Capitolo 2
WILL
Avevo passato l'intera mattinata a pensare a quegli stupidi occhi verdi e non riuscivo a spiegarmi il perché.
Skylar era sempre stata una ragazzina insopportabile.
Qualsiasi cosa succedesse aveva sempre il sorriso in faccia e non si lasciava minimamente toccare da tutti gli insulti che riceveva quotidianamente.
Non sapevo spiegare il perchè di tutto quell'odio nei suoi confronti...forse era troppo perfetta ed ognuno di noi incapaci era al corrente di non esserne all'altezza. Era tutta troppo quella ragazza.
Mi maledissi mentalmente.
Ma che diavolo stavo pensando!
No, il trattamento che le riservavamo era più che giusto.
Se lo meritava perchè qualsiasi cosa facesse aveva il poter di farti sentire stupido e questo mi dava sui nervi più di ogni altra cosa.
Non riusciva mai a stare zitta se qualcosa non le andava a genio e aveva una parlantina continua che avrei pagato oro pur di non sentire.
In più, come se non fosse abbastanza, era la sorella della ragazza che mi aveva letteralmente strappato il cuore dal petto per poi spezzarlo tra le sue mani ossute. Scossi la testa e poi mi sitemai il ciuffo con fare maniacale.
Ero arrivato nello spogliatoio per primo ed ero rimasto seduto su una panca a pensare finchè non sentii il vociferare dei miei compagni di squadra in lontanaza.
Vi era una riunione in palestra richiesta dal coach per eleggerle il capitano di quell'anno e, inutile negarlo, speravo con tutto me stesso che potessi essere io.
Il quarto anno l'avevo passato praticamente in panchina come riserva, ma dopo tutto l'impegno che ci avevo messo negli allenamenti estivi pretendevo come minimo di diventare co-capitano se non il vero e proprio capitano della squadra.
Avevo dedicato l'intera estate agli allenamenti di football mentre i miei amici se la spassavano tra alcool, droghe e ragazze.
Un po' li invidiavo, prendevano la vita con una tranquillità ai miei occhi così innaturale.
Non riuscivo a credere che neanche uno di loro non si sentisse addosso il peso dell'essere perfetto in qualsiasi occasione. I miei compagni di squadra erano tra i più popolari della scuola e non gliene fregava un cazzo di niente e di nessuno.
Non sentivano la strana pressione e la costante ansia di dover mantenere un'apparenza perfetta come me.
Dylan fece il suo ingresso nello spogliatoio e si sedette accanto a me dandomi una leggera pacca sulla spalla. Doveva aver preso qualcosa di sicuro dato che mi guardava con un'espressione da ebete.
Presi un respiro profondo per non prenderlo a calci in culo. Poteva evitare di impasticcarsi il giorno delle selezioni.
-Ti sei drogato, non è vero?- gli domandai e, quando ricevetti in risposta un sorriso sghembo sbuffai rumorosamente.
-Che c'è Jones? Paura di restare in panchina anche quest'anno?- mi chiese una voce da lontano.
Liam mi osservava con un sorrisetto provocatorio, le spalle larghe si muovevano a ritmo della sua risata fastidiosa.
Sembrava gli si fosse incastrato un gruppo di mosche nella gola.
Gli occhi scuri erano taglienti e ridotti in due fessure.
Aspettava una mia risposta, ma io rimasi in silenzio.
Quando vidi la sua figura imponente fermarsi davanti al mio viso alzai un sopracciglio e lo squadrai.
Non riuscivo a capire cosa avesse lui in più di me?
Ai miei occhi sembrava solo un coglione. Allacciai le scarpe da ginnastica e poi mi alzai.
Non ero minimamente alto quanto lui, ma questo non mi spaventava.
L'altezza poteva renderti incredibilmente impacciato.
Non che io fossi basso ma il mio metro e ottanta non era nulla in confronto al suo metro e novantacinque.
Mi sentivo quasi una pulce affianco a lui. Mi spintonò leggermente, mi limitai a guardarlo.
Questa ossessione che aveva per le risse non riuscivo a capirla.
Che gusto ci provava a farsele dare?
-Non rispondi?- domandò brusco.
-Non agli idioti.- lo provocai, mi spinse con più forza facendomi sbattere contro la panca.
Stavo per cadere a terra ma Dylan prontamente mi aveva sollevato.
Dio dammi la forza di non ucciderlo. Stavo per spingerlo a mia volta ma il rumore del fischietto di interruppe. Raggiungemmo il coach in palestra.
Gli spalti erano occupati da un sacco di gente, ragazze pronte ad eccitarsi a guardare dei maschi sudati più che altro. Sulle panchine vi erano un sacco di ragazzini che fremevano dalla voglia di riuscire ad entrare in squadra.
Mi rividi molto in loro, rividi il vecchio me.
Il ragazzo che voleva dimostrare a tutti di essere all'altezza.
Scrocchiai il collo e poi corsi al centro del campo.
Il coach ci squadrò uno ad uno e ci spiegò come sarebbero funzionate le selezioni. Prima ci avrebbe fatto giocare come dimostrazione, poi avrebbe dato spazio alla selezione dei tre nuovi giocatori e, infine, avrebbe scelto il capitano. Feci roteare le spalle e poi rivolsi un rapido sguardo al mio migliore amico che ricambiò l'occhiata con un cenno del capo.
Giocammo per una quindicina di minuti e metà della squadra era già sfinita.
Ben gli stava per aver passato l'estate a cazzeggiare.
Il coach fischiò annunciando la fine della partita.
Io e la mia squadra ci sedemmo nella parte bassa degli spalti.
Fu il turno degli altri ragazzi giocare ed io non riuscivo a credere che quegli imbranati avessero anche solo pensato di presentarsi.
Sbadigliai annoiato da ciò che stavo vedendo, non vi era nessuno all'altezza di entrare a far parte della squadra.
Mi voltai verso Dylan, il suo sguardo era rivolto agli spalti davanti a noi in un punto ben preciso.
Seguii la traiettoria dei suoi occhi ed il mio cuore sussultò per un millesimo di secondo.
Inaspettato.
L'attenzione del mio amico era rivolta completamente a lei: Skylar, che seguiva la partita con attenzione.
Mi chiesi cosa ci stesse facendo lì finchè non la sentii urlare a squarciagola.
-Forza Dave!
Quindi si trovava lì per qualcuno.
Un certo Dave.
Era il suo ragazzo?
Quella domanda mi comprimeva la testa senza saperne il motivo.
Non mi resi conto di aver atttraversato l'intero campo nel mezzo del gioco per andare da lei finchè non sentii imprecare il coach.
Quando mi sedetti accanto a lei mi rivolse uno sguardo disgustato.
-Stammi lontano! Sei tutto sudato.- esclamò per poi rivolgere nuovamente la sua attenzione sulla partita, o meglio dire su quel Dave.
La osservai di sbieco, sembrava radiosa eppure gli occhi non le brillavano...non come la sera in cui era venuta al ballo con me.
-Ti stai divertendo?- le domandai, mi morsi la guancia internamente.
Ma che stronzata mi era uscita dalla bocca? Lei si voltò accigliata e scrollò le spalle in risposta.
-Come mai sei qui? Sei venuta per Dave?
-Cos'è? Un'interrogatorio per caso?- mi chiese con una punta di nervosismo.
-È il tuo ragazzo?
Mi fulminò con lo sguardo e mi passai la mano sulla bocca per nascondere il divertimento.
Provocarla era decisamente più divertente degli insulti e delle prese in giro.
-Non sono affari tuoi.- borbottò -Evapora, Jones.
-Che fidanzata supportiva che sei!- replicai punzecchiandogli il fianco con un dito.
Mi spostò la mano bruscamente.
-Toccami un'altra volta e ti taglio tutte le dita...una ad una.- ringhiò a bassa voce per non farsi sentire dalle persone intorno a noi.
Non sia mai che la sua reputazione da santarellina e brava ragazza venga macchiata.
-Queste stesse dita potrebbero farti provare un piacere così forte che...
Il fischio di fine partita riportò la mia concentrazione su ciò che realmente contava per me in quel momento.
Non la salutai neppure, scesi rapidamente dagli spalti e raggiunsi la mia squadra in campo.
-Adam, Lucas e Dave...siete in squadra!- annunciò il coach.
Mi voltai istintivamente verso di lei, il suo sorriso mi destabilizzò per un istante e quasi desiderai che fosse rivolto a me.
Il suo "ragazzo" era riuscito ad entrare in squadra e Skylar sembrava andarne fiera.
-Per quanto riguarda il capitano della squadra...
Dylan si appoggiò con il gomito alla mia spalla destra, sembrava più nervoso di me.
Mi torturai il labbro con i denti finchè il coach non pronunciò la frase che aspettavo di sentire da un anno.
-Sarai tu Jones.
Urlai di felicità e tutta la squadra mi circondò con un abbraccio, tutti tranne Liam che lasciò la palestra in preda alla furia.
-Sta sera si festeggia allora.- mi disse Dylan ed io annuii.
Ora che avevo ottenuto ciò che volevo potevo spassarmela come gli altri e ubriacarmi come si deve.
Mi voltai istintivamente alla ricerca dei suoi occhietti vispi per controllare se avesse sentito la buona notizia ma la sua attenzione era rivolta solo ed esclusivamente a Dave che l'avvolse in un abbraccio caloroso.
Scossi la testa.
Non mi importava nulla di lei e a lei non importava nulla di me.
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