16. Andrà tutto bene

GIUSEPPE

La normalità di starsene sul divano a guardare un film mi era mancata tantissimo. Era la prima volta che condividevo questo tipo di familiarità con Emma e quasi non mi sembrava vero. Le accarezzai il braccio per assicurarmi che fosse tutto vero e non stessi sognando.

"Che c'è? Ti stai annoiando?" chiese cercando di restare concentrata sulla visione. Le avevo lasciato scegliere il film da vedere e aveva selezionato uno di quei film romantici che le piacevano tanto. Non era male come pellicola, ma non era riuscita a catturare il mio interesse.

"Un po'. Ti da fastidio se faccio così?" chiesi iniziando a vagare con le mani sul suo corpo. Speravo davvero di distrarla abbastanza da spingerla a fermare la visione della pellicola.

"In realtà sì, mi deconcentri. Non approfittarti del mio poco autocontrollo. Sarò tutta tua dopo che finisce il film..." disse fermando la mia mano che scendeva sempre più in basso tra le sue gambe.

"Ma tanto sai già come finirà. Confesseranno di amarsi a vicenda e resteranno insieme per sempre, no?"

"Non è detto. E poi è il primo film da regista di Chris Evans. Guarda che bravo, si è anche diretto da solo... Voglio vederlo fino alla fine," concluse irremovibile il suo discorso.

Chissà perché, qualcosa mi diceva che questo attore dagli occhi azzurri era il motivo principale per cui era così determinata a non farsi deconcentrare. Sbuffai sonoramente e alzai gli occhi al cielo, ma decisi di dare un'altra chance al film. In fondo, sembrava mancasse davvero poco al finale e non è che avessi molto altro da fare, se non fissare lo schermo in attesa.

Appena vidi comparire i titoli di coda presi il telecomando e spensi la TV. Era meglio mettere subito in chiaro le mie intenzioni, non che non fossero già state palesate. Anzi, mi sembrava di aver sprecato fin troppo tempo.

"Il film è finito. Non hai più scuse..." le sussurrai all'orecchio con voce roca, sapendo bene quanto l'avrei fatta impazzire. Il fatto che fosse così particolarmente sensibile al modo in cui le parlavo o la toccavo non faceva che fomentare il mio ego.

La sentii rabbrividire e farsi ancora più vicina a me, modellandosi perfettamente con il mio corpo. Riportò la mia mano dove si trovava prima, al centro della sua femminilità e non mi feci ripetere due volte l'invito. Iniziai ad accarezzarla proprio lì, ma non era sufficiente. Slegai il laccio del pigiama e lentamente entrai dentro di lei per darle sempre più piacere. Il suo respiro si fece affannato e piccoli gemiti iniziarono ad uscire dalle sue labbra. Sorrisi felice del risultato ottenuto. Era come creta nelle mie mani, così arrendevole e dolce.

"Giuseppe..."

"Cosa c'è, piccola?"

"Ti prego... non fermarti."

"Non finché sarai tu a chiedermelo," dissi girandole il viso verso di me in modo da poterla baciare. Le nostre lingue si unirono senza sosta. La sentivo sciogliersi, sempre meno padrona di sé stessa. Sempre più vicina al culmine del piacere. Adoravo vederla così per merito mio.

"Sei bellissima..."

Le diedi il tempo di riprendersi e poi la feci salire a cavalcioni sopra di me. "Non ci credo. Mi fai stare sopra?" chiese poco convinta inclinando la testa di lato.

"Solo perché il tuo divano sprofonda e ho paura di schiacciarti..."

"Per una volta si sono invertiti i ruoli. Bene, bene" affermò un po' troppo gongolante per i miei gusti.

"Non mi sembra di averti mai sentita lamentare. Certe volte rimpiango quand'eri solo una ragazzina timorosa che m'implorava per un 30..."

"Ma non è vero! Che bugiardo che sei! Non ho mai implorato per un voto. Al massimo cercavo di contrattare..."

"Ora si chiama così?"chiesi iniziando a ridermela di gusto. La verità è che non avrei mai rinunciato al rapporto che avevamo adesso, ma mi faceva piacere ripensare a quando le cose erano ben diverse tra di noi. Il professore e la studentessa. Che meraviglioso cliché.

"Fossi in te non me la riderei tanto, vista la tua posizione. E comunque no, non ho niente di cui lamentarmi..." disse togliendosi la maglietta del pigiama.

"In realtà ho una bella vista. Il problema è che sei fin troppo vestita."

"Se è per questo tu sei ancora in camicia. Guarda me invece..." disse indicando il suo reggiseno.

In realtà la stavo già fissando in quel punto. Dovevo ammettere che era davvero un bel pezzo di lingerie, pizzo nero e bordo rosso ricamato, ma di sicuro preferivo vederla senza quello addosso. "Ti guardo eccome. Ma potresti togliere anche quello..." la incoraggiai sempre più impaziente.

"Perché, non ti piace?" chiese prendendosi gioco di me prima di sfilarselo con deliberata e ben ponderata calma. La aiutai a liberarsi anche della parte di sotto e poi si abbassò su di me per iniziare a lasciare languidi e caldi baci sul collo, mentre uno alla volta sbottonava i bottoni della camicia. Liberato di quell'indumento, Emma iniziò a scendere verso il petto e poi più giù verso l'addome, mi accarezzava e mi baciava facendomi perdere la testa. Arrivata in prossimità della mia vita si bloccò timorosa per un attimo. Poi prese coraggio e slacciò la cintura, passando poi a tirare giù la zip dei pantaloni.

"Tutto bene?"

"Io... sì, certo. Smetterai mai di mettermi in soggezione?" rispose spostando lo sguardo verso i miei occhi.

"Vieni qui. Ci penso io a scioglierti," dissi attirandola verso la mia bocca, mentre immergevo le mani nei suoi capelli. Le nostre lingue si intrecciarono ed Emma divenne sempre meno incerta sul da farsi mentre mi liberava del fastidio dei pantaloni e dei boxer.

Si abbassò su di me lasciando che la riempissi completamente mentre le tenevo stretti i fianchi. Era una visione celestiale e spinta dopo spinta raggiungemmo il piacere insieme. Sfinita si adagiò sul mio petto, mentre io completamente appagato la tenevo stretta a me.

"Emma, dovremmo parlare seriamente..."

"Mmm questo tono non mi piace," disse sollevandosi allarmata.

"Il fatto è che c'è una cosa che non riesco a togliermi dalla testa. Lo so che dici di stare bene, ma continuo a non essere convinto. E forse non stai davvero male, stai solo cambiando..."

"Non capisco di cosa parli," disse con aria accigliata e confusa. Sembrava non avere la benché minima idea di quello a cui mi riferissi.

"Potresti essere incinta."

"Cosa? Scherzi, vero?" chiese nel panico mentre entrambi spostavamo nello stesso momento lo sguardo verso il suo ventre.

"È una possibilità. Non credi?"

"Non voglio nemmeno pensarci..." disse mentre iniziava a raccogliere le sue cose da terra. In tutta fretta si rivestì e si abbracciò lo stomaco in ansia.

"Lo dici solo perché ieri ho vomitato? Secondo me esageri."

"Esagero, eh? Non vorrei essere troppo indiscreto, ma... quando hai avuto l'ultimo ciclo?," chiesi mentre mi rivestivo a mia volta.

"Dovrebbe arrivare in questi giorni, ma non è quasi mai regolare."

"Motivo in più per stare all'erta. Potresti fare un test per sicurezza."

Scese dal divano. Incrociò le braccia al petto e mi fissò per secondi che sembrarono ore. Finché non tirò fuori quello che stava pensando. "Hai così paura che ti addossi qualche responsabilità?"

"Emma, ma per chi mi hai preso? Come se non mi conoscessi... credo solo che sarebbe meglio saperlo, piuttosto che ignorare la cosa."

Il suo sospetto mi feriva profondamente. Davvero mi credeva capace di una tale nefandezza? Tirarmi indietro davanti a qualcosa non faceva parte del mio carattere. Soprattutto se si trattava di una questione così importante come un figlio.

"Scusami, hai ragione. È che il solo pensiero di una possibile gravidanza mi terrorizza. Non sono assolutamente pronta per questo."

"Ehi, non è detto che tu sia davvero incinta. Ma come ho detto è una possibilità che dovremmo considerare," dissi alzandomi a mia volta per andarle vicino.

Emma iniziò a piangere silenziosamente in preda al panico totale. Le asciugai le lacrime e cercai di tranquillizzarla massaggiandole la schiena mentre la stringevo forte tra le mie braccia.

"Andrà tutto bene. Non piangere..."

"Come fai a dirlo? E se fossi davvero incinta? Io non sono pronta e la situazione tra di noi è già difficile così. Non è proprio il momento," disse cercando di calmarsi.

A volte dimenticavo la differenza d'età che c'era tra di noi, ma in situazioni come questa il divario si faceva sentire. Era rimasta disarmata di fronte all'idea di affrontare una cosa che vedeva più grande di lei, mentre io avevo già un figlio di quasi 13 anni. Spettava a me cercare di darle la giusta prospettiva delle cose.

E riguardo al fatto che la situazione tra di noi non fosse l'ideale per avere un figlio, Emma aveva tutte le ragioni per essere preoccupata. Ufficialmente nessuno sapeva ancora della nostra storia e io stesso stavo iniziando a tormentarmi nel trovare una soluzione. Ma di fronte alla mia compagna non avrei mai vacillato. Volevo che potesse trovare in me un porto sicuro in cui rifugiarsi.

"Queste cose succedono quando meno te l'aspetti. Nelle strade della vita non si può mai sapere, ma una cosa è certa, non sei sola in tutto questo. Qualsiasi cosa succederà la affronteremo insieme. Ti fidi di me?"

"Certo che mi fido."

"Allora non hai nulla da temere," dissi scostandole i capelli dal viso tentando di tranquillizzarla ancora di più.

"Ti amo."

"Ti amo anch'io, piccola..." dissi chiudendo gli occhi per posarle un bacio sulla fronte protettivo.

Spazio Autrice: Spero vi sia piaciuto questo capitolo particolarmente passionale!

Alla prossima

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