Don't trust
Eveline Miller indietreggiò inorridita, stordita, quasi sorpresa di aver davanti Noah vivo e vegeto ma nel momento sbagliato.
-Nega tutto.
La sfidò con il labbro tremante.
Non hanno una storia che abbiamo approfondito a lungo, ma i momenti non raccontati a loro rimanevano.
-Mi dispiace.
Riuscì a dire soltanto questo.
Adesso odiava a morte Olivier. Sapeva che era un ragazzo molto vendicativo, amante dei soldi e del successo arrivando pure a giocare con slealtà pur di esser ricco, avevano i loro trascorsi che di certo non giovava alla ragazza, però mai si sarebbe aspettata un colpo così basso da parte sua.
Addirittura spiarli, fotografarli.
-Sam mi ha pure detto che siete rimasti per ore intere a pomiciare.
Eveline strizzò gli occhi guardando in direzione del Flying Deer, sentendosi tradita anche da lei.
-Eravamo ubriachi Noah, me ne sono pentita subito dopo credimi.
Il ragazzo abbassò lo sguardo con il cuore spezzato, le lacrime sulle guance.
-Io ti amo Eve, ti amo tantissimo. Ma tu continui a mentire, non solo a me ma a te stessa.
Fece per andarsene, ma la protagonista lo prese per un braccio con dentro un sacco di frasi e parole bellissime in cui ci credeva, che avrebbero dissipato ogni loro litigio, ma fu soltanto capace a chiedere ancora invece di dare risposte concrete.
-Come mai non sei più in coma?
Lewis sapeva che voleva dirgli altre mille cose, eppure rispose.
-Ero in coma temporaneo e molto lieve, è più facile svegliarsi.
La lasciò così, con il dubbio poiché i medici le avevano detto tutt'altra cosa, e forse Olivier li aveva corrotti per farle credere che stesse per morire o non si svegliasse mai più. Era capace di farlo eccome.
Sentiva il richiamo del pericolo chiamarla indietro per tornare da Hank, ma altrettanto forte era il desiderio di riaggiustare le cose con Noah. Dopotutto aveva sofferto e pianto a dirotto quando lo andava a trovare, non poteva dimenticarselo.
-Patetica.
Un applauso la fece girare, scontrandosi contro il vero nemico che ancora nessuno comprende appieno.
-Dubois.
Disse stringendo i pugni.
Se ne stava appoggiato al muro mentre roteava le chiavi della macchina sull'indice, ghignando da vero stronzo.
La portò a casa, vantandosi e sbattendole in faccia il fatto di aver subito occupato quelli che erano i suoi spazi, la sua vecchia casa. Aveva cambiato quasi tutti i mobili e questo le spezzava il cuore. Si sedettero l'uno di fronte all'altra, prendendosi a parole.
-Osa ancora rovinarmi la vita e giuro che ti sbatterò in prigione alla prossima udienza.
Lo minacciò sbattendo una mano sul tavolo con le due ambre infuocate.
-No sei tu che mi hai rovinato la vita e non vincerai mai.
Rispose fermo nei ricordi spiacevoli d'infanzia causati dalla ragazza.
Rimase in silenzio, affogata nei sensi di colpa. Aveva ragione su questo argomento, aveva sempre ragione. Gli aveva rovinato la vita partendo dall'infanzia, gli aveva tolto tutto per un capriccio. Ma questo discorso non l'affronterà con Olivier un'altra volta. Usava il passato come espediente per renderla schiava, solo una mente comandata. Adesso che si era liberata da questa condizione, il francese puntava molto di più sul cuore che sulla sua mente.
-La domanda è: andrai da Noah, oppure da Palmer?
Sghignazzando la mise di nuovo alle strette, chiaramente Eveline moriva dalla voglia di tirargli un destro senza poterlo fare per non dargli altra corda con cui legarle le mani.
Si alzò e uscì da quella maledetta casa sbattendo la porta, ma quando giunse sul viale che a sinistra portava da Hank e a destra da Noah rimase a pensare.
Il ragazzo era ferito, poteva fare un monologo per farlo tornare da lei, ma per paura come mosse il primo passo verso destra sentì un nodo allo stomaco stringersi improvvisamente, facendola scappare nella direzione più facile.
Corse a perdifiato, sentendosi salva soltanto quando saltò in braccio ad Hank che sorpreso la prese al volo, stringendola. Era agitata come se fosse appena fuggita da un mostro che però viveva dentro di lei.
Come di consueto scoppiò a piangere bagnando di lacrime l'avvocato il quale, lentamente, la posò sul divano sedendosi al suo fianco. Henry le tolse via la tristezza passando i pollici sulle sue gote umide, accarezzandole i capelli con dolcezza finché terminò le lacrime guardandolo. Eveline a fatica si alzò, guardandolo mentre abbassava il capo per guardarla con un piccolo sorriso compassionevole e intristito, in silenzio, distogliendo poi lo sguardo.
-Stai bene?
-No.
E di nuovo si rifugiò nelle sue possenti braccia, affondando la faccia nel suo petto, stringendolo fortissimo che quasi non respirava, volendo tastare la sicurezza di avere ancora qualcuno dalla sua parte. Hank posò la guancia sulla nuca, serrando le mani dietro la sua schiena come una cintura impossibile da slegare.
Gli spiegò tutto e vide solo una preoccupazione nei suoi occhi cangianti: per lei.
Era preoccupato per lei, non per se stesso, non per Noah o chiunque altro, ma per Eveline.
Senza accorgersene la portò sotto di lui, stesi sul divano, mentre le baciava il collo sensuale. Nemmeno se n'era accorta, ma pensò che se davvero voleva rimediare all'errore del bacio di certo quella situazione non andava bene. Il fatto è questo: quel bacio non è stato un errore ed entrambi lo sapevano.
Come rimediare a qualcosa che non si ritiene sbagliato?
In quel momento nessuno dei due volle pensarci, soltanto coronare un altro lungo bacio passionale mentre Hank passava le mani dalle spalle fimo alle cosce, strusciandosi sul suo fiore. Si mise a sedere portando in grembo Eve, togliendole la maglietta per scendere con dei baci lascivi sulla clavicola fino all'inizio dei seni coperti dal reggiseno.
Stava per slacciarlo quando lei lo respinse, mettendosi la maglietta in tutta fretta.
-Perché l'hai fatto?!
Chiese spaventata e di nuovo con il controllo.
-Lo volevi anche te! Dai Eve torna qua, ti prego.
Ora il sangue nelle vene pulsava forte, ovattava l'udito, con la paranoia che Olivier la stesse spiando scattando foto di quel momento per darle a Noah peggiorando la situazione. Hank da dietro le fece sentire la sua erezione, esagerando quando le strizzò un seno voglioso tanto da beccarsi uno schiaffo.
-Ma che fai stronza! Vieni qua.
La tirò per la maglietta quando cercò di scappare, facendola sedere di nuovo sul divano.
-Mi sono rotto dei tuoi cambi d'umore Miller, lo capisci o no?!
Hank Palmer è ancora più pericoloso quando viene lasciato senza soddisfazione, per questo Eveline si trovava in un grosso guaio. Deglutì quando lo vide scrocchiare le nocche coi pugni stretti.
Non doveva fidarsi di lui.
*pericolo. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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