🌹La visita 🌹
Ad accogliere i due uomini in modo trepidante fu Meredith che rimasta piacevolmente sorpresa dall'aspetto gradevole del dottore si era subito precipitata al piano di sotto.
Non appena aprì la porta restò alcuni secondi ad osservarlo, l'uomo aveva una corporatura alta ed esile, i lunghi capelli d'inchiostro ricadevano sulle spalle larghe e decoravano un viso elegante dalla forma spigolosa, il naso aquilino presentava una piccolo accenno di gobba; un difetto di poco conto. Gli occhi poi erano di un blu scuro, profondo ma così grandi da restare spiazzati.
"Salve" disse porgendo il palmo della mano all'uomo. "Sono Meredith Robinson, proprietaria della casa. Voi dovete essere il dottore."
Loris con eleganza le fece il baciamano per poi annuire con decisione. La fanciulla lo guardava di sottecchi, non voleva essere indiscreta e non possedeva una natura eccessivamente sfacciata, ma come ogni donzella in età da marito la civetteria faceva parte di lei, di fatto di tanto in tanto regalava all'affascinante sconosciuto qualche sorriso innocente.
Con eleganza indicò la strada all'uomo, il tremore della mano tuttavia mostrava il nervoso per la scomoda situazione che si era creata tra le pareti di casa sua. Era dispiaciuta per le due ragazze e si era ripromessa di recitare le sue preghiere svariate volte e di rivolgerle principalmente per le due piccole ospiti.
Hyde aveva notato le attenzioni che la giovane Robinson gli riservava, ma il suo obbiettivo era solo quello di raggiungere le camere delle sue pazienti senza perdersi in inutili smancerie da giovane libertino. Non che disprezzasse Meredith, anzi i suoi modi dolci e innocui lo fecero sorridere, non era più abituato a frequentare certi ambienti e il candore di quel visino gli riempì il cuore, ma per lui era solo una bambina.
Prima di salire le scale che portavano ai piani superiori una folata di vento trasportò il dolce odore di buono dalle cucine alle narici del dottore che si bearono di tanto profumo. Loris non mangiava da giorni e per via della sua natura introversa aveva preferito non riferire nulla al padre, lasciando così che i morsi della fame prendessero il sopravvento giorno dopo giorno.
Scosse la testa e a passo svelto seguì la giovane rampolla che lo condusse tra i corridoi arredati con arazzi preziosi di damasco, di un intenso rosso tiziano.
Arrivarono infine all'ultimo piano della casa, dove in un lungo corridoio erano presenti tre porte e, di fronte ad esse, delle finestre strette e lunghe da cui svolazzavano delle eleganti tende bianche gonfiate dal vento gelido.
La prima porta si aprì e da dietro il legno scuro comparve una figura esile, da i lucenti capelli neri raccolti in uno chignon basso con due fili laterali al viso che scendevano per poi girare intorno le orecchie ed essere appuntati al capo.
"Mrs Wellington, il dottore è qui."
La donna annuì, era scura in volto e tremendamente in collera. Fece un breve inchino, poi giunse le mani davanti il grembo.
"Mia figlia a ripreso i sensi questa mattina, ma il suo sguardo è vago e a qualsiasi domanda io le porga gira il capo senza proferire parola alcuna. Ha la febbre alta e nonostante i continui tamponamenti con pezze umide non scende."
L'uomo si accigliò, la situazione poté a essere più grave di ciò che inizialmente pensasse, ma onde evitare preoccupazioni inutili cercò di minimizzare l'accaduto.
"Probabilmente avrà avuto un trauma dovuto alla caduta e al sangue perso, ma adesso perdonatemi"- disse prendendo tra le dita il pomello della porta- prima entrerò a farle visita, prima capiremo di cosa si tratta."
Vi prego di non entrare."
Detto ciò chiuse alle sue spalle l'anta di legno.
La stanza era eccessivamente buia e la prima cosa che fece fu proprio quella di recarsi ad aprire le finestre. Ritornando su i suoi passi si avvicinò a lady Georgiana e con suo grande stupore restò destabilizzato dalla bellezza della fanciulla.
Lei lo guardava, scrutando silenziosa i suoi movimenti e indagando attraverso gli abiti, la postura e tutto ciò potesse parlare di lui e della sua posizione.
"Lady Wellington, mi chiamo Loris Hyde e sono qui per visitarla."
Disse con eleganza mentre chinava il capo in segno di rispetto. La fanciulla sorrise flebilmente,
" Finalmente qualcuno dall'aria amichevole"
"Mi era stato riferito che eravate rinchiusa in un mutismo post-traumatico." Rispose ridendo.
"Voglio solo evitare l'ira di mia madre"
L'uomo questa volta rimase in silenzio rispettando la decisione della giovane donna, stando ai racconti del lord che lo aveva condotto fino alla villa, le due ragazze che doveva visitare erano particolari e Georgiana aveva appena confermato tale supposizione.
Con gesti decisi iniziò ad esaminare il corpo della fanciulla, ella dal canto suo, nonostante fosse febbricitante, suo malgrado arrossì violentemente. L'uomo che la stava visitando era oggettivamente di bella presenza e se pur fosse di una quindicina d'anni più grande di lei non era abbastanza vecchio per farla rimanere indifferente.
Loris si accorse presto dell'imbarazzo che le sue mani causavano alla giovane, non voleva essere indiscreto ma era il suo lavoro.
Quando con i polpastrelli sfiorò il ventre ferito di Georgiana il suo voltò si incupì, il gesto aveva causato un dolore atroce alla piccola Wellington che istintivamente aveva contratto il viso in un'espressione di pura paura.
Doveva operarla.
Mandò a chiamare una domestica come aiutante e istantaneamente diede da bere a Georgiana delle gocce d'oppio che la stordirono, ma non sufficientemente per evitarle le sofferenze che seguirono.
Aprì il suo ventre piatto da parte a parte, macchiando di un denso liquido cremisi le coperte bianche su cui era adagiata.
Georgiana vide la scena innanzi a lei sdoppiarsi, poi deformarsi.
Le serve e il medico non avevano più l'aspetto di esseri umani, ma al contrario somigliavano a demoni malefici. Iniziò a dimenarsi e gridare, convinta che dei mostri la stessero attaccando.
Le voci dei suoi interlocutori erano rauche e si esprimevano con una cadenza strascicata, più volte provò ad alzarsi per uscire da quel girone infernale ma senza risultati, solo in fine, la figura del colonnello apparve nitida in quel caos e come la sera precedente la prese in braccio per farle da Caronte fino le sponde del nulla, dove Morfeo l'aspettava per bearla con le sue dolci attenzioni.
Loris si asciugò la fronte madida di sudore, era stato difficile tenere a bada i deliri della paziente ma armandosi di calma ce l'aveva fatta. Due ore dopo l'inizio dell'operazione era terminato tutto e Georgiana era caduta in un profondo sonno ristoratore, lontana dai demoni che l'avevano tormentata.
Il dottore le regalò una carezza delicata, sperando di trasmetterle la forza per superare la giornata, era una ragazza troppo giovane per meritare una fine del genere.
Stremato si avviò verso l'uscita e ancora sporco di sangue raggiunse il salotto dove tutti aspettavano sue notizie.
Entrò e a gran voce disse che l'operazione si era conclusa nei migliori dei modi, tuttavia i suoi occhi si puntarono sul viso della signora Wellington che seguita dal marito raggiunse il medico in un'altra ala della casa subito dopo.
"Volevate parlarmi dottore?"
Chiese contrita Cordelia che lo guardava con disgusto, era bello e sapeva che viveva a stretto contatto con la feccia della società, solo il pensiero che un uomo del genere avesse toccato sua figlia la fece rabbrividire.
Loris ignorò le occhiatacce,
"Sì, vostra figlia aveva una profonda infezione al ventre che aveva colpito principalmente le ovaie, sono rammaricato, ma ho dovuto asportarle." Abbassò lo sguardo, capiva bene quanto il fattaccio sarebbe pesato alla reputazione della ragazza e nonostante non la conoscesse il suo animo gentile non riusciva a restare indifferente a una tale disgrazia.
Dorian si portò le mani sul viso,
"Ma lei sta bene? Sopravviverà?"
"Ci sono buone probabilità, se la febbre quest'oggi scenderà allora sarà libera dal pericolo di morte."
Gli occhi del conte si inumidirono, l'unica cosa che voleva era che sua figlia stesse bene, ma Cordelia non la pensava allo stesso modo. Fu profondamente turbata dal resoconto dell'uomo e se Georgiana fosse sopravvissuta doveva escogitare qualcosa per tenere all'oscuro questo tremendo difetto.
"Sono profondamente dispiaciuto"
"Avete fatto del vostro meglio, ve ne sono grato. Adesso andate, anche lady Hampton necessita di voi."
Rispose Dorian, scacciando le lacrime che infuriavano per uscire.
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