10. - Scontro corpo a corpo

Alla fine i depositari avevano tenuto per davvero un discorso, spiegando quello che tutti i Brylast avrebbero dovuto sapere della vita all'interno della Merkal. Non era stata una cosa lunga, a dire il vero era durato solamente una buona mezz'ora, giusto il tempo che era servito a Maximilian per capire che cosa fare. Non aveva le idee ben chiare ancora, ma di certo si sarebbe dato da fare come aveva sempre fatto, partendo con il frequentare la biblioteca e capire che cosa diavolo fosse lui in realtà. Uno scherzo del destino forse? Ad essere sincero sperava di avere uno scopo più grande nella vita, anche se non lo avrebbe mai rivelato ad alta voce.

In fondo al cuore però, voleva solamente trasformarsi una mosca per poter vedere che cosa stava accadendo al Rubino.

Lokart lo aveva già rinnegato?

Le attività erano andate avanti come di consueto?

Jord che fine aveva fatto?

Probabilmente non lo avrebbe mai saputo, a meno che avesse tentato la fuga nuovamente.

Nonostante la sua appariscente presenza in bianco comunque, fu solo alla fine dell'assemblea che un gruppetto di ragazzi poco più grandi di lui gli si avvicinò, forse più per attaccare briga che parlare civilmente. Secondo le stime dei depositari, all'interno della linea, risiedevano ancora più di dieci mila prescelti che nel corso degli anni erano stati giudicati dei Brylast, proprio come lui. Alcuni erano molto vecchi, altri poco più che ventenni, ma nessuno aveva ancora menzionato che fine avessero fatto i loro compagni che avevano abbandonato la Merkal, o perché cacciati, o perché spariti. Ad essere sinceri nessuno sapeva bene che fine facessero i ragazzi che mettevano piede lì dentro, figurarsi quella di chi se ne andava.

Quei tre tizi che lo avevano puntato comunque, almeno all'inizio, gli ricordavano molto le sue vecchie frequentazioni nei bassifondi di Vaska, all'epoca in cui ancora lavorava in prima linea per le strade. Una volta che gli si furono avvicinati però, Maximilian non potè far altro che che notare in loro, nonostante vestissero di nero e fossero ovviamente Theufel di sangue, ci fosse qualcosa di completamente diverso nello sguardo che li rendeva persone irriconoscibili. Era strano, davvero strano, per uno della capitale nord dell'isola venir accolto a braccia aperte in un luogo generalmente reputato da tutti alquanto inospitale.

«Maximilian Kastrov?» lo richiamò uno dei tre, quello più alto e dai capelli corti quanto il fiato dopo una maratona. «Ti aspettavamo ieri sera ma quando non ti abbiamo visto ai portoni ci siamo...straniti. Dopo averti riconosciuto vestito in tenuta da Heiliges ci siamo invece spaventati. Che cosa ha creato in te tanta voglia di cambiamento?»

Maximilian non capì se fosse stata una trappola oppure no, dunque decise di giocarsela d'astuzia dopo che la mora al fianco del tipo alto lo squadrò come se fosse stato una mela caramellata dell'emporio di Madayr in carne ed ossa. «Integrazione culturale» rispose quindi, guardando dietro le spalle del terzetto e vedendosi radunare una piccola folla di ex Theufel. «Non mi piace fare le cose a metà e nell'assemblea mi sembra di aver sentito i depositari raccomandare caldamente lo studio e l'apprendimento della cultura altrui»

Fu la moretta ad intervenire, non prima di essersi avvinghiata al braccio di quello che doveva essere il suo compagno. «Ed è per questo che hai deciso di vestirti come uno di loro?» domandò, sorridendo ad un omone grosso quanto una quercia secolare che li aveva appena affiancati. «Non ti sembra un po' affrettato? Da quanto sei qui? Dieci minuti e già rinneghi la tua vecchia vita?»

Maximilian dovette ricredersi: quello non era per niente un caloroso benvenuto. Se già gli Heiliges parevano non sopportarlo, e di questo fatto ne era una prova vivente il suo compagno di stanza, anche i Theufel dovevano avere qualche risentimento sul fatto che lui fosse lì, con loro, nel posto più spregevole del pianeta. Lui stesso non era felice di essere stato trascinato in quel luogo, ma prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con il fatto che ci trovava per davvero all'interno della Merkal, e che le cose, almeno per il momento, stavano così.

«Mi sembra che anche a voi sia toccato il mio stesso destino» rispose quindi il Maximilian, iniziando ad intravedere i primi segnali di una zuffa imminente e cercando di temporeggiare come poteva. Era sì bravo a fare a pungi, ma non era sicuro di poter uscire vincitore da una rissa contro una decina di persone. «Eppure vi attaccate ancora alle unghie e con i denti a delle tradizioni che vi hanno rinnegato. Mi sembra che siate tutti dei Brylast, proprio come me»

Il tipo con i capelli rasati a zero sbuffò, come se avesse già avuto quella conversazione con ogni singolo Theufel presente nella linea che gli si fosse presentato davanti. Forse era lui quello che, all'interno della Merkal, aveva l'aria di un capo agli occhi dei più deboli. «Dipende dai punti di vista» rispose questo, alzandosi le maniche della giubba scura e rivelando un ghigno. «E comunque, dato che i depositari non se ne sono accorti, saremo noi a doverti dare una lezione per questo tue errore di sbadataggine»

Maximilian si mosse sul posto di poco, in modo tale da mantenere pronte e salde le ginocchia non appena fosse partito il primo pungo che doveva essere ormai in arrivo, dato che la ragazza si era staccata ed avvicinata all'omone grande quanto una casa. In quel cortiletto secondario non c'era l'ombra di un Heiliges. «Non è stato un errore» disse dunque lui, alzandosi le maniche della camicia ocra, opposta ai suoi capelli neri. «É stato tutto voluto»

«Vorrà dire che dovremo dare una lezione anche all'unico Heiliges che si preso la libertà di spacciarsi per uno di noi quindi» disse il tipo che lo stava minacciando, risultando credibile solo grazie alla cozzaglia di gente che si era portato appresso. «Il tuo amico cieco la pagherà cara tanto quanto te»

«Non è mio amico» rispose Maximilian di getto, rendendosi conto solamente dopo di aver commesso un errore di valutazione. «Ma andiamo d'accordo su molte cose, prima tra tutte la curiosità dei costumi altrui e il ribrezzo per chi si crede chissà chi solo perché ha a disposizione un gruppetto di gente che fa il lavoro sporco al posto proprio»

«Arlo di Phioras è un bastardo quasi quanto il barone di Vaska» rispose quindi il tipo alto, palesemente colpito nell'orgoglio dalle parole di Maximilian che sperava così di attaccare briga solamente con lui. «Ma almeno è abbastanza intelligente da capire quando è nel torto e abbassare la testa»

«A quanto pare io non sono proprio in grado di capire quando supero il limite» rispose lui, ormai pronto a scagliarsi contro chiunque gli si fosse trovato davanti. «Ho paura che ti toccherà fare qualcosa a riguardo, o vuoi che sia qualcun altro ad andare in giro a dire di aver messo al tappeto il figlio di Saoir Kastrov?»

Il tizio gonfiò il petto e si voltò un istante a guardare dietro di lui. Tutti quelli che si era portato dietro erano pronti a scattare al suo minimo segnale d'allarme. Molto probabilmente quel teatrino era già stato allestito molto prima che Maximilian mettesse piede nella Merkal. Un uccellino doveva aver detto loro dell'esito dell'Eunohia così da potersi far trovare pronti per quanto sarebbe arrivato. A dire il vero ci avevano anche messo più tempo del previsto a mandarlo al patibolo: era in quel luogo da quasi due giorni e l'unico motivo che avevano trovato per torturalo era solamente stato il codice di abbigliamento.

«Posso metterti al tappeto senza nemmeno sforzarmi» rispose il ragazzo che lo stava minacciando. «Sarai tu quello che dovranno portare vi di peso una volta che avremo finito»

Maximilian si lasciò sfuggire una risata. Se c'era una cosa che aveva imparato a fare, e anche piuttosto bene, oltre al sesso ovviamente, era fare a pungi con chiunque. Nessuno lo aveva mai messo al tappeto da quando era stato marciato, da piccolo, in quel vicolo sudicio dei bassifondi di Vaska. «Posso sapere qual è il nome dell'uomo a cui sto per fare il culo?» domandò.

«Il fatto che tu non sappia chi sono ti mette già in una posizione di terribile svantaggio. Nonostante tutto però mi sento magnanimo e ti dirò chi sono, in modo tale che tu possa rammentare ciò che è successo qui oggi» rispose, facendo scorrere la lingua sulle labbra leggermente screpolate dal vento. «Io sono Riain Solary, discendente diretto del capo della tribù fondatrice di Porto Chiosco. Sarà meglio che tu tenga bene a mente la mia faccia, perché alla fine della giornata non ti ricorderai nemmeno la forma dei divani del tuo schifosissimo locale»

Maximilian si fece leggermente più vicino, giusto quel poco che bastava per sputare sugli stivali di questo tale Riain. «Puoi insultarmi quanto vuoi e minacciare di farmi fuori o di mandarmi ai lavori forzati o qualsiasi altra cosa tu abbia intenzione di fare per tenermi lontano dai tuoi affarucci da quattro soldi» rispose, tirando un pungo sul naso tanto veloce quanto doloroso e facendo barcollare leggermente all'indietro il ragazzo. «Ma nessuno insulta il mio dannatissimo locale, è chiaro?»

Riain si portò le mani al naso che aveva preso a sanguinargli. «Pezzente bastardo!» gli urlò dietro, allontanando la mano di uno dei suoi che si era tesa in suo aiuto. Maximilian doveva aver fatto bingo: ne aveva fatta una questione d'onore e se l'avessero aggredito in massa non sarebbe stata più la stessa cosa.

Maximilian si lasciò quindi sfuggire un sorrisetto soddisfatto. «Fatti avanti e fammi vedere che cosa sai fare»

Riain si ripulì dal sangue con la manica della sua cappa scura e non se lo fece ripetere due volte. Spinse indietro l'omone che era arrivato in suo soccorso e ridusse i suoi occhi a due piccole fessure, guardando Maximilian in cagnesco e prendendo un respiro profondo. In meno he non si dica gli ex Theufel si disposero in cerchio ed iniziarono ad aspettare che il loro "capo" rispondesse all'affronto che gli era appena stato fatto, e così fece.

Qualche secondo dopo i due si ritrovarono corpo a corpo.

Riain si era avvicinato e aveva risposto con la stessa moneta all'attacco di Maximilian. Questo riuscì a schivare a tempo un gancio sinistro e ad assestare un calcio sullo stinco del ragazzo, che barcollò per la seconda volta.

Senza perdersi d'animo però, Riain tornò in piedi e assestò un colpo al fianco di Maximilian che gli spezzò il fiato come se avesse appena sputato un polmone. Cercando di riprendere fiato, quest'ultimo gli si buttò addosso di peso, cingendogli il collo con le braccia. «Per essere un Theufel combatti come un bimbo spaventato» gli sussurrò all'orecchio, stringendo sul costato dell'avversario.

«Mi sto solo riscaldando!» urlò Riain, strattonando via Maximilian e rialzando i pungi, pronto a continuare il duello.

Con una scivolata sulla ghiaia chiara Maximilian gli fu di nuovo addosso e tornò a piazzare colpi tattici finché Riain non riuscì ad aprirsi una breccia e a spaccarli il labbro inferiore che prese a sanguinare. «Sei tu qui il principiante!» ribattè questo. «Sei solo fortunato che non posso lasciarti troppi segni, altrimenti qualcuno potrebbe accorgersene»

«Adesso ti faccio vedere io chi è il pivello»

Maximilian parò l'ennesimo colpo di Riain con l'avambraccio e, con uno sgambetto, riuscì a farlo atterrare al suolo con la schiena. Un, due, tre pungi arrivarono prima dritti sul naso del ragazzo e poi comparve uno occhio pesto. Riain, nonostante fosse già messo parecchio male, riuscì a divincolarsi e afferrò tutto quello che si trovò appresso. Quando gli arrivò tra le mani un bastone iniziò ad usare quello come arma, ferendo Maximilian senza mancare un colpo, e lo stesso fece con i sassi e con i mattoni, aprendo ferite un pò ovunque sotto la camicia bianca di lino del ragazzo.

«Rimangiati quello che hai detto, cane!» gli urlò dietro Riain, tirando fuori da sotto la casacca un coltello d'argento lungo quanto una spanna. «O questo si insinuerà tra le tue carne come tutti quelli che ti sei scopato!»

A quelle parole, la piccola folla di Theufel che aveva delineato il ring improvvisato iniziò ad esultare e ad urlare frasi che Maximilian non aveva la minima voglia o interesse di ascoltare. Riain non era un avversario imbattibile, né molto furbo, ma di certo la lama che gli stava puntando addosso non portava le probabilità a suo favore. Il metallo del pugnale puntava nella sua direzione ed era ornato dai disegni caratteristici dei fabbri di Porto Chiosco. Se quel tipo alto e dai capelli rasati era davvero un discendente dei fondatori della cittadina di mare, tutta la sua famiglia doveva aver puntato tutto su di lui, dal momento che sulle coste c'era l'usanza di avere un solo figlio a famiglia.

«Ti piace giocare sporco?» domandò Maximilian retoricamente. «Devi essere molto fiero di te per dare uno spettacolo tale a tutta la Merkal. I tuoi genitori volevano un Theufel e hanno ricevuto una mezza sega come te che per vincere un duello ha bisogno di barare»

Riain sorrise. «Se fossi stato un vero Theufel ti saresti portato appresso anche tu un'arma» rispose. «E ora non saresti qui a chiedermi pietà come un cucciolo impaurito»

«Quello che guaisce qui se tu»

E ricominciarono a scagliarsi uno contro l'altro.

La lama di Riain era maneggiata da mani esperte: se nel corpo a corpo il ragazzo non eccelleva particolarmente, con quell'arma era davvero un maestro. Riuscì infatti a ferire la guancia di Maximilian e poi la coscia, senza però compromettere profondamente la sua stabilità, in modo tale che il duello potesse rimanere alla pari, nonostante uno dei due fosse sfornito di un coltello o di qualsiasi altra cosa potesse servire da difesa. Andarono avanti per un po', forse per troppo.

Maximilian, alla fine, schivando un affondo saltò sul muretto e usò una colonna di marmo come scudo e, abbassandosi dopo l'ennesimo attacco da parte di Riain, si lanciò contro di lui, avvinghiando le gambe al collo del ragazzo e facendogli diminuire il respiro. Quando il suo volto iniziò a diventare paonazzo per l'aria insufficiente, Maximilian gli strappò il coltello dalle mani e lasciò la presa, permettendo all'avversario di riprendere fiato.

Riain aveva gli occhi iniettati di sangue, ma non sembrava sul punto di cedere.

Quando la lotta ripartì, questa volta a favore di Maximilian con la lama a sua completa disposizione, la folla di ex Theufel venne spinta da parte e tutti si ammutolirono di colpo, come se qualcuno li avesse colti in fallo. Anche Riain e il suo avversario furono distratti un momento, giusto il tempo per capire chi li avesse interrotti.

«Allora non avete capito proprio nulla di quello che vi è stato detto» cantilenò una ragazza, seguita a ruota da due guardie che si erano attardate prima di tornare sul continente. Era vestita in un completo blu scuro, colore che sarebbe stato attribuito anche a Maximilian se avesse dimostrato di essersi integrato e di aver accettato la sua nuova vita da Brylast. «Non sono ammessi comportamenti di questo tipo qui. Pestarsi a sangue a vicenda vi sembra una cosa degna di voi stessi?»

Maximilian non disse nulla, ma si voltò a guardare Riain ribollente di rabbia dopo che venne bloccato proprio sul più bello. Questo fissò la ragazza e poi puntò il dito contro Maximilian. «Ha cominciato lui Nives» disse. «Non oserei mai disobbedire a ciò che voi alti funzionari richiedete con tanta grazia»

Nives fece un cenno alle due guardie che erano con lei e incrociò le braccia al petto. «Ne dubito fortemente Riain» disse. «Portateli nelle loro stanze ed assicuratevi che non escano fino al tramonto»

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