Capitolo 2
CAPITOLO 2
La suoneria della sveglia interruppe il mio sonno, molto bruscamente. Misi il cuscino sulla testa cercando di riaddormentarmi e sognare qualcosa di bello, che non sia la scuola, ma la sveglia continuava a suonare sempre più forte. Tolsi il cuscino dalla testa e spensi la sveglia. Il suono del silenzio mi rilassò, ma il bussare alla porta mi riportò alla realtà, così mi costrinsi ad aprire gli occhi e infine gridare un “avanti”. la porta si aprì svelando la figura di mia madre con il suo pigiama rosa perfettamente stirato e la sua vestaglia rossa.
“Abigail! È ora di svegliarsi.”
Disse con tono duro, rimanendo sulla soglia della porta.
Mugolai un “si” e lei uscì chiudendo la porta alle sue spalle. Decisi finalmente di alzarmi, andai verso la finestra e la aprii rivelando un sole accecante, bene, credo mi porterò un ombrello. Uscii dalla stanza vedendo mio fratello scendere le scale correndo e urlando un “buongiorno famiglia!”…ora…o ero solo io che la mattina sembravo uno zombie che strisciava o lui era uscito pazzo…credo la seconda. Scesi lentamente le scale sbadigliando più volte e strofinandomi gli occhi per mettere bene a fuoco. Arrivai in cucina e vidi mio padre con una tazza di caffè in mano ed il suo solito giornale, mia madre con una rivista di moda e mio fratello con il cellulare e una tazza di caffè. Presi anche io una tazza di caffè e mi sedetti a tavola. Nessuno fiatava, come ogni mattina ovviamente. Finii velocemente i miei tre biscotti e salii nuovamente al piano di sopra. Guardai fuori dalla finestra e vidi una ragazza dai capelli scuri sul muretto di fronte casa sua, suppongo, con un libro in mano e gli auricolari.
Presi dall’armadio l’uniforme scolastica blu con la camicia bianca e le mie ballerine blu. Non indossai il cappotto, visto il caldo, e presi la mia tracolla data dalla scuola. Uscii dalla stanza e cercai di abbassarmi la gonna il più possibile, era troppo corta, ma perché le facevano così?!
Scesi le scale e vidi mio fratello sulla porta con la stessa tracolla e l’uniforme, con gli stessi miei colori.
“pronta sorellina?”
Chiese.
“certo”
Sospirai.
Non ero più piccola di lui, bhe io avevo diciassette anni e lui diciotto, ci passavamo solo un anno, ma per lui ero come una sorellina molto più piccola. Io e lui siamo sempre andati d’accordo, o quasi. Da piccoli eravamo due angeli a causa dei nostri genitori, crescendo non siamo cambiati molto, siamo sempre stati educati e quasi perfetti, non come loro, loro sembravano il disegno della perfezione, ma non era così. Non erano perfetti, cercavano di darlo a vedere ma non lo erano, in realtà. Per mia madre, soprattutto, sono sempre stata perfetta, perché mi sono sempre comportata come lei, ma ora che sono più grande sento il bisogno di cambiare qualcosa nella mia vita. Non mi sono mai ribellata a loro, ma difendevo i miei principi e le mie scelte, anche se perdevo sempre alla fine. La mia vita, fin da quando sono nata, è sempre stata programmata da lei. Per mia madre, una volta adulta, dovrò fare il suo lavoro: l’imprenditrice. Volete sapere la verità? Io voglio fare tutt’altro. Potrà sembrare stupido ma aspiro a scrivere articoli per il giornale “Vogue”, ho sempre desiderato fare la giornalista e mi è sempre piaciuta la moda. Ma ogni volta che, da piccola, lo dicevo a mia madre lei diceva “oh piccola Abigail, è un lavoro stupido che non ti porterà da nessuna parte, tu farai l’imprenditrice, come la mamma e il papà, quando sarai più grande capirai..” bhe, no…non capisco. Io odio il loro lavoro, non mi interessa quanto guadagna o quanto si arrabbierà mia madre, io farò la giornalista.
“Abigail!!”
Urlò mia madre facendomi sussultare.
“dove vai? Non si saluta più? Dove sono le buone maniere?”
Mi rimproverò…oh santo cielo…
“ci vediamo alle tre, ciao a tutti!”
Salutai uscendo di casa e chiudendo la porta, lentamente, alle mie spalle. Se l'avessi sbattuta sarei più che morta. Si, i miei genitori erano dei rompi scatole, ma non ci potevo fare niente se ero figlia loro. L’unica cosa buona era che mi lasciavano andare alle feste o altre cose, purché non beva. C’era una piccola storia dietro al ‘non bere’ ma più in là ve la racconterò.
Dopo essere entrati nella macchina di mio fratello, partimmo e arrivammo a scuola dopo poco. Era molto grande, e a separarci dal ‘carcere’ c’era un cancello. Dopo aver parcheggiato scendemmo dall’auto. Mio fratello si tirò i capelli all’indietro e si guardò intorno. Ci credete che aveva già un amico? L’ha conosciuto con la scuola in Italia. Non si conoscevano ‘fisicamente’, ma avevano parlato solo tramite telefono e si erano visti un paio di volte con la webcam. John si morse il labbro appena attraversammo il cancello e lo vidi fissare un gruppo di ragazze, che si misero a ridere in imbarazzo e poi un sorriso comparve sul suo volto. Seguii il suo sguardo e vidi un ragazzo alto, castanoP, con gli occhi azzurri e…molto, molto carino.
“hey! Dean!”
Salutò mio fratello con un pugno.
“John! Finalmente, pensavo non ci saremmo potuti vedere!”
Commentò questo Dean.
“lei è mia sorella, Abigail”
Mi presentò senza troppo interesse.
“Abbie, per favore chiamami Abbie!”
Lo corressi sorridendo a Dean.
“ed Abbie sarà. Io sono Dean, piacere”
Mi porse la mano ed io la afferrai, ma prima di ritrarla mi baciò le dita e sorrise. Eh che sorriso…
“Abbie, perché non ti fai un giro?”
Chiese.
“bhe, forse perché non conosco nessuno?”
Chiesi ironicamente, ma fa sul serio?
“si, dai vai a fare amicizia!”
Prima che potessi ribattere erano spariti lasciandomi sola in mezzo al cortile. Ma che razza di fratello…
A destra vidi un gruppo di ragazzi che mi fissava, così mi raddrizzai e divenni rossa. Dei capelli castani attirarono la mia attenzione, mi girai verso il cancello e vidi la ragazza di stamattina entrare e sedersi su un muretto. Prese nuovamente lo stesso libro che stava leggendo stamattina e si infilò le cuffie, dopodiché entrò nel suo mondo. Decisi di andare a parlarle…in fondo era mia vicina di casa. Mi avvicinai lentamente, senza che mi vedesse, e mi sedetti accanto a lei. Si tolse le cuffie e mi guardò.
“hey!”
Salutai in imbarazzo.
“ehm…hey!”
Anche lei sembrava in imbarazzo. Chiuse il libro e posò le cuffie.
“piacere Abigail, ma chiamami Abbie. Sono nuova”
Dissi cortesemente.
“piacere Abbie, io sono Juli”
Sorrise. Sembrava una ragazza socievole e simpatica…speravo vivamente fosse così.
“e così sei nuova? Da dove vieni?”
Chiese continuando a sorridere. La prima volta che la vidi mi sembrò abbastanza asociale, forse perché anche quando entrò a scuola si sedette da sola sul muretto.
“bhe, io sono nata a Los Angeles, ma ai miei genitori piace viaggiare, fanno gli imprenditori e ci spostiamo spesso”
Dissi senza entrare troppo nei particolari.
“uh, figo, America…ho sempre desiderato andare lì, ma ai miei genitori piace Londra, l’Inghilterra e non si vogliono spostare..”
Chiarì tristemente.
“bhe, magari riescono a convincere i miei genitori a non trasferirsi più..”
Dissi ridendo, ma c’era una piccola parte di me che lo desiderava veramente, sono stufa di spostarmi in continuazione, sono stufa di trasferirmi da una parte all’altra…
“potrei chiedere – rise – bhe, vuoi entrare? Fra poco suona!”
Chiese. Io gli spiegai che dovevo passare dalla segreteria per i miei orari e per dirmi dove fosse il mio armadietto. Si offrì di accompagnarmi e parlammo un po’ della gente che c’era a scuola. Disse che lei non era una ragazza popolare e che, anche se conosceva tutti in questa scuola, preferiva avere pochi amici ma buoni. Mi parlò di una certa Maraia, disse che era molto famosa qui a scuola e che tutti i ragazzi le andavano dietro, soprattutto uno: Aaron. Poi si corresse, però, e precisò che era lei ad andare dietro a lui. Aaron, spiegò, era un ragazzo molto popolare e a tutte le ragazze piaceva. Maraia stava con lui per la famiglia, molto ricca, e per il fatto di essere famoso. Ma in fondo, disse, che lui stava con una ragazza diversa ogni sera, non aveva una ragazza fissa, perché gli piaceva variare. Juli non aveva un fidanzato, ma c’era un ragazzo che le piaceva, Robin, erano amici ma disse che lui era come Aaron.
Dopo questi discorsi mi sentivo un po’ più a mio agio, perché conoscevo le persone che giravano. Appena arrivammo ai nostri armadietti una ragazza alta e bionda passò con altre sue due amiche dietro, mi girai a guardarle, ma passarono a testa alta senza dare retta a nessuno…che simpatiche ragazze. Magari erano come Juli, all’apparenza asociali e antipatiche e poi simpatiche e socievoli.
“vedi? Quella in centro è Maraia.”
Sottolineò…bene, scherzavo.
“hey Juli!!”
Una ragazza dai capelli blu, con un sorriso enorme, abbracciò Juli…sentendomi a disagio distolsi lo sguardo e chiusi il mio armadietto.
“Katy! Lei è Abbie, è nuova.”
Precisò Juli, presentandomi. Sorrisi alla ragazza con i capelli strani e lei mi saltò addosso abbracciandomi. All’inizio non capii bene cosa fare, ma poi ricambiai l’abbraccio, sarebbe stato scortese.
“oh Abbie, ti troverai benissimo qui! È molto bello…”
Sorrise e mi prese le mani.
“sono così elettrizzata!”
Saltò una volta sul posto facendomi spaventare.
“cosa succede?”
Chiese Juli tenendola dalle spalle.
“oggi da Robin c’è una festa! La festa di inizio anno ed io devo andare! Ci sarà anche Dean con un suo amico strafigo mai visto prima!”
Continuò a saltare nonostante Juli cercava di tenerla ferma. Poteva essere John?
“ma…non è inizio anno, si cioè, è iniziata un mese fa la scuola!”
Disse Juli…Dean era l’amico di mio fratello?
“io lo conosco, Dean!”
Dissi immettendomi nel discorso.
“conosci mio fratello?”
Strabuzzò gli occhi Katy.
“bhe suppongo, è un amico di mio fratello.. Jonathan, John”
Sottolineai.
“oddio! T-tu sei la sorella di John Evans?”
Urlò lei ma Juli la zittì con un semplice “shh”.
“si, io sono Abbie Evans!”
In ogni scuola mio fratello diventava popolare, ma come faceva? Era un bel ragazzo, si…ma non era giusto!!
“sai che solo per questo potresti essere già conosciuta?”
Chiese elettrizzata.
“no..bhe, ascolta, io non sono mai stata ‘popolare’ – feci le virgolette – è lui quello che si fa subito amici appena arriva a scuola e che entra subito nei ‘vip’ della scuola!”
Precisai, mi sentivo stupida a parlare di persone ‘popolari’, o ‘vip’. Non eravamo più piccoli, perché la gente non cresceva e diventa più matura?! Non ne ho mai capito il senso, eppure nelle scuole c’era ancora la ‘ragazza popolare’, che faceva la bulla, ed il ‘ragazzo popolare’, alla quale tutte andavano dietro…
“Abbie, tu ti sei fatta anche due amiche, e se non sarai popolare non ce ne fregherà niente…sei simpatica!”
Mi rassicurò Juli. In fondo era vero, avevo già due amiche e conoscevo Dean, l’amico di mio fratello, non era male come inizio.
Dopo pochi secondi arrivarono due ragazzi e Juli si raddrizzò diventando rossa. Forse uno dei due era Robin, il ragazzo di cui mi aveva parlato…
“hey ragazze!”
Salutò uno dei due ragazzi con i capelli biondi. Aveva un accenno di barba ed era alto, mentre il secondo ragazzo, che faceva l’indifferente, mi sembrò di averlo già visto, ma non ricordavo dove…
“hey Robin!”
Salutò Juli dandogli un bacio sulla guancia, che lui non esitò a ricambiare.
“ehm…Abbie, lui è Robin – indicò il ragazzo che aveva salutato pochi secondi prima – mentre lui è… Aaron.”
I nostri sguardi si incrociarono e riconobbi quegli occhi verdi e quel ghigno strafottente.
“c-ciao”
Dissi imbambolata. Lui rise e si avvicinò.
“tu hai la mia felpa.”
Era un ragazzo alto, molto alto e in confronto sembravo una gomma da masticare calpestata.
“s-si…credo di si”
Sussultai.
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#SPAZIOME#
Salve gente! Come vi sembra il capitolo? Mi raccomando commentate in molti, ditemi cosa ne pensate e se vi piace! (Lo spero vivamente)
Come ho detto, il computer era come morto, quindi la storia l'ho scritta dal telefono, spero vi piaccia e vi soddisfi. ❤
-Cristina.
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