.4 - L'impostore

«Prendetelo!» gridò qualcuno che stava rincorrendo Maximilian tra i vicoli popolati di Vaska. Le trombe del re avevano suonato e il tenore del vociare della folla si era decisamente alzato ma, nonostante tutto il baccano, qualche guardia del continente si era lo stesso accorta di ciò che era appena successo. Una decina di uomini stava cercando di rimediare al pasticcio appena commesso e tentava, contemporaneamente, di caricare di peso Owe su una barella per portarlo via. «Non lasciate scappare quel bastardo o giuro che nessuno di voi rivedrà il contenente!»

Maximilian arrancava in avanti con le mani legate dietro la schiena ed era tutto coperto di sangue, dal mento ai piedi. Chiunque l'avesse visto in quelle condizioni avrebbe subito capito che qualcosa non andava e, molto probabilmente, non avrebbe esitato a fare la spia per racimolare qualche moneta d'oro in più e avere una storia da raccontare mentre si sarebbe ubriacato, la sera stessa. Nonostante si sapesse che i Theufel fossero tutti uguali, non c'era nemmeno da fidarsi di loro: il tradimento era qualcosa di davvero comune e nessuno avrebbe mosso un dito, nemmeno davanti ad una ingiustizia bella e buona.

Quando Maximilian riuscì a mettersi a correre ad una andatura più sostenuta e ad imbroccare una strada che lo avrebbe fatto allontanare dai dintorni della piazza, qualcosa di conosciuto fendette l'aria e in men che non si dica il ragazzo si ritrovò disteso e spiaccicato sul cemento duro e lurido. Ci volle un momento affinché si rendesse conto di quello che era appena successo, un po' perché aveva appena sbattuto la testa, ma forse anche un po' perché i suoi polsi legati gli impedivano di rialzarsi e rimettersi in piedi come un essere umano degno di definirsi tale. Quando una guardia del continente arrivò e lo strattonò per far sì che tornasse in ginocchio, Maximilian capì subito chi fosse stato ad impedirgli la fuga più che meritata.

Dopo aver sputato a terra disgustato e averlo guardato in cagnesco, Jord entrò finalmente nella visuale di Maximilian. Il suo vecchio nemico lo stava guardando dall'alto verso il basso come si guarda una merda lasciata a terra e, tra le mani callose, lisciava, come se fosse un cane da compagnia, la sua frusta da caccia ormai consunta. Nonostante non si vedessero da molto, ma davvero molto, tempo, nessuno dei due si era dimenticato dell'altro e i dissidi che, nonostante fossero stati messi a tacere da parecchi anni, c'erano sempre stati tra i due, non erano mai del tutto scomparsi. Il sentimento d'odio era decisamente reciproco e ovviamente duraturo.

«Guarda un po' chi si rivede» disse infatti Jord, tornando al fianco delle due guardie che lo stavano scortando all'Eunohia, senza però averlo prima ammanettato. I suoi capelli biondi unti sembravano ancora più sporchi di come se li ricordava. «Maximilian Kastrov in persona che capita sanguinante e rincorso da una decina di uomini del continente proprio sotto casa mia. Dopotutto la mia cartomante non deve aver fatto cilecca: oggi è davvero un giorno fortunato per me!»

Maximilian si chiese se fosse stato tutto progettato a priori e se fosse il caso di mettersi a fare a pungi o meno. Prima di replicare sputò anche lui ai piedi di Jord, tentando invano di divincolarsi dai quattro uomini che gli avevano ormai messo le mani addosso. «La tua cartomante ti fotte come qualsiasi altra donna di Vaska» rispose Maximilian, cercando di liberarsi del sangue di Owe che lo aveva completamente imbrattato. «Forse dovresti smetterla di aprire la gambe per chiunque di proponga qualcosa di lontanamente luccicante. Quelli del continente non rispettano un patto come gli stessi Theufel si rifiutano di pagare le tasse»

Jord si mise a ridere di gusto e iniziò a ripiegare la sua frusta come se fosse l'oggetto più prezioso che avesse mai posseduto. Era davvero strano che le guardie gliela avessero lasciata portare con sé. «La predica viene dal pulpito sbagliato» disse, voltando la schiena a Maximilian e chiudendo a chiave la porta di casa, dietro di lui. «Sei tu quello che ha preso il posto di tua madre quando il bordello in cui lavorava è stato chiuso perché il posto aveva più scarafaggi che clienti»

Maximilian tornò in piedi e le manette gli vennero ulteriormente strette dietro la schiena. «Il Rubino non è più quello che ricordi tu. Ormai è il locale più visitato di Vaska e i miei ragazzi sono i più richiesti» rispose, alzando il mento e sfidando Jord con lo sguardo. Se c'era una persona che proprio non sopportava, quello era propio quel rozzo dai capelli unti. «Lo sapresti se avessi potuto metterci piede dopo quello che è successo»

«Tua madre me la sono fatta lo stesso» rispose Jord, allontanandosi di quel poco affinché Maximilian non potesse andargli addosso per fargli male e troncando di netto il discorso. «Lo avresti saputo se, in tutti questi anni, non fossi stato così preoccupato di costruire il tuo personaggio e mantenere la tua inutile e fragile copertura»

Maximilian tentò di divincolarsi nuovamente e rispondere a tono perché, se c'era una persona che non si doveva nominare in sua presenza, quella era proprio sua madre. Venne però fermato poco prima che potesse ribattere. Il capo delle guardie del continente si era fatto largo tra la piccola folla che si era ormai radunata attorno ai due e, con il pugno di ferro, prese Maximilian per il gomito e gli tappò la bocca infilandogli tra i denti un panno di stoffa inzuppato d'aceto. Il ragazzo per poco, sentito solamente l'odore di quel pezzo di tessuto, non si era già strozzato.

«Che cosa diavolo stavate pensando di fare?» Proruppe il capo delle guardie, strattonando Maximilian e fissando Jord con gli occhi spalancati. Il comandante di quegli uomini, a differenza degli altri soldati, portava una uniforme molto più costosa e rifinita: chiunque l'avesse visto lo avrebbe riconosciuto all'istante. «Questo è un dannatissimo giorno di celebrazione. Nessuno di voi idioti ha il diritto di amputare parti del corpo a uomini indifesi e iniziare una zuffa proprio a cento metri di distanza dal proprio reggente! Che cosa avete nella testa, segatura?»

Jord si avvicinò di qualche passo sotto gli occhi indiscreti dei passanti e fece un breve inchino che di vero, aveva solo la postura storta. «Signore io non c'entro assolutamente nulla con quello che è appena successo» disse infatti, con falso tono dispiaciuto. «Mi sono sentito di fermare quest'uomo solo perché ha appena commesso un crimine proprio nel giorno della santa cerimonia dell'Eunohia...»

«Sei un cane bastardo!» farfugliò Maximilian, tra il tessuto della stoffa che gli era stata ficcata in bocca per farlo tacere.  In realtà, si sentiva un po' uno sciocco: forse avrebbe dovuto prevedere che una cosa del genere sarebbe potuta accadere, proprio per mano di quel pezzente leccaculo. «Lo hai fatto apposta e questi stronzi del continente ti sono venuti dietro. Quanto li hai pagati perché ti lasciassero fare?»

Jord lo fissò fintamente dispiaciuto. «Per aver appena mozzato il pene ad un uomo con i suoi stessi denti, questa persona deve avere per forza qualche rotella fuori posto» disse, rivolgendosi direttamente al capo delle guardie in persona. «Forse, se non sono troppo indiscreto, sarebbe meglio che fosse mandato avanti prima di tutti durante la cerimonia. Non vorrei che combinasse qualcos'altro che possa indispettire il nostro amato reggente...»

Il comandante delle guardie sembrò ponderare la richiesta e, liquidando i curiosi con un gesto del capo, prese una decisione che, almeno in parte, rallegrò Maximilian. «Verrete mandati entrambi per primi» disse infatti, facendo muovere Jord e prendendo personalmente sotto custodia il ragazzo ormai imbavagliato. «Non ho idea di chi voi due siate ma mi avete già fatto perdere abbastanza tempo. Il discorso del re sta per iniziare e, come tutti gli altri Theufel che hanno raggiunto i ventuno anni, siete richiesti al suo cospetto per l'inaugurazione ufficiale dell'Eunohia. Esigo che non creiate ulteriori problemi altrimenti sarò costretto a prendere provvedimenti, sono stato abbastanza chiaro?»

Jord deglutì nel tentativo di mandare giù la rabbia di essere stato fregato al suo stesso gioco e sorrise, mostrando i denti. «Può star certo che rimarrò mansueto come un agnellino» disse, mettendosi in marcia con le due guardie che lo erano venuto a prelevare da casa sua, quella stessa mattina. «La persona da cui bisognerebbe guardarsi le spalle non sono certo io...»

Maximilian emise un verso di disaccordo quando due uomini lo trascinarono via di peso, senza che potesse camminare da solo sulle sue gambe. Lui, Jord, il capo delle guardie del continente e gli altri uomini in divisa che avevano assistito al teatrino di poco prima si diressero, a passo svelto, verso la ormai vicinissima piazza dove il re Chiaros doveva già aver fatto il suo regale ingresso. Gli applausi e le urla si eran infatti fatti più intensi e le trombe avevano smesso di suonare per lasciare la parola a chiunque avesse avuto il permesso di parlare alla folla.

Quando Maximilian sbucò, prima nascosto dall'ombra dei muri di un vicolo, nella grande piazza ovale di Vaska, si rese realmente conto di quanta gente si fosse radunata, quella mattina, per assistere alla cerimonia. Davanti, propio sotto il palco, erano stati ammucchiati tutti i giovani dell'età adeguata per l'Eunohia e, divisi da una transenna improvvisata, c'erano le famiglie, i curiosi e infine gli ubriachi. Dal momento che la madre si era ritirata a vivere in campagna, tagliando i rapporti con tutti e suo padre era morto, nessuno aveva accompagnato Maximilian, ma a lui non dispiaceva più di molto. Dal momento che sarebbe stato esaminato per primo, se ne sarebbe tornato al Rubino per primo.

Non appena la gente si rese conto che un piccolo gruppo di persone irose era comparso tra di loro, e si stava spingendo avanti fendendo le masse mentre il re stava ancora facendo il proprio discorso, qualcuno allungò il collo per vedere che cosa stesse succedendo. Nonostante Maximilian fosse ben consapevole che quasi tutti i Vaskiani sapessero chi fosse, chi per fama chi per abilità, si stupì lo stesso quando alcuni giovani dell'età di Lokart lo riconobbero e puntarono il dito verso di lui. In men che non si dica, il suo nome era sulla bocca di tutti i presenti.

«É arrivato occhi di ghiaccio!» disse una ragazza, tirando per la manica del vestito la sua amica per attirare la sua attenzione. «É propio lui. Non ci credo di averlo incontrato! Non esce quasi mai di giorno»

Maximilian abbassò lo sguardo quando un ubriaco lo descrisse con l'appellativo che più odiava al mondo. «Il figlio di secchio bucato si è finalmente presentato al giudizio» disse, biasciando una parola e l'altra pure. Aveva sotto braccio una bottiglia di rum, probabilmente rubata da qualche pub al confine con le lande dei lupi. «Al rogo lui e sua madre puttana»

Nonostante sentisse la pressione delle manette, la punta delle baionette sulla schiena e quattro mani ad immobilizzarlo, il ragazzo si fece avanti con forza e, spintonando Jord e qualche altro presente, arrivò proprio di fronte all'ubriaco e gli sputò addosso il fazzoletto inacidito che gli avevano ficcato in bocca. «Fottiti!» disse, prima di essere tirato indietro da qualcuno. «Quando tutto questo sarà finito ti verrò a stanare nel buco in cui ti nascondi»

L'ubriaco si mise a ridere di gusto e, allontanandosi dal volto il fazzoletto che Maximilian gli aveva sputato addosso, si prese un altro sorso di rum. «Viva il re e il suo buon cuore» replicò, guardandolo negli occhi. «Finalmente è arrivato il momento che tutti aspettavamo. Sarà rivelata la verità: il giovane barone di Vaska è in realtà un impostore!»

A quelle parole i muscoli di Maximilian si irrigidirono di colpo e, senza rendersene conto, venne trascinato via e spinto in avanti. Le parole di quell'uomo avevano colpito proprio il suo fianco esposto: forse tutto quello che aveva fatto in quegli anni non era davvero servito a nulla se le persone lo reputavano ancora un impostore. La sua cicatrice, nonostante fosse ormai sbiadita e ben nascosta, non era mai scomparsa del tutto e la gente non si era mai dimenticata fino in fondo di ciò che Jord gli aveva fatto. Un marchio di quel tipo non sarebbe mai e poi mai potuto essere spazzato via dalla sola preziosa facciata di un locale come il Rubino.

Forse, nessuno lo aveva davvero mai visto come un Theufel.

Forse, quello che aveva fatto in tutti quegli anni era stato completamente vano.

«Perché è tutto sporco di sangue?» sentì domandare qualcuno al proprio vicino.

«Ho sentito che si è rifiutato di prestare servizio ad una guardia del continente» rispose qualcun altro.

Ciò che era successo stava già girando sulla bocca di tutti.

«Gliel'ha mozzato...con i denti» disse un terzo.

Forse avrebbe dovuto fare i bagagli e lasciare Icarys, senza voltarsi indietro, quando ancora ne aveva la possibilità.

«Diamine!» replicò qualcuno, sorpreso. «L'ha fatto sul serio?»

Maximilian dovette concentrarsi per rimanere vigile. Davanti a sé vedeva la schiena sudata di Jord e gli stivali delle guardie ondeggiare avanti ed indietro. Nonostante si fosse trovato in situazioni del genere già parecchie volte, quella sembrava totalmente ed irrazionalmente diversa. Il suo fiato corto si mischiava alle urla dei cittadini che spingevano per vederlo sfilare davanti a tutti. In quel momento, più che il barone di Vaska, si sentiva un fenomeno da baraccone e si domandava se Lokart, dopotutto, gli si sarebbe rivoltato contro, prima o poi. Molto probabilmente, e senza che se ne fosse voluto accorgere, qualcosa era già cambiato.

In men che non si dica, a Maximilian venne il malsano istinto di mettersi a piangere. In un battito di ciglia gli sembrò che il mondo gli fosse caduto addosso e, se ne avesse avuta la possibilità, avrebbe, più che volentieri, voluto gridare in faccia al re per mandarlo a quel paese con tutto il fiato che ancora aveva in corpo. Sentiva le mani e gli occhi di tutti addosso e, il sudore che gli rigava le tempie iniziò a farlo sentire sporco e dannatamente piccolo in confronto a ciò che gli altri si aspettavano da lui. Quei sentimenti che, per tutta la vita aveva ricacciato indietro e nascosto sotto una maschera di completa indifferenza, erano riaffiorati proprio nel momento peggiore.

Con gli occhi puntati, nello stesso momento ovunque e da nessuna parte, Maximilian venne fatto fermare. Gli stivali delle guardie del continente non si muovevano più e la schiena di Jord gli nascondeva la visuale che dava sull'ampio palco dove risiedeva il re. Senza rendersene conto, il baccano generale si fermò, lasciando che la voce e di un solo uomo si infrangesse contro le pareti delle case che costellavano la grande piazza ovale di Vaska. Il reggente aveva appena finito il suo discorso di apertura e aveva rivolto il suo sguardo severo verso il gruppetto di persone appena arrivate. Tutti i presenti stavano aspettando che dicesse qualcosa e che la cerimonia, finalmente, prendesse il via.

Chiaros II, con il suo lungo mantello dorato, fece un passo nella loro direzione, rimanendo comunque ad una distanza di sicurezza che si addiceva ad un uomo del suo rango. Fece vagare gli occhi prima sulla figura di Jord e poi su quella sporca e legata di Maximilian. Con un solo schiocco delle dita e una indecifrabile espressione sul volto diede, in fine, inizio ai giochi. «Avanti il primo» disse. «L'Eunohia ha ufficialmente inizio»

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