🌹A cena sarà presente un nuovo ospite🌹


La cena stava per essere servita, il grande tavolo era imbandito delle più svariate pietanze e le posate e l'argenteria facevano a gara con i mobili sfarzosi e le tende costose per stupire maggiormente gli ospiti.
Nella gloriosa sala addetta ai pasti, i colori che primegiavano erano il rosso magenta e lo champagne, si trattava di una vasta stanza rettangolare occupata per la maggior parte da un massiccio tavolo di acero dai piedi intarsiati. Essi si innalzavano verso la tavola in una spirale per poi diramarsi. Una vera meraviglia che purtroppo veniva occultata da una tovaglia rossa dai motivi floreali, fatta di stoffa pregiata.
Vi erano poi tre finestre che davano sul giardinetto retrostante, lo spazio tra una vetrata e l'altra era occupato da pesanti tende di broccato, mentre il resto dello spazio intorno era una sequenza di vetrine con esposte porcellane e utensili di cristallo o vetro raffinato.

Nathalie Wintherfel non riusciva a restare ferma, le gambe le tremavano sotto la stoffa bianca ed a ogni movimento vicino l'ingresso la sua testa si voltava inesorabilmente verso la porta. La signorina cercava di non dare a vedere tanto nervoso, chiacchierava con le altre fanciulle e rideva alle battute dei lord, tuttavia non era realmente presente. Quella sera lo avrebbe rivisto, sì, avrebbe rivisto colui che la stagione precedente le aveva rubato il cuore per poi non cercarla mai più. Si ricordava bene i suoi baci sulla pelle, il calore tra le sue cosce mentre con gentilezza la spogliava. Nessuno era venuto mai a conoscenza di ciò che tra di loro era successo, lei stessa non capiva bene cosa fosse andato storto. Lui l'aveva corteggiata, le aveva dedicato poemi e recitato poesie, ma dopo quel fatto disdicevole aveva iniziato a guardarla con occhi diversi, quasi con disgusto.

Ma Nathalie non avrebbe mai accettato un rifiuto, lo voleva e se lo sarebbe presa a ogni costo.

Eppure c'era qualcosa che non quadrava in tutta quella storia, era sicura che lui non le aveva mentito, era diverso, era realmente innamorato. Lei aveva forse sbagliato? Ma cosa?

Mentre un fiotto di sudore le scendeva lungo la schiena, per l'eccessivo nervoso, la signorina Rebecca fece il suo ingresso nella sala. La piccola Hampton portava con qualche difficoltà un corsetto blu troppo stretto per i suoi fianchi floridi (unica parte del corpo ad essere troppo prosperosa) ed eccessivamente elaborato nella scollatura da fiori bianchi che avevano lo scopo di esaltare il decolté, ma che nel suo caso nascondeva maggiormente il seno poco generoso. La gonna ampia di una tonalità più chiara era adornata sul retro da un lungo strascico che partiva dalle spalle esili. I capelli erano finalmente legati, raccolti in un chignon alto impreziosito da perle. Velocemente, Nathalie avvampò di rabbia al solo vederla, detestava quella ragazza, le sembrava così libera e disinteressata dalle altre persone mentre lei non riusciva a compiere un passo senza pensare a cosa gli altri potessero dire di lei, voleva essere perfetta, anzi lei era perfetta. Bella, cristiana, istruita per essere un'ottima moglie e con una cospicua dote, ma tutto questo non le bastava mai. Desiderava essere sempre di più, ed essere osannata e adorata. Ma nella sua impeccabile essenza vi era una macchia nera come la pece che si estendeva sempre di più e che una volta sposata poteva rovinarla per sempre.
Per questo doveva essere spietata ed eliminare ogni fanciulla bella più o quanto lei.

Lady Hampton continua a roteare gli occhi ad ogni rimprovero e a sbuffare ogni qualvolta sentiva ridacchiare al suo passaggio. Era esausta, aveva combattuto con tutte le sue forze per la maggior parte del pomeriggio contro la madre. Ella infatti esigeva che lei si scusasse mentre Rebecca pretendeva di non essere disturbata oltre e di chiudere per sempre con quell'episodio. Infine aveva ceduto promettendo alla madre che avrebbe ottenuto le tanto agognate scuse.
Ma una volta dentro la sala la piccola lady salutò gli ospiti e prese posto a tavola senza curarsi della promessa fatta.

"Rebecca, avete preso le vostre gocce?"

Un brusio si levò tra i presenti, come solito Nathalie sentiva il bisogno impellente di interferire sul suo già pessimo umore.

"State forse male?"
Chiese gentilmente White.

"Non so di cosa parlate."

"Come no? Io e lady Hyde abbiamo visto vostra madre al piano superiore porvi un calmante, soffrite con i nervi? State tranquilla cara, anche mia zia soffre di alcuni disturbi della mente, non è forse così mamma?"- la donna annuì senza dare troppo peso a ciò che diceva la figlia- " Non c'è nulla di male ad ammetterlo, spero non sia nulla di grave" proseguì.

I gemelli iniziarono a sorridere lanciando occhiate d'intesa all'amica di vecchia data. Beliha dal canto suo stava immobile, con un bicchiere di vino rosso tra le dita affusolate ad ascoltare la conversazione, ma senza mai staccare gli occhi dal viso pallido della ragazzina dai capelli rossi.

Rebecca dal canto suo sorrise se pur a denti stretti,

"Ah quelle gocce, certo, ma non sono tranquillanti sono solo gocce per aromatizzare l'acqua."

"Ma così peccate di gola, signorina" le disse Meredith.

"Allora che il signore mi perdoni."
Rispose secca, prendendo posto a tavola.

Lady Hampton sopportò tutte quelle insinuazioni con calma, voleva avvicinare Georgiana e capiva bene che per farlo doveva evitare il più possibile di dare spettacolo. Lawrence era seduto accanto a lei e con nonchalance le riempì il bicchiere.

"Cosa fate? Sapete che a noi non è concesso bere"

"Avete mai bevuto un buon bicchiere di Borbone?"

"No"

"Ma lo volete provare."

"Smettetela, cosa volete da me?"

"Voglio un parere sul vino"

Disse tranquillamente roteando il liquido all'interno dell'oggetto di cristallo.

"Lord Baeliah, bere fa male alla salute"

Il tono di Nathalie era sempre troppo alto,

"E ascoltare le conversazioni altrui simbolo di maleducazione."

Fu la risposta che finalmente riuscì a zittire l'insolente ragazza.
Rebecca sorrise e senza pensarci prese il bicchiere dalle mani del ragazzo, le loro dita si sfiorarono e ciò la fece arrossire, il contatto con un uomo era severamente vietato e sua madre a poca distanza era vigile su ogni parola o gesto che scambiava con il lord.

"Mia madre ci osserva"

Beliah si voltò e con gesto del capo salutò la donna,

"Alla salute, Lawrence."

In un lampo mandò giù il liquido vinaccio lasciando che la gola iniziasse a bruciare dopo il suo passaggio, notò poi l'espressione indignata farsi largo sul viso della signora Hampton e delle dame accanto a lei.

"Dovremmo bere più spesso"

Constatò il ragazzo beandosi dell'espressione divertita di Rebecca. Lo sguardo della ragazza cadde sulle mani del pianista e capì che la pelle ruvida sfiorata poco prima era dovuta a delle chiazze di colore essiccato.

"Siete un'artista?"

"Forse, o forse sono solo un giovane annoiato che riempie tele di schizzi privi di senso."

"Se imbrattate i fogli come sfiorate i tasti desidero vedere tali tele allora".

Iniziava a provare simpatia per quel ragazzo riccio, dal naso rotondo, un po' buffo ma che trovava adorabile.
Lo guardò con attenzione notando particolari che non aveva visto prima, per esempio che gli occhi piccoli di lui risaltavano per via delle lunghissime ciglia nere, si rese conto che non era nemmeno particolarmente alto ma restava comunque un bel ragazzo anche grazie alle spalle larghe.

Continuò poi a sorseggiare il liquido mentre Lawrence l'ammirava esterrefatto. Aveva già capito che fosse audace e per questo si era fatto avanti, non era noiosa e prolissa come il resto delle signorine e questo lo spingeva a voler sapere di più su quella stravagante personalità. Nelle piccole scaramucce non si sarebbe mai e poi mai messo in mezzo, detestava dare spettacolo e al massimo interveniva per ammutolire chi voleva rompere la quiete di quel luogo.
Mentre Lawrence si perdeva nei suoi pensieri rimuginando su quanto fosse terribilmente riflessivo e poco impulsivo, nella stanza fecero capolino gli ultimi membri della casa.

Georgiana era in tiro in un bellissimo abito rosa confetto dallo scollo a barca e con la vita fasciata da un nastro di seta. Le maniche erano gonfie, mentre il corpetto era ricamato con inserti dorati. Teneva i capelli boccolosi sciolti sul viso, ma legati dietro il capo in un elegante chignon.

"Cara, siete un incanto! Sapete, mi rammentate la nostra sovrana la regina Victoria, riuscite quasi ad eguagliarne la bellezza".

Le elogiò sir Duncan House, giovanotto che come molti aveva adocchiato Georgiana per la folgorante bellezza e l'eleganza dei modi.

"Vi prego, tali adulazioni non sono veritiere, conservate tanti complimenti per chi li merita."

Con garbo congedò le avance poco gradite del giovanotto. La fanciulla prese posto difronte a Lawrence e Rebecca, nonostante ciò che aveva affermato durante il pomeriggio si sentiva più a suo agio con quella stravagante ragazza che con chiunque altro. Accanto a Georgiana, ovviamente, presero posto Cordelia e Dorian.

I genitori di Meredith erano a capotavola e aspettavano qualcuno prima di iniziare tuttavia un domestico si avvicinò all'orecchio della signora Robinson e la cena iniziò subito dopo.

Tra il chiacchiericcio vario Georgiana captò diverse volte stracci di conversazioni di cui condivideva poco o nulla.

"Lord Duncan so che da molti anni non abitate più alla capitale ma vi siete trasferito, quale impressione avete avuto della nostra Londra dopo così tanti anni?"

Chiese Brienne Wintherfel al giovane uomo.

"Sarò sincero signorina, un tempo Londra vantava abitazioni magnifiche, ma adesso... ho visto con i miei occhi quegli splendidi edifici trasformati in cucce per diverse mandrie di bestiame. Tutti quei bifolchi ammassati in un solo appartamento e poi bambini sudici che girovagano per la città importunando chiunque pur divedere qualche fiammifero."

Tali affermazioni fecero innervosire la signorina Wellington,

"Lord Duncan perdonate la mia intromissione, ma a quelle "mandrie di bestiame" come le chiamate voi, dobbiamo molto. Se non ci fossero loro chi andrebbe a lavorare nelle fabbriche? Sono certa che è stata una dimenticanza da parte vostra anche rimembrare che i contadini lasciano le proprie terre e dalle volte le famiglie per contribuire allo sviluppo economico del nostro paese. Ma da un lato avete pienamente ragione, c'è troppo poco spazio."

Nella voce di Georgiana, Rebecca e molti altri presenti, avvertirono una nota acida, ma data l'educazione con cui aveva esposto la sua domanda nessuno ebbe da ridire, compreso il caro Duncan il quale timoroso titubò prima di rispondere semplicemente: "certamente è stata una dimenticanza" evitando così di rispondere alla domanda posta.

Rebecca aveva continuato a sorseggiare il vino nonostante i rimproveri di Lawrence che pregava di farla smettere.
Rise di gusto quando il lord fu ammutolito dalla ragazza, forse troppo chiassosamente perché tutti spostarono lo sguardo su di lei.

"Qualcosa mi dice che non è stata una dimenticanza, dico bene lord Duncan? Semplicemente volevate ostentare la vostra superiorità davanti a tutte queste sciocche donnine, non avete rispetto nemmeno per dei poveri bambini costretti a elemosinare o a lavorare come spazzacamini, nelle miniere, nelle fabbriche. Quello che voi non farete mai perché siete eccessivamente inetto, come la maggior parte degli illustri signori qui presenti."

Singhiozzò, i volti si incupirono e Duncan tentò di balbettare qualcosa in sua difesa senza però riuscirci. Brienne e Meredith erano sconcertante dal comportamento tanto disdicevole e la padrona di casa informò la signora Hampton di riportare immediatamente sua figlia nella stanza. Nathalie dal canto suo era tremendamente divertita e osservava Lawrence con espressione vittoriosa.

"La ragazza ha davvero un grande coraggio."

"È totalmente folle padre."

"È da ammirare, noi non saremo mai così, anche se devo ammettere che il tuo discorso non è stato degno di lode da meno di questo spettacolino".

Dorian le fece uno dei suoi soliti occhiolini, ma questa volta il viso di Georgiana non si rallegrò, c'erano alte probabilità che le Hampton fossero cacciate dalla villa e lei non voleva, non dopo che aveva visto per la seconda volta il coraggio di quella ragazza.

Lawrence aiutò Rebecca ad alzarsi, la fanciulla lo fece tranquillamente allontanando con una mano il ragazzo, dimostrato così agli invitati che camminava dritta e che non era affatto ubriaca. La testa le girava leggermente e sentiva il bisogno di vomitare tutto il veleno che aveva in circolo dentro le vene, ma con un po' di sforzo si trattenne.

La signora Robinson che a differenza di Cordelia era davvero un'anima pia, decise di passare sopra l'accaduto provando una certa pena per la madre della fanciulla e una nota di riluttanza nei confronti della ragazza.
Sembravano tutti troppo presi da Rebecca per accorgersi di una nuova presenza all'interno della casa, ma Georgiana si lasciò facilmente attrarre dalla giacca rossa che aderiva perfettamente al corpo slanciato di un giovane uomo. Egli aveva una corporatura imponente di all'incirca un metro e ottanta di altezza, il viso squadrato aveva dei bei lineamenti e si potevano ammirare le labbra fine incorniciate dai baffi crespi. Gli occhi piccoli e azzurri come il cielo d'agosto scrutavano tutti i presenti, passando in breve da un viso all'altro. Sussultò notando che una sua vecchia conoscenza si trovava seduta al tavolo, ma l'emozione maggiore fu accorgersi di essere ammirato dalla fanciulla più bella che avesse mai visto.
Distolse lo sguardo per tornare rigorosamente dritto con le spalle e passarsi una mano tra i capelli biondo cenere, fece poi tre passi avanti.

"Perdonate questa sorpresa cara zia"

Disse il giovane rivolgendo tali parole alla signora Robinson, senza aspettare di essere annunciato.
L'attenzione si staccò finalmente da Rebecca per concedersi definitivamente al nuovo arrivato.

"Nipote mio, come è bello rivederti! Avanti entra e rifocillati" -Disse abbracciando il giovane e ispezionando la magrezza del suo corpo- "Signori e signorine, questo affascinante colonnello è mio nipote: Alfred Woods.

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