5. Raccontami di tua sorella
Il fuoco scoppietta vivacemente nel falò davanti a me, mentre io sono intenta nell'osservare rapita le volute e le scintille che sembrano muoversi di vita propria. Fin da piccola sono sempre stata attratta dal fuoco, considerandolo alla stregua di un qualcosa di magico e mistico, capace di compiere prodezze. Anche ora che tutta l'innocenza di una volta è scomparsa, continuo ad ammirare le fiamme con una certa venerazione, trovandovi un che di familiare e rassicurante.
Un sonoro ed inopportuno rutto mi distrae improvvisamente dalle mie fantasticherie, facendomi voltare verso la figura al mio fianco, che si accarezza soddisfatta lo stomaco.
"Ci voleva proprio un bel pezzo di carne da mandare giù" commenta Draigen con un sorriso sornione in volto, per poi pulirsi in modo assai raffinato la bocca con la manica della casacca.
Non riuscendo a contenermi arriccio appena il naso alla vista di tanta rudezza, ma poi alzo gli occhi al cielo divertita, ripetendomi che qui cose del genere sono assolutamente normali.
"Non fare quella faccia, Daghan. Ho visto come hai divorato quella coscia di pollo" continua poi il ragazzo, dandomi di gomito con fare confidenziale e indicando con un gesto del capo il piatto di metallo vuoto ai miei piedi.
Senza voltarmi verso il ragazzo sorrido appena, pensando a come abbia pienamente ragione; ho divorato il pezzo di carne con una tale voracità, che mi sono ritrovata a mordere un nudo osso prima ancora di potermene accorgere. Con una smorfia mi raddrizzo sulla panca di legno, ormai totalmente assuefatta al dolore che mi colpisce ripetutamente ogni singola parte del corpo.
Dopo il combattimento con la spada il comandante Rian ha voluto che ci scontrassimo anche in un corpo a corpo, durante il quale Draigen ha impiegato davvero poco tempo a sbattermi a terra. Mentre ci ripenso sento ancora i polmoni sobbalzare e svuotarsi completamente di tutta l'aria che contenevano. Dopo la lotta è stato il turno di una nuova sessione di allenamento con la spada, durante la quale il comandante ci ha fatto ripetere le stesse mosse per due intere ore.
Dopo un breve pranzo a base di riso scotto, il comandante ci ha fatto correre ininterrottamente per tutto il campo, con indosso l'armatura e tutte le armi. Sibilo appena di dolore quando abbasso lo sguardo sulle mani piene di vesciche e pustole, dovute ai pesanti ed inclementi guanti metallici.
"Resoconto del primo giorno?".
Quando alzo lo sguardo incontro inaspettatamente quello color zaffiro di Nioclas, sedutosi proprio ora al mio fianco, sul lato opposto rispetto a quello di Draigen.
"Devastante" mi limito a sospirare io, cercando di non pensare a tutti i lividi che presto cominceranno a costellarmi la pelle.
Alla mia affermazione Nioclas scoppia a ridere vivacemente, per poi darmi una sonora pacca sulla spalla. Al gesto del ragazzo mi ritraggo di scatto, sibilando di dolore a causa di un grosso ematoma, creatosi quando Draigen mi ha sbattuta a terra durante la lotta corpo a corpo.
"La prossima volta cercherò di andarci più piano" commenta con il suo ghigno lupesco Draigen, ammiccando giocosamente nella mia direzione.
"Be', nemmeno tu sei messo tanto bene. Quell'occhio nero te lo sei per caso fatto da solo?" dice allora Nioclas, sporgendosi leggermente per guardare Draigen e trattenendo a stento una risata.
Io stessa mi mordo sonoramente le labbra, tentando in tutti i modi di non scoppiare a ridere a causa dell'espressione imbronciata assunta da Draigen. Poi con un lieve accenno di soddisfazione passo ad osservare la pelle violacea attorno all'occhio del ragazzo, stupendomi che tutto quello sia opera mia.
"È stata solo fortuna... La prossima volta ti stenderò in ancora meno tempo, Daghan. Promesso" dice Draigen dopo un po', cercando di difendersi.
"Vedremo" mi limito a dire io, sperando che, se ci sarà mai una prossima volta, riesca a cavarmela meglio di quanto abbia fatto oggi.
Per i restanti venti minuti io e gli altri due ragazzi chiacchieriamo placidamente, come se fossimo seduti all'osteria e non su una squallida panca nel mezzo di un campo d'addestramento.
Nioclas, con gli occhi zaffiro che brillano di mille luci, ci racconta della ragazza che lo aspetta a casa, Skye, e di come abbia intenzione di chiedere la sua mano non appena la guerra sarà terminata. Vedere il suo volto colorarsi di tutte le sfumature dell'amore è uno spettacolo raro e stupendo in mezzo a tutta questa polvere e a questo metallo cangiante, dove pare non esserci alcun posto per i sentimenti. Il ragazzo parla della sua innamorata come di una dea, decantando i suoi capelli lisci e neri come l'ebano e i suoi profondi occhi ambrati da cerbiatta.
"Questo" dice il ragazzo tirando fuori da sotto alla camicia un cameo a forma di rosa "mi è stato dato da Skye prima che partissi. Ho intenzione di custodirlo come fosse la cosa più importante al mondo". Detto questo ci mostra un largo e fiero sorriso, riponendo poi il monile sotto alla camicia.
Poi è il turno di Draigen che ci confessa di non voler preoccupazioni, e che per ora preferisce mantenere la sua indole libera e ribelle. Nonostante questo, però, ho visto perfettamente gli occhi del ragazzo sciogliersi mentre ci raccontava dell'unica donna all'interno della sua vita che conti davvero. Il ghigno lupesco di Draigen si è trasformato in un amorevole sorriso, mentre ci raccontava della sua sorellina Ailinora, un peperino dai ricci fulvi come i suoi.
Mentre il ragazzo parla della sorellina, mi ritrovo a reprimere violentemente un moto di nostalgia che corre inesorabilmente a Niadh.
Cosa starà facendo in questo momento?
Cosa penserà del gesto avventato che ho compiuto?
Avrà capito il vero motivo per cui ho fatto tutto questo?
"E tu Ehir? C'è qualche bella ragazza che ti aspetta a casa?" domanda Nioclas, sfoderando un sorriso malizioso speculare a quello appena apparso sul volto di Draigen.
Alla domanda del ragazzo mi ritrovo ad avvampare dalla testa ai piedi, incapace di formulare anche la più semplice delle frasi. Un turbinio confusionario di pensieri mi si agita nella testa e quasi non scoppio a ridere al pensare quanto tutto questo sia assurdo.
A salvarmi da questa situazione più che imbarazzante arriva, fortunatamente, il comandante Rian. Colti alla sprovvista ci alziamo tutti in piedi, osservando agitati la solita espressione dura sul volto del comandante.
Mi ritrovo a rabbrividire quando le glaciali iridi color giada di Cael si infrangono sul mio volto, cercando invano di catturare il mio sguardo sfuggente.
"Daghan, il tuo turno di guardia della bestia comincia ora e finisce tra cinque ore. Poi verrò io a darti il cambio" si limita poi a dire Cael, dopo avermi osservata a lungo e fin troppo intensamente.
"Sì, signore" rispondo io con lo sguardo rivolto verso l'alto, assai restia a subire per l'ennesima volta l'algido fascino di quelle iridi verdi.
"Riposo" mormora appena in seguito, facendo un veloce gesto della mano prima di voltarsi e sparire nel dedalo di tende.
Inspiro pesantemente quando il comandante sparisce dalla mia visuale, completamente inconscia di aver trattenuto il fiato per tutto questo tempo.
"Quell'uomo mette i brividi" commenta sommessamente Draigen, ricevendo immediatamente un'occhiata d'assenso da parte di Nioclas "Pare quasi ce l'abbia con te. Non fa altro che fissarti con quella sua aria truce da soldato irremovibile per tutto il giorno".
Al sentire le parole di Draigen stringo forte i pugni e mi mordo saldamente la lingua, imponendomi assolutamente di non arrossire.
Sta dicendo la verità?
Se sì, perché non me ne sono ancora accorta?
Vedendo come i due ragazzi stiano osservando con fare curioso l'espressione stralunata dipinta sul mio volto, mi ricompongo appena cercando qualcosa di appropriato da dire.
"Bah quel pallone gonfiato... Starà solo cercando di capire se sono all'altezza di mio fratello" esclamo portandomi una mano alla nuca e cercando di modulare al meglio la voce.
Al sentire la mia risposta i due sembrano abboccare ed annuiscono pacatamente, prima di salutarmi con delle, dolorose, pacche sulle spalle ed allontanarsi ognuno verso la propria tenda. Non appena non sono più a portata di orecchio, tiro un sospiro di sollievo portando contemporaneamente lo sguardo nella direzione della mia tenda. Sento le palpebre chiudersi e sfarfallare pericolosamente, mentre i miei muscoli doloranti non fanno altro che domandare pietà.
Con un sospiro mi impongo di raccogliere tutte le ultime forze di cui dispongo e velocemente mi allontano dal falò. Mentre passo in mezzo alle tende e agli altri punti di incontro del campo sono ben lieta di non scorgere la figura nerboruta di Artair tra le tante presenti, pensando che per terminare al peggio la giornata ci mancherebbe solo un'ennesima discussione con lui.
Arrivata davanti al recinto sono alquanto restia ad osservare la bestia senza nome che sosta al suo interno, così mi limito a recuperare un logoro sgabello da vicino ad un falò spento e a posizionarlo dove capita.
Le mie ossa producono una macabra melodia quando mi siedo, facendomi correre un brivido su per la schiena. Sapevo che sarebbe stato tutto molto duro, ma non mi aspettavo che già il primo giorno potesse essere così stressante. Con rammarico mi osservo prima le mani coperte di ematomi, per poi portarmi un dito alla guancia dove un taglio ancora aperto brucia in maniera fastidiosa. Sbuffo appena al pensiero di come sarebbe adirata la mamma in questo momento se solo potesse sapere che la mia guancia rimarrà marchiata a vita da una cicatrice.
Portando lo sguardo sul cielo nero come la pece, privo di qualsiasi stella, comincio a pensare a quello che mi sono lasciata alle spalle. Se non fossi partita, Niadh sarebbe certamente morto ed io avrei dovuto sposare uno spocchioso nobiluomo con le mani decisamente troppo curiose. Faccio involontariamente schioccare la lingua al pensiero di me sposata e con una miriade di mocciosi a girarmi attorno; come direbbe Niadh, io sono un'anima libera e chiudermi in una gabbia dorata non farebbe altro che alimentare la mia rabbia e la mia sete d'avventura.
Forse, penso puntando lo sguardo dritto sulla sbiadita luna che campeggia solitaria nel cielo, ero destinata a fare questa pazzia, a fuggire da casa e a fingermi un soldato. Preferisco immaginarmi sporca di terra e sangue, inseguita dal nemico, piuttosto che linda e profumata sotto il lurido sguardo di un uomo che non amo.
L'amore, poi.
Una risata amara mi raschia la gola al pensiero di quanto ne abbia letto nei miei libri. Di quante favole mi sia raccontata io stessa riguardo questo misterioso sentimento che non mi ha mai minimamente sfiorata.
In realtà, a ripensarci, forse un'unica volta nella mia vita mi sono sentita attratta profondamente da una persona, tanto da credere di...
"Daghan".
Al sentire quella voce squarciare improvvisamente il silenzio rischio quasi di cadere giù dallo sgabello. Lentamente, con il cuore che scalpita impunemente nel petto, mi volto e a pochi passi da me scorgo il capitano Rian fissarmi con il solito cipiglio.
"Comandante..." esalo appena, rendendomi conto di quanto debba risultare patetica l'espressione stupita sul mio volto.
Confusa lancio un'occhiata alla mano destra di Cael, dove è stretta la gamba di uno sgabello molto simile al mio. Dopo qualche attimo il capitano si posiziona tranquillamente al mio fianco, per poi poggiare il mento sul pugno chiuso e prendere ad osservare il buio orizzonte. Con gli occhi spalancati continuo ad osservarlo, domandandomi cosa diavolo stia cercando di fare.
"Comandante, non prenda come scortesia quello che le sto per dire, ma lei cosa ci fa qui?" domando balbettando appena, sentendo le mani sudare copiosamente.
Il comandante inarca appena le labbra al sentire le mie parole, accendendo le iridi color giada di una vaga scintilla di divertimento. Quando i miei occhi si posano sul suo volto sono costretta a deglutire rumorosamente, rischiando quasi di strozzarmi con la mia stessa saliva.
Ma cosa mi sta succedendo?
"Pensavo che un po' di compagnia non ti avrebbe potuto nuocere" risponde lui semplicemente dopo qualche attimo, senza spostare di un solo millimetro lo sguardo glaciale.
Ancora più sorpresa apro appena la bocca, cercando di elaborare una riposta adeguata, ma tutto quello che ricevo in cambio è un silenzio di tomba. Arrendendomi a me stessa, stacco velocemente lo sguardo dal volto del comandante e lo porto anch'io all'orizzonte, sperando di ritrovare così un po' di calma.
"Daghan" mi richiama improvvisamente il comandante, mentre in sottofondo si sente appena la bestia alle nostre spalle nitrire.
"Mh?" mi limito a mugolare in risposta, avendo paura che le mie corde vocali mi possano tradire da un momento all'altro.
"Che tipo è vostra sorella Meave?" continua poi il comandante, e nella sua voce giurerei quasi di aver percepito una nota titubante.
Al sentire le sue parole rischio per la seconda volta di cadere dallo sgabello alquanto instabile, sentendo contemporaneamente le guance colorarsi di rosso.
Lui vuole veramente sapere di me?
Quando il ragazzo mi lancia uno sguardo accigliato, mi rendo conto di starci mettendo fin troppo tempo per rispondere, così mi affretto a schiarirmi la voce e cercare qualcosa di intelligente da dire.
"Scusi, ma ero rimasto alquanto stupito dalla sua domanda" dico, osservando Cael fuggire dal mio sguardo con uno scatto fulmineo del capo.
La sua mascella si contrae appena mentre si porta una mano al mento, in atto pensante. "Ho avuto modo di conoscerla ad una festa e devo ammettere che mi ha alquanto... Incuriosito" dice dopo qualche momento, con fare estremamente cauto.
Sorrido di sottecchi al pensiero di quella folle serata, che sono sicura rimarrà marchiata a fuoco nella mia mente fino alla fine dei miei giorni.
"Sì, possiamo anche dire che mia sorella non sia, esattamente, una classica dama di buona famiglia".
Un sorriso divertito si apre sul volto del comandante, facendomi perdere per un attimo la cognizione del luogo e del tempo in cui ci troviamo.
"Hai ragione... avresti dovuto vedere come ha risposto a quel pallone gonfiato di Michan Conner. Non ho mai conosciuto una ragazza con la lingua tanto tagliente, è stata capace di zittirmi con una sola frase".
"Meave sa essere spiazzante, ma è la sua natura. Una ragazza dotata di un animo indomito, come direbbe mio fratello" ribatto, distogliendo immediatamente lo sguardo dal volto di Cael, temendo profondamente di essere colta in fallo.
"Cosa intendi dire con "animo indomito"?" mi domanda poco dopo il comandante, lanciandomi un veloce sguardo corrucciato.
"Meave non ama le etichette e nemmeno le imposizioni. Ha sempre fatto di testa sua, andando contro ogni singola regola del galateo e sfidando continuamente il volere di nostra madre. Lei la vorrebbe vedere sposata e con figli, a governare un'ampia magione e cose simili, ma Meave ha sempre avuto idee completamente diverse" rispondo naturalmente, mettendo a nudo una parte dei miei pensieri di poco fa. Parlare di me stessa in terza persona è alquanto strano, ma quasi non mi dispiace poter esporre tanto liberamente le mie emozioni.
"Perché? Lei cosa vorrebbe?" domanda immediatamente Cael, e nei suoi occhi leggo una scintilla di scoppiettante curiosità.
"Vuole rendere fiera la nostra famiglia, soprattutto nostro padre e Niadh. Crede che, riuscendo a fare grandi cose anche senza un marito che la sostenga, tutti riusciranno a leggere oltre il suo essere donna. Vuole solo essere riconosciuta per quello che è, una persona forte ed indipendente, ben diversa dalle sue frivole coetanee".
Mentre parlo il cuore mi sale fino in gola, pensando che finalmente sia riuscita a dire ad alta voce cosa albergava da tempo nel mio cuore, il desiderio di una vita di cui non ho mai parlato ad anima viva.
Il comandante sembra colpito dalle mie parole, tanto che i suoi occhi cominciano a vagare persi e senza alcuna meta nel celo cinerino.
"Mi piacerebbe conoscerla meglio. Sembra davvero valerne la pena" prorompe dopo qualche istante, facendo battere il mio cuore ancora più velocemente.
In risposta mi limito a carezzare per qualche istante il profilo corrucciato del comandante, prima di voltarmi nuovamente verso l'orizzonte, perdendomi nelle mie fantasticherie. Se ora fossi me stessa, la vera Meave, non avrei di certo esitato a rispondergli con una delle mie scottanti battutine, curiosa di apprendere la sua reazione.
"Per lei potrebbe quasi fare uno strappo alla regola, molto probabilmente" mi lascio sfuggire dopo un po', fin troppo allettata di sentire la sua risposta.
Al sentire le mie parole il comandante si volta lentamente verso di me, scomponendo la sua maschera di impassibilità in una buffa smorfia di confusione.
"Come fate a dirlo? Vi ha per caso parlato di me?" domanda poi, con un velo appena visibile di circospezione nei profondi occhi ghiacciati.
Prima di rispondere mi mordo per qualche istante la lingua, imponendomi fermamente di non dire stupidaggini e di pensare attentamente alle conseguenze delle mie azioni.
"Prima che venissi qui, ho alloggiato per una mezza giornata nella mia vecchia casa e Meave mi ha raccontato della festa della sera prima. Mi ha confessato di essere rimasta delusa dalla sua ramanzina, pensava quasi che lei fosse diverso dagli altri gentiluomini" dico simulando una dose magistrale di tranquillità, che in verità non posseggo nemmeno in parte.
Le sopracciglia del comandante sembrano salire su fino all'attaccatura dei capelli, a causa della sorpresa e forse anche del disappunto. I suoi occhi, nel frattempo, mi osservano spalancati e quasi mi feriscono con il loro bagliore glaciale.
"Non pensavo..." si limita a mormorare poi, portandosi una mano alla nuca e voltandosi velocemente in un'altra direzione.
Curiosa di conoscere il resto della frase mi protendo leggermente verso di lui, attendendo in piena fibrillazione che si decida a riaprire bocca. Mi ritrovo però assai delusa quando Cael si alza di scatto dallo sgabello, per poi riprenderlo in mano in un gesto veloce.
In seguito l'uomo fa qualche passo malfermo verso l'accampamento, prima di fermarsi ed irrigidire appena le spalle.
"Il tuo turno dura ancora per quattro ore. Vedi di non addormentarti".
Dopo aver pronunciato queste due frasi con fare impostato e quasi scorbutico, il comandante si affretta a sparire dalla mia vista. Io, destabilizzata, non posso fare altro che osservarlo svanire nell'accampamento, prima di portarmi una mano al petto per assicurarmi che il mio cuore stia ancora battendo al suo posto.
Perché mai il comandante ha reagito in una maniera tanto strana?
•••••••••••••
Ehilà!
Scusate il ritardo, ma sono stata alquanto occupata ultimamente... Anzi diciamo che avevo tante cose da fare e che sono stata occupata a rimandarle all'infinito >.<
Ora però eccomi qui con questo capitolo... Strano? Ahahha
Diciamo che ad essere strano è principalmente il nostro caro Cael, che sembra turbato da qualcosa che Meave/Ehir gli ha rivelato durante la loro seduta di gossip...
Be' per ora tutto questo rimane un mistero, ma nel prossimo capitolo succederà un qualcosa di abbastanza sconvolgente che costringerà Meave a cambiare alcuni dei suoi piani... Sarà una cosa bella? Sarà una cosa brutta? E chi lo sa... >.<
Lo scoprirete non appena pubblicheró il nuovo capitolo, quindi subito dopo che avrò aggiornato anche The Black Feather
Un beso,
Ciauuuuu ❤️
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