//Salvataggio con stile//
«Per l’amor del cielo, Giulia, calmati e cerca di spiegarci che cos’è successo!» esclamai io prendendola per le spalle e cercando di farla ritornare dalla parte della ragione, ma in tutta risposta ricevetti un’esplosione di singhiozzi ancora più disperata della precedente.
«È successo mentre tentavamo di guadare il fiume Beruna» spiegò Edmund. «Ci hanno presi alle spalle. Improvvisamente tutto è stato avvolto da una strana nebbia e poi, quando finalmente la nube si è allontanata, Massimo non c’era più.»
Alle sue parole, Giulia prese a piangere e ad agitarsi ancora di più. Era disperata, e la capivo.
«È stata la cosa più strana che mi fosse mai accaduta» osservò Rebecca, che fino a quel momento era rimasta in disparte. «Era come se di colpo non sentissi più nulla, solo quella nebbia terribile a oscurarmi la vista. Sembrava quasi quel libro di Stephen King in cui…»
«Va bene, Rebecca, abbiamo capito» mi sbrigai a interromperla in previsione di un’altra serie di urla da parte della povera Giulia.
«È stata la Strega Bianca!» ululò lei come un’ossessa. «Lo so che è stata lei, ne sono sicura! Non è vero, Edmund?»
«Giulia ha ragione» confermò il ragazzo. «Era la stessa nebbia che visto l’ultima volta che sono stato qui. Temo che la strega stia diventando più forte.»
«Ma perché proprio Massi? Perché, perché, perché?» singhiozzò Giulia.
«Io penso che sia stata la solita obiettività della strega a fregarvi» ipotizzai io. «Era talmente concentrata sul catturare Edmund, da non pensare minimamente che si trattasse di un sosia.»
«Io ero più avanti di loro e per qualche minuto mi sono trovato fuori dalla nebbia, prima di poter intervenire» aggiunse Edmund.
«Anch’io poco fa mi sono imbattuta in quella nebbia» proseguii io. «La strega mi ha mandato l’orrenda visione di Edmund nelle segrete del suo castello,» Giulia lanciò un urlo tale che uno stormo di uccelli si levò in volo spaventato dalla cima del faggio sul quale si era rifugiato «ma ora che ci ripenso, non sono riuscita a vederlo bene in faccia.»
«Perfetto» commentò Edmund. «Allora sappiamo dove trovare il nostro amico.»
«Dobbiamo partire subito, prima che sia troppo tardi. Non credo che Massimo reggerebbe un incontro ravvicinato con la Strega Bianca.»
«Non dev’essere molto lontano da qui» osservò il Giusto, indicando la direzione in cui erano venuti. «Ma, a piedi, temo che la cosa si riveli un po’ più complicata del previsto.»
«Ci servirebbe un mezzo di trasporto» osservò Rebecca lambiccandosi il cervello. «Che so, un cavallo, per esempio.»
Si interruppe bruscamente nell’avvertire uno schiocco secco rompere il silenzio della foresta. Ci irrigidimmo tutti per lo spavento, io ed Edmund con le spade prontamente sguainate, in attesa che il grosso animale che si stava avvicinando a grandi passi nella nostra direzione facesse capolino tra gli alberi. Sospirammo di sollievo quando la grande testa di un bellissimo cavallo sauro sellato di tutto punto emerse dalla vegetazione.
«Ma questo è il cavallo dello zio Aldo!» esclamò Rebecca sconcertata. «Cosa ci fa qui?»
«PHILIP!» gridammo io ed Edmund all’unisono, correndo ad accarezzare il nostro vecchio amico.
«Ciao, ragazzi» ci salutò lui scrollando la criniera rosso fiamma. «È bello ritrovarvi qui.»
«Io ti ho visto nel mio mondo» osservai mentre gli grattavo le orecchie.
Il cavallo mi lanciò un’occhiata furba. «Non so di preciso come ci sono finito» rispose. «L’importante è che ora siamo di nuovo tutti qui. E, a quanto vedo, avete anche bisogno dell’aiuto di un valido destriero.»
«Hai sentito la nostra chiamata?» domandai.
«Certo, non vi ho persi di vista neanche per un attimo. Ma non posso mica portarvi tutti insieme.»
Detto questo, voltò il capo e lanciò un nitrito verso qualcosa che si nascondeva fra gli alberi. Subito si udì l’inconfondibile rumore di zoccoli che trottavano sulla terra battuta, poi uno splendido cavallo baio emerse al suo fianco.
«Figli di Adamo, ho l’onore di presentarvi Nadir, mio fedele compagno di ventura» spiegò Philip.
«Allora,» ci salutò lui, scrollando la criniera con fierezza «si va?»
Philip emise un nitrito acuto che assomigliava in maniera impressionante a una risatina. «Nadir è un cavallo da guerra ed è difficile tenerlo fuori dalla battaglia» spiegò.
«Bene, allora perché attendere oltre?» incalzò Edmund. «Coraggio, possiamo salire in due su ciascuno di voi. Rebecca, Giulia, ve la sentite di salire su Nadir?»
Giulia fece un debole cenno con il capo, mentre Rebecca arricciò il naso. «Non so se me la sento» disse piano.
«Stai tranquilla, è più facile di quanto pensi» la tranquillizzai io.
«Penny, tu e io saremo con Philip» aggiunse Edmund.
«Va bene.»
Dopo innumerevoli tentativi (la prima volta per poco Rebecca non cadde dall’altra parte e Giulia era così agitata che alla fine Edmund fu costretto a prenderla in braccio e issarla sulla sella con le sue forze), finalmente fummo tutti a cavallo.
«Mi raccomando,» disse il ragazzo mentre si apprestava ad aprire la fila «tenetevi forte a Nadir e fidatevi di quello che fa. L’importante è che non rimaniate indietro, altrimenti rischierete di perdervi. E non irrigiditevi troppo sulla sella, o rischierete di cadere. Tutto chiaro? Bene, andiamo!»
Il ragazzo diede un forte colpo di talloni a Philip, il quale si impennò lanciando un forte nitrito, fiero e ardente di energia come la prima volta, partendo poi a un galoppo sfrenato fra gli alberi. Presa alla sprovvista dall’incredibile velocità a cui stavamo filando, io strinsi ancora più forte le braccia attorno alla vita di Edmund e premetti il volto contro la sua schiena, lasciandomi trasportare, il vento che mi scompigliava i capelli con un sibilo. Dietro di me, udivo il galoppo cadenzato di Nadir che avanzava con marziale disciplina a pochi metri dal compagno. Speravo solo che non si forse perso per strada Giulia e Rebecca.
Continuammo a galoppare per un tempo infinito, zigzagando pericolosamente fra i tronchi degli alberi, le fronde più basse che ci frustavano il viso, mentre il sentiero si faceva sempre più impervio e ricco di ostacoli per l’abbandono (mi si mozzò il fiato quando saltammo un tronco caduto).
Finalmente, dopo quelle che a me parvero ore, giungemmo in vista del castello della Strega Bianca. Il ghiaccio che nel mio primo viaggio a Narnia lo rivestiva completamente si era sciolto, formando un grande lago nero che lo circondava da tutti i lati, rivelando il suo scheletro di una strana pietra scura dall’aspetto sinistro, di gran lunga diversa da quella vulcanica che ero abituata a vedere.
«Non riusciremo mai a passare» osservai mentre passavamo in rassegna le sponde deserte del lago.
«Ne sei sicura? Non faresti prima a chiedere una barca?» domandò Rebecca in tono scherzoso.
Non feci in tempo a risponderle, che le immobili acque gelide si incresparono, mentre una minuscola imbarcazione di legno emergeva lentamente e si avvicinava alla riva come per magia.
«Adoro far parte di una storia senza essere uno dei personaggi autorizzati» esclamai stupefatta.
Edmund mi aiutò a scendere da cavallo; poi, dopo aver fatto smontare anche le altre due (Giulia assomigliava in maniera impressionante a un gatto persiano appena uscito dalla lavatrice), salimmo sulla barca e mollammo l’ormeggio, prendendo ad avanzare silenziosamente verso il castello della nostra nemesi. A ogni metro, gli occhi di Giulia si facevano sempre più scuri, mentre la ragazza assumeva un cipiglio omicida.
«Me la pagherai, maledetta megera» sibilava di tanto in tanto, i pugni stretti contro il petto. «Me la pagherai.»
Entrare nel castello della strega fu più molto più facile che uscirne la volta precedente. Io ed Edmund sapevamo che non potevamo risalire la grata che ci aveva salvati dai sotterranei, perciò cercammo altre vie all’esterno. Dopo una breve ricognizione, decidemmo di forzare uno dei grandi finestroni laterali e di calarci all’interno senza dover passare dal cortile centrale, un tempo pieno di statue. Edmund, però, non aveva calcolato che noi tre non avevamo la sua stessa agilità nell’arrampicarci sui ripidi costoloni che fiancheggiavano la struttura e più di una volta dovemmo cambiare percorso, visti i terribili attacchi di vertigini che ci assalirono dopo i primi metri in salita. Nonostante il ragazzo aiutasse anche Giulia e Rebecca, in realtà i suoi occhi neri erano perennemente puntati su di me, come se temesse una mia caduta da un momento all’altro. D’altro canto, in una situazione del genere, preferivo di gran lunga la sua presenza rassicurante al mio fianco, imitando in qualche modo il comportamento protettivo che avevo avuto nei suoi confronti la notte in cui ci eravamo ritrovati a condividere la medesima cella.
Finalmente, ci calammo attraverso uno stretto varco all’interno di una vetrata rotta, ritrovandoci ai piedi del tamburo di quella che sembrava una grande cupola, al disotto della quale si stagliava l’enorme sala del trono. La voce della strega riempiva tutto l’ambiente, rimbombando sinistra sui muri gelidi, nonostante il ghiaccio fosse completamente sparito.
«Non posso credere che abbiate potuto arrivare a tanto, maledetti mocciosi!» stava dicendo con stizza. «Il mio piano era perfetto. Lewis era mio, avrebbe distrutto Narnia e voi con lei, e io avrei finalmente trionfato su Aslan!»
«Ma che cazzo stai dicendo?» chiese una voce tranquilla nell’oscurità.
Al mio fianco, per poco Giulia non svenne. Allungai appena lo sguardo oltre alla balaustra che ci separava dal precipizio quel tanto che bastava per scorgere Massi, il quale, nonostante avesse le caviglie bloccate da una pesante catena, se ne stava tranquillamente seduto sui gradini della sala come se nulla fosse, intento ad arrotolarsi una delle sue sigarette.
«È stata quella stupida ragazzina, non è vero?» continuò Jadis, come se il ragazzo non avesse aperto bocca. «Quella sciocchina innamorata di te.»
«Oh! Non parlare male della mia ragazza che ti spacco il muso, brutta troia!» la minacciò Massi.
«Io parlo di lei come mi pare e piace!» rispose la strega in tono sprezzante. «Se non fosse stato per quella ragazza, a quest’ora non avrei dovuto affannarmi tanto per dominare Narnia. E invece, ogni volta che mi ritrovo a un passo dalla vittoria, eccola che arriva e mi manda tutto all’aria. Senza di lei, tu e i tuoi odiosissimi fratelli non avreste avuto scampo, vi avrei uccisi non appena avreste messo piede in questo mondo!»
«MA SE SONO FIGLIO UNICO!» sbottò Massimo sgranando gli enormi occhi scuri.
«In ogni caso, questa volta non le permetterò di rovinare tutto» continuò la Strega Bianca fregandosi le mani. «La sto aspettando e allora…» nel frattempo Massi si era acceso la sigaretta e aveva preso a tirare profonde boccate come se nulla fosse «… si vedrà chi avrà la meglio fra noi due. Ma io so come sistemarla una volta per tutte. Lei farebbe qualsiasi cosa per te,» a quelle parole, diedi una forte gomitata nelle costole di Edmund, intimandogli di fare qualcosa, mentre Giulia aveva iniziato a emettere un suono che ricordava in maniera impressionante un incrocio fra il fischio di una pentola a pressione e il ruggito sommesso di qualche belva feroce «sarebbe disposta a dare anche la sua inutile vita in cambio della tua. Per questo, credo che sarà facile risolvere il problema alla radice uccidendoti una volta per tutte. Allora, quando il suo cuoricino innamorato non potrà battere più per te, non avrà più alcun motivo per stare ancora in questo mondo!»
«Tu credi che Giulia sia così superficiale?» chiese Massimo in tono di sfida, stando attento a mandarle una generosa quantità di fumo proprio in piena faccia. «Perché tu non la conosci come la conosco io. Non puoi capire che du’ cojoni mi ha fatto con ‘sto mondo di Narnia che non so manco che è, e su Edmund, e su Skandalo e compagnia bella. Ma, a parte questo, lei crede veramente in questo mondo e ti giuro sul Signor Castoro che non permetterebbe mai a una pazza psicopatica di distruggerlo. Senza contare che la mia ragazza mi ama così tanto che, se solo mi torcessi un capello, sarebbe in grado di distruggere questo abuso edilizio a mani nude, se necessario. Io non la reputerei una mossa intelligente, se mi uccidessi.»
«In ogni caso, tu non sarai qui a vederne le conseguenze» sentenziò la strega con un ghigno orribile, sfoderando quel pugnale che a me ed Edmund era fin troppo familiare. «Fuori uno!»
«Sicuro che sia quello giusto, vecchia megera?»
La strega voltò la testa di scatto, mentre noi uscivamo di colpo dal nostro nascondiglio, le spade sguainate. «Non è possibile!» gridò.
«Lascia stare il ragazzo!» gridai io. «Non sapevo che potessi essere così codarda!»
«Com’è possibile questo prodigio?» continuava a ripetere la Strega Bianca, spostando febbrilmente lo sguardo ora su Massimo ora su Edmund. «Come possono essercene due?»
«Di Edmund Pevensie ce n’è uno solo» rispose il ragazzo mettendosi in guardia. «Perciò è con me che devi fare i conti.»
«Tu? E questo qui chi è?» chiese l’altra afferrando Massimo per i capelli e sollevandolo a una decina di centimetri da terra.
«Aho, ma che sei matta?» esclamò il ragazzo, gridando per il dolore.
«Uno che non c’entra niente, perciò lascialo!» gridai io.
«Non credo proprio» rispose la strega con un sorriso perfido. «In ogni caso non serve più, no?»
Ciò che seguì accadde con una tale rapidità, da far risultare estremamente complicata la resa su carta.
Jadis fece per tagliare la gola a Massi, quando, improvvisamente, lanciò un grido di dolore, gettando a terra sia il ragazzo che il coltello. A una trentina di centimetri dal suolo, con un’aria di profonda determinazione negli occhioni azzurri, Giulia era ancorata all’avambraccio della strega con la sola forza delle sue mandibole, con le gambe a penzoloni nel vuoto.
Colta di sorpresa, la strega urlò di nuovo e fece per scrollarsi di dosso la ragazzina, ma in quel momento i suoi denti acuminati sembravano aver preso la resistenza delle mascelle di uno squalo, restando saldamente ancorati alla pelle bianca del demone.
Approfittando di quell’attimo di esitazione, noi tutti ci precipitammo alle sue spalle, correndo in aiuto di Massimo, quando la strada ci fu tagliata da un ometto basso e quasi completamente calvo con uno spettacolare paio di orecchie a punta e a sventola. Per un attimo, rimasi completamente interdetta.
«Giulio?» domandai, riconoscendo in quello strano essere proprio il mio istruttore di guida.
«Finalmente la resa dei conti, Mantis!» mi rispose il tizio, facendo per piombare addosso a Massi, ma la sua mossa fu intercettata dalla mia spada.
«Sai, non vedevo proprio l’ora!» risposi rispedendolo indietro; poi mi chinai sui piedi del ragazzo, liberandolo dalla catena (sì, la buona abitudine di mettermi sempre le forcine fra i capelli non mi era affatto passata da quella volta).
«Mettetevi in salvo!» gridai, consegnando Massimo al resto della compagnia e preparandoci a coprire la loro fuga.
Nel vedere il suo ragazzo finalmente libero, Giulia saltò giù, correndogli incontro e stringendolo in un abbraccio stritola costole. «Amooooooreeee!» gridò riempiendolo di baci, ma le sue effusioni vennero subito interrotte da Rebecca, che riuscì a farle abbassare la testa appena prima che un fendente della strega gliela troncasse di netto.
«SCAPPATE!» gridò Edmund mentre si lanciava contro la strega.
Io gli diedi immediatamente manforte, mettendo fuori combattimento Giulio (o quel che diavolo era) e lanciandomi contro la strega.
Jadis raccolse la spada abbandonata del suo servitore e prese a combattere con quella e il pugnale, lanciando fendenti talmente potenti e ravvicinati che sia io che Edmund facevamo fatica a tenerle testa. A un certo punto, il ragazzo perse l’equilibrio e cadde all’indietro, finendo lungo disteso sul pavimento gelido. Io urlai e bloccai l’affondo che la strega aveva lanciato per finirlo, ma non fui abbastanza rapida. Il dolore che mi lacerò la spalla in quel momento mi tolse il fiato, mentre mi accasciavo al suolo con la mano sinistra premuta contro la ferita, il sangue calo che mi bagnava le dita.
Edmund gridò di rabbia e si fiondò contro Jadis, tentando di colpirla, ma fu rispedito indietro da un affondo.
La situazione sembrava priva di via d’uscita, quando, improvvisamente, mi venne un altro dei miei colpi di genio. Con le ultime forze rimaste, afferrai la spada con ambo le mani, conficcandola al suolo.
La Strega Bianca urlò di dolore, come se la lama si fosse conficcata nelle sue stesse carni, mentre l’intero edificio veniva scosso da un terribile tremito e prendeva a sgretolarsi. Grossi macigni e frammenti di pietra presero a staccarsi dalle pareti, precipitando a terra con un rombo assordante. Polvere e calcinacci erano ovunque.
«Andiamo via di qui!» gridò il Giusto prendendomi in braccio e trascinandomi fuori, mentre gli altri ci seguivano a ruota.
Io chiusi gli occhi e premetti la testa contro il suo petto, mentre le forze sembravano abbandonarmi ogni secondo che passava. Tutto intorno a me non udivo altro che urla e quel tremendo frastuono che incombeva sopra le nostre teste, mentre tutto crollava. Più di una volta avvertii il dolore provocato da frammenti di vetro e pietra che mi ferivano le carni, ma la nostra corsa continuava. Poi, improvvisamente, avvertii la dolce sensazione di essere adagiata delicatamente su un prato.
Eravamo in salvo.
**** Eccomi qua, in puntuale ritardo! xD Come state? Mi scuso ancora se ho saltato l'aggiornamento venerdì, ma sono state delle giornate molto movimentate: ho dovuto infatti traslocare il maneggio dove lavoro nella sua sede estiva, e tra il trasporto cavalli e una serie di burrascose vicende (tra cui una bella grandinata mentre scendevo con il camion dalla montagna, e mi trovo sulle Alpi) più uno dei miei fulminanti mal di pancia che mi aspettava all'arrivo mi hanno reso abbastanza difficile sedermi a editare come si deve. Ciononostante, dopo essermi addormentata con il telefono in mano e aver sognato nientemeno che Eds che mi ricordava i miei doveri verso i lettori, eccoci qui, con questo capitolo decisamente pazzo! - e non scherzo -
Che ne pensate? Diciamo che il momento trash ci voleva, e la somiglianza incredibile tra Edmund e Massi di certo non aiuta, anche se uno è il classico inglese con una mentalità d'altri tempi, e l'altro per quanto mi riguarda potrebbe essere benissimo il cugino di Edoardo Leo. Insomma, lascio a voi le conclusioni...
Direi che per oggi ho parlato anche troppo, perciò non mi resta che darvi appuntamento alla prossima settimana per i nuovi capitoli sia di questa storia che per il crossover e augurarvi una buona domenica!
Se avete voglia di fare due chiacchiere e rimanere sempre aggiornati su questa e altre storie, vi aspetto sul mio profilo Instagram le_storie_di_fedra
A presto!
F.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top