...e la gita in barca (parte 2)
Feci gli scalini che portavano in coperta con lo stomaco contratto. Mentre mio marito camminava davanti a me tenendo la mia mano nella sua, mi sentivo terribilmente in imbarazzo per essere spariti così a lungo. Difficile dire quanto tempo fosse trascorso, controllare l'orologio era stato decisamente l'ultimo dei miei pensieri.
Arrivati quasi in cima, Giuseppe si girò verso di me continuando a tenermi per mano e mi diede un bacio a fior di labbra sorridendomi. Gli sorrisi di rimando dimenticando le mie ansie, ma appena arrivati di sopra, mi bastò notare il viso di Niccolò che ci lanciava un'occhiata indecifrabile per sentire riaffiorare tutto il mio imbarazzo.
Magari stavo esagerando e la nostra sparizione era passata nella totale indifferenza del ragazzo che avevo di fronte, ma era pur sempre un adolescente, non certo un bambino inconsapevole. Negli ultimi anni lo avevo visto crescere in fretta davanti ai miei occhi, senza quasi rendermene conto. Era diventato davvero un bel ragazzo e la somiglianza con il padre continuava ad essere ben visibile. Stessi capelli mori uniti ad un paio di occhi scuri e profondi.
Mentre io quasi mi contorcevo dall'ansia, Giuseppe era un profluvio di gioia. Guardò il figlio che se ne stava seduto sulle panche imbottite e lo raggiunse sedendosi al suo fianco. "Ehi, non vai a prendere il sole?"
"Ci vado fra un attimo," disse Niccolò tornando ad incollare gli occhi al suo cellulare. Batteva le dita sullo schermo ad una velocità impressionante.
"Non me lo vuoi dire a chi scrivi?" domandò mio marito curioso. Ero ancora troppo nervosa per farmi coinvolgere dall'ironia della situazione, ma non riuscii a trattenermi quando di fronte al mutismo del figlio, Giuseppe prese a scompigliargli i capelli per attirare la sua attenzione.
"Papà!" esclamò Niccolò piccato girandosi verso di lui.
"Si tratta di una ragazza?"
" Sì. Ora mi lasci in pace?" rispose mentre si rimetteva a posto i capelli in fretta e furia con uno sguardo rabbioso.
Giuseppe alzò le mani in segno di resa guardandomi con una risata sulle labbra. Era palese quanto fosse di ottimo umore. In un'altra circostanza, non l'avrebbe fatta passare così liscia al figlio. "Bene... allora noi andiamo a prendere il sole," disse circondando la mia vita con un braccio.
Mentre ci dirigevamo verso la prua dove si trovava il solarium, ci trovammo a passare davanti al ponte di comando e il capitano ci fece segno di raggiungerlo.
"E ora che vuole..." borbottò mio marito sotto voce.
"Non fare il brontolone," dissi avvicinandomi per stampargli un veloce bacio sulla guancia.
Appena raggiunto Federico, ci salutò con un gesto della mano facendoci un sorriso splendente. "Vi stavo giusto cercando, ma non vi ho trovati in coperta. Tutto bene?"
"Benissimo, grazie," rispose mio marito con un sorriso che la diceva davvero lunga.
Rimasi ammutolita dall'imbarazzo e percepii chiaramente il mio viso andare in fiamme. Vedevo chiaramente come l'uomo di fronte a me stesse arrivando alla conclusione più ovvia per la nostra sparizione. Immaginai per un secondo di poter tirare una gomitata nelle costole a Giuseppe, ma non mi sembrava il caso. Tentai comunque di rimediare e inventarmi una scusa sul momento. "Avevo un po' di mal di mare, ma ora sto meglio," dissi cercando di essere il più possibile convincente.
Federico assunse una faccia sinceramente dispiaciuta. "Mi spiace molto. Se dovesse ricapitare, la cosa migliore è stare qui all'aria aperta. Le cabine sono posti chiusi, poco ventilate e i movimenti della barca si sentono ancora di più," disse con una sicurezza da vero esperto del settore.
"Grazie del consiglio."
"Ma figurati," disse allungando una mano sul mio braccio con fare amichevole. "Se la nausea ritorna, fammi sapere. Ho delle gomme da masticare che fanno miracoli."
"Come mai ci stava cercando?" domandò Giuseppe piuttosto contrariato da tutta quella confidenza.
"Volevo solo avvertirvi che a breve ormeggeremo nella Caletta della Sanguinaria. Non lasciatevi spaventare dal nome, perché vi assicuro che è di una bellezza paradisiaca."
"Posso confermarlo. Ci sono stato una volta," disse mio marito tornando di buon umore. Non potei evitare di domandarmi con chi fosse in quella occasione. Le possibilità erano infinite e mi sentii pungere dalle spine della gelosia.
"Bene, sono felice di avere un testimone a mio favore," sorrise entusiasta Federico risvegliandomi dai miei pensieri. "Restiamo fino all'ora di pranzo e poi attraccheremo all'Isola di San Domino. Ci sono dei ristoranti da non perdere," disse annuendo soddisfatto fra sé e sé.
Io e Giuseppe arrivammo poi alla zona solarium, ma di Niccolò non c'era ancora traccia.
Mi sdraiai sul materassino ricoperto da un asciugamano color canapa e Giuseppe si sdraiò accanto a me. Avevo una tremenda voglia di saperne di più, chiedergli con chi aveva visitato la caletta di cui parlava il capitano, ma avevo paura di passare per la solita moglie gelosa. Chiusi gli occhi provando a pensare ad altro.
Non feci in tempo a visualizzare qualche pensiero positivo, che percepii una lieve brezza fra i capelli. Aprii gli occhi con un presentimento e trovai mio marito che mi fissava con la testa sorretta dalla mano. "Tutto bene?"
"Sì, ma sbaglio o hai appena soffiato tra i miei capelli?" domandai sorreggendo a mia volta la testa con la mano.
"Volevo attirare la tua attenzione."
"Hai sempre la mia attenzione," risposi alzando gli occhi al cielo. "E visto che ci siamo... Ti posso chiedere una cosa?"
"Quello che vuoi."
"Okay, ma se non vuoi rispondermi va bene."
Mi osservò poco convinto. "Avanti, chiedi pure."
Torturai l'asciugamano graffiando con l'unghia, indecisa se cedere definitivamente alla curiosità. "Con chi sei stato alla caletta?" domandai soccombendo alla mia voglia di sapere a tutti i costi.
"Ah, ecco perché avevi quella faccia prima."
"E quale faccia sarebbe?" chiesi solo per prendere tempo. Conoscevo già la risposta. Certe volte era fin troppo irritante che riuscisse a leggere le mie espressioni come se fossi un libro aperto.
Giuseppe accarezzò la mia guancia quasi gongolando. "Amore, credo che tu lo sappia già. Ma se ci tieni tanto a sapere con chi ero te lo dico. Non è necessario essere tanto gelosi..."
A quelle parole non riuscii a mantenere la calma. Si stava godendo il momento fin troppo, non l'avrebbe avuta vinta così facilmente. Presi la sua mano e la tolsi dal mio viso. "No, ho cambiato idea. Non voglio sapere con chi eri. Non mi interessa. Voglio solo prendere il sole in santa pace," dissi sdraiandomi di nuovo sul materassino.
"Magari non lo vuoi sapere..." disse Giuseppe tornando ad accarezzarmi una guancia. "Ma io te lo dico lo stesso. Alla caletta ci sono andato con Massimiliano, Claudio e Gianluca. Erano al nostro matrimonio, te li ricordi?"
Inutile arrabbiarsi a quel punto. "E ovviamente non potevi dirmelo prima..."
"Certo che no."
Mentre pensavo a cosa rispondere, sentii dei passi avvicinarsi e vidi Niccolò che spuntava nel mio campo visivo. "Tra quanto si scende?"
"Tra poco, spero..." risposi mettendomi seduta con aria torva.
Niccolò fece balenare il suo sguardo fra me e suo padre piuttosto incuriosito, ma non abbastanza da volerne sapere di più. "Okay."
Mentre il silenzio si faceva sempre più pesante, mi accorsi che finalmente la barca si era fermata ed eravamo pronti a scendere a terra.
"Bene, siamo arrivati," commentò Niccolò visibilmente sollevato. Si avviò verso la scaletta alla svelta e mentre mi alzavo per seguirlo, Giuseppe mi precedette tirandosi su. Mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi a mia volta. "Madame..."
"Grazie, amore."
"Figurati."
"Non lo dico solo per ora," risposi incerta delle parole da usare. In realtà il mio grazie comprendeva tutto quello che avevamo insieme, la vita meravigliosa che condividevo con il mio uomo, l'amore della mia esistenza. "Grazie per tutto."
"Grazie a te," disse carezzandomi i capelli per poi prendermi il viso fra le mani e guardarmi come se mi leggesse dentro.
Allacciai le braccia intorno alla sua vita e gli stampai un bacio su quelle labbra morbide che mi facevano impazzire. Il sapore della salsedine misto al suo sapore naturale era come una droga per me.
La Caletta della Sanguinaria era davvero spettacolare come me l'ero immaginata. La sabbia bianca e l'acqua cristallina mi ricordavano quasi la luna di miele fatta nella Polinesia francese.
Il tempo passò senza quasi accorgermene e dopo il pranzo fatto in compagnia del capitano sull'Isola di San Domino, Francesco ci portò nella vicina Isola di San Nicola. L'itinerario prevedeva che saremmo ritornati in serata verso l'imbarcazione per dormire sottocoperta e all'indomani avremmo esplorato le grotte vicine.
Dal porto al centro del paese, mi tenni ben abbarbicata al braccio di Giuseppe mentre la salita sembrava non finire mai. Avevo indossato delle scarpe da ginnastica comode, ma sembravano non bastare. Una volta arrivati, annaspando in cerca della panchina più vicina, tirai fuori dal mio zainetto una bottiglietta d'acqua e dopo essermi abbeverata, finsi di essermi ripresa del tutto. Sia Giuseppe che Niccolò non sembravano essere stati scalfiti dalla fatica quanto me e non mi andava di passare per la solita damigella in difficoltà.
"Più avanti c'è l'Abbazia di Santa Maria. Andiamo?" domandai mentre mi alzavo in piedi e sistemavo meglio i capelli in uno chignon alto.
"Sicura? Se vuoi riposarti ancora un po' va bene," disse Giuseppe seguito dal figlio che annuiva comprensivo.
"Sto bene, tranquilli. Possiamo andare."
Nonostante la mia finta sicurezza non convincesse nemmeno me, ci avviammo verso un ponte di legno che conduceva fino all'abbazia. La facciata era realizzata con la tipica pietra bianca pugliese, ma a colpirmi di più, fu l'interno dell'edificio. Un sontuoso mosaico decorava il pavimento della navata centrale e i soffitti erano ornati con motivi decorativi da lasciare senza fiato.
Scarpinando su e giù per l'isola, arrivammo presto all'ora di cena. I miei occhi si illuminarono al solo vedere l'insegna Pizzeria. Se fosse stato umanamente possibile, mi sarei nutrita solo ed esclusivamente di pizza per quanto la mia adorazione fosse alle stelle.
Entrati nel locale, scelsi una tradizionale pizza Margherita mentre Giuseppe e Niccolò scelsero rispettivamente una pizza ai funghi e una al prosciutto. Dopo aver riempito lo stomaco, una passeggiata sul lungomare era d'obbligo e inoltre l'idea di rinchiudermi sottocoperta non mi entusiasmava per niente. Prolungai il momento proponendo di terminare la serata con un bel gelato e la mia idea fu accolta con giubilo da entrambi gli uomini al mio fianco.
Ma il momento di rientrare doveva arrivare prima o poi e fu Giuseppe a tirar fuori l'argomento mentre terminava il suo cono di gelato alla nocciola. "Che dite, andiamo a dormire?"
"Okay," rispose semplicemente Niccolò. Io non potei far altro che concordare e dopo il tragitto di ritorno, ci ritrovammo di nuovo all'imbarcazione di Federico che ci stava aspettando.
In sottocoperta, Niccolò ci diede la buonanotte e mi ritrovai da sola con Giuseppe. La privacy data da quelle pareti così sottili tra una cabina e l'altra era ridotta al minimo e la cosa mi metteva parecchio a disagio.
Afferrai alla svelta il mio pigiama e in silenzio mi cambiai mentre mio marito faceva lo stesso. Mi infilai sotto le lenzuola nonostante le temperature estive non lo richiedessero affatto e preso posto sul fianco, mi spinsi fino al lato più esterno del letto.
Mio marito scoppiò a ridere di gran gusto di fronte alla scena. "Guarda che non ti mangio..."
"Lo so. Ma tu stai nel tuo lato e io nel mio," dissi rivolgendogli appena un'occhiata al di sopra della mia spalla.
Sentii Giuseppe salire sul letto. "Vieni più vicina, non vorrei che cadessi giù dal letto," commentò divertito e allo stesso tempo preoccupato.
Non mi disturbai a rispondergli. Era palese che se avessi detto che stavo bene e non rischiavo di cadere, sarebbe di sicuro accaduto il contrario. Tipico di me. E poi, il letto era così piccolo che il rischio di cadere faccia a terra era davvero concreto.
Dopo solo qualche secondo, mi ritrovai a uscire dalle lenzuola e rigirarmi nella direzione di Giuseppe. Nel buio andai ad accoccolarmi sul suo petto e lui accarezzò i miei capelli con calma, come se non aspettasse altro. "Ci hai già ripensato?"
"Sì..." ammisi mal volentieri. Sorrisi però al pensiero di ritrovarmi al sicuro fra le braccia dell'uomo che amavo e chiudendo gli occhi, mi lasciai andare al sonno.
Angolo autrice:
Ciao a tutti!! Rieccomi con la seconda parte dello scorso capitolo!
Come al solito vi aspetto nei commenti per sapere cosa ne pensate❤
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top