The Legends Project - Limit

Questo capitolo partecipa al concorso di WereWolfves

-C-cosa gli hai fatto?- chiesi guardandolo.

Era di fronte a me con espressione neutra e gli occhi ancora più neri del solito.

I miei occhi erano spalancati, respiravo affannosamente e sentii salirmi le lacrime agli occhi ma deglutendo le eliminai, non volevo dargli quella soddisfazione.

Lo odiavo.

Odiavo Trent per tutto.

Per avermi trattata come sua schiavetta personale in questi ultimi giorni, per avermi trattata male e per avermi umiliata.

Odiavo il suo modo di guardarmi, quegli occhi che da grigi assumevano una sfumatura di oro ogni volta che eravamo soli.

Odiavo il modo in cui le sue mani mi accarezzavano, infrangendo le mie solide barriere.

Odiavo il suo dolce fiato sfiorarmi il collo facendomi venire la pelle d'oca, odiavo il fatto di sentirmi al sicuro con lui, di essere desiderata.

Odiavo Trent per essere così... Trent, così lui.

Dannazione.

-Se lo meritava-

Fu la semplice risposta di Trent che continuava a guardare impassibile il corpo inerme di Andy, mentre con i pugni stretti lungo i fianchi e gli occhi diventanti di un leggero dorato subito sostituiti da un carbone intenso, mi squadrarono attentamente.

Per la prima volta non riuscii a sostenere il suo sguardo, mi sentii davvero male.

Era come se in qualche modo avessi tradito la fiducia di Trent, poiché sapevo che quando eravamo soli lui era un'altra persona, forse il vero Trent.

La scena della medicazione mi ritornò in mente e anche le altre scene dopo, dove lui mi aveva toccata e io invece di spingerlo già all'inizio, ero rimasta bloccata, bloccata dal suo piacere, dal calore del suo corpo contro il mio.

Un ringhio mi riportò alla realtà.

Trent continuava a starsene di fronte a me, il corpo di Andy a divederci.

Istintivamente feci un passo avanti e le mie gambe arrivarono vicino ad Andy che giaceva per terra e sperai vivamente che non fosse morto.

-Perché lo hai fatto?- sussurrai cercando di sentire i battiti del cuore del ragazzo a terra. -Come hai potuto farlo? Fa parte del tuo branco-

Non avevo intenzione di sfidare il grande e possente Alpha ma questa volta aveva davvero esagerato, aveva superato i limiti.

I miei occhi inumiditi corsero su di lui e il suo sguardo vacillò leggermente.

Era la prima volta che vedevo Trent in difficoltà.

Un piccolo sorriso mi spuntò sulle labbra; per quanto Trent possa essere crudele e spietato, qualcosa di umano viveva ancora dentro di lui.

-Puzzi di lui- disse Trent mentre si avvicinava con passo felpato e arricciava il naso sentendo quella puzza. –Ho visto quello che avete fatto, non negarlo Jane-

-Di cosa stai parlando, Trent?- continuai guardando il volto impassibile di Andy e il cuore mi si strinse e iniziai a sudare freddo.

Non potevo mentire per sempre.

Ci fu uno spostamento d'aria.

Trent aveva superato il corpo di Andy senza degnargli di un'occhiata, come se fosse una carcassa e appena fu a poca distanza da me, mi afferrò per il polso strattonandomi.

Fui schiacciata contro il muro e mi morsi il labbro per non spingerlo un'altra volta.

Con il braccio libero sfiorai il torace di Trent che si alzava e abbassava velocemente.

I suoi occhi che mi ardevano, mandando in frantumi tutte le mie difese.

Perché ogni volta che ero con lui mi sentivo così?

Neanche con Nick mi ero mai sentita protetta ed eccitata in questo modo.

Feci un respiro profondo con il bellissimo viso di Trent a poca distanza dal mio.

Sembrò rabbrividire quando il mio fiato sfiorò la sua pelle e anch'io rabbrividii di piacere.

I suoi occhi da nero carbone s'illuminarono, diventando di un oro abbagliante, sembravano due pietre preziose.

M'incantai nel guardarli, m'incantai nel guardare tutto di Trent, ma quando mi resi conto che a poca distanza da noi Andy giaceva per terra, deviai lo sguardo girando la testa da un lato e nonostante il ringhio di disapprovazione di lui, rimasi ferma sul mio comportamento.

-E' morto?- chiesi in un sussurro cercando di mantenere la calma.

La presa sul mio polso si allentò e quella stessa mano iniziò con il pollice a fare piccoli cerchi all'interno del polso.

Sgranai leggermente gli occhi e poi li richiusi sentendo i battiti del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie.

Calma, Jane.

Nonostante stessi ripetendo quella frase ormai da cinque secondi, stentavo a crederci.

Trent mi stava accarezzando.

Mi maledissi e i miei occhi corsero di nuovo sul suo viso, e il grigio delle sue iridi mi bloccò.

Non c'era bisogno di parlare ed era così strano.

Con Trent la maggior parte delle volte non serviva parlare, non ce ne era bisogno, era come se lui già mi conoscesse.

-No, non è morto-

Sospirai di sollievo mentre guardai il corpo di Andy a terra.

-L'ho solo stordito. Appena si ristabilirà capirà però a cosa si va incontro se si tocca ciò che mi appartiene-

I suoi occhi furono attraversati da un bagliore oscuro, ma subito ritornarono grigi e profondi come prima.

-Ti prego, Trent. Non fargli del male- dissi cercando di inchiodarlo con lo sguardo.

Ti prego, Trent. Non farlo.

Sapevo che poteva sentirmi e lo capii quando fece un passo indietro interrompendo il nostro contatto.

Nonostante si fosse allontanato di poco, volevo ancora la sua presenza vicino alla mia. I suoi occhi che guardavano solo me.

Solo me e nessun'altra.

-Sembra che dovrò tenerti con il guinzaglio. Se ti trovo a gironzolare ancora con qualcuno del mio branco, la prossima sarei te, Jane-

Rabbrividii dalla paura mentre lui voltando le spalle si avviò da dove era venuto, scavalcando di nuovo il povero Andy.

Rimasi lì ferma fino a quando Trent scomparve dalla mia vista.

Mi avvicinai di nuovo ad Andy accasciandomi vicino a lui.

Gli scostai qualche ciocca e una lacrima solitaria mi rigò il viso, ma subito la scacciai.

-Mi dispiace così tanto, Andy-

Era così impegnata a scusarmi che non mi accorsi di un'altra ombra vicino a me.

Girai lo sguardo e vidi che era lo stesso ragazzo che prima mi aveva trascinato fuori dalla camera di Trent.

Senza dire niente si abbassò anche lui vicino al corpo di Andy, gli passò un dito alla base del collo e sospirando lo prese tra le sue braccia come una sacco di patate.

-Hai sfidato diverse volte Alpha Trent. Se fossi stata una del branco a quest'ora potevi ritenerti anche morta-

La voce profonda del ragazzo mi fece rabbrividire ed io non osai rispondergli poiché in effetti aveva ragione.

Il ragazzo s'incamminò verso lo stesso corridoio che pochi minuti fa aveva preso Trent e stringendosi Andy, non potei far a meno di sentirmi in colpa.

***

Più nessuno si era presentato lungo il corridoio.

L'unica ancora che vagava ero io, poggiata al muro come se fosse la mia ancora, come se fosse abbastanza solido da sostenermi tuttavia sapevo che anche con una minima scossa il muro sarebbe crollato.

Con le mani mi staccai dal muro e guardai la fine del corridoio.

Mi stropicciai gli occhi ridendo mentalmente.

Mi sembrava tutto così surreale, eppure era così reale da poterlo quasi toccare con le dita.

Ero bloccata tra queste mura da così tanto che ormai ci avevo fatto l'abitudine tuttavia però, non ce la facevo più.

Iniziavo a soffocare.

Quello non era il posto mio.

Dovevo trovare mio padre, capire se effettivamente era tra i ribelli e scoprire dove Trent aveva rinchiuso Nick.

Nick...

Solo a sentire quel nome una fitta attraversava il mio cuore.

Nick era sempre stato al mio fianco, non mi aveva mai abbandonato, sempre pronto a proteggermi nonostante fossi in grado di cavarmela da sola.

Mi sentivo maledettamente in colpa per tutto, se Nick ora si trovava nelle grinfie di Trent era solo colpa mia.

Tuttavia ogni volta che pensavo a Nick come un lupo bianco o al fatto che fosse padre, una fitta di delusione s'impossessava sempre di me.

Sicuramente mi aveva nascosto tutto questo per proteggermi, ma alla fine lo ha fatto davvero?

Tutta questa protezione, tutto questo desiderio di proteggere è servito?

Una folle idea mi attraversò la mente.

Roteai sui miei talloni e mi diressi verso il corridoio opposto.

I miei occhi correvano sulle numerose porte chiuse ma io cercavo altro, io ne cercavo una in particolare.

Mi fermai quando la trovai.

Dato che ero sola, avevo la possibilità di osservarla meglio.

La porta della stanza che conteneva tutti quei meravigliosi vestiti appartenuti all'amica di Leila era di un legno molto chiaro, quasi nocciola.

Piccoli disegni ornavano il cornicione della porta, tutti intagliati nel legno e un pomello completava l'opera.

Se avessi fatto più attenzione, avrei subito notato che quella stanza era di una femmina.

Mi morsi il labbro e la mia testa saettò verso entrambi i corridoi.

Sospirai dal sollievo e con il cuore a mille, girai il pomello, e capendo che la camera non era ancora stata chiusa, entrai trattenendo il fiato.

La stanza nonostante non fosse tanto grande, era accogliente e calorosa.

Le pareti di un arancio pastello rendevano l'ambiente ancora più confortevole.

Tuttavia quell'arancio a stento si vedeva, sembrava essere svanito via con il tempo e nessuno più ci aveva passato una mano.

Girai su me stessa e dopo che il mio sguardo si posò su un letto da una trapunta azzurra, tutto il mio corpo andò verso quello che qualche minuto prima aveva catturato la mia attenzione.

Sorrisi sfiorando uno a uno e questa volta con molta più calma quegli splendidi vestiti uno più significativo dell'altro.

Tutti quegli abiti erano diversi tra loro, niente li accumunava, forse solo chi li indossava ma ognuno custodiva il ricordo di qualcosa, i ricordi di una persona che se ne era andata ma che sembrava essere ancora una ferita aperta.

Il profumo di lavanda proveniente dai vestiti m'investì ed io sospirai beata.

Le mie dita correvano lungo la seta, l'organza e le perline che decoravano ogni abito.

Il mio viso era illuminato da un enorme sorriso e forse fu la prima vera volta che risi davvero da quando ero lì.

I miei polpastrelli si fermarono però quando toccai il corsetto di un abito viola.

La gonna era lunga e maestosa, più strati di seta viola designavano l'abito.

Non ero una grande amante del viola eppure quel vestito era splendido, nonostante ce ne fossero altri ancora più belli.

Era un viola scuro, non morto.

Un viola immenso, in grado di catturarti, di inghiottirti.

Un viola in grado di confondersi con la notte, un viola che ti può aiutare a scappare a mezzanotte, come Cenerentola, anche se era alquanto difficile farlo con quel vestito.

I bordi dell'abito erano molto più chiari, piccoli brillanti sembravano decorarli e alcuni strati della gonna erano molto più corti rispetto agli altri.

M'illuminai come una lampadina quando un'idea mi balenò per la testa.

Un'idea folle, un'idea che forse mi avrebbe messo in pericolo, un'idea che forse mi sarebbe costata tanto.

Sfilai le sottili bretelle del vestito viola dalla stampella di legno e prima che il vestito collassasse a terra, lo strinsi tra le braccia.

L'abito era più voluminoso di quanto mi fossi aspettata, così cercando di non cadere e di vedere, uscii dalla stanza e chiusi la porta e i miei occhi corsero per l'ultima volta su quella graziosa camera.

Non conoscevo la proprietaria di questi vestiti, ma nonostante tutto doveva essere stata molto amata dal branco e a maggior conferma, era il divieto di entrare nella sua stanza.

Tenendomi stretto il vestito come un neonato, lo strinsi a me e cercando di non farmi vedere, mi avviai verso la mia camera per nascondere l'abito.

Mi sarei presa cura io di quello splendore, avrei custodito io il ricordo che conservava quel viola.

***

Odiavo profondamente Trent.

Per quanto riguarda il guinzaglio, pensavo che il grande e possente Alpha stesse scherzando, ma in verità non era così.

Leila mi seguiva da tutte le parti come fosse un cagnolino e ogni volta che qualche occhio curioso si fermava su di me, soprattutto se maschili, lei ringhiava contro come una vera e propria predatrice.

Avevo cercato di ricavare qualche informazione dalla bocca di Leila.

Volevo sapere se Andy si era ripreso e dove si trovava; volevo scusarmi con lui. Tuttavia Leila scuoteva sempre la testa e stando in silenzio continuava a camminare.

Per quanto ero impegnata a pensare a come chiedere scusa ad Andy e farmi perdonare, i miei pensieri erano rivolti a tutt'altro.

Trent.

Davvero non riuscivo a capire perché si comportasse prima come un cavernicolo poi come un cavaliere.

Questo mi faceva impazzire letteralmente.

Non poteva fare così ogni volta che parlavo o cercavo di approcciare con qualcuno.

Era stato lui a volermi qui non io.

Con una scusa dissi a Leila di salire al terzo piano e una volta salita, mi diressi a grandi passi verso la stanza di Trent.

Per alcuni minuti stetti ferma davanti alla porta con il respiro affannoso, nonostante le scale erano poche.

Strinsi le mani in pugni e bussai esitando.

Non mi rispose nessuno così quando la mia mano impugnò la maniglia della porta, una serie di conseguenze per la mia azione mi balenarono in testa ma scacciai fuori tutti questi pensieri entrando nella camera di Trent.

Come sempre la stanza era avvolta dall'oscurità e anche se non vedevo quasi niente, le mie mani riuscirono a sfiorare il bordo del letto.

Mi sedetti sul soffice materasso e le mie dita iniziarono a tracciare le lenzuola nere del letto.

Erano di seta.

D'istinto presi quella morbidezza tra le mani e portandomela al volto, assaporai il dolce sapore di Trent.

Sospirai e immediatamente mi venne l'acquolina in bocca.

Calma, Jane.

La porta si aprì e si richiuse di scatto.

I peli si rizzarono come fili elettrici ma nonostante sapessi l'identità dell'altra presenza, non mi girai, continuando a tenere tra le mani le lenzuola di seta nera.

Nessuno osò parlare, anche se sentivo i suoi occhi perforarmi la schiena.

-Non ti ho dato il permesso di entrare-

Strinsi le mani in pugni e il lenzuolo si stropicciò, così lo lasciai andare e mi alzai di scatto girandomi verso di lui.

-Non ho bisogno del tuo permesso per entrare- risposi con aria di sfida.

Non mi avrebbe intimorito ancora una volta.

Nonostante era avvolto dall'oscurità, Trent era comunque bellissimo.

Con passi piccoli ma sicuri mi avvicinai verso di lui fino a quando non fui di fronte a lui.

-Perché Trent? Perché fai così? Cosa vuoi da me?- dissi sussurrando mentre abbassai gli occhi guardando a terra mentre sentii i nostri respiri confondersi.

Il mio cuore perse un battito quando due dita mi afferrarono il mento alzandomi il viso.

-Guardami, Jane- sussurrò Trent e il suo fiato mi sfiorò il viso facendomi rabbrividire.

I suoi occhi inchiodarono i miei come una calamita e rabbrividii ancora quando vidi che le sue dita erano ancora sotto il mio mento.

Con la mano libera Trent mi spostò una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio con la massima attenzione e quando mi prese per un fianco attirandomi a sé, numerose scariche elettriche attraversarono tutti il mio corpo.

-Adoro il mio odore su di te- sospirò mentre con il viso si avvicinava all'incavo del mio collo baciandolo.

Gemetti leggermente e inarcai il collo.

-Trent, perché mi tratti così? Prima mi fai sentire un essere insignificante e poi fai questo- dissi non del tutto convinta, con la voce che stava iniziando a tremare.

Un'altra volta.

Trattenni un grido di sorpresa quando Trent mi prese in braccio e istintivamente le mie gambe fasciarono il suo busto e le mie braccia circondarono il suo collo.

Gli occhi oro di Trent spiccarono da quell'oscurità e continuando a guardarmi si diresse a grandi passi verso il suo letto.

Mi adagiò leggermente e rimasi sorpresa dalla sua gentilezza.

Salì sopra di me e mi prese leggermente entrambi i polsi portandoli sopra la mia testa.

Guardai incantata Trent mentre lui mi osservava a sua volta.

Il suo pomo di Adamo saliva e scendeva velocemente mentre i miei occhi corsero lungo le sue labbra.

Quanto avrei voluto baciarle.

Un ringhio profondo e animalesco invase tutta la stanza mentre io trattenni il fiato.

-Cosa vuoi da me, Trent?- dissi continuandolo a osservare rapita.

Lui si avvicinò pericolosamente a me e seppellì il suo viso nella mia spalla destra.

-Voglio te- ringhiò mentre i suoi denti affondarono nella carne del mio collo mentre io urlavo dal piacere.

Spero vi piaccia! 

Un abbraccio, 

By Moonline

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