Capitolo 6

"We made our love out of stacks of cards"
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Il viaggio durò tre ore, tre ore senza parlare con mia madre.
Anche se avevamo i posti vicini, non le degnai di uno sguardo dopo quello che le ho detto la sera precedente.
Dallas dall'alto era molto luminosa ma Washington lo era il triplo di più.
Improvvisamente sentì una voce metallica provenire da sopra di noi.

« Signore e signori passeggeri stiamo per atterrare al Ronald Reagan Washington National Airport... » disse il pilota dell'aereo attraverso la radio, facendo echeggiare la sua voce per tutto l'aereo.

« Finalmente » dissi tra me e me cercando di non farmi sentire da mia madre che piano piano si stava risvegliando dal suo sonno duratosi ben 2 ore.

« ... sono le 05:30 del mattino e fuori ci sono 14º gradi »

"Devo prendere la mia giacca nello zaino mi sa" pensai prendendo il mio zainetto e togliendo da esso la mia giacca nera.
L'aereo atterrò e tutti i passeggeri iniziarono ad applaudire.
Ci alzammo e scendemmo dall'aereo andando verso una sala dove avremmo preso le nostre valigie.
Mamma cercò di parlarmi un paio di volte ma senza riuscirci.
Rimassimo ad aspettare la mia valigia per 20 minuti e poi ci dirigemmo verso l'uscita.
Entrammo in un Taxi, metendo le nostre valigie nel portabagagli e partendo verso la nostra nuova casa.
Il sole stava per sorgere e le luci della città piano piano si stavano spegnendo per dare spazio alla luce di un nuovo giorno.
Davanti a me intravidi il "US Capitol".

« Ho letto su internet che è il punto focale che divide il territorio della capitale federale » dissi scordandomi che ancora ero arrabbiata con mia madre.

« Allora mi parli ? » disse con tono sarcastico.

« invece no » dissi prendendo le mie cuffie e mettendo "Gorgeous" di Taylor Swift.

La nostra casa non era molto lontana dal centro della città.
Ci mettemmo un quarto d'ora ad arrivarci ad Annapolis Road, la via dove si trovava la nostra nuova casa.
L'entrata era molto rustica con delle "Echeveria" qua e là e delle piante a me sconosciute.

L'interno riprendeva lo stile esterno con qualche tocco moderno.
Le pareti erano fatte con mattoni rossi sparsi e il parquet di un marrone molto chiaro e sofisticato.

Entrava molta luce visto le grandi finestre che davano sull'incredibile giardino, perfetto per prendere il tè pomeridiano oppure studiare in santa pace lontano dal rumore.
Una grossa scala di legno che dava al piano di sopra mi attirava.
Presi la mia valigia con forza e iniziai a salire.
Il piano di sopra era altrettanto grande come il piano di sotto.
Entrai in una stanza causale, era molto spaziosa e con ancora i mobili dei vecchi proprietari.

Mi ricordai che i nostri mobili sarebbero arrivati in un arco di 2/3 giorni quindi dovevo per forza dormire su quel letto.
Il letto di una persona sconosciuta che, chissà può aver avuto anche essa molti sogni e paure.
Mi sdraiai ed iniziai a fantasticare sulla la vita di questa persona.
Immagino suonasse la chitarra acustica visto la presenza di una accanto all'enorme guardaroba vuoto.
Presi velocemente il telefono e chiamai Michael.

~Honey💕✨
« Giorno cucciolo » dissi alzandomi dal letto ed iniziando a mettere apposto i miei vestiti e le mie cose importanti sugli scaffali del guardaroba e sulla scrivania accanto alla porta.

« Ehiiii » disse con un tono assonato.

« Ti ho svegliato ? » chiesi dispiaciuta.

« Nono tranquilla, tanto mi dovevo svegliare»

« Ah... bene »

« Allora raccontami... com'è andato il viaggio ?» chiese incuriosito.

« Molto tranquillo... anche se lasciare la città con cui sono cresciuta al suon di "Too Good At Goodbyes" di Sam Smith non è stato molto carino » dissi prendendo una giacca trasparente che avevo comprato l'estate scorsa e appendendola.

« Vabbè dettagli, invece la nuova casa com'è ?»

« "Old but Gold", ha una sua personalità »

« Adoro ! » disse con un acuto finale che dovetti per forza togliermi il telefono dall'orecchio per non perdere un timpano.

« ...dopo voglio tante foto sappilo »

« Sisi tranquillo, anche se è strano il fatto che tutti i mobili dei vecchi proprietari siano ancora qui » dissi prendendo i miei "Funko" di Daenerys Targaryen e Jon Snow e poggiandoli su uno scaffale in bella vista.

« ... la stanza che ho preso è magnifica, mi immagino che ragazza abbia dormito qui prima di me »

« Ed ecco a voi il lato strano di Lorelay, applausi! » disse con un tono sarcastico.

« Ma dai, sono seria » dissi imbronciandomi anche se non mi poteva vedere.

« Lo so che sei seria, ed ecco perché mi preoccupo ogni volta che sento queste stranezze » disse facendo una piccola risatina finale.

Sentì dei passi provenienti dal corridoio, improvvisamente spuntò un uomo sui trent'anni vestito in modo molto elegante.

« Senti devo andare, ci sentiamo dopo » dissi a Michael spegnendo la chiamata e poggiando il telefono sul letto.
Mamma salì poco dopo di lui.

« ... e lei deve essere vostra figlia Lorelay» disse scrutando ogni centimetro di me con lo sguardo.

« Sisi, Lola non fare la maleducata, presentati» disse mia madre guardandomi male.

Mi avvicinai a quel signore e gli porsi la mia mano.

« Piacere »

« Molto piacere, io sono Jebediah Harem » disse prendendomi la mano e stringendola in segno di amicizia.

« amore lui è il dottore di cui ti ho parlato » disse mamma incrociando le mani come faceva di solito.

"Cavolo che figo della madonna,è troppo bello per fare il medico secondo me" pensai guardandolo.

« Sono venuto per presentarmi visto che passeremo molto tempo insieme »

"...e ne sono assolutamente contenta" pensai ridendo.

« allora visto che ci siamo già presentati che ne dice di parlare per stabilire le nostre visite » disse rivolgendosi a madre.

« Certamente, da questa parte prego » disse mamma scendendo il primo gradino delle scale.

"No dai... volevo ammirarlo un po' di più".

« È stato un immenso piacere conoscerti e comunque bei capelli » disse girandosi verso di me e sorridendomi un'ultima volta.

« Grazie » dissi vedendolo scendere le scale.

"La giornata non può andare meglio di così" pensai.
Aggiustai per bene tutte le mie cose e la giornata passò molto in fretta.
Scesi a cenare, mi sedetti sul divano e accessi la televisione aspettando che iniziasse "X Factor" il mio programma televisivo preferito.
Simon Cowell è un genio nel trovare bravi cantanti.
"Gli One Direction, le Little Mix e le Fifth Harmony" sono solo pochi nomi di Band che lui ha realizzato in questo programma e che nel giro di pochi mesi hanno scalato le classifiche della Billboard con brani stupendi.
La cena era ormai servita, presi un piatto e mi sedetti dov'ero prima.
Mamma si sedette al mio fianco.

« ... ti è piaciuto il dottore ? » chiese ma non gli risposi.

« Non fare così » disse sfiorandomi la guancia.

« Così come scusa ?... non voglio che tu mi metta in punizione di nuovo per una cosa che sinceramente amo quindi evito di rivolgerti la parola » dissi incavolata.

« ... lo so, ti ho trattata male ieri sera e mi dispiace tanto, ma ti avevo detto di no a questo cambio radicale » disse guardando i miei capelli.

« È un problema approfittare del tempo e cercare di fare tutte le cose che voglio prima di un eventuale dipartita ? » dissi con tono scherzoso ma al tempo stesso molto arrabbiato.

« ... non dire così per favore, mi fa solo più male pensare all'eventualità di vederti morire davanti ai miei occhi e non poter fare nulla... non voglio perderti » disse piangendo mentre il rumore della sigla di "X Factor" di sottofondo echeggiava per tutto il soggiorno.

Non mi piaceva vedere mamma in quelle condizioni.
Potevo incazzarmi tantissimo con lei ma appena si metteva a piangere l'abbracciavo e la perdonavo.

« ... sei l'unica cosa che mi è rimasta in questo mondo, non posso perdere anche te ecco perché sono così severa con tutto ciò che fai » disse pulendosi le lacrime che scendevano con la manica del suo pigiama.

« Lo so benissimo, ma dovresti un po' allentare la presa, sono un'adolescente cavolo ! , è chiaro che devo fare le mie esperienze e anche delle cazzate ogni tanto no ? » dissi gesticolando nervosamente.

« lo so che ti sto sempre con il fiato sul collo, ma è perché ti voglio bene e non voglio che tu soffra »

« Capisco benissimo...però tu non puoi mettermi in punizione per aver fatto una cosa che volevo da secoli, non mi piacevo prima okay ? Ora finalmente mi sento bella... »

« eri bellissima anche prima, più prima che ora e te lo dice una persona che ti vede tutti i santi giorni da ormai 17 anni » disse pulendo le ultime lacrime che le rigavano il viso.

« Tu sei bellissima sappilo, ora smettiamo con questa discussione inutile » continuò.

Mi abbracciò così forte da sentire il suo battito fortissimo.

«Ti amo mamma » dissi stringendo più forte.

« Anche io scimmiettina mia »

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