per raggiungere il regno di Morfeo.

Georgiana, rimasta imbambolata da quello scorcio dolce, inclinò la testa con curiosità senza curarsi che il suo corpo convalescente era avvolto solo dal taffetà della vestaglia da notte.

All'orecchio del colonnello arrivò il suono dei respiri affannati della giovane e di scatto si destò dal dormiveglia. La vide nascondersi dietro una tenda nell'infantile tentativo di coprirsi con la stoffa.

L'uomo si girò velocemente, provando un forte imbarazzo per la scomoda situazione,

"Signorina Wellington perdonatemi, io non volevo vedervi in questo... In questo stato"

Disse d'un fiato.
Georgiana sorrise, ma nel suo viso non era presente alcun rossore, al contrario si poteva intravedere una nota di malizia.
Lentamente lasciò sciovolare le braccia lungo il corpo e abbandonò la stoffa dinuovo al suo posto, restò così vulnerabile alla mercé di quello sconosciuto.

"Non eravate a conoscenza della mia presenza esattamente come io non mi ero accorta di voi finché la luce della luna non ha rischiarato il vostro profilo. "

Rispose a bassa voce,

"Certamente my lady, ma vi assicuro che toglierò il disturbo quanto prima in modo che voi siate libera di passare da codesto corridoio."

"No vi prego!"- Si portò una mano davanti la bocca per la troppa foga con cui aveva supplicato il colonnello. - "Volevo dire, siete stato il mio salvatore in più di un'occasione, sono coscia che non è una condizione appropriata, ma volevo esprimervi la mia più sincera gratitudine e riconoscenza".

Alfred abbozzò un sorriso,

"Sono io ad essere grato a voi, siete di un candore tale da farmi sentire bene."

Era la verità, Woods vedeva in Georgiana un mezzo per l'espiazione dei suoi peccati e l'animo tormentato di quel giovane dagli occhi azzurri era macchiato da innumerevoli sbagli, dalle volte fin troppo oscuri.
Fece un sospiro a quei pensieri che gli velarono gli occhi di rabbia.

"Adesso andate, è tardi e vostra madre non sarebbe felice di sapervi qui in mia compagnia."

"Volevo solo sapere cosa sta succedendo nel salotto."

"Tornate a dormire, andrò io ad informarvi e domani, se accettate di passeggiare con me, vi porterò notizie."

Georgiana non disse nulla, si girò per tornare dentro la camera fermandosi solo un secondo.

"A domani colonnello, è stato un piacere incontrarvi".

Ammiccò la fanciulla,

"A domani"

Rispose semplicemente l'uomo per poi sparire nella notte.

La piccola Wellington rimase a bocca aperta, con le pulsazioni del cuore troppo veloci e una mano sul seno per calmarsi.

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