L'ultima volta

Tessa era emozionata. Parlare con Clarissa Fairchild le aveva suscitato una tale sensazione che a stento era riuscita a nascondere. Quella ragazza, con i suoi ciuffi rossi, il corpo minuto e la grande personalità, le ricordava in maniera assurda il suo passato a Londra, dove una donna con altrettanto carisma l'aveva accolta nel mondo degli Shadowhunters. Charlotte e Henry sarebbero stati fieri di Clary. Sorrise, inconsciamente. Negli anni trascorsi nel Labirinto a Spirale si era proibita ogni tentativo di ricordare la sua vita precedente, e adesso riusciva a stento ad abbandonarsi ai ricordi, per paura che essi l'avrebbero risucchiata di nuovo in un vortice di dolore. E poi, aver visto Jace Herondale era stata una pugnalata al cuore, che tuttavia sembrava aver finalmente ripreso a battere. Certo, non aveva i capelli neri o gli occhi blu, ma quel ragazzo era senza alcun dubbio l'esatta copia di uno dei fantasmi del suo passato. Lo stesso sorriso storto, la stessa convinzione angosciante di dover salvare il mondo, lo stesso senso dell'umorismo. Zaccaria camminava al suo fianco. Non riusciva ancora a chiamarlo con il suo vero nome con naturalezza, nonostante risuonasse vivo e familiare nei meandri della sua mente. Si era abituata tuttavia al castano dei suoi capelli e alle gote arrossate, come se negli anni precedenti avesse sempre avuto l'immagine di quel ragazzo sano e forte davanti agli occhi. C'era una cosa che appariva, però, dolorosamente diversa, in Zaccaria. La runa parabatai sbiadita sul collo gli pesava più della droga che un tempo era costretto ad assumere e che lo stava uccidendo lentamente. Tessa non osava posare lo sguardo lì dove prima brillava di inchiostro nero quel legame tra Zaccaria e...il suo parabatai. La ferita bruciava ancora, piu viva che mai e nessun iratze avrebbe potuto guarirla. Zaccaria si fermò, quando furono abbastanza lontani dalla festa. Prese, con la sua solita delicatezza, le mani di Tessa e se le portò al petto. Lei ebbe un'improvvisa visione di un ragazzo dai capelli argentati e un violino. Chissà se Zaccaria suonava ancora.

-Tessa- la chiamò, e lei chiuse gli occhi, immaginando il Tamigi scorrere alle loro spalle duecento anni prima. E per un istante gli anni passati si annullarono. Erano solo Tessa e Jem al Blackfriars Bridge. Ma sapevano bene che in realtà quegli anni erano passati davvero e non si trovavano più nell'accogliente Inghilterra dell'800.

-Ho visto Jace..- continuò Tessa, alzando un sopracciglio al sorriso di Jem. -Gli somiglia così tanto!- la interruppe lui -Ho parlato con Jace tante volte e ogni volta non riuscivo ad andarmene se prima non chiudevo per qualche secondo gli occhi, abbandonandomi a quel familiare modo di parlare e associandolo a..lui-

Tessa aveva gli occhi grigi luminosi, Jem non seppe dire se per l'emozione o il dolore che avevano volontariamente portato a galla. Sfilò una mano da quelle del ragazzo e la portò, dolcemente sulla runa che risaltava appena sul suo collo. -Ti manca?- domandò.

Jem chiuse gli occhi. -Ogni giorno, ogni attimo, ogni volta che combatto e lui non è al mio fianco, ogni volta che ti guardo. E so che per te è lo stesso.-

-Oh, Jem..cosa?- un rumore di passi li fece voltare all'improvviso. Magnus Bane camminava, tenendo il volto basso. Appariva luminoso nel vestito glitterato. Quando alzò il viso gli occhi da gatto brillarono, seri. -È successo qualcosa?- domandò Jem, preoccupato. -No, Zaccaria- rispose l'altro, osservando ammaliato e turbato Jem. -Non è quello il mio nome, Magnus.-

-James Castairs, mi è difficile accettare il fatto che siete entrambi qui, insieme. Non è doloroso per voi?- Magnus si fermò, indeciso sulle parole, ma Tessa venne in suo soccorso. -Certo che lo è, Magnus. Ma sappiamo che lui sarebbe stato felice.-

-Non ho dubbi su questo.-

Magnus si torturava le mani, agitato. Gli anelli che portava alle dita emanavano deboli ticchettii quando si sfioravano. Sembrava ansioso di dire qualcosa, ma allo stesso tempo terrorizzato. -Devi dirci qualc..- cominciò Jem, con il viso inclinato. Lo stregone alzò le mani e se le portò in testa, camminando e borbottando. Alla fine si fermò. -Sentite, c'è una cosa che non ho detto agli altri- Tessa si allarmò, ma lo stregone continuò imperterrito -Non è importante per loro quanto potrebbe esserlo per voi!- I due tacquero e Magnus si sedette, respirando a fatica. -Nell'Edom, oltre a liberarci, mio padre mi ha fatto un altro dono, in cambio dell'immortalità di Simon Lewis.-

-Che dono?- fece Jem.

-Mi ha dato la possibilità di abolire il confine tra vita e morte per quindici minuti.-

Tessa trattenne bruscamente il fiato. -Non capisco..-

-Invece capisci benissimo, Theresa Gray. Ho la possibilità di richiamare uno spirito per quindici minuti.-

Tessa si portò una mano al petto, accasciandosi contro un albero e Jem si sfiorò il collo. -Vuoi dire che possiamo davvero vederlo? Possiamo parlare con lui?- La voce di Tessa era più acuta del solito, carica di emozione.

-Si, potete.-

-Perché?- Jem finalmente prese parola. Tuttavia sembrava anche lui terrorizzato. Tessa lo guardò, sconvolta. -Che importa? Possiamo vedere..lui. Dopo tutto questo tempo!-

-Tessa, aspetta..-

-Perché non vuoi vedere il tuo parabatai? Che persona sei diventata, Zaccaria?- Lei aveva gli occhi velati dalle lacrime. Jem si voltò, dando loro le spalle e Tessa scoppiò in un pianto disperato.

-Theresa- intervenne Magnus -Jem ha ragione. Un demone non fa un dono del genere per caso. Ci ho pensato per giorni e poi sono arrivato ad una conclusione. Il tuo Jem, tuttavia, è stato molto più svelto.-

Chiamato in causa Jem si voltò, mentre una lacrima gli sfiorava la guancia. Tessa sentì il senso di colpa affiorare nel suo stomaco.

-Il dono è anche la nostra condanna. I demoni si nutrono di dolore e emozioni. E cosa c'è di piu adatto del darci per pochi minuti il nostro piu grande amore e poi strapparcelo via per l'eternità?- sussurrò Jem, prendendole la mano e facendola rialzare. Tessa tentò di scusarsi, ma lui la strinse al petto, sfiorandole i capelli. Guardò Magnus, sperando che smentisse ciò che aveva appena detto, lui invece annuì, tetro. -C'è una cosa che Asmodeo non può capire, però- borbottò Tessa, col viso premuto sulla spalla di Zaccaria -Lui non capisce l'amore. Così come non lo capiva il figlio di Valentine. Lui pensa che amare sia solo prendere. Invece è tutt'altro. Amare è donare, in ogni caso. E ci sono cose, persone, per cui varrà sempre la pena provare dolore. Jem ha dato parte della sua anima, per il suo parabatai. E io, da quando mi ha salvato dal castello delle Sorelle Oscure, ho messo la mia vita nelle sue mani. Entrambi abbiamo dato tutto cio che avevamo. E tu, Magnus, sappiamo entrambi che gli hai dato tutta la tua fiducia. Asmodeo l'ha fatto per procurarci una quantità infinita di dolore. Non sa però di averci dato la possibilità di ricordare. Ho capito, negli anni trascorsi nel Labirinto a Spirale, che l'unico vero dolore è causato dal tentare di non provarlo. Asmodeo ci ha dato salvezza, pensando che fosse rovina.-

Jem rise, continuando a stringerla. -La mia Tessa è sempre saggia.-

Anche Magnus la guardava stupito. -Siete disposti a sopportare questo dolore?-

-Non ho mai detto addio al mio parabatai. O almeno non con tutto me stesso. A quei tempi ero Zaccaria, ora sono solo Jem. E dopo duecento anni morireri ancora per lui.-

Magnus si illuminò. Fu chiaro che aveva avuto paura del rifiuto di Jem e Tessa. Anche lui era a disposto a tutto per rivederlo. -Okay, allontanatevi.- Alzò le mani, chiudendo gli occhi. Poi le unì, come se volesse pregare. Sussurrava qualcosa in una lingua strana, che Tessa non conosceva. Improvvisamente aprì gli occhi e allargò le dita, dalle quali partirono fasci di luce. Essi si condensarono in una figura a pochi metri da loro. Pian piano che la luce svaniva, riuscirono a guardare il ragazzo che si era appena materializzato davanti a loro. I capelli erano neri e splendenti, gli occhi del familiare blu erano sgranati. La mascella serrata lo rendeva quasi marmoreo. Dire che fosse bello era un eufemismo. Aveva le mani messe a coppa sul cuore, come se stesse cercando di spingerlo di nuovo nel petto. Indossava la tenuta da combattimento e una spada angelica ricadeva al suo fianco. Guardò i tre. Il suo sguardo si posò per primo su Magnus, che lo fissava a bocca aperta. Poi passò a Tessa. La ragazza notò come qualcosa in lui si spezzasse, gli tremavano le labbra e gli occhi blu erano colmi di lacrime. Tessa si stringeva ancora a Jem, e ne era grata, poichè le gambe le tremavano in modo incontrollato. Lei si spostò e si accasciò a terra. Quando arrivò il turno del suo parabatai, ormai le lacrime gli rigavano il volto. Jem tese la mano. -Will? Will sei tu?-

Solo allora Tessa si rese conto che non sentiva né pronunciava il suo nome in quel modo da quando era morto. Tutti si erano sempre limitati ad accennare a lui, classificandolo come un ricordo. Ma William non sarebbe mai stato un semplice ricordo da ignorare. E lì, in quel momento, la voce di Jem che pronunciava quelle due precise domande, come aveva fatto tanto tempo prima, nell'Istituto di Londra, la sbloccò. Quello non era un sogno, un ricordo fittizio di suo marito e di quello che era stato. Non era William, il grande amore morto per cui Tessa si strugge. Era solo Will. Il ragazzo vivo che le aveva regalato il Codice. Il Cacciatore con il quale aveva combattuto. Tessa si alzò, correndo. Si aspettava quasi che Will sparisse al suo contatto, invece il ragazzo era davvero li in carne e ossa. Si buttò tra le sue braccia. Affondò il viso sul suo collo, come aveva sempre fatto. Aveva paura di morire. Paura di non riuscire a reggere quelle emozioni. Will la strinse, tremando. Tessa le afferrò il viso tra le mani. -William Herondale-

-Tess..-

Tessa avrebbe potuto baciarlo. Ma gli anni le avevano insegnato che c'erano cose molto piu importanti e forti di un bacio. Chiuse gli occhi, sentendo l'eco della sua voce nelle orecchie, l'accento inglese che aveva accompagnato gli anni della sua vita. Suo marito era davanti a lei. Il padre dei suoi figli. O semplicemente Will. Finalmente. Gli percorse gli zigomi con le dita, asciugandogli le lacrime. -Non posso dirti com'è possibilite tutto questo, ci vorrebbe troppo tempo, Will.-

-Io ero morto..-

-Sono passati quasi duecento anni.-

-Cos'è successo?-

-Oh, Will. Tante cose. Tantissime. È una storia, una storia che riguarda i Fairchild, i Lightwood, i Castairs e gli Herondale- sussurrò Tessa, guardando Jem. Will seguì il suo sguardo e tornò ad osservare il suo parabatai, che ancora teneva la mano tesa. Con delicatezza si staccò della donna che entrambi avevano amato e si incamminò verso Jem. -Non sei un fratello silente..-

-Che brillante osservazione, William..-

-E hai i capelli castani e non grigi..-

-Hai davvero una vista acuta!-

-La tua runa parabatai è sbiadita..- Will si bloccò, si spostò la maglietta per osservare qualcosa -anche la mia lo è-

-Eppure sei qui- Jem tremava. Will gli afferrò la mano e quella smise di tremare. -Pensavi di poterti liberare di me così facilmente, James?-

-Speravo di non liberarmi mai di te-.

Will tornò serio e sorrise, abbracciando il suo parabatai. -Eh..Magnus, penso di dover ringraziare te per questa rimpatriata.- Lo stregone sorrise, dandogli una pacca sulla spalla. -Mancano due minuti..-

Tessa si precipitò da Will e Jem, dando le mani ai grandi amori della sua vita. -Voglio..- cominciò la ragazza, guardando Jem -..voglio sentirti suonare-.

Se doveva dire di nuovo addio a Will, rivoleva il dolce suono del violino. Magnus agitò le lunghe dita affusolate e lo strumento si formò nelle sue mani. Jem lo afferrò, tremante. Posò l'archetto sulle corde tese e si abbandonò a suonare. Come aveva fatto già una volta. In quel momento però le note gli vibravano nel cuore. Suonò le vite che avevano vissuto. L'amore che avevano condiviso. E capì che Tessa aveva ragione, era disposto a sopportare tutto il dolore che sentiva nel cuore. Will teneva gli occhi chiusi e Tessa lo osservava avida. -Ho promesso all'universo che si parlerà di te in eterno, Will..- sussurrò la ragazza. Lui le strinse la mano. -Tess..-
-No, ho smesso di essere Tess lo stesso giorno in cui i tuoi occhi si sono chiusi per sempre.-
Will sorrise. -Va bene, ma questo non vuol dire che tu abbia smesso di essere la mia Tess.-
Magnus fece un segno con le mani. Mancavano pochi secondi.

Dieci. Nove. Otto.

Will guardava il cielo, si stava beando delle bellezze della vita, fin quando ancora poteva. Sorrise dolcemente, passando le dita sul viso di Tessa.

Sette. Sei.

Jem suonava, con gli occhi fissi sul suo parabatai. Era meravigliato di quanto dettagliatamente si ricordava delle sfumature blu dei suoi occhi.

Cinque. Quattro.

Tessa si buttò tra le braccia di Will. Jem posò il violino, avvolgendo le spalle degli altri.

Tre.

Ricordava bene la sofferenza che Will aveva negli occhi l'ultima volta. Ricordava la luce che alla fine si era spenta. Gli occhi rovesciati. L'urlo di Tessa.

Due.

Una luce li avvolse. Sentì il corpo di Will diventare meno solido, fino a quando fu solo uno spettro scintillante.

-Addio- sussurrarono Jem e Tessa.

Uno.

Will scomparve, ma Jem era sicuro di una cosa: i suoi occhi erano spalancati e ridevano.

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