Alioth

Finalmente ero riuscita ad avere una relazione. Le cose tra me e Alioth procedettero più che bene.
Un giorno era a casa mia e, mentre lavava i piatti, stava parlando di noi in terza persona. Doveva definirsi in qualche modo e disse:

«Il tuo-» si interruppe subito guardandomi con un'espressione confusa.

«Il mio cosa?» domandai con un mezzo sorrisino.

Iniziammo a ripetere entrambi “cosa”, fin quando mi guardò e completò la frase. In me esplose un'emozione unica. Mi tremava il petto per la gioia. Ci eravamo appena definiti fidanzati.
Ero entusiasta di avere la mia prima relazione, ma allo stesso tempo l'ansia mi divorava. Avevo paura dell'intimità.
Quando ero con lui ci spingevano molto sotto quell'aspetto ed io volevo continuare, ma quando iniziavo a rifletterci la paura mi tormentava. Lui aveva già avuto esperienze, io, invece, neanche una. Avevo paura di sbagliare qualcosa.
Soprattutto, mi tormentava la mia insicurezza sui peli.

Per il resto le cose andarono benissimo. Iniziò a leggere la mia storia e, quindi, a conoscermi meglio. L'ansia che potesse cambiare opinione su di me, leggendola, mi assillava. Ciò, fortunatamente, non accadde. Per lui non era un problema il mio passato con Jane.
Ma fermai la sua lettura quando arrivo quel capitolo. Quello di cui nessuno ne era mai stato a conoscenza. “Il mostro”.
Non so se sarei mai stata pronta a farlo leggere. Da una parte volevo tirare fuori questo mio accaduto nascosto nell'oscurità, ma dall'altra qualcosa non mi consentiva di farlo. Sapevo fosse la cosa giusta da fare, eppure continuavo a sentirmi legata da qualcosa. Non riuscivo a parlarne.

Con Alioth riuscivo a sentirmi a mio agio in ogni ambito. Dalle conversazioni più stupide a quelle più serie. Dalle situazioni più dolci a quelle più intime. Anche in ambito sessuale ci stavamo spingendo molto. Nonostante la mia paura dell'intimità, stavo riuscendo a non sentirmi a disagio con lui e mi godevo tutti quei momenti. Per me lui era il mio primo.
La mia prima relazione, il mio primo ragazzo, il primo sessualmente, il primo a leggere davvero la mia storia, il primo ad avere il mio elastico. Il mio primo tutto.
Lo amavo tantissimo e non faceva altro che dimostrarmi lo stesso. Mi fermavo ad osservarlo e pensavo:

«A volte ti guardo e non riesco a capire come le altre prima di me non abbiano visto ciò che vedo io. Non capisco come abbiano fatto a non notare un universo nascosto dentro di te. Non mi è possibile capire come possano averti fatto soffrire»

Non avevo intenzione di farlo soffrire nuovamente. Era la mia prima relazione perciò non sapevo bene come comportarmi, ma continuava a ripetermi che gli stavo dando tutto l'amore che non aveva mai ricevuto. Mi sentii sollevata nel sapere di essere abbastanza almeno per lui.
E devo ammettere che anche lui lo era per me. Anzi, aveva addirittura superato i miei standard sui ragazzi.
Era perfetto in ogni sua caratteristica, in ogni atteggiamento e gesto che faceva. 
Assecondava tutte le mie scelte e mi spronava a fare ciò che mi piaceva e ad inseguire i miei sogni. Mi aiutava nello studio, nella recitazione, mi spingeva a continuare in palestra, provava a non farmi sgarrare nell'alimentazione, mi spronava a partecipare al corso di teatro a scuola e anche a scrivere e leggere.
Quasi mi sentivo viziata.
Andava in contro ad ogni mio sogno, come quello di viaggiare. Insisteva che avrei dovuto fare dei viaggi e che, magari, saremmo riusciti a farne qualcuno insieme. Il solo pensiero mi faceva sorridere.

Un giorno, mi portò a fare un casting per un film che si sarebbe svolto in città. Apprezzai tantissimo quel gesto. La sera mi fece anche una sorpresa.
Arrivammo in un palazzo dove dei sentieri fatti con delle candele ci portarono in una stanza con delle sedie attorno a un pianoforte con attorno tante altre candele.
Non capivo cosa fosse tutta quella situazione. Pensavo si trattasse di qualcuno che avrebbe suonato cose classiche, come Beethoven.
Ma quando sentii le prime note della prima canzone il mio cuore cominciò a tremare. Lo guardai con le lacrime agli occhi. Mi aveva portata ad un tributo dei Coldplay. Sognavo di andare ad un loro concerto, ma quell'anno non sarebbero venuti in Italia. Così decise di portarmi lì quella sera.
Provai un'emozione unica, soprattutto durante la canzone Fix you. Quella che due mesi prima era in sottofondo durante il nostro primo bacio.

Alioth stava riuscendo a farmi sentire viva. A darmi tutto ciò che mi era sempre mancato. L'affetto, da parte di mia madre, e la presenza di una figura maschile, come quella di mio padre.

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