...e il libro aperto
Quella che era cominciata come una tranquilla uscita di coppia, si era trasformata in un mezzo disastro. Giuseppe aveva lasciato a me la scelta del ristorante e la fortuna non aveva girato per niente a mio favore.
Mentre mi stavo lavando le mani nel bagno del locale, vidi uscire da uno dei cubicoli una bionda piuttosto familiare. Inizialmente pensai di essermi sbagliata. Quante possibilità c'erano che io e la ex compagna di mio marito ci trovassimo esattamente nello stesso posto alla stessa ora. Mentre le passavo di fianco per recuperare un paio di salviette per asciugare le mani, constatai che purtroppo si trattava davvero di Olivia.
Cercai di far finta di non averla vista, ma mentre stavo per lasciare la toilette, mi sentii chiamare.
"Emma?"
Il mio primo istinto fu quello di ignorare quella voce e continuare per la mia strada, ma non potevo essere così codarda. Mi voltai verso di lei rischiando quasi di scontrarmi con una donna che dietro di me si apprestava ad uscire. Mi feci da parte e osservai la bionda elegante che mi fissava a sua volta. Si asciugò le mani e buttò via le salviette.
"Ciao, Olivia" salutai cercando di essere cortese. Avevo passato anni ad odiarla e invidiarla nell'ombra, ma alla fine dei conti, ora ero io la donna che Giuseppe amava, quella che aveva scelto di sposare. Non c'erano più motivi per avercela con lei.
Si passò una mano fra i lunghi capelli lisci. "C'è anche Giuseppe? Non l'ho visto."
"Sì, siamo qui insieme e tu?"
"Cena di lavoro," affermò liquidando veloce la faccenda. "Te l'ho chiesto perché era impossibile non ci fosse anche lui. Adora questo posto. Sicuramente non te l'ha raccontato, ma venivamo qui ogni sabato sera."
Mi morsi il labbro cercando di non dare a vedere il mio nervosismo. Ovviamente Giuseppe non me ne aveva fatto parola, ma potevo immaginare perché lo avesse fatto. Di certo non avrei gradito sapere quanto si fosse divertito con Olivia.
"Me l'ha raccontato," mentii spudoratamente. Non le avrei dato la soddisfazione di vedere la sorpresa sul mio volto.
Olivia mi guardò per nulla convinta. "Bene. Allora buona serata."
"Grazie. Anche a te."
Lasciai che mi precedette nell'uscita. Mi serviva ancora qualche secondo per recuperare l'autocontrollo e tornare da Giuseppe.
Una volta seduta al tavolo, mio marito mi squadrò intuendo ci fosse qualcosa di diverso in me rispetto a prima. "Tutto ok?"
"Certo," risposi tentando di arginare lo scombussolamento che mi aveva procurato quell'incontro inatteso. Restai in attesa di veder spuntare Olivia da un momento all'altro, ma non accadde. Evidentemente non aveva nessuna intenzione di venire a salutarci. Molto meglio così.
Decisi di non raccontare a Giuseppe dell'incontro almeno fino alla fine della cena. Avevo il brutto presentimento che tirar fuori quel nome, mi avrebbe fatto andare il cibo di traverso.
Mentre eravamo in macchina, diretti verso il cinema, chiacchierammo un po' riguardo il film prescelto e poi decisi di passare a quello che mi premeva di più dirgli. Stavo dando alla cosa fin troppa importanza.
"Sai, ho incontrato una persona al ristorante. Voglio dire, quando sono andata alla toilette."
Giuseppe continuò a guardare la strada davanti a sé quasi impassibile. Ma lo conoscevo bene e riuscii a cogliere un lieve nervosismo mentre scalava le marce in prossimità del semaforo rosso. "Lo immaginavo."
"Sono proprio un libro aperto, eh?"
Un sorriso gli increspò le labbra. "Sì, almeno per me" disse girandosi un attimo nella mia direzione. Posò una mano sulla mia gamba e poi l'auto ripartì appena scattato il semaforo verde.
"E dimmi chi è che ti ha turbato tanto?"
"Olivia," risposi rilassandomi contro il sedile. Mi sentivo molto meglio dopo aver tirato fuori quel nome.
"E avete parlato?"
Mentre stava parcheggiando pensai bene a cosa rispondergli. "Beh, ci teneva a farmi sapere che tu adori quel ristorante e che ci andavate tutti i sabato sera. È vero?"
Finì di parcheggiare e poi fece balenare i suoi occhi su di me. "Ci andavamo spesso, ma non proprio tutti i sabati. Sei arrabbiata perché non te l'ho detto?"
"No. Avrei volentieri continuato a non saperlo. È un bel posto e si mangia bene, ma ora non ci vorrò più tornare," dissi incrociando le braccia al petto. "Immagino fosse quello il suo intento."
"Mi spiace, non è da Olivia essere vendicativa. Sicuramente non era intenzionale."
Alzai un sopracciglio un tantino risentita. Possibile che fosse così ingenuo? "Magari non con te. Ma io sono la donna che le ha praticamente portato via il compagno..."
"Lo sai che non è andata così. Sarebbe finita in ogni caso."
"Ed è questo quello che le hai raccontato?"
"Non fare domande di cui non vuoi sentire la risposta, amore" ribatté con un pizzico di ironia. Era proprio da lui cercare di sviare un discorso che sapeva non ci avrebbe portato a niente di buono.
"Voglio che tu mi risponda," dissi sicura di me. "E non uscirò da questa auto finché non lo farai."
Lentamente e con risolutezza, sospirò e slacciò la cintura di sicurezza per potersi voltare completamente verso di me. Lo imitai e diedi una lisciata al vestito che si era un tantino stropicciato nel frattempo.
Fissai il suo volto risoluto in attesa di risposte. Quando aveva quello sguardo così serio e concentrato era ancora più irresistibile. Gli passai una mano fra i capelli e gli accarezzai una guancia. "Parla, avanti."
"Ok, ma ricordati che c'è un motivo se non te ne ho mai parlato prima d'ora."
"Tranquillo, cercherò di non dare di matto," dissi alzando gli occhi al cielo.
"Beh, semplicemente le ho parlato di quanto il nostro rapporto non stesse andando da nessuna parte. Di quanto fosse meglio per entrambi chiudere la storia e andare avanti con la propria vita, ognuno per conto proprio."
"E di me non hai detto niente?" domandai risultando più astiosa di quanto volessi.
"No, ho preferito evitare. Sai che..."
"Nessuno doveva sapere," dissi interrompendolo. "Me lo ricordo fin troppo bene."
"Ok, possiamo chiuderla qui? Parlare di questo non fa bene a nessuno."
"Solo un'altra domanda. Ormai abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora e voglio sapere ogni cosa. Come l'ha presa?"
All'epoca non avevo voluto sapere assolutamente nulla di come Giuseppe e Olivia si fossero lasciati. Ero fin troppo preoccupata dal tenere la nostra relazione segreta e dalla pandemia dilagante, per preoccuparmi anche di quello.
"Possiamo lasciar perdere?" domandò insistente.
"No."
"E va bene..." disse ormai rassegnato. "L'ha presa bene, da donna matura. E anche dopo, quando è uscito fuori il tuo nome, non mi ha mai rinfacciato nulla. Olivia non è tipo da piangersi addosso."
"Basta così, non aggiungere altro."
"Sei tu che me l'hai chiesto..."
Raccolsi con una mano la borsetta e con l'altra spinsi la portiera verso l'esterno per uscire. Inspirai a pieni polmoni l'aria ancora calda della sera.
In un attimo Giuseppe mi raggiunse e mi circondò la vita con un braccio. "Stai bene?
"Benissimo. Entriamo o rischiamo di perderci l'inizio del film."
Controllò il suo orologio e poi riposò il suo sguardo su di me. "Siamo in perfetto orario, tranquilla."
Annuii semplicemente e iniziammo a camminare verso l'entrata. Sapevo di essere io stessa la responsabile del mio cattivo umore. Avevo insistito per conoscere i particolari e questo era il risultato. Ora dovevo solo trattenermi dallo sfogare il mio malumore sull'uomo che amavo, chissà se ci sarei riuscita. Non mi andava proprio giù che descrivesse Olivia come miss perfezione. Come se quasi non l'avesse messa da parte. Potevo anche sopportare la presenza costante dell'ex moglie perché madre di Niccolò, ma la ex compagna era un altro paio di maniche.
Come previsto da Giuseppe arrrivammo in sala in perfetto orario. Le luci erano ancora spente e i trailer non erano nemmeno partiti. Nel silenzio e nella penombra non potei evitare di rimuginare.
"Mi chiedo se parleresti così bene anche di me se ci lasciassimo," mi uscì fuori quasi senza volerlo. E tanti saluti al non voler prendermela con Giuseppe.
Mi guardò colto di sorpresa e incredibilmente cupo in volto, per quanto riuscissi a intuire nella semioscurità. "Ne parli con una tale leggerezza, come se fosse una cosa che potrebbe succedere da un momento all'altro."
"Dicevo per dire. Non certo perché voglio che succeda," dissi guardandomi intorno. Per fortuna la sala era semivuota e in particolare dietro di noi non c'era nessuno. In estate, non molti sceglievano di rinchiudersi in una sala cinematografica.
Continuò a fissarmi senza dire una parola mentre si reggeva il mento con una mano.
"Non guardarmi così. La mia era solo una curiosità..."
La cosa stava prendendo davvero una brutta piega. Stavo ferendo entrambi senza motivo. Me ne rendevo conto, eppure non riuscivo a tacere.
"Una curiosità, dici? Una curiosità è chiedermi che cosa ti regalerò per Natale, non certo cosa dirò di te se ci lasciassimo."
Giuseppe era davvero arrabbiato dal modo incredibilmente calmo e lento con cui mi parlava. Il suo guardo poi era talmente glaciale da farmi congelare il sangue nelle vene.
"Fai finta che non abbia detto niente," affermai cercando di rimediare. Ma ormai il danno era fatto.
"Se ti sei stancata del matrimonio, puoi anche dirmelo subito."
"Giuseppe, ma cosa dici..." dissi posando la mia mano sulla sua. Senza degnarmi di attenzioni, si girò a guardare verso lo schermo che iniziava a proiettare i primi trailer.
Colpita dalla sua freddezza, spostai immediatamente la mia mano. "Scusami, ho parlato senza riflettere."
Ormai ce ne stavamo in silenzio da un po'. Giuseppe continuava a guardare dritto davanti a sé senza dire una parola ed io ero troppo codarda per aggiungere altro. Mentre guardavo anch'io verso lo schermo, notai d'improvviso la figura di mio marito alzarsi in piedi. Lo osservai avviarsi verso gli scalini e lo seguii immediatamente. Arrivati nel corridoio, camminava a passo sostenuto e quasi facevo fatica a stargli dietro indossando i tacchi.
"Dove vai?" domandai alzando la voce per farmi sentire.
Come mi aspettavo non mi rispose, ma si fermò. Poi scosse la testa e riprese a camminare a passo più svelto di prima. Stava mettendo sempre più distanza fra di noi. Non potevo certo mettermi a correre, ma feci del mio meglio.
"Fermati."
Continuò a camminare ed era quasi arrivato alle scale. Mentre incespicavo nei miei stessi passi, riprovai a chiamarlo per l'ennesima volta. Non volevo darmi per vinta. "Per favore, Giuseppe."
Contro ogni mio pronostico si fermò e aspettò che lo raggiungessi. Quando arrivai a lui, mi poggiai al suo braccio affaticata e lo costrinsi a voltarsi verso di me. "Si può sapere dove stavi andando?"
Quando si decise a guardarmi negli occhi, quello che vidi non mi piacque per niente. Pece liquida in due pozzi profondi che mi squadravano. In collera era dire poco. "Uscivo. Ho bisogno d'aria."
"Vengo con te," dissi cercando di accarezzargli una guancia, ma non me lo permise. Mi bloccò il polso e riportò il braccio lungo il mio corpo.
"Non hai capito. Intendevo da solo."
Mi sentii spezzare il cuore per il modo in cui mi aveva parlato. Ghiaccio e nient'altro.
"Credi forse che perché ci sono già passato, allora io non soffra al solo pensiero di perderti?"
"Io non l'ho mai detto né pensato."
"E allora perché quella domanda?"
"Non sopporto il modo in cui parli di Olivia," risposi sputando fuori la verità.
"Emma, sei stata tu a chiedermelo. Non riesco a credere che tu voglia punirmi a causa di questa assurda gelosia!" mi urlò contro gesticolando nervoso. Giuseppe perdeva raramente la pazienza con me, ma quando accadeva, non era mai un bello spettacolo.
"Non si tratta di gelosia, magari si trattasse di quello..." confessai senza il coraggio di guardarlo in faccia.
Mi sollevò il mento con due dita e mi costrinse a fissare i miei occhi nei suoi. "E allora che cos'è?"
"Il tuo passato. Prima, mentre parlavi di lei... ho visto quanto l'hai amata e non lo so nemmeno io che cosa mi sia preso. C'è una vita intera di cui io non so nulla, che non ho vissuto insieme a te," dissi percependo come un groppo in gola.
"È vero, ma quello che abbiamo vissuto insieme... quello vale tantissimo. Per non parlare di tutta la strada che abbiamo davanti."
Lo guardai senza riuscire a dire una parola.
"E poi non voglio avere segreti con te. Chiedimi e saprai quello che vuoi," disse allargando le braccia. Sapevo che diceva sul serio.
Annuii e gli allacciai le braccia intorno al collo. "Amore mio, scusami. Mi dispiace," dissi al suo orecchio.
Giuseppe mi strinse in un forte abbraccio e io mi ritrovai nel mio porto sicuro. Dove potevo essere solo me stessa, senza nessuna barriera, senza filtri, senza paure.
Mi staccai dal suo corpo quanto bastava per studiare il suo volto. "Anche se non stessimo più insieme, saresti comunque l'amore della mia vita. E non mi serve sapere cosa diresti tu di me in quel caso. Mi basta sapere quanto mi ami adesso."
"Beh, non credo si possa quantificare l'amore. Sarebbe come voler imbottigliare l'oceano, ma tu possiedi il mio cuore, quindi dovresti sapere meglio di me quanto ti amo."
Mi morsi il labbro inferiore, come sempre toccata dalle sue parole. "In questo caso, posso dire che vale lo stesso per me. Anche tu possiedi il mio cuore."
"Eh no, piccola. Così non vale, è troppo facile" disse scuotendo il capo sorridendomi.
"Ma non sono brava come te con le parole," dissi arricciando le labbra sincera. "Ti accontenti di un ti amo detto con tutto il cuore?"
"Se è detto con tutto il cuore, non si può certo rifiutare," affermò prima di stamparmi un bacio sulle labbra. "Andiamo a prendere un altro biglietto per il film? Ormai ci siamo persi l'inizio..."
"Sì, ma dal bigliettaio ci vai da solo. Penserà che siamo pazzi."
Giuseppe alzò gli occhi al cielo e ridacchiò. "Forse un po' lo siamo. Ma ti avverto che se non vieni con me, niente film per stasera."
"Ok, ho capito. Sei proprio permaloso..."
"Ma senti chi parla," disse attirandomi a sé per incamminarci di nuovo verso la biglietteria.
**Angolo Autrice**
Il capitolo mi è sfuggito un po' di mano ed è venuto parecchio lungo. Spero vi piaccia in ogni caso❤
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