Even the light
-Eveline che c'è adesso?
Chiese leggermente annoiato Henry guardando quella cassetta con noncuranza.
Sinceramente era anche stanco di essere felice e poi tornare come prima, per colpa dell'istinto impulsivo della ragazza che, se avesse cercato più a fondo, di sicuro non avrebbe sentito quello squarcio al cuore dilaniato con la carne a pezzi.
-Guarda tu stesso.
Disse con il solito dipinto di dolore sul volto, che Hank Palmer aveva visto e causato innumerevoli volte. Bisognerebbe innamorarsi delle anime non delle persone. Alla fine vide la videocassetta e dopo aver visto quel video prese con prepotenza la cassetta spezzandola in due dalla rabbia come se fosse un grissino. La frantumò al muro, ringhiando contro Eveline che ribolliva della stessa identica furia. Henry con i denti così stretti e digrignati che quasi stavano per rompersi la prese per la testa, appoggiando la fronte sulla sua mentre le urlava contro premendo le mani sulle orecchie.
-LASCIAMI!!!
Strillò Eveline tirandogli una testata bella dritta sulla faccia facendogli sanguinare il naso senza romperlo per fortuna altrimenti l'avrebbe uccisa seriamente. Iniziarono a picchiarsi a vicenda facendo un casino in cantina, ribaltando tavoli, la ragazza venne presa e sbattuta contro il muro come se fosse spazzatura, mentre il tavolino dove c'era la cinepresa venne spaccato in due dal corpo di Hank sollevato per il collo dalla forza immensa che dominava Eve quando era ferita ed arrabbiata oltre il limite. Eveline per un momento si sentì inferiore, di nuovo a terra dolorante.
Ma no appena ripensò al video e a tutte le prese in giro nella vita si rialzò subito.
Erano forti uguali se soltanto davano ascolto ai loro mostri, non esiste l'uomo più forte della donna. Lottavano perché lei non voleva ascoltarlo e lui aveva perso la pazienza nel scusarsi e prendersi la colpa per cose che non aveva commesso. Se aveva fatto qualcosa si assumeva la responsabilità, altrimenti non voleva sentire altra ragione o scusa che lo incolpasse su cose da chiarire sapendo di essere nel giusto. Eppure da dietro le sbarre Olivier sorrideva maligno sapendo che li aveva messi l'uno contro l'altra.
Non possono andare d'accordo per tanto tempo questi due è scritto nel loro sangue e, due caratteri come i loro, alla fine si scontrano sempre con conseguenze catastrofiche come questa. Poi potevano abbracciarsi e giurarsi amore eterno, ma comunque dopo qualche giorno o settimana sarebbero tornati a picchiarsi come due predatori affamati.
È esplosa la rabbia, la tristezza di Hank ed Eveline, e potevano consolarsi con baci e abbracci soltanto che un ragazzo francese ha deciso per loro di far finire la faccenda com il sangue. I due ora si guardavano dai lati opposti della cantina: sudati e feriti, respirando affannati con lo sguardo ancora nel pieno della battaglia furiosa.
Glenn e Dale entrarono all'improvviso vedendo tutto il casino. Dale corse dalla sua preziosa cinepresa tirandola via dai resti di un tavolino quasi tutta intera, portandola di corsa di sopra come se fosse un bambino in cerca di cure.
-Ragazzi, dai...
Riuscì a dire il maggiore sapendo che non andavano d'amore d'accordo ma non fino a mettersi le mani addosso con tana ferocia. Si mise in mezzo prima che ripartissero ad azzannassi e scannarsi come cannibali, premendo le mani sui loro petti per allontanarli. Eveline allungò un braccio riuscendo a procurare un piccolo rivolo di sangue sotto l'occhio di Hank che stava per rispondere ma Glenn lo buttò a terra bloccandolo.
-ADESSO FINITELA!
Tuonò facendoli sussultare.
-Ragazzina vai a darti una sciacquata che a mio fratello ci penso io.
La Miller restava a guardarlo bloccato per terra che si dimenava come una biscia, l'espressione impassibile ma semplice da decifrare.
La spinse di sopra finché Eveline giunse nel bagno, iniziando a curarsi la ferita più evidente che aveva collezionato durante il combattimento.
Ci erano andati pesante entrambi, sono entrambi da incolpare.
-Lo odio, lo odio, lo odio.
Ripeteva mentre si curava alla bell'e meglio senza voler trascorrere un minuto di più in quella maledetta casa. Con la giacca da liceale addosso uscì senza cellulare, soltanto con una chitarra elettrica tenuta dietro la schiena grazie ad una fascia nera borchiata. Se ne fregava degli sguardi della gente ai segni che aveva in faccia e sul resto del corpo, con ancora i jeans strappati che lasciavano intravedere del sangue. Il Flying Deer era chiuso ma Sam c'era, così spaccò il vetro con la chitarra entrando senza pensarci. La barista stava per tirare fuori una pistola pensando fosse un ladro, ma poi la vide e divenne confusa.
-Cosa hai fatto?
Le prese i polsi vedendoli viola scuro così come una parte del collo, preoccupandosi della grande ferita sulla fronte che le aveva portato via un bel pezzo di pelle avendo raschiato la faccia sul muro di pietra. Hank non stava messo meglio credetemi.
-Quand'è l'ultima volta che l'hai fatto con lui, uh?!
La minacciò spintonandola, così minacciosa che Samantha rispose intimidendosi.
-Al lago...quando eri scappata dal tribunale....
Voleva aggiungere anche di non ricordarsi se l'avesse fatto altre volte dopo il lago, ma tacque anche lei gelosa di Hank conoscendolo mille volte meglio della ragazza. Eveline se n'era già andata via, correndo sulla collina dove suonò un sacco di canzoni rock urlando fino a rovinarsi le corde vocali, volendo cantare parole acide e cattive verso tutto il mondo che dominava dalla cima del vento attorno a lei. Era il suo modo di sfogarsi, e ci restò fino a sera, volendo cantare a squarciagola fino a perdere completamente la voce. In ginocchio muoveva con maestria le dita spellate e piene di calli dolorosi sulle corde, le urla sempre rivolte al cielo cosicché il vento le rubasse per portarle ai cittadini.
Affondò le unghie nella terra, lasciandola volare via quando alzò le mani per trovare un senso a tutto ciò che aveva fatto.
Era sulla strada verso quella casa barcollando dalla scarsa energia che aveva esaurito, pronta ad affrontare di nuovo Hank ora che sapeva di averlo accusato per nulla, di averci combattuto perché non si informava prima di parlare, ma stava anche camminando con una bottiglia quasi vuota di vodka in mano quindi i pensieri e le giustizie non esistevano nella sua mente.
La sbronza passò immediatamente appena vide Noah guidare l'ambulanza come un pazzo, passandole davanti.
Niente di strano, se non fosse per il fatto che l'ambulanza a sirene spianate proveniva esattamente dalla direzione dove si trova la casa di Henry Palmer.
Perciò vedete: anche la luce, senza chi la rende viva, si spegne.
*un po' di madness doveva starci altrimenti non era una mia storia :'). Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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