🌹Lady Wellington🌹


Georgiana sedeva composta sul letto morbido, dove un caldo piumone imbottito di piume d'oca emanava un dolce tepore.
Il libro dalle pagine ingiallite che teneva tra le mani era consunto a causa di tutte le volte che era stato letto. La penultima pagina stava per essere girata per la ventesima volta quando la porta, a destra del suo letto, si aprì.

"Signorina, la cena vi attende."

La interruppe Louisa, la cameriera. Georgiana annuì sorridendo mentre i boccoli nocciola le nascosero il volto minuto. La signorina di casa Wellington era l'unica figlia dei conti Dorian e Cordelia Wellington, aveva quattordici anni e l'intera vita dei genitori ruotava intorno a lei.
La fanciulla si fermò un attimo al centro della stanza per osservare l'ambiente in cui per grazia di Dio era cresciuta. Non era a conoscenza del perché la signora avesse scelto proprio lei dall'orfanotrofio, ma ne era infinitamente grata. La stanza che possedeva era spaziosa, con una grande finestra sulla parete sinistra che veniva oscurata da imponenti tende di damasco verde, il suo colore preferito. Il baldacchino al centro della stanza era ricoperto di cuscini dalle varie tonalità, tutte però molto scure, "la sobrietà è una qualità che ogni donna deve possedere per nascita, se si è prive di essa non si è una dama ma una prostituta". Queste erano state le rigide lezioni che aveva udito tante volte uscire dalle labbra della contessa, eppure, nonostante Georgiana annuisse e obbediva a ogni parola, non pensava che quelle parole fossero davvero fedeli al suo concetto di donna. Sua madre era piacente, eppure l'espressione austera che solcava sempre il suo viso non le rendeva giustizia, così come i vestiti eccessivamente seri e semplici. Eppure Cordelia era considerata un modello da seguire per tutte le donne dei circoli che conosceva: moglie esemplare e cristiana devota, un vero angelo del focolare.

La contessina si diede una veloce occhiata alla toilette, si accertò che tutto fosse apposto, soprattutto i capelli incredibilmente lunghi e dal movimento fortemente ondulato.
Chiuse i bottoni del colletto per nascondere al meglio il seno prosperoso e si pizzicò le guance bianche per dare un po' di colore al viso dove una spruzzata di efelidi regnavano; notò che le labbra carnose erano eccessivamente violacee e gli occhi piccoli e sensuali contornati da pesanti occhiaie. Quell'aspetto un po' malaticcio era una vera fortuna, sarebbe stato più facile far credere ai suoi genitori che soffriva di emicranie e, a gli occhi della società, la faceva apparire bella e delicata, proprio ciò che una fanciulla doveva essere. Infine, aprì la porta.

Il corridoio di casa sua le aveva sempre messo tristezza: a sinistra il muro terminava a mezzo metro di altezza per continuare con delle colonne intarsiate che sorreggevano il piano superiore, tutto fatto di legno di mogano, così oscuro e opprimente da impedire una buona respirazione; a destra la parete era tappezzata di ritratti del nobile lignaggio da cui discendevano i padroni di casa, tutti incorniciati da preziose cornici d'oro. I passi equilibrati e lenti non riecheggiavano tra le pareti, provocavano al contrario un fastidio "tic, tac" che l'accompagnò fino alla scala principale e al piano inferiore dove si trovava la sala addetta al pranzo.

"Perdonate l'attesa egregi genitori. La testa mi duoleva e il mio riposo pomeridiano si è proteso troppo a lungo."

Disse con tono pacato, portando le mani dietro la schiena, nel mentre si torturava le dita nella speranza che il gesto nervoso non venisse notato. Dorian sospirò, poi prese la parola,

"Siediti cara, più tardi dovremo chiamare il dottore, questi mal di testa sono troppo frequenti nell'ultimo periodo."

Rispose iniziando a tagliare la carne nel piatto, mentre i baffi sotto il suo naso si muovevano verso l'alto nel suo solito tic.

"Non dire sciocchezze rispettabile marito, Georgiana è una donna, è nella sua natura essere delicata e fragile. Cara, hai la pelle troppo opaca, hai preso le pillole che ho comprato in farmacia?"

"Sì madre. Anche se... Ho letto che quelle pillole contengono un ingrediente molto pericoloso che"

"Georgiana! Quelle pillole sono necessarie per la cura estetica del corpo e per la salute. Sai bene che non voglio farti peccare di vanità, ma presto dovrai trovarti marito e il mondo là fuori è pieno di fanciulle vanitose che farebbero di tutto pur di apparire belle, anche se sono prive di qualsiasi altra qualità.
Quelle pillole contengono in minima quantità l'arsenico, serve per sbiancare la pelle e purificare l'interno del nostro corpo. Non sono nocive e non credo che tu voglia sembrare una popolana dalla pelle scura. Ora basta, non voglio sentire obiezioni su ciò che ti dico di fare, il compito di una donna è quello di obbedire, oltretutto stiamo cenando e questi sono argomenti discutibili da affrontare in presenza di un uomo."

Concluse la signora mantenendo un tono basso e controllato, ma fulminando con lo sguardo la figlia.

"Avete ragione, perdonatemi."

La discussione morì lì e il silenzio calò presto tra la piccola famiglia. La cena si consumò velocemente e non appena l'ultimo boccone fu mandato giù, Georgiana si alzò fulminea dalla sedia.

"Datemi il permesso di congedarmi madre, devo recitare le mie preghiere."

Le sottili labbra di Cordelia si incurvarono in un mezzo sorriso pieno di soddisfazione.

"Vai pure cara e dopo riposa, domani daremo inizio ai preparativi per il tuo debutto in società. La stagione estiva si aprirà con una festa a casa Robinson e sarà presente tutta la borghesia e la piccola nobiltà, l'occasione perfetta per trovare un consorte."

La fanciulla annuì fievolmente, quelle parole pesarono sul suo petto come un macigno. Voleva sposarsi ed essere una buona moglie, eppure in cuor suo desiderava che quel momento tardasse il più possibile. Voleva adempiere ai suoi doveri di donna, ma quali erano i compiti di ella? Sorvegliare e organizzare la casa, andare in chiesa la domenica, procreare e crescere i propri figli; un ingranaggio che compie movimenti meccanici secondo dopo secondo, senza cambiare mai la direzione della lancetta, senza riuscire ad accelerare o decelerare il tempo.

Erano questi i suoi doveri da donna?

Una donna era un essere tanto etereo ed effimero incapace di compiere delle scelte in modo autonomo, questo era ciò che conosceva della condizione di una donna.

Quelle domande l'assillarono con violenza facendo palpitare la sua testa a un ritmo frenetico. A stento riuscì a raggiungere il letto, la vista ormai appannata dalle lacrime le aveva causato diverse collisioni con la mobilia.
Georgiana si abbandonò sul materasso ormai arresa al corso inarrestabile degli eventi, conscia di non essere padrona della sua vita e che mai lo sarebbe stata.

*Spazio autrice*

L'arsenico? Sul serio? Purtroppo sì.
In quel periodo molte fanciulle della nobiltà usavano questo veleno come ingrediente di bellezza, inconsce del fatto che causasse gravi danni e una forte dipendenza. Erano convinte che rendesse la pelle chiara e purificasse l'interno del corpo.

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