🌹Non solo carne e sangue🌹
Le labbra di Rebecca si dischiusero sospirando profondamente per le pulsazioni frenetiche del suo battito cardiaco. Una ragazza a lei del tutto sconosciuta si era abbassata al suo livello e il gesto era stato compiuto con una tale tranquillità da risultare quasi normale. Con una certa diffidenza, Rebecca, alzò gli occhi dal pavimento per osservare meglio quella figura.
Lady Wellington indossava un abito particolare: nonostante la sua giovane età, il corpetto era di seta nera, senza pizzi o fronzoli che appesantissero quel corpicino smunto; il seno prosperoso era ben visibile, incorniciato da uno scollo rotondo e da un sottilissimo pizzo beige che si trovava anche all'ultimo strato della amplissima gonna di velluto; l'unica particolarità era il drappeggio blu dalla fantasia a fiori che copriva l'abito da sotto la vita a metà della gonna.
Un abito serio che allo stesso momento mostrava un'insolita stravaganza.
Fu quella la prima impressione che Rebecca ebbe di Georgiana.
Un angolo della bocca della fanciulla si inarcò mostrando un lieve sorriso che quasi spaventò Rebecca, nemmeno sua madre, che nonostante i tanti difetti l'amava più della sua vita, era stata in grado di tale ardire. La fanciulla fu piacevolmente soddisfatta dal notare l'indignazione che si era fatta largo nel viso della signora Wellington non appena aveva visto la figlia in tali condizioni.
"Signorina Meredith, perdonate la mia supplica, potreste accompagnare me e mia figlia in una stanza appartata?"
Domandò semplicemente Cordelia; la donna non avrebbe assolutamente concesso alle due ragazze la soddisfazione di una perdita di controllo davanti a tutti.
"Certo signora, venite da questa parte".
Nel lato destro del salotto vi era una porta che conduceva ad una stanza adiacente destinata alle arti, dove si trovavano diversi strumenti musicali; la luminosità era perfetta per svagarsi nella pittura e, per l'appunto, davanti le due finestre centrali, c'erano dei cavalletti con delle tele bianche, di cui solo una presentava macchie di colore il cui l'odore impregnava l'area.
"Vi lascio sole signora, capite bene che non posso abbandonare così i miei ospiti."
"Certamente Meredith, state tranquilla vi raggiungeremo presto."
Georgiana sentì il flusso del suo sangue arrestarsi, fu come se il cuore le scoppiasse nel petto e due mani le stringessero la piccola vita fino a comprimerla, tanto che l'aria non arrivasse ai polmoni.
Era stata impavida, troppo, e adesso ne avrebbe pagato le conseguenze.
"Cosa ho fatto per meritarmi una figlia tanto scellerata e-"
"Madre io... Non volevo"
"Silenzio!" -Gridò- "Lo spirito di ribellione che dimora nell'animo di quella tale, Rebecca, ti ha soggiogata. Ti sei lasciata dominare dall'impulso come un animale! Senza degnarti di mantenere decoro e compostezza, tutto ciò nell'arco di una manciata di secondi.
Fin da quando ti ho presa dall'orfanotrofio, ho impartito un'educazione degna della mia famiglia e tu, piccola ingrata, mi ripaghi così?"
Rebecca, questo era il suo nome.
Quando Meredith lo aveva pronunciato non stava ascoltando, era troppo presa da quello sguardo fiero per dare peso alle voci di quei corpi per cui non provava alcun interesse, nessuna stima.
Prima di varcare la soglia aveva promesso a sua madre di comportarsi come si conviene ad una fanciulla di buona famiglia, ma poco dopo il suo fallimento aveva raggiunto l'apice davanti tutti gli ospiti.
Eppure, nonostante dopo il gesto avventato avesse provato una certa riluttanza verso se stessa, non poteva negare di essere stata felice di seguire le orme di quella ragazza che nemmeno conosceva.
Nemmeno Georgiana ne capiva il perché, ma aveva percepito in quell'atto sconsiderato più di una semplice ribellione. Era una barriera, stava dimostrando ai presenti che lei non voleva essere come loro, che non si vergognava di qualcosa di così poco conto. E Georgiana si era sentita coinvolta da tanta solitudine e audacia, come se anche lei volesse gridare che era diversa.
Ma davanti alle parole dure sentenziate da chi l'aveva accudita, il suo coraggio si era avvolto in un mantello di sconforto affondando il viso nella stoffa astratta.
"Perdonatemi"
Singhiozzò, mentre le iridi si perdevano in un miscuglio indefinito di colori che si fondevano tra le lacrime salate.
Lo schiaffo arrivò in pieno viso, insieme alla frustrazione che le infiammava il ventre e il bruciore sulla guancia rossa.
Dopodiché ci fu il secondo, più forte del primo, ma meno doloroso per l'animo, che era stato attutito da quello precedente.
Georgiana cadde sul pavimento, incapace anche solo di alzare il capo verso l'alto.
La punizione fu momentaneamente interrotta dai colpi incessanti che Dorian inferiva alla porta.
"Cordelia aprite, è vostro marito che ve lo ordina!"
La signora sospirò, quell'uomo per lei non valeva nulla: era lei che gestiva le finanze, lei che si faceva in due per concludere gli affari, lei era moglie e marito, padre e madre, donna di casa e uomo d'affari, ma in pubblico tutto ciò non andava mostrato. Con passo lento e pacato e le mani incrociate davanti il grembo, Cordelia aprì la porta.
Lord Wellington si avvicinò alla cara bambina, la osservò per poi farle una carezza sulla guancia arrossata.
"Stai bene?"
Giorgiana annuì, Dorian si girò di scatto per dire qualcosa alla consorte, ma si fermò e tornò a ispezionare la figlia.
''Ti avevo detto che ci sono molti modi per ingannare le persone, ti credevo furba, ma sei troppo sincera cara bambina."
Le disse in sussurro, mentre con movimenti calcolati si avvicinava alla gota per darle un bacio,
"Puoi ancora rimediare, dille qualcosa per farle pietà, devi farle credere di essere come lei ti vuole e lei farà lo stesso con le persone là fuori."
Quella frase restò sospesa in aria, in bilico sulla fronte di Georgiana, aspettando di essere colta o lanciata giù per disperdersi insieme ai granelli di polvere e pulviscolo.
Dorian si allontanò, pregando che la figlia lo ascoltasse.
Georgiana non smise di singhiozzare nemmeno per un secondo, giurò a sé stessa di sbrogliare quella situazione tanto scomoda e di non comportarsi mai più così. Perché aveva ferito in quel modo sua madre? Doveva porre rimedio al più presto.
"Madre io non ho seguito quella ragazza! Voi mi conoscete, mi avete sempre insegnato che dobbiamo seguire l'esempio dei santi e dei martiri se vogliamo accedere al paradiso e ottenere la grazia eterna. Ebbene io mi sono posta allo stesso livello di quella fanciulla per pietà, per quel sentimento che muove l'animo dei santi e dei preti. Quella ragazza forse non comprende la natura del suo gesto perché, come ogni peccatore, è convinta di essere nel giusto, e quei nobili lord e lady l'hanno derisa anziché farle capire la natura del suo errore. Perdonatemi madre, volevo solo essere migliore di loro."
"Hai peccato di superbia dunque"
- puntualizzò regalandole un'occhiataccia -"Adesso ti ritirerai nelle tue stanze, farai otto padre nostro e non uscirai di lì fino a quando una serva non verrà a chiamarti per la cena. Sarò incredibilmente magnanima, ma esigo che un'azione del genere non si ripeta mai più e che tu stia lontana dalla "signorina" Hampton."
Nonostante l'espressione truce, l'animo di Dorian gioiva sotto gli occhi di quel vile essere che a gli occhi di tutti chiamava moglie.
La piccola Wellington fece un leggero inchino e con un moderato "con permesso" si congedò, camminando a testa bassa e iniziando a ripetere in un sussurro il padre nostro.
Per tutto il tragitto sentì gli occhi di Cordelia piantati dietro la schiena, con timore spinse la porta e quando fu aperta, il silenzio ovattato della stanza precedente fu bruscamente interrotto da un brusio di mormorii e chiacchiericcio.
Giorgiana non ebbe la forza per alzare il capo,
"Perdonate la mia insolenza e per aver rovinato un bellissimo pomeriggio."
"Suvvia cara, venite a bere il té con noi e non pensateci più."
Furono le parole gentili che Meredith le rivolse, ma Nathalie, insieme ai gemelli di casa Draw, Jacob e Ruben, ridacchiava insinuando chissà che cosa.
"Perdonatemi ma sento il bisogno di ritirarmi per riposare, spero non me ne vogliate."
Si congedò così, in modo pacato, cercando di ignorare le risate e gli sguardi della gente.
"Certo che no. Helena! Accompagnate la signorina in una delle stanze per gli ospiti."
"Con permesso."
Georgiana ispezionando la sala aveva notato l'assenza di lady Rebecca, si chiedeva se anche lei si sentisse così in colpa e triste, se anche lei in quel momento sentiva il bisogno di piangere e sfogarsi chiedendosi perché non fosse in grado di soddisfare le aspettative.
Sospirò svariate volte mentre si inoltrava tra i vicoli legnosi della villa, alzò gli occhi al soffitto affrescato con l'immagine della vergine Maria per cacciare in dietro le lacrime, fin quando, delle voci in un corridoio poco lontano, attirarono la sua attenzione.
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