Capitolo 20
CAPITOLO 20
Salii sull'aereo con le lacrime agli occhi, mi sedetti al mio posto e respirai profondamente. Lo dovevo a me stessa e a tutti quanti. Dovevo allontanarmi dalla mia famiglia e da quella città, almeno per qualche giorno. Non potevo permettermi di ricadere a fondo, perché non sarei più risalita. L'aereo partì ed io mi lasciai cullare dalla musica del mio ipod.
*poco prima* (ascoltatevi Patient dei Take that)
"ti amo. Questo è certo. Avrai un posto in cui dormire, anche questo è certo. Il resto lo combatteremo insieme."
Disse Aaron con un pizzico di speranza negli occhi. Sorrisi, sorrisi perché per una volta mi sentivo amata da qualcuno che non era una mia amica. Mi sentivo amata veramente. Ma non potevo vivere sulle spalle di Aaron per tutta la vita, dovevo cambiare prima io.
"Aaron...io ti amo, ti amo veramente. Ma ho bisogno di andare via per qualche mese. Il tempo che finisca la scuola e sarò ritornata, se mi vorrai ancora ne sarò felicissima. - rimase basito dalle mie parole, poi continuai. - ti prego, non dire cose che non pensi, so che chiedo troppo, manca un mese alla fine della scuola, tornerò presto. Te lo prometto."
Dissi accarezzandogli le guance. Il mio sorriso era triste, il suo era inesistente. I miei occhi erano vuoti ma pieni d'amore. I suoi erano scuri e tristi, erano occhi innamorati, ma tristi.
"Abigail io ti amo. Ti aspetterò, anche se dovessi aspettare una vita."
Disse dopo un lungo silenzio. Le sue mani erano sulle mie, le prese e se le mie dietro il collo, le sue scivolarono sui miei fianchi e le nostre labbra si unirono in un bacio dolce, forse l'ultimo, o il primo dei tanti.
"voglio solo dirti che devi continuare a vivere la tua vita, ti prego non stare male per me. Finisci la scuola e studia matematica. - risi e lui mi seguì - voglio che quando tornerò, questo sorriso sia qui ad aspettarmi."
Quasi ordinai e lui mi baciò nuovamente.
"ci sentiremo vero?"
Chiese lui ed io gli passai un dito sul labbro inferiore.
"certo. - dissi, ma poi.. - abbiamo orari differenti però..."
Lui corrugò la fronte.
"puoi chiamarmi anche alle tre del mattino. Non me ne fotte niente, voglio solo che continuiamo a sentirci...promettimelo...promettimi che appena arrivi mi chiami."
Disse con chiara preoccupazione, gli sorrisi, un sorriso che diceva che sarebbe andato tutto bene, e lui lo capì.
"ti amo."
Dissi con le lacrime agli occhi, e per poco anche lui si metteva a piangere.
"Abigail Evans ti amo più di me stesso...hai cambiato la mia vita, non l'avrei creduto possibile..."
Disse lui stringendomi fra le sue braccia, ed il mio pianto si fece più forte.
"quando tornerò parleremo di tutto...va bene?"
Chiesi sperando in una risposta positiva. Annuì e chiamarono il mio volo. Dopo avergli detto di nuovo 'ti amo'. Ci lasciammo, gli voltai le spalle e andai per la mia strada.
.....
Dopo molte ore di volo, finalmente scesi da quell'aereo. Mentre a Londra erano le sei di pomeriggio, lì era l'una, l'ora di pranzo. Mi fermai all'aeroporto e chiamai mia zia Margherita.
"si?"
La sua voce mi era mancata e subito sorrisi.
"zia! Sono...sono Abigail!"
Ci fu una pausa e fui costretta a dire 'pronto, zia?'
"oh mio Dio Abigail! Da quanto tempo! Oddio come stai? Mi sei mancata tantissimo."
Mi riempì di domande ed io sorrisi, si. Mi era mancata molto.
"zia sono a Los Angeles, sono in aeroporto, mi vieni a prendere? Ti spiego tutto dopo."
Accettò subito e riattaccammo. Era tutto così grande ed enorme, in fondo era la mia città natale e la adoravo, purtroppo non ci avevo mai vissuto...ma dalle foto sembrava veramente bella.
Mia zia arrivò subito, mi accolse con un caloroso abbraccio, che durò parecchi minuti.
"dove sono tutti quanti? Sei sola?"
Chiese corrugando la fronte. Dopo un sospiro, entrammo in macchina e le raccontai tutto. Veramente tutto. Dai miei genitori alla storia con Aaron, alla fine mi sentivo esausta ma libera. La storia era stata portata avanti a casa sua, ma l'argomento principale furono i miei genitori, anzi...mia madre!
"quindi non è cambiata di una virgola, dovevo immaginarlo.."
Rise con amarezza.
"sono qui perché avevo bisogno di allontanarmi da tutto e da tutti, e anche perché mi mancavi."
Dissi sorridendo tristemente.
"potevi scrivermi, inviarmi una lettera.."
Disse con dispiacere.
"non mi ha fatto inviare le cento lettere che ti avevo scritto anni fa, non mi avrebbe mai fatto inviare una lettere ora.."
Dissi con il disgusto negli occhi.
"va bene allora, sembra che hai raccontato la storia di una vita... - rise - facciamo una cosa alla volta, pomeriggio vado ad iscriverti a questa scuola qui vicino, non è lontana, magari posso accompagnarti con la macchina io."
Disse ed io le sorrisi ringraziandola, era molto premurosa e sapeva comportarsi da madre e anche da sorella. Era più giovane, e mi capiva.
"alla fine della scuola andrai via di nuovo?"
Chiese lei ed io annuii. Avrei voluto venisse con me...
"posso pagartele io le tasse... io e mio marito guadagniamo veramente molto bene"
Suo marito?
"scusa?"
Chiesi sperando di aver capito male.
"vedi...mi sono sposata con quest'uomo, ho trovato finalmente l'amore. È un medico di alta qualità, ed io faccio l'avvocato, sono ben pagata. Posso spedirti i soldi se vuoi rimanere lì."
Disse lei entusiasta, ma allo stesso tempo sicura di ciò che diceva.
"ma...non dovresti parlarne con tuo...tuo marito?"
Mi sembrò strano dirlo, avevo sempre pensato volesse rimanere single, era un'artista lei, oltre che un avvocato.
"sarà felicissimo sia di conoscere te, che di aiutarti, dovrebbe arrivare per pranzare comunque!"
Oh giusto...era l'ora di pranzo.
Aaron's pov
Entrai in macchina affranto e sconfitto, mi sentivo debole e triste. Non era più qui. Se n'era andata, proprio dopo avergli confessato il mio amore. Già mi mancava, sarei voluto andare lì da lei, ma non potevo, dovevo finire l'anno qui...e dopo l'avrei rivista. Una volta sotto casa parcheggiai ed entrai.
"Aaron?! Abbie è lì?"
Urlò mia madre dalla cucina, entrando vidi una donna bionda, con i lineamenti di Abbie, ma più duri, cazzo la madre.
"bene bene. Tu! Dov'è mia figlia brutto disgraziato?!"
Mi urlò contro la donna ed io alzai un sopracciglio.
"mi scusi, ho sete."
La sorpassai e mi presi un bicchiere d'acqua che bevvi molto lentamente.
"che ragazzino sfacciato! Che hai messo in testa a mia figlia? Che l'hai costretta a fare?"
La rabbia mi stava ribollendo nelle vene e l'avrei voluta prendere e scaraventare fuori dalla finestra.
"io cosa l'ho costretta a fare? Io?! Lei non può essere seria!!"
Dissi quasi gridando.
"Aaron..."
Mi richiamò leggermente Theresa.
"le l'ha costretta ad andare via! L'ha fatta impazzire. Si comporti un po' più da madre che da isterica ragazzina arrapata di dodici anni!!"
Urlai ed infine Theresa urlò il mio nome, questa volta più arrabbiata.
"come ti permetti? Sei solo uno stupido bambino che non conosce le buone maniere! Mia figlia è scappata solo perché frequenta gente come te e come questa famiglia."
A quel punto respirai e contai fino a dieci prima di dire qualcosa alla madre della mia futura fidanzata. Gliene avrei dette molto, ma non potevo, per rispetto ad Abbie.
"non le permetto di parlare così della mia famiglia. Si, sono uno stupido bambino, sono maleducato e anche una 'cattiva compagnia', ma della mia famiglia non può dire niente, perché la sua famiglia e più sfasciata di quanto lei pensa!"
Dissi calmo e salii di sopra, mentre sentivo Theresa scusarsi per il mio comportamento, non fu la prima volta, successe diverse volte da quando ero in quella casa. Non riuscivo a controllarmi, dovevo per forza dire qualcosa, dovevo sempre farmi riconoscere dicendo ciò che non pensavo...ma quella volta fu diverso, perché ciò che avevo detto era vero. Tranne per mio padre, lo odiavo con tutto me stesso e l'avrei odiato per tutta la vita, aveva rovinato mia madre. Lei ci amava...lei lo amava. Come poteva? Dopo tutto quello che le aveva fatto. Non l'aveva sostenuta economicamente, l'aveva abbandonata mentre la sua malattia degenerava...come aveva potuto? Quando tempo fa litigammo, era perché gli avevo presi dei soldi per pagarle un centro, dove sarebbe stata meglio, forse.
Salii al piano di sopra e controllai il telefono, nessuna chiamata, nessun messaggio suo. Solo tre messaggi di Robin, cinque di Juli e due di Maraia. Lessi prima quelli di Robin, diceva di richiamarlo al più presto; quelli di Juli erano messaggi di morte e imprecazioni contro di me per aver fatto soffrire Abbie; quelli di Maraia erano solo stupidi inviti alla sua festa di compleanno che si sarebbe svolta fra due giorni. Chiamai Robin, ero ancora fottutamente incazzato con lui e se avesse detto solo una parola per farmi incazzare l'avrei ucciso.
"che vuoi?"
Dissi buttandomi sul letto.
"ehm...ho bisogno di parlarti brò..."
Disse con voce sottile. Sbuffai e gli dissi che sarei stato da lui in pochi minuti. Presi il giubbino e scesi al piano di sotto, vedendo Diana, la mamma di Abbie, sulla porta.
"oh, finalmente."
Dissi a bassa voce dirigendomi in cucina. Non lo sopportavo proprio, sia per il suo comportamento che per come trattava Abbie.
"arrivederci."
Sentii dire da Theresa.
Entrò in cucina e si sedette esausta sulla sedia. Quasi mi dispiaceva averla fatta impazzire tutti questi anni...ne avevo passate veramente tante.
"che brava donna!"
Scherzai io e lei rise.
"bhe...in fondo lo è. Ha un cuore anche lei"
Disse giustificandola.
"ma andiamo!"
Dissi guardandola stranito.
"è inutile che ti dica che non dovevi risponderle in quel modo, però se l'era meritato.."
Disse alzandosi. Rimasi in silenzio, poi uscì sorridendomi.
Dopo aver bevuto un po' d'acqua uscii di casa ed entrai in macchina. Controllai di nuovo il telefono, niente...perché non mi chiamava? Cazzo...
Arrivai di fronte casa di Robin e, dopo aver parcheggiato e chiuso la macchina, scesi. Bussai e dopo vari secondi mi aprì. Sembrava sconvolto, non capivo il motivo...ma lo era.
"che succede?"
Cercai di fare l'indifferente.
"credo di aver fatto un casino. Mi sento male. Mi viene da vomitare e...non so più che ho."
Disse lui entrando in casa e buttandosi sul divano. Mi sedetti accanto a lui e capii che era ubriaco.
"cos'è successo? Sei ubriaco fradicio!"
Dissi quasi arrabbiandomi.
"ho scopato con Katy, il fratello l'ha saputo e mi vuole picchiare. Se non lo fermava Katy sarei steso per terra. È un bestione cazzo."
Disse mettendosi le mani nei capelli.
"e perché sei ubriaco?"
Chiesi non capendo.
"mi...mi è piaciuto..."
Disse semplicemente e tutto si collegò.
"cazzo se mi è piaciuto. Può essere strana quanto vuoi, però...mi ha fatto anche parlare, poi mi ha parlato di lei...insomma...è stato strano, ma bello."
Disse passando da uno stato d'animo all'altro.
"cazzo...mi sembra di star parlando con una femminuccia. Ok...tutto ciò è stato bello, ma devi essere lucido per pensare bene. Quindi...cazzo..."
Sospirai pesantemente e lo alzai.
"quanto hai bevuto?"
Chiesi e mi guardò ridendo.
"più di quanto avrei dovuto."
Sembrava un cazzo di barbone. Aveva una canottiera sporca e dei bermuda.
"ascolta, come ti senti?"
Chiesi e lui mi guardò, si staccò da me e prima che cadesse lo ripresi al volo.
"cazzo...deduco male."
Gli misi un braccio intorno al mio collo e lo portai in bagno, mi ripeteva che doveva vomitare, che schifo. Lo feci inginocchiare e vomitò tutta quella merda che aveva bevuto. Mi ricordai quando avevo diciotto anni, l'anno precedente insomma, era proprio il compleanno di Maraia... ero uno stronzo ubriacone, ero cambiato molto.
Flashback
La musica era alta ed io avevo bevuto un po' troppo, mi ritrovai accanto due biondine con dei vestitini troppo attillati addosso che avevano catturato il mio sguardo. Ero seduto su un divano ed una si mise a cavalcioni su di me, sorrisi mentre l'altra mi accarezzava ovunque. Mi alzai di scatto facendole rimanere di sasso. Le presi per mano e le portai al piano di sopra facendo tutto ciò che riusciva a lenire il dolore che provavo dentro. Me le scopavo solo per cercare un po' di ecstasy, per liberare la mente, solo per poco tempo. Dopodiché scesi e le due andarono via più estasiate di me, era sempre così. Venne così Maraia da me cercando di provocarmi, mi feci anche lei. Continuavo a bere e non riuscivo a fermarmi, Robin era ridotto peggio di me, così ci ritrovammo nel bagno di Maraia esausti e ci schifavamo di noi stessi. Vomitammo l'anima quella sera, stavamo male per tutto. Entrambi per il nostro passato. Vomitai tutto e credevo sarei morto, non fu così.
Fine flashback
se mi rimettevo a pensarci, vomitavo anche io. Mi facevo schifo ancora...ma a dir la verità mi faceva più schifo Maraia, come poteva prestarsi ad un tipo come me?
In quel preciso istante cominciarono a balenarmi mille pensieri negativi in testa. E se mi fossi seccato di Abbie un giorno? Se dopo che me la fossi portata a letto la magia sarebbe scomparsa? Io ero una rovina, tutto il mio passato era catastrofico, ed il mio presente non era migliore. Mi facevo schifo da solo, come potevo piacere a lei? Mi avrebbe abbandonato...come tutti d'altronde. Ho troppi vuoti dentro per poterne aggiungere uno nuovo. Ma io l'amavo, l'amavo con tutto me stesso. Io vivo per lei.
Abbie's pov
Erano le tre di pomeriggio, il marito di zia Margherita aveva detto che sarebbe rientrato dopo pranzo per vari imprevisti, così c'eravamo messe sul divano a sfogliare delle foto di quando ero piccola io e di quando lei e la mamma erano due ragazze. Zia Margherita era sempre stata un po' pazza e anticonformista, in un certo senso. Si vestiva come voleva lei, non seguiva nessuno, al contrario di mia madre che era sempre tutta in tiro. Aveva fatto la cheerleader, aveva organizzato il ballo scolastico ed era anche stata reginetta per tre anni di fila. La nonna era così fiera di lei, invece zia Margherita era più come me. Il citofono suonò ed un signore alto, con spalle larghe e fisico perfetto entrò dalla porta. Dovevo dire la verità, era veramente un bell'uomo, aveva scelto bene.
"hei ciao amore! - diede un bacio a mia zia, dopodiché si girò verso di me - tu sei?"
Chiese sorridendomi.
"oh, piacere Abigail Evans!"
Sgranò gli occhi e sorrise a trentadue denti, mentre mia zia ci fissava in modo felice.
"quella Abigail? Tu sei Abbie?"
Chiese con una luce strana negli occhi. Annuii e si girò prima verso sua moglie e poi verso di me.
"ho sentito tanto parlare di te! Sono felice di conoscerti!"
Fu molto cordiale, dopo un po' di chiacchiere ci sedemmo al tavolo della cucina e mia zia gli parlò in generale della mia situazione, sembrò molto comprensivo...era veramente disposto ad aiutarmi con l'università, avrei potuto dormire negli alloggi, non era un problema. Non vedevo l'ora. Una volta finita la scuola i miei genitori se ne sarebbero andati da qualche altra parte, era già deciso, ed io sarei stata bene lì, a Londra con Aaron.
"oddio Aaron!"
Mi alzai dal tavolo chiedendo scusa, salii nella stanza che mi aveva dato mia zia e lo chiamai, speravo andasse tutto bene.
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#SPAZIOME#
Salve a tutti! Eccomi di nuovo, come vi sembra il capitolo? Mi aspetto molti moltissimi commenti! Fatemi sentire che ci siete e ditemi come vi sembra! Spero vi piaccia!
CONTINUO A 40+ COMMENTI
Ps. scusate gli errori.
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