.25 - Elizabeth Antares


And in the middle of the chaos,
There was you

Il mare era burrascoso.

Il vento spirava talmente forte da farla barcollare.

Elizabeth lo stava aspettando da ormai quasi un'ora.

Un'ombra scura incombeva su di lei e sul piccolo marmocchio che avevano generato. Non avrebbe voluto farlo davanti a lui, ma Lysander, per quanto lei stessa lo avrebbe voluto, non sarebbe mai stato un bambino come gli altri.

Portava con sé la morte e la vita, la luce e il buio.

Suo figlio era il tutto e il niente.

La linea di mezzo in un campo di battaglia.

Un erede nato dal sangue e forgiato dal destino.

Troppo piccolo per capirlo in quel momento, avrebbe dovuto fronteggiare il mondo intero da solo.

Nonostante fossero in alto, nascosti e protetti da chi li stava cercando con fervore, il disonore che la sua gente avrebbe loro attribuito era già chino sul capo di Elizabeth, su quello di suo figlio, e ormai anche sui capi dei figli dei suoi figli.

Ovunque guardasse vedeva distruzione e morte.

Nonostante stesse per compiere il gesto estremo, Icarys sarebbe rimasta una terra arida, senz'anima per moltissimo tempo se non addirittura per sempre.

Babilos bruciava come se da essa sgorgasse tutto il sangue che l'isola avesse trattenuto negli anni.

I campi, una volta rigogliosi e ricchi di vita, erano un'infinita distesa di un nero più scuro della notte che ormai era alle porte.

L'odore acre della morte aveva offuscato i cieli e il sole non faceva capolino da ormai dieci, infernali, giorni.

Il rumore delle spade, le urla delle persone e la consapevolezza che ciò che Olson aveva iniziato non avrebbe avuto fino al compimento della profezia, lasciavano Elizabeth senza fiato, persa in un gioco macabro che lei stesse aveva contribuito a dare origine.

Sarebbero passati anni, decenni, forse anche secoli prima che tutto ciò che era iniziato con lei avrebbe avuto fine.

La piccola mano di Lysander era fredda, come quella del padre.

Elizabeth si era innamorata di Olson non appena lo aveva visto, saldo e forte, tra le mura della sua famiglia, a Babilos.

Ora non lo riconosceva più.

I suoi occhi, buoni e pieni di vita, erano diventati tenebrosi come se il buio se li fosse rubati da un momento all'altro.

La sua voce, calda e amorevole, si era trasformata in un lamento straziato, un ringhio di un animale tenuto in cattività.

Nonostante sapesse che cosa doveva fare, mentre lo osservava raggiungerla sul promontorio che dava sul mare di Lochy, non poteva far altro che vedere il suo amato, la persona a cui aveva donato sé stessa e da cui era nato loro figlio.

Lysander.

Presto sarebbe diventato un orfano.

Presto sarebbe stato completamente solo, in balia di una partita più grande di lui.

La barba di Olson era incolta, così come la sua chioma chiara raccolta con un laccio di pelle sudicio.

Le occhiaie non gli davano tregua e neppure il seme che sussurrava al suo orecchio.

Lo vedeva tremare.

Lo vedeva arrancare.

Lo vedeva combattere per la sua e la vita di tutti.

Ma Dixtr ormai lo aveva portato via da lei.

Non c'era più nulla da fare.

Nonostante il dubbio che fosse stata anche colpa sua la perseguitava giorno e notte, non rimpiangeva ciò che aveva fatto.

Non rimpiangeva di essersi innamorata di lui, di avergli aperto il suo cuore e di avergli donato un erede.

Mai avrebbe voluto abbandonarlo in quel modo, eppure era in procinto di farlo.

Non aveva altra scelta.

Il pugnale era l'unica via o il male avrebbe raggiunto tutto il globo.

Lexys era stata chiara, molto più che chiara.

"Colpiscilo al cuore" aveva detto. "Una volta soltanto e poi porta con te il pugnale. Non esitare, o lui lo capirà"

La dea che un tempo le aveva elargito i suoi doni chiedeva un ultimo atto di fede.

Era sua figlia, dopotutto.

Un tempo in lei l'ago della bilancia non avrebbe mentito, ma ora le cose erano diverse.

Non era più quella che era stata un tempo.

Non aveva più quello che aveva un tempo.

Elizabeth sapeva che cosa avrebbe dovuto fare.

E lo avrebbe fatto a costo di pagare, lei stessa, il prezzo più alto.

Lo avrebbe ucciso.

Avrebbe ucciso l'uomo a cui aveva donato la sua vita.

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