New house, same grudges

-E questa è la camera dove dormirai.
Disse Hank Palmer finendo il tour della casa.
Eveline Miller aveva visto tutto tranne la camera da letto di Henry che restava chiusa a chiave.
Doveva viverci, per quanto assurdo, piuttosto che trovarsi senza un tetto dove stare. Da Olivier qualche visita l'avrebbe fatta eccome e di sicuro non in modo amichevole. Si stese sul letto che profumava di fresco, fissando l'avvocato che la stava guardando di rimando.
-Sei già stanca, alla faccia della giovinezza!
La prese in giro.
-Taci Palmer.
L'uomo aggrottò le sopracciglia lanciandole un cuscino addosso, iniziando una lotta a distanza che Eveline voleva tenere così dato che intuì l'intenzione di Hank di volerle saltare addosso con il cuscino. Non riuscì a fermarlo quando prese un cuscino al volo lanciandosi sopra la sua faccia premendo il gomito sul comodo cuscino soffocandola. Quando gli arrivò uno schiaffo sulla testa la lasciò respirare, venendo spintonato da una Eveline divertita ma spaventata allo stesso tempo dallo scherzo.
-Potevi uccidermi!
Con disgusto la prese per una spalla facendola allontanare.
-Non oggi Miller.
Rispose con un ghigno malefico tappandole la bocca con la mano prima di sentirla ribattere. Aspettò che si calmasse finendo di dimenarsi per farle capire che non voleva farle nulla di male, sorridendo luminoso. Per quanto volesse restare chiusa in quella camera per sempre senza vederlo sentì l'irrefrenabile istinto di seguirlo giù per le scale in sala da pranzo dove prese dei fogli iniziando a scrivere cose sue. Eveline, tenendo quel silenzio momentaneo costante, alla fine cedette al giochetto di Hank sporgendosi sul tavolo per sbirciare il foglio, ma lui permaloso si alzò andando in salotto.

-Voglio soltanto leggere.
Disse curiosa insistendo, cosa che odiava a morte l'avvocato.
-Ti fai gli affari tutti Miller una volta per tutte.
Rispose allungando le gambe sul divano mentre spostava il busto in continuazione quando la protagonista sentiva il gusto dello scherzo continuare a farla sbirciare. Hank si stava divertendo ma era un attore a fingere di arrabbiarsi tanto che lo fece credere alla povera e ingenua ragazzina.
-Basta!
Gridò ad un certo punto facendola sussultare dallo spavento, fermandola davvero.
Non sapeva come scusarsi e gesticolò debolmente imbarazzata, ma l'avvocato la sorprese ancora.
-Oh...dai Miller stavo scherzando, vieni qua vicino a me.
Con la mano l'afferrò per il braccio senza attendere oltre, obbligandola a stendersi di fianco a lui anche se a momenti cadeva dal divano talmente era bello comodo su di esso. Per tenerla ferma mise un braccio sotto il collo facendo cadere intenzionalmente le punte delle dita vicino alle sue forme proibite. La guardò alternando lo sguardo sulle labbra per la troppa vicinanza, sfiorandole la pelle della pancia facendole il solletico.
-Stavo scrivendo il contratto, piccola.
Rimangiò l'ultima parola dopo essersi piegato in due con una gomitata di Eve nel fianco.
-Cerca di non beccarmi la ferita stronza, uh?!
Inferocito per il dolore le schiacciò le guance rendendole rosse finché non chiese scusa. La mollò con una leggera ombra di pentimento, passando il resto della spiegazione a carezzarle le gote anche se Lei quelle minacce le allontanava sempre.
-Hank, dai, sei troppo attaccato.
Con disagio tentò di staccarsi da lui, ma invano.
-Passeremo settimane insieme, forse mesi, quindi non ti lascerò in pace nemmeno un secondo. Abituati.
E no non era affatto una minaccia bellissima.
Quando finì di spiegare e lei firmò con esitazione il contratto, mentre scendeva finalmente dal divano Henry ghignò sadico dandole una spinta sulla schiena rischiando di farla cadere a terra. Eveline lo fulminò con gli occhi ribollenti di fiamme ambrate che però si spegnevano innocue sentendo la sonora risata dell'uomo che teneva la mano venosa ferma sulla cintura.
-Dai Miller, in camera su!
Le pizzicò una natica prima di vederla camminare via, beccandosi un pizzicotto meritato sul braccio.
Invece di andare in camera sfogò tutto il suo scrigno di emozioni ravanando fra gli strumenti della cucina e i vari ingredienti riuscendo a trovare ciò che cercava. Hank trovò la forza di alzarsi soltanto quando sentì un profumino provenire dalla cucina dove vide al tavolo la ragazza intenta a tagliare e preparare probabilmente uno "spuntino":

Ne rubò uno di soppiatto, sgattaiolando verso la camera dell'ospite per curiosare nella sua valigia. È una cosa sbagliata è irritante, ma voleva soltanto assicurarsi che non avesse portato eventuali pericoli. Vide un sacco di annunci per appartamenti economici a Boston, Montreal, Los Angeles. Questi annunci risalivano addirittura ad anni fa, come se avesse cercato di scappare da un bel po' di tempo anche prima di conoscerlo.
-Io l'ho detto che nessuno vuole vivere in questa città...
Borbottò da solo sfogliando le varie informazioni.
Lesse veloce un libro vecchio di legge che portava quasi sempre, poi sepolto e mezzo rovinato ci stava un bracciale di pelle con inciso sopra la scritta Bordeaux. Nella foga della ricerca stava per tirare fuori un quadretto familiare che Eveline lo sorprese strappandogli dalle mani ciò che stava prendendo.
Hank colpevole la vide con le labbra serrate cercando di mantenere la calma.
-Scusami, stavo soltanto guardando.
La scusa più banale del mondo.
-Fuori.
-È casa mia.
Eveline al limite rimise tutto dov'era tirandogli due pugni forti sul petto, venendo bloccata da un abbraccio caldo che la copriva del tutto come essere abbracciata da un armadio. Non voleva combatterla, soltanto confrontarla. Per adesso sentiva che aveva bisogno di sostegno, sbagliava a prenderla in giro soltanto che serviva per ignorare quello che ogni volta provava vicino a lei.
-Shhhh, tranquilla, stai bene.
Sussurrò con la guancia sulla sua nuca, dondolandosi sui talloni per cullarla.
Come mai si era abbandonato ad un gesto così affettuoso quando voleva soltanto renderle la permanenza un inferno?
Riflettendoci finì per darle due colpetti sulla spalla per farla distaccare, lisciandosi la camicia stropicciata.
-Grazie.
Disse asciugandosi le lacrime.
Hank poteva sentirle il sangue che scorreva nelle vene, il cuore pulsare più forte quando si avvicinò chinandosi. Con il senno di poi deviò il bacio sulla fronte, apparentemente dolce.
-Abbiamo un caso da preparare, forza.
La superò scendendo di nuovo.
Eveline sospirò non sapendo se sentirsi delusa o felice poiché, dopotutto: nuova casa, stessi rancori!





*ho sonno mamma mia. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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