Capitolo 3
"Don't miss yourself in these isolated roads"
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Sospirai mentre uscivo da quell'auto strusciando la schiena sui quei sedili in cuoio provocando un fastidiosissimo rumore.
Eravamo sulla Rose Avenue Street vicino casa di Michael, presi la mia borsa e prima di andarmene mamma mi fermò.
« Andrà tutto bene...» disse prendendomi per il polso e guardandomi negli occhi
«... supereremo anche questo »
In quel preciso istante mi sono sentita debole perché mentre io cercavo di non pensarci, mamma lotava sia per me sia per lei cercando di trovare tutte le soluzioni per risolvere il tutto.
Non riuscì a dire niente, solo sorrisi e l'abbracciai.
Mi diede delle pillole da prendere a cena in modo che i dolori passassero.
Rimasi ferma per un po' vedendo la nostra Alpha Romeo piano piano sparire dietro l'angolo della strada.
Presi il mio IPhone e iniziai a navigare su Instagram mentre camminavo verso la casa di Michael.
Controllai l'orario, erano le sette e mezza di sera ma ancora un po' di luce c'era.
Arrivai davanti questo immenso palazzo dalle grandi vetrate tutte ben disposte geometricamente parlando.
Uscì da Instagram e chiamai Michael.
Una. Due. Tre volte.
Ma non mi rispose.
Inizia e citofonare ripetutamente il citofono di casa sua.
Ma come prima nessuna risposta...
Notai una signora sugli ottant'anni che scendeva una grossa busta di spazzatura.
Corsi ad aiutarla, si notava che stava per cadere poverina.
Presi la busta dalla sua mano e lei mi sorrise, un sorriso dolce e gentile che solo chi ha passato per tante cose in questa vita ci può donare.
« Grazie mille bella ragazzina » disse avvolgendo il suo braccio intorno al mio.
« ... e di che ? si figuri » dissi mentre portavo la busta di spazzatura dall'altro lato della strada.
L'accompagnai davanti il palazzo ed ella mi fece salire.
Mi offrì una tazza di tè ma rifiutai gentilmente.
Dovevo capire il perché Michael non mi rispondeva.
Iniziai a salire per le pulitissime scale, era incredibile come quel palazzo fosse perfettamente pulito quotidianamente.
Arrivai davanti alla porta della "duecentotredici" e bussai di nuovo.
Nulla.
"Forse non c'è nessuno" pensai girandomi e scendendo il primo gradino delle scale.
Poi sentì un forte "boom" proveniente sempre da quell'appartamento.
Ritornai subito davanti alla porta.
« Michael aprimi... » dissi bussando instancabilmente alla porta.
«... ti devo parlare »
Ma come sempre nulla.
Mi ricordai che alle medie Alba,la madre di Michael, lasciava sempre una chiave di riserva.
« ... sotto il vaso all'entrata » dissi abbassandomi per prendere la chiave.
Ci misi alcuni minuti per trovarla e subito dopo aprì la porta velocemente.
La casa era uguale all'ultima volta, con uno stile moderno e molto spaziosa per una normale casa a Rose Avenue.
Le pareti di color bianco sporco risaltavano e i mobili di color bordeaux davano un pizzico di colore al tutto.
Mi diressi verso la stanza di Michael, si sentiva dall'entrata la voce di Caleb Followill, cantante dei Kings Of Leon, dalla sua stanza.
"Finalmente si è deciso ad ascoltare qualcosa di decente" pensai soddisfatta.
Aprì la porta.
« Ahm, se stai facendo qualcosa di stupido ti ammaz... » non riuscì a finire la frase che mi dovetti tappare gli occhi.
« Scusami... scusami » corsi fuori dalla alla visione del mio migliore amico con un'altro ragazzo senza maglietta sul suo letto.
Chiusi la porta e mi andai a sedere sul comodissimo divano.
"Ecco perché non mi rispondeva" pensai "Che vergogna" arrossì.
Michael uscì dalla stanza cinque minuti dopo.
Non l'avevo notato che il ragazzo sotto di lui era Jules, uno dei quarterback della scuola di football della scuola.
« ... ti chiamo io » disse a bassa voce
accompagnando Jules alla porta e dandoli un bacio veloce ma intenso.
Michael mi guardò in faccia,iniziò a ridere con me e si mise a sedere sul divano.
« ... ti ho chiamato ben quattro volte e tu non mi hai risposto...»
« Scusami ero impegnato con un progetto di arte per la scuola » disse scherzando sulla situazione.
« ... hai usato molto il righello in questo progetto ? » chiesi ironicamente ridendo come una pazza.
Mi guardò male.
« Daiiiii, non è divertente » disse prolungando la 'i' come faceva di solito.
« Si che lo è... ho appena visto il mio migliore amico quasi scopare con uno dei ragazzi più fighi dell'intera scuola » dissi fiera di lui.
« Ma anche io sono un figo della madonna » si alzò e iniziò a posare peggio di 'Valentina' a Rupaul's Drag Race.
Iniziai a ridere come una pazza, penso che anche i vicini mi hanno sentito.
« Non ridere stronza... » mi lanciò un cuscino in faccia e si accomodò vicino a me.
« ... allora che mi dovevi dire ? » disse con lo sguardo serio.
Mi fermai per un attimo a rifletterci sulla situazione.
Non voglio che si preoccupi per me, è un mio carissimo amico.
« GIRLLLL ritorna nel mondo dei vivi » disse schioccando le dita davanti alla mia faccia.
Non sapevo che fare.
« Allora... » non riuscì ad iniziare il discorso che mamma mi chiamò inaspettatamente.
« Scusami devo rispondere » dissi alzandomi e andando fuori il balcone.
Premetti il pulsante verde per rispondere.
« Hey tesoro come ti senti ? » disse con una qualche interferenza nella chiamata.
« Bene mamma, il dolore è passato »
« Meglio... »
«...senti tesoro, ho appena chiamato quel medico che il dottor Hook ci ha consigliato» disse con un tono triste.
« E ? »chiesi preoccupata.
« ... domani devo spedire la tua cartella clinica; tutte le tue radiografie e i risultati delle tue laringoscopie »
« Bene... » dissi sollevata.
« Ah, amore un ultima cosa... andremmo per qualche giorno a Washington a trovare il dottor Harem...»
« Vuole visitarti per fare un check up completo...» continuò.
« Vabbè, sarà solo un viaggio no ? Poi ritorneremo qui no ? »
«...non credo tesoro »
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