12. Si vola
Era pomeriggio inoltrato, quasi sera, quando io, Giuseppe e il resto dello staff salimmo sull'aereo di Stato, atterraggio previsto a Linate.
La prima tappa della visita in Lombardia sarebbe stata la Prefettura di Milano. Il Premier avrebbe incontrato il prefetto Saccone, il sindaco Sala, il presidente di Regione Fontana e il presidente di Confindustria Bonomi.
Come consuetudine, avevo preso posto accanto a Giuseppe, elegantissimo nel suo immancabile completo blu. Io invece avevo scelto di indossare un completo pantalone e giacca rosa cipria e una semplice maglietta bianca sotto. Non avevo poi rinunciato a delle belle décolleté con plateau color nude. Eleganti e non troppo scomode.
"Tutto ok?" chiese ben sapendo quanto poco mi piacesse volare. Non avevo una particolare paura, ma non riuscivo mai a rilassarmi del tutto. Giuseppe mi lasciava sempre il posto vicino al finestrino sperando riuscisse a distrarmi un po'.
"Sì... grazie," risposi cercando di fargli un mezzo sorriso. Mi pizzicò una guancia con affetto, attento a non farsi vedere dagli altri.
Eravamo in volo da una buona mezz'ora, quando all'improvviso iniziai a sentire uno strano rumore provenire dal fianco dell'aereo. Una specie di rombo poco rassicurante.
Giuseppe stava controllando alcuni documenti e non mi andava di disturbarlo. Sicuramente non era nulla di preoccupante. Cercai di distrarmi aprendo qualche social sul cellulare, ma dopo qualche minuto sentii un altro rumore, questa volta sembrava un colpo secco.
Richiamai l'attenzione di Giuseppe toccandogli il braccio. "L'hai sentito quel rumore?"
"No..." rispose senza alzare lo sguardo dalle sue carte.
"Io invece l'ho sentito. Prima era solo un rombo e ho pensato fosse normale, ma due secondi fa mi è sembrato di sentire come un colpo."
Si girò a fissarmi con una faccia poco convinta. "Ne sei davvero sicura?" chiese mettendo da parte quello che aveva in mano.
"Perché? Non mi credi?"
"Non è che non ti credo... è che magari sei ansiosa e ogni minimo rumore ti sembra catastrofico. Vedrai che non è niente," disse Giuseppe cercando di calmarmi.
"E se invece il motore avesse qualche problema?"
"Tranquilla amore..." disse con voce bassa e sensuale, cosicché lo sentissi solo io.
L'aereo era grande e sedevamo in dei posti abbastanza isolati rispetto agli altri, ma la prudenza non era mai troppa.
"So che cerchi di calmarmi, ma ti avviso che non funziona. Sono certa di quello che ho sentito."
"La solita testarda," disse Giuseppe alzando gli occhi al cielo esasperato. A volte persino io mi stupivo della pazienza che riusciva ad avere con me.
"Non puoi parlare col pilota?"
"Se ti fa sentire meglio chiederò a Rocco e vediamo cosa può fare."
Perfetto, ora Casalino avrebbe avuto un motivo in più per lamentarsi di me. Sicuramente mi avrebbe dato della rompiscatole paranoica.
Giuseppe gli inviò un messaggio veloce e poco dopo ricevette una risposta.
"Ha detto che chiederà ad una delle hostess che andrà direttamente in cabina. Verificherà sia tutto ok. Sei più tranquilla, ora?" chiese cercando di verificare il mio stato emotivo.
"Non finché non sentiamo cosa dicono. Ma se fosse tutto nella norma, dovrò comunque sorbirmi un'occhiataccia dal tuo portavoce. Come se già non avesse abbastanza motivi per detestarmi."
"Non ti detesta, è che fa parte del suo lavoro vigilare su di me. Niente di personale..."
"Quello lo immaginavo. Ciò non toglie che se potesse farmi fuori, lo farebbe..." constatai sicura di quello che dicevo.
Giuseppe mi guardò scuotendo la testa, ma non ebbe il tempo di aggiungere altro. In quel momento arrivò Casalino, anche lui come il Presidente indossava un completo elegante con cravatta.
Salutò entrambi e come avevo previsto, non mancò di lanciarmi un'occhiata parecchio scocciata.
"Mi hanno riferito che il motore non ha nessun problema e non c'è alcuna ragione di preoccuparsi. Il rumore che hai sentito era sicuramente innocuo," concluse rivolgendosi verso di me in tono piatto.
"Ok, grazie per esserti informato."
"Dovere. Ci sono altri problemi?" chiese facendo balenare lo sguardo tra me e Giuseppe.
"No, niente. Grazie per la solerzia. Emma era davvero preoccupata, altrimenti non te l'avrei chiesto," precisò il Presidente al mio fianco. Lo sguardo di Rocco la diceva davvero lunga su quanto poco gli importasse che io fossi tranquilla o meno.
"Non c'è problema. Allora, se non c'è altro torno a sedermi. A dopo."
"L'hai notato anche tu come mi ha guardata? Insisto sul fatto che se potesse mi farebbe fuori..." dissi appena il suo portavoce si fu allontanato abbastanza da non sentirci.
"Non lo farebbe e anche se fosse, non lo permetterei mai..." disse Giuseppe portandosi il dorso della mia mano alle labbra per baciarlo furtivo. "Quindi ti sei calmata?"
"Va meglio. Grazie della pazienza. E poi mi è venuto in mente cosa potrei fare per ringraziarti," annunciai sperando non sfruttasse l'occasione per tirare fuori un doppio senso.
"Ci sono molte cose che potresti fare per ringraziarmi..." disse cogliendo la palla al balzo per punzecchiarmi.
"Sicuramente niente a cui stai pensando in questo momento. Troppo pubblico mi spiace."
"Io stavo pensando che potresti andare a prendermi qualcosa da mangiare. Sei tu quella maliziosa," disse lanciandomi un'occhiata delle sue.
"Sì, certo come no..."
"Avanti. Dimmi cosa avevi in mente," disse tornando serio. Temeva davvero che me la prendessi per così poco.
"Volevo farti vedere qualche foto e video delle tue fan che ho salvato. Sono sicura ti piaceranno."
Giuseppe aveva preso molto bene la sua popolarità sul web, lo divertiva l'idea che così tante persone fossero così appassionate da creare video e meme su di lui.
"Oh, bene. Vediamo," disse entusiasta.
Passammo un po' di tempo a guardare video e poi mi soffermai su una foto in cui il Presidente aveva il ciuffetto di capelli completamente smosso dal vento. Eravamo su uno dei tanti profili dedicati a lui e tra le tante, ero riuscita a trovare una foto incredibilmente buffa.
"Oddio non riesco a smettere di ridere. Sei adorabile," dissi tra una risata incontenibile e l'altra.
"E così ti diverti a ridere di me, eh?"
"Scusami..."
"Sei fortunata che non sia io quello permaloso dei due," disse scuotendo la testa. Mi sorrise rivelando le fossette che tanto amavo.
"Al massimo sei quello meno permaloso..."
Mentre me ne stavo lì a domandarmi come facesse ad essere sempre così affascinante, vidi comparire una delle hostess.
Ci annunciò che non mancava molto all'arrivo e fissò Giuseppe con un po' troppo interesse per i miei gusti. Lui fece amabilmente finta di non accorgersene, ma sapevo bene che l'aveva notato. Il solito seduttore.
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