//Punto di svolta//
Fu come risvegliarmi da un lungo sonno, un sonno che mi aveva nascosto per tanto tempo la realtà e che ora l’aveva riportata nuovamente davanti ai miei occhi. Ero di nuovo accanto a lui, quei profondi occhi neri e il lungo naso spruzzato di lentiggini a pochi centimetri dal mio. Anche Edmund sembrava visibilmente sconvolto, ancora incapace di realizzare tutti quegli eventi che ci erano piombati addosso troppo in fretta, nonché la voragine di tempo che ci aveva separati così a lungo. Quel bacio non era più una timida carezza scambiata da due ragazzini alle prese con il primo amore, ma il gesto appassionato di due adulti pienamente consapevoli dei propri sentimenti.
«Perché l’hai fatto?» chiese il ragazzo senza smettere di fissarmi.
«Non lo so» risposi io seria in volto. «Per un attimo, ho dato retta al maledetto rigor di logica.»
Edmund si abbracciò le ginocchia con le braccia. «Capisco» sussurrò. «Del resto, era così assurdo che io e te ci saremmo incontrati ancora… Però io non ho mai smesso di aspettarti, credimi.»
Io sussultai. Veniva davvero da un altro mondo. Conoscevo coppie che erano crollate solo perché uno dei due era andato all’estero per tre mesi, figuriamoci una situazione come la nostra. Una ragazza della mia epoca non avrebbe retto. Non con tutta una vita davanti.
Mi avvicinai a lui, sfiorandogli la mano. Lui la ritrasse violentemente.
«No,» disse con voce dura «non posso. Non ora che appartieni a un altro.»
Inaspettatamente, scoppiai a ridere. «Io non sono mai stata di quello là!» esclamai decisa. «Lui non mi ha mai amata, come non mi amerà mai. Diciamo che gli facevo comodo mentre se la spassava con altre decisamente molto meno convenzionali di me.»
«Cosa?» esclamò Edmund profondamente scandalizzato.
«Esatto. Pare che nella mia epoca, tradire la ragazza sia di moda.»
«Ma è una cosa da barbari!»
«Lo so.»
Il ragazzo si morse il labbro, come se volesse dirmi qualcosa senza riuscire a trovare le parole giuste per esprimerla o come se temesse una mia risposta negativa.
Ma io fui più veloce, ormai sapevo bene come era fatto. «Ed, io credo di provare per te gli stessi sentimenti di allora e non ho alcuna intenzione di cambiare idea, non ora che ci siamo ritrovati.»
«Dici davvero?» chiese lui trasalendo.
«Sì.»
Questa volta, nulla impedì alle nostre labbra di incontrarsi di nuovo. Fu lui a baciarmi, senza indugio, senza paura, entrambi consapevoli che questa volta sarebbe stato per sempre. Poi, crollai fra le sue braccia, stringendolo forte a me. Personaggio o meno di uno dei romanzi più strampalati della storia, in quel momento era lì con me e questo era l’importante.
Roma era ritornata nel silenzio, dopo che i locali si erano svuotati e le luci delle finestre erano lentamente scomparse dietro le tende tirate. Solo io ed Edmund camminavamo fianco a fianco sui sampietrini ancora intrisi dell’afa del giorno, senza parlare, solo le nostre mani si sfioravano appena. Stavamo andando a casa di Massimo, dove ci saremmo finalmente riuniti tutti per decidere insieme sul da farsi, dato che, a quanto pareva, avevamo i minuti contati prima che accadesse il peggio.
«Davvero Narnia verrà distrutta?» chiese a un certo punto il ragazzo, rompendo il silenzio.
«A quanto pare sì» risposi io senza smettere di camminare.
«Hai qualche idea su come possiamo fermare Jadis?»
«No.»
«Fantastico.»
Raggiungemmo il Lungotevere e prendemmo a costeggiare gli argini, le macchine che ci fiancheggiavano a tutta velocità simili a demoni d’acciaio. Una in particolare attirò la mia attenzione, provocandomi un doloroso tuffo al cuore. Avrei riconosciuto fra mille le sue cromature color grigio metallizzato.
La vettura si accostò al marciapiede, e la portiera del passeggero si aprì. Ne uscì la bionda del locale, che si chinò un istante per stampare un rapido bacio al guidatore prima di allontanarsi ancheggiando sui suoi vertiginosi tacchi a spillo. A quel punto, capii che ero giunto il momento di mettere la parola fine a quella grottesca commedia.
«Tu!» esclamai con voce ferma.
Seduto al posto del guidatore, Riccardo si irrigidì. Io lo raggiunsi a grandi passi, fermandomi di fronte all’automobile con le braccia incrociate sul petto. Mi aspettavo che sarebbe partito subito a tutto gas, con il rischio di investirmi, e invece uscì sul marciapiede con la sua migliore espressione da cane bastonato.
«Penelope» esordì. «Cosa ci fai qui?»
«Veramente avrei dovuto chiedertelo io» osservai pungente. «Non avevi un esame, domani?»
«Io… veramente, sai, la mia amica…»
«Non sapevo che le amiche si baciassero così appassionatamente. È forse un modo per esprimere affetto da parte di voi economisti?» lo punsi sul vivo.
«Lo stesso che mi chiedo di te, signorinella!» si difese prontamente lui additando Edmund. «Fai presto a parlare te, che giri mano nella mano nel cuore della notte con un tizio che non è il tuo ragazzo.»
Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Edmund mollò d’istinto la mia mano, andando dritto di fronte a Riccardo, guardandolo dritto negli occhi. Nonostante fosse più basso di lui di almeno venti centimetri, il suo sguardo furibondo parve intimidire immediatamente il ragazzo.
«Vorrei farti notare» disse con rabbia «che io non avrei toccato Penny neanche con un dito, non prima di sapere che l’avevi tradita in questo modo vergognoso con una prostituta che non vale neanche un decimo di lei.»
«Ma come minchia parli? Sembri mio nonno!» chiese Riccardo lanciandogli un’occhiata sprezzante. «E come ti permetti di girare in questo modo con la mia ragazza?»
Quasi non fece in tempo a finire la frase. Il pugno che Edmund gli scagliò in piena faccia gli tolse il fiato, gettandolo a terra, le mani premute sul naso che aveva preso a sanguinare copiosamente.
«Tu non sia chi sono io» disse Edmund afferrandolo per il bavero. «Né ho voglia di stare a perdere tempo con un omuncolo come te. Perciò ritieniti fortunato» detto questo, lo lasciò andare malamente sul marciapiede, intimandomi di seguirlo e procedendo al disotto dei platani illuminati dai lampioni.
«Penso che ormai sia chiaro che da oggi non stiamo più insieme» dissi chinandomi un’ultima volta su Riccardo. «Addio.»
E mi lanciai dietro a Edmund, tornando a stringergli la mano nella notte più bella della mia vita.
**** Lo so, non è facile superare il divario linguistico, specie se considerate che ci troviamo di fronte al diverbio tra due ragazzi che si passano letteralmente ottantanni l'uno dall'altro xD - e da qui il nostro Torciaman è diventato ufficialmente nonno Edmund -
Scleri dell'autrice a parte, quanta soddisfazione vi ha dato quest'ultimo capitolo? ;) Finalmente Penny ha messo la parola finea una fase decisamente deprimente della sua vita, ma purtroppo per loro le complicazioni sono appena cominciate. L'importante è che almeno ora lei ed Edmund siano insieme.
Non vi spoilero altro, ma se avete voglia di fare due chiacchiere mi trovate su Instagram con il profilo le_storie_di_fedra
Se invece avete già nostalgia di Edmund, vi ricordo che c'è anche il mio crossover tra Harry Potter e Narnia che vi aspetta sempre qui su Wattpad.
Un abbraccio e buonanotte <3
F.
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