47. Luna di miele

"Amore, hai bisogno che ti aiuti con la crema solare?" domandò Giuseppe premuroso come al solito.

"Sì, grazie. Ora prendo il tubetto."

Io e il mio novello sposo ci trovavamo sulla meravigliosa spiaggia di Bora Bora o per meglio dire, su quella privata del resort in cui alloggiavamo. La mattina dopo il ricevimento di nozze, avevamo preso un volo da Roma Fiumicino e dopo uno scalo a Parigi, eravamo finalmente atterrati a Papeete, capitale della Polinesia francese.

Erano già passati un paio di giorni dal nostro arrivo e a parte il senso di colpa per essere così lontana da mio figlio, affidato alle cure dei suoi nonni paterni, era tutto perfetto. Avevo la sensazione di essere dentro una cartolina da sogno. Tra sabbia bianchissima, alberi di palme da cocco, acqua cristallina, pesci coloratissimi e coralli, era un paradiso in terra.

Passai il tubetto a Giuseppe e poi mi sedetti sul lettino dandogli le spalle. "Sgancia pure i laccetti se ti riesce meglio stendere la crema. Tengo fermo io il davanti."

"No, tranquilla. Riesco benissimo così," lo sentii affermare piuttosto teso.

"Non ti fidi? Guarda che nemmeno io ci tengo a finire in topless," dissi non riuscendo a trattenere una lieve risata di fronte alla sua evidente preoccupazione.

"Meglio non rischiare..." disse mentre iniziava spremeva il tubetto per farne riversare il contenuto sulle sue dita. Partì dalle spalle e poi passò a massaggiarmi la schiena. Giuseppe finì il suo compito e poi mi lasciò un bacio sulla nuca esposta dallo chignon alto. "Ecco qua. Ora non diventerai un'aragosta."

Mi girai nella sua direzione e poi presi posto sulle sue gambe. "Che cosa ne pensi di questo costume? È tra quelli nuovi che ho comprato apposta per il viaggio di nozze e la commessa ha detto che sicuramente il neo-marito avrebbe apprezzato. Spero tu sia d'accordo..."

In vista della fantastica luna di miele che mi attendeva, non avevo resistito all'occasione di fare un po' di sano shopping. E così, tra un'acquisto e l'altro per il matrimonio, ci avevo infilato anche del tempo per comprare dei nuovi bikini, abiti corti e sbarazzini, qualche abito lungo per le occasioni speciali e molto altro.

Ma tra tutti gli acquisti, quello di cui andavo più fiera era sicuramente il push up di cui avevo chiesto l'opinione a Giuseppe. Era di un meraviglioso blu cobalto, il mio colore preferito e i volants posizionati sulla scollatura lo rendevano particolarmente sexy. Il pezzo di sotto invece era composto da un semplice slip dello stesso colore.

"Beh, dovrei essere cieco per non apprezzare. E devo dire che questa scollatura è piuttosto notevole," disse accarezzando con due dita i volants che la impreziosivano.

"Come se ti dispiacesse..." affermai allacciandogli le braccia intorno al collo per avvicinarlo ancora di più a me. Il tessuto del mio costume sfregava contro il suo petto e mentre Giuseppe mi sfiorava la schiena delicato, gli accarezzai la mandibola e lo baciai, finché i nostri respiri non si mescolarono. Avvolsi le mani intorno al suo viso e poi mi allontanai per riprendere fiato.

"Ops," dissi mordendomi il labbro inferiore. "Per un momento ho dimenticato dove mi trovavo..."

Giuseppe mi sorrise complice. "Non me ne parlare... tu almeno non hai certi problemi," disse guardando verso il cavallo dei suoi pantaloncini. Ovviamente mi ero accorta del rigonfiamento sotto le mie gambe, ma non avevo pensato al fatto che potesse metterlo a disagio. "Mettersi in costume ha i suoi svantaggi..."

Mi guardai attorno per controllare se avessimo attirato qualche sguardo di troppo, ma sembrava tutto tranquillo. In effetti, la spiaggia era popolata per lo più da coppie e sicuramente molte in luna di miele come noi. Gli ombrelloni erano piuttosto grandi e abbastanza distanti l'uno dall'altro. Alloggiare in un resort di un certo livello, doveva pur garantire qualche comodità in più.

Tentando di cambiare argomento, afferrai il tubetto di crema solare che si trovava vicino alla gamba di Giuseppe e lo sollevai a mezz'aria. "Ti aiuto con la crema?"

Mi sorrise facendomi una bonaria carezza sulla guancia. "Sì, grazie."

Verso l'ora di pranzo, dopo aver fatto il bagno, tornai verso l'ombrellone e spostai il lettino per sdraiarmi direttamente al sole.

"Fai attenzione che ti scotti. Il sole batte forte a quest'ora," disse Giuseppe mentre se ne stava tranquillo all'ombra a leggere il suo libro.

"Il tempo di far asciugare il costume e mi sposto. Altri 5 minuti al massimo."

Giuseppe venne a sedersi sul mio lettino, nello spazio laterale lasciato libero e si abbassò per lasciarmi un bacio sulla spalla. "Ma la mia bella mogliettina ha la pelle così chiara che anche 5 minuti sono troppi," disse insistente. Io potevo anche essere testarda, ma mio marito sapeva esserlo ancora più di me quando voleva.

Lo guardai assottigliando lo sguardo mentre mi faceva ombra. "Ah, ora ti ricordi della tua mogliettina? Hai passato l'intera mattinata a leggere e non sei nemmeno venuto a fare il bagno con me..."

"Mi spiace, piccola. È che sono quasi alla fine e non riesco a smettere di leggere," affermò con aria colpevole.

"Ok, da lettrice posso capire. Ma ti avverto che dovrai fare di meglio per farti perdonare."

"Andiamo a fare il bagno insieme?" domandò tentando di scalfire il mio risentimento.

"Ma veramente stavo cercando di far asciugare il costume, così poi non mi tocca salire in camera a cambiarmi."

"Oh, avanti... non vorrai rinunciare solo per questo."

"No, hai ragione. Se saliamo a cambiarci prima o dopo pranzo non cambia molto."

"Tu che mi dai ragione. Questa è nuova," disse mentre avvicinava il suo viso al mio per sfiorare le sue labbra con le mie. Si allontanò da me e mi lanciò una lunga occhiata. "Ti sta davvero bene questo colore, sai."

"Grazie. Direi che sei sulla buona strada per essere perdonato."

"Molto bene," disse facendomi un sorriso sornione. Quello di chi sapeva benissimo che in realtà era già stato perdonato.

Dopo pranzo, ci aspettava un fantastico tour della laguna. La barca venne a prenderci direttamente alla banchina dell'hotel, dove io, Giuseppe e un altro paio di coppie salimmo a bordo entusiasti dell'avventura che ci attendeva.

"Hai sentito cosa ha detto la guida? È probabile che incontreremo anche gli squali pinna nera," disse Giuseppe con l'entusiasmo di un bambino.

"Sì, ma non ci penso proprio ad immergermi con gli squali. Non importa quanto siano inoffensivi."

"Dai, non fare la fifona... senza le immersioni ti perdi tutto il divertimento." affermò passandomi un braccio intorno alle spalle.

"Ma non ho detto che voglio stare tutto il tempo sulla barca. Di certo non voglio perdermi i pesci tropicali e la barriera corallina."

"Non mi piace l'idea di lasciarti sola," disse guardandomi dritto negli occhi. "Sicura che non posso farti cambiare idea?"

"No. Giuse mi fanno troppa paura, ma tu immergiti pure con gli squali. Lo so che non vedi l'ora," dissi sorridendogli.

Lungo il percorso, le prime creature dell'oceano a venirci incontro furono le mante. Una gigante seguita da una più piccola, che la guida ci spiegò essere l'esemplare maschio della specie. L'imbarcazione virò poi verso i giardini di corallo, dove una moltitudine di pesci coloratissimi nuotava in libertà.

Grazie alle pinne, alla maschera e al boccaglio mi ritrovai ad ammirare degli esemplari che fino a quel momento avevo solo potuto vedere sullo schermo di una tv o sulle pagine patinate di una rivista. Era un'emozione indescrivibile. La varietà di pesci che mi venivano incontro curiosi quanto me di vederli era impressionante. Pesci di tutti i colori e persino i pesci pagliaccio, resi tanto famosi dal cartone animato "Alla ricerca di Nemo".

Una volta risalita in barca non riuscivo a smettere di sorridere entusiasta. "Wow. È stato davvero bellissimo. Ti è piaciuto?" domandai nella direzione di Giuseppe.

"Sì, è stato fantastico" rispose mentre con le mani si riportava indietro i capelli bagnati.

La guida ci annunciò che stavamo facendo ritorno verso il resort, ma prima voleva andare verso un fondale di solito frequentato dagli squali pinna nera di cui ci aveva raccontato all'inizio del tour. Mentalmente gli comunicai che non c'era certo bisogno di tanto affanno. Ma quando mi girai verso Giuseppe, notai che invece lo guardava speranzoso.

Stavo tenendo d'occhio il fondale cristallino, quando all'improvviso la guida iniziò ad urlare felice. Non mi ci volle molto tempo perché capissi il motivo di tanto giubilo. Intorno a noi facevano bella mostra di sé numerose pinne nere. Dagli sguardi degli occupanti della barca, constatai che magari non ero l'unica ad essere così intimorita da quei predatori. E in effetti, al momento delle immersioni, non tutti sembravano così elettrizzati come Giuseppe. Mi guardò tutto sorridente. "Sicura che non vuoi venire?"

"Sicurissima. Vai e divertiti anche per me," risposi per tagliare corto il discorso. Niente mi avrebbe fatto cambiare idea rispetto alla mia decisione. Me ne sarei stata seduta ad osservare gli squali dalla barca e nient'altro.

Ritornammo in hotel giusto per l'ora di cena e anche se mi sentivo a pezzi, trovai comunque la forza di farmi una doccia veloce e vestirmi per andare al ristorante del resort. Indossai un abito lungo rosa antico con spacco laterale e sandali bassi. Qualcosa che potesse essere elegante e comodo allo stesso tempo.

Dopo aver mangiato, io e Giuseppe facemmo ritorno al nostro bungalow sull'acqua. Il cielo era così limpido che potevamo ammirare centinaia di stelle luminose ad occhio nudo, il tutto mentre venivamo cullati dalla brezza che proveniva dall'oceano. Ce ne stavamo seduti sulla panchina del terrazzino e con la testa poggiata sulla spalla di mio marito, mi sentivo completamente felice. Marito, una parola che ancora mi emozionava ogni volta. Eravamo marito e moglie a tutti gli effetti, eppure ancora non mi sembrava vero.

"A che cosa pensi, piccola?" domandò Giuseppe accarezzandomi un braccio.

Voltai lo sguardo nella sua direzione e lo ammirai in tutto il suo splendore. Era così bello con quel lieve accenno di abbronzatura che iniziava a prendere presa su di lui. "A quanto sono felice, tutto qui. E tu, invece?"

"Pensavo alla stessa cosa. Non potrei chiedere niente di meglio dalla vita. Sono qui con la donna che amo, sotto un cielo di stelle, in uno dei luoghi più belli del mondo."

"Praticamente in paradiso?"

"Esatto. Anche meglio però. Scommetto che certe cose non sono concesse lassù..." disse con uno sguardo carico di significati.

Scossi la testa divertita. "Immagino di no. Comunque è stata una lunga giornata e mi è venuto un gran sonno. Fra poco andiamo a letto?"

"Ma come siamo diretti, moglie" disse inclinando la testa di lato mentre mi osservava sorridente.

"Volevo dire a dormire, che hai capito..."

Ovviamente non avevo scelto le parole a caso e anche se era vero che iniziava a venirmi sonno, dormire non era esattamente il primo dei miei pensieri.

"Penso di aver capito benissimo."

"Che uomo impossibile che sei," dissi prendendogli il viso fra le mani. "Ma c'è una cosa importante che devo dirti."

Giuseppe mi guardò preoccupato. "E sarebbe?"

"Ti amo davvero tanto."

"Meno male, perché ti amo davvero tanto anch'io" disse prima di avvicinare le sue labbra alle mie.

Angolo Autrice:

Ciao a tutti! Ancora non me la sento di chiudere questa storia e quindi eccomi con un capitolo speciale! Potete anche vederlo come un capitolo extra❤

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