1. Occhi di giada
Cinque anni dopo
Tengo gli occhi fissi davanti a me continuando ad incitare Finnech ad andare più veloce. A giudicare dalla posizione del sole nel cielo, dovrebbero essere più o meno le cinque di pomeriggio ed io avevo promesso di farmi trovare nella mia stanza alle quattro e mezza. Sentendo lo stallone sotto di me cominciare a muoversi ancora più velocemente gli do una pacca veloce sul collo, come a ringraziarlo di star provando a darmi una mano.
Quando in lontananza scorgo il cancello di ferro battuto della villa tiro un sospiro di sollievo, dicendomi che forse la mamma non sarà poi fin troppo arrabbiata a causa del mio ritardo. Superati i cancelli devio a destra e mi dirigo sul retro della villa, verso la grande costruzione in legno scuro che ospita le scuderie. Ancora in corsa scendo dal dorso di Finnech e, quando i miei piedi toccano terra, mi dispiaccio quasi di non aver preso una storta. Se mi facessi male alla caviglia avrei una buona scusa per non andare al ballo questa sera. Tuttavia il destino non sembra essere dalla mia parte ed io sono costretta a continuare a correre con le briglie di Finnech strette in mano, cercando di eguagliare il suo galoppo.
Davanti alla porta delle stalle Allan, il nostro stalliere, sta lucidando gli stivali da cavallerizzo di mio padre e quasi non lo investo quando mi fermo bruscamente davanti a lui, tirando con tutta la forza di cui dispongo le briglie di Finnech per farlo fermare. Lo sguardo dell'uomo si posa stupito su di me, mentre lascia cadere gli stivali a terra e mi poggia una mano sulla spa1lla per accettarsi che io stia bene. Solitamente non ci dovrebbe essere un rapporto del genere tra una signorina e uno suo servitore, soprattutto se quest'ultimo è un uomo, ma mio padre mi ha sempre insegnato che usi di questo genere sono fin troppo bigotti per l'epoca in cui ci troviamo.
"Allan..." dico con voce smorzata dai pesanti respiri che sono costretta a fare per introdurre aria nei polmoni.
"Mi dica, signorina Meave. Lei sta bene?" domanda quindi l'uomo, scrutando il mio volto in cerca di un qualche indizio.
Limitandomi ad annuire in risposta, lascio le redini di Finnech nelle sue mani e mentre già mi sto allontanando esclamo :"Io sto benissimo, ma sono in ritardo!".
Prima di portare nuovamente lo sguardo davanti a me, riesco a vedere Allan scuotere il capo con un sorriso bonario stampato in volto; sono rinomata dovunque per essere una grandissima ritardataria.
Non curandomi del fatto che le cameriere e la mamma mi odieranno certamente per il fatto che stia entrando in casa con ancora indosso gli stivali da cavallerizza sporchi di fango, spalanco il portone principale e mi precipito su per lo scolane in mogano. Mentre mi affretto nei corridoi quasi non mi scontro con Aislinn che, già vestita e pettinata di tutto punto, stava uscendo dalla sua stanza.
"Di nuovo in ritardo sorellina?" la sento domandare alle mie spalle, con il solito tono di voce dolce ed accondiscendente.
"Come al solito!" urlo, quando ho già svoltato l'angolo del corridoio e sono a meno di qualche metro dalla porta della mia camera.
"Eccoti! Meave devi smetterla di andare in giro a cavallo per tutto il giorno e cominciare a preoccuparti un po' di più della tua vita sociale" mi rimprovera mia madre al vedermi entrare tutta trafelata in camera mia, mentre mi fa già sedere sulla sedia posizionata in mezzo alla stanza.
"Se mi importasse davvero della mia vita sociale, non credi che avrei cambiato atteggiamento già da tempo?" domando ironicamente, incrociando le braccia sul petto mentre due cameriere cominciano a togliermi i vestiti da cavallerizza.
Al sentire la mia risposta, la mamma, che stava controllando il proprio riflesso nello specchio, si volta con un'espressione a metà tra lo stupito e l'indignato in volto.
"Meave Daghan, non essere impertinente! Lo sai perfettamente che io e tuo padre vi abbiamo già concesso fin troppo tempo prima di fare il vostro debutto in società" mi rimbrotta a questo punto lei mentre, afferrandomi per una spalla, mi fa alzare in piedi in modo che possa indossare il corsetto.
Almeno su questo devo dare ragione alla mamma. I nostri genitori, non avendo alcun interesse a farci sposare con delle persone che non sopportavamo minimamente, hanno lasciato a me e alle mie sorelle la possibilità di valutare con attenzione tutti i partiti che ci avrebbero proposto, per poi scegliere quello che più ci avesse affascinato. Le mie due sorelle, Aislinn e Talulla, non hanno avuto dubbi e hanno trovato dopo poco tempo due uomini perfetti per loro, innamorandosene quasi all'istante.
Non intendendo cominciare l'ennesima discussione con mia madre, mi faccio passare il corsetto da sopra alla testa e afferro saldamente il bordo della spalliera della sedia.
Odio i corsetti.
"Entrambe le tue sorelle hanno già trovato degli ottimi partiti e si sposeranno a breve. È ora che anche tu cominci a programmare di lasciare questa casa. Mia cara ragazza, non avrai diciannove anni per sempre" continua a blaterare la mamma, mentre una delle cameriere mi sta stringendo i lacci con una forza sovrumana.
A causa del corsetto troppo stretto non trovo la prontezza di risponderle a tono, così decido di mettere le mie forze da parte per quando dovrò scappare da lei durante la festa; sembra impossibile, ma per quanto provi e provi a nascondermi, alla fine è sempre lei quella ad averla vinta. Con estrema indifferenza lascio che le cameriere mi facciano indossare il vestito ocra e dorato che la mamma ha fatto realizzare appositamente per l'occasione, trovandolo stranamente di mio gradimento. Solitamente i vestiti che la mamma sceglie per me sono pieni di trine e pizzi che prudono dappertutto, ma questa volta devo dire che ha fatto davvero una buona scelta.
"Cara, ricordi il signor Conner e suo figlio Michan? Il ragazzo è diventato un importante generale nell'esercito e questa sera sarà anche lui alla festa, quindi vedi di mantenere un comportamento adeguato" prorompe improvvisamente la mamma, mentre controlla scrupolosamente l'acconciatura che le cameriere hanno appena terminato di realizzare su di me.
Al sentire le sue parole faccio una smorfia di disgusto, che si riflette perfettamente sulla superficie dello specchio della toeletta. Michan Conner è il più grande donnaiolo che io abbia mai conosciuto e, secondo il mio modesto parere, il peggior partito di tutto il Regno di Tiernan.
"Sei bellissima, cara" dice la mamma sorridendomi con dolcezza, prima di aiutarmi ad alzarmi dalla poltroncina imbottita.
Mentre lei sta già uscendo dalla stanza continuando ad enumerare le doti del generale Michan Conner, io mi concedo un ultimo secondo di tempo per guardarmi allo specchio. Il vestito di broccato damascato giallo ocra che indosso ha il corpetto finemente decorato da una sottile filigrana dorata e da diverse roselline di tessuto, che scendono fino all'orlo della gonna, mentre le maniche ricadono strette fino al gomito per poi diventare a campana.
Le cameriere, sotto mia esplicita richiesta, hanno lasciato i miei capelli biondo cenere sciolti e ne hanno raccolto alcune ciocche sul retro del capo, intrecciandole con piccoli fiori giallastri. Sorrido alla me riflessa nello specchio pensando che, nonostante sia certa che la serata sarà una noia mortale come tutte le altre, questa volta avrò almeno un aspetto che gradisco e che si addice alla mia personalità.
La voce della mamma che mi sollecita a raggiungerla mi strappa improvvisamente ai miei pensieri, così mi affretto ad uscire dalla stanza e a chiudermi la porta alle spalle. Mentre mi dirigo al piano inferiore, il mio sguardo rimane però catturato dalla porta socchiusa della camera di Niadh. Non curandomi di quello che potrebbe dirmi mia madre, decido di fare una breve sosta per fare visita al mio fratellone.
Arrivata davanti alla camera apro lentamente la porta, cercando di fare meno rumore possibile nel caso Niadh stia riposando.
"Mia cara sorellina, questa sera sei davvero incantevole" mi dice Niadh con un gran sorriso, non appena mi vede entrare nella sua stanza.
Sbalordita e vagamente disorientata osservo Niadh chiudere i bottoni del grazioso panciotto grigio che ha appena indossato, domandandomi se stia avendo un'allucinazione.
"Verrai con noi?" domando con gli occhi spalancati, avvicinandomi di qualche passo a lui.
Dopo essersi infilato la giacca color piombo, Niadh si volta ad osservarmi con un sorriso sornione in volto, poggiandosi beffardamente al suo bastone.
"Ormai è passato più di un anno e la mamma crede sia arrivata per me l'ora di trovarmi una moglie" mi spiega indossando l'elegante cilindro nero che io stessa avevo scelto per lui tempo addietro.
Mentre un sorriso mi nasce spontaneo sul volto, sento una scintilla di speranza divampare nel centro del mio petto; finalmente è arrivato il momento che tanto aspettavo. Tuttavia, senza che lo voglia veramente, i miei occhi corrono repentini alla gamba destra di Niadh ed immediatamente dopo al bastone a cui è costretto a poggiarsi.
Come se fosse successo da solo qualche tempo, rivedo nella mia mente le immagini di quel giorno di un anno e mezzo fa. Negli ultimi tempi gli inverni si sono fatti sempre più rigidi e difficili da gestire, ancor di più quando si è sul campo di battaglia e si è chiamati a combattere in qualsiasi momento.
Quando ci fu "l'incidente" Niadh era da poco diventato comandante e stava guidando la sua divisione verso una zona periferica del nostro regno, quella che per un breve tratto confina con il Regno di Paarick. Da ciò che i suoi compagni d'armi ci hanno raccontato, l'esercito dei nemici li attaccò all'improvviso e Niadh venne ferito gravemente alla gamba destra. Senza più la guida del loro comandante, la divisione fu costretta a fuggire e a nascondersi per diverso tempo in alcune caverne sotterranee. Non avendo gli strumenti adeguati, né la possibilità di fare qualcosa di concreto, i soldati non riuscirono a curare la ferita di Niadh. Per il resto so solo che in un modo o nell'altro riuscirono a farsi largo tra la neve senza essere scoperti dai nemici e che pochi giorni dopo Niadh tornò a casa febbricitante ed accompagnato da uno stuolo di medici e soldati.
Ricordo perfettamente la sensazione di puro terrore che si era insinuata dentro di me quel giorno. La diagnosi fu che la ferita aperta e l'infezione avevano contribuito a rendere Niadh zoppo e quindi incapace di combattere per il resto della sua vita. Molto spesso durante gli ultimi tempi la ferita, anche se rimarginata, ha causato dei peggioramenti nella salute di Niadh, con forti febbri e la perdita completa delle forze. Nonostante mio fratello non me ne abbia mai parlato apertamente, so perfettamente che vedersi prevaricata la possibilità di fare ciò che più si vuole e a cui si ha dedicato la propria vita equivale a morire lentamente.
"Sto bene, piccola" mi rassicura Niadh, avvicinandosi a me e poggiandomi una mano sulla spalla.
Io alzo lo sguardo su di lui e gli sorrido, provando ad ignorare le stridule urla di disappunto di nostra madre. All'ennesimo acuto vedo Niadh strizzare gli occhi e fare un'espressione buffissima, che mi fa subito scoppiare a ridere. Nonostante la profonda tristezza che ha colpito Niadh in quest'ultimo anno, lui rimane pur sempre il mio adorato e simpaticissimo fratellone.
"Sarà meglio accontentare nostra madre, se non vogliamo subire la sua ira".
Pienamente d'accordo con l'osservazione di Niadh, lo seguo fuori dalla stanza e poi giù dalla scalinata. Nonostante stia cercando di nasconderlo, sono molto preoccupata all'idea che Niadh si possa sentire male durante la festa e per questo, già da ora, sto tenendo gli occhi fissi su di lei in cerca di eventuali segni di cedimento. So perfettamente quanto le malelingue dei borghesi possano essere taglienti e non permetterei mai che qualcuno osi anche solo provare ad infangare il nome di Niadh, sottolineando le sue debolezze.
"Mi auguro che entrambi abbiate un buon motivo per il vostro ritardo" esclama Talulla mentre stringe convulsamente il braccio di Braon, il suo sventurato futuro marito.
Nonostante mia sorella abbia ormai ventitre anni, non la smette mai di comportarsi come faceva da bambina, provando un piacere sconfinato nel riprendermi e farmi notare ogni mio singolo errore. Con questo pensiero in testa, non posso fare a meno di poggiare lo sguardo su Braon, il povero martire che da ora in poi sarà costretto a sopportare nostra sorella.
I due si sono incontrati ad un ballo di gala la scorsa primavera e, grazie ai loro caratteri entrambi seri ed impostati, si sono immediatamente trovati. Guardandoli, tuttavia, non potrebbero sembrare più diversi. Talulla, con i suoi lunghi capelli castano rossiccio, gli occhi ambrati e il perenne sorriso imbronciato, quasi stona con la figura altissima e slanciata di Braon, la sua chioma biondissima e i brillanti e furbi occhi neri. Cercando di rimanere il più composta e calma possibile, termino di scendere gli scalini e attendo che anche Niadh faccia lo stesso, prima di rivolgermi a Talulla.
"Mi stavo appurando che nostro fratello fosse pronto per recarsi alla festa, dato che nessun altro di voi ne ha avuto la decenza" dico con la massima calma, nonostante mi renda conto di quanto velenosa sia stata l'ultima frase.
Al sentire le mie parole, tutte le persone presenti nella stanza assumono un'espressione tra lo sbalordito e il colpevole, e proprio per questo preferiscono non riprendermi come invece fanno di solito. Perfino Talulla, che non perde mai l'occasione di rimproverarmi, ha assunto un colorito purpureo e si è chiusa in uno stato di completo mutismo.
"Va bene, mia cara Meave. Ora però affrettiamoci ad uscire, le carrozze ci attendono" interviene nostro padre Keer, facendo come suo solito da mediatore.
Grazie al suo carattere naturalmente socievole e neutrale, nostro padre è diventato uno dei mercanti d'armi più conosciuto di tutti e tre regni, mantenendo così alto il nome dei Daghan. Fin da bambina ho sempre ammirato il modo in cui Niadh e nostro padre hanno saputo portare onore alla nostra casata, ed uno dei miei più grandi desideri è sempre stato fare la stessa cosa. Purtroppo per me, essendo una donna, portare onore alla famiglia significherebbe semplicemente sposare un uomo ricco e con un buon nome, cosa che invece non mi va particolarmente a genio.
Scrollandomi di dosso anche questi pensieri, accetto con un sorriso il braccio che Niadh mi ha offerto e mi dirigo insieme a lui fuori dalla villa, verso le carrozze che ci stanno aspettando. Giunti davanti alle due vetture tirate al lucido io, nostro padre e Niadh ci accomodiamo in quella più piccola, mentre nostra madre, Talulla, Aislinn e i loro fidanzati in quella più grande.
Il viaggio non è molto lungo e lo passo prevalentemente a pensare, mentre invece Niadh e nostro padre parlano della situazione bellica dei Regni; a quanto pare gli eserciti del Regno di Paarick stanno diventando un problema difficile da contenere.
"Sei agitato?".
Sentendo nostro padre porgere quella domanda a Niadh, mi volto curiosa verso di lui. Il volto del mio fratellone si distorce in una strana smorfia, mentre con una mano continua a stringere la presa sul suo ginocchio destro. Da quando ha perso la sensibilità nella maggior parte di quell'arto, toccarlo come ad appurare che ci sia ancora è diventato un suo gesto caratteristico nei momenti di nervosismo.
"Potrebbe sembrare strano, ma tutte quelle dame con i loro nasi incipriati e i vestiti eleganti mi mettono più paura di un intero esercito" dice infine Niadh con un mezzo sorriso in volto.
Al sentire le sue parole sia io che nostro padre ci ritroviamo a ridacchiare, sicuramente entrambi d'accordo con Niadh; perfino io, che dovrei fare invece parte di quello stuolo di giovani donne, ho timore anche solo di avvicinarmi a loro.
"Mio caro ragazzo, ti capisco perfettamente. Quando mio padre mi portò per la prima volta ad una di queste feste, ero semplicemente terrorizzato. Poi conobbi tua madre e tutto divenne più facile" cerca di rassicurarlo nostro padre, stringendogli saldamente la spalla nella sua presa.
In risposta Niadh si limita ad annuire appena, ma nel suo sguardo vedo una nota stonata, come un sottilissimo velo di tristezza; ci deve essere qualcosa di sbagliato. Passano ancora alcuni minuti prima che senta la carrozza fermarsi improvvisamente sotto di noi.
Siamo arrivati.
Velocemente il valletto ci apre la porta della carrozza e, dopo avermi aiutata a scendere, si fa da parte per lasciare spazio a Niadh e a nostro padre. La maestosa e sontuosa villa di città dei signori Fiach, nota famiglia membro dell'Alto Consiglio, si staglia davanti a noi. Attraverso la porta aperta posso vedere la luce delle candele sfavillare a contatto con i preziosi monili delle dame e i bicchieri di pregiato cristallo che tutti tengono in mano, mentre una dolce e piacevole musica da valzer corre nell'aria.
"Permette?" domanda scherzosamente Niadh, porgendomi il braccio.
Io, sorridendo giocosamente, faccio un lieve inchino e dico :"Con grande onore, my lord".
Assecondando il passo lento ed incerto di mio fratello, salgo le scale che ci separano dall'ingresso della villa e, prima che la possa anche solo vedere arrivare, nostra madre è già di fianco a noi.
"Dritti con la schiena e sorridete, questa sera sarete voi i gioielli che dovrò mettere in luce" ci dice mormorando la mamma, sorridendo in modo esagerato verso i proprietari di casa che ci attendono sulla soglia.
Per non incappare in inutili discussioni, io e Niadh facciamo come ci è stato chiesto; entrambi siamo a conoscenza di quanto nostra madre possa diventare intollerabile, se durante le uscite in società non manteniamo un comportamento perfetto. Ora che mancano pochi passi all'uscio la mamma si separa velocemente da noi e avanza fino a nostro padre, che le sorride amabilmente porgendole il braccio. Al vedere i miei genitori ancora così innamorati e a loro agio l'uno con l'altro, non posso fare altro che sorridere, pensando che magari il matrimonio non sarà tanto terribile come invece lo immagino.
"Benvenuti! Keer, Sorcha, devo farvi i miei complimenti, i vostri quattro figli sono i più incantevoli del Regno!" esclama la signora Fiach, una donna dai lineamenti regali, ma allo stesso tempo dolci e materni.
Ai complimenti della donna nostra madre sorride gongolante, mentre io, Niadh e le mie sorelle facciamo dei lievi inchini di ringraziamento.
"Oh Maleia, lei è troppo gentile! Si lasci dire che questa sera è più brillante di una gemma preziosa" risponde quindi la mamma alla signora Fiach, avviandosi poi al suo fianco all'interno della villa, mentre mio padre e il signor Fiach rimangono sulla soglia a chiacchierare di politica bellica.
"Meave, io e Cian andiamo nel salone dei dipinti. Ci rivediamo alla fine della serata" mi informa sorridendo Aislinn, per poi entrare nella villa al braccio del suo sorridente futuro marito.
"Sempre la solita... almeno, però, ha trovato qualcuno che la capisce" osservo con un sorriso, mentre ancora guardo Aislinn allontanarsi avvolta nel suo spettacolare abito di seta verde pistacchio e pizzo bianco.
Aislinn e il suo fidanzato sono entrambi innamorati perdutamente dell'arte, essendo mia sorella un'abilissima artista e Cian un giovanissimo, se pur celeberrimo, mercante d'arte.
"Concordo. Quei due sono davvero fatti l'uno per l'altro" dice Niadh in risposta, voltandosi appena a guardarmi.
Vedendo la mamma affacciarsi al portone e farci dei concitati cenni per invitarci ad entrare, io e Niadh prendiamo ognuno un profondo respiro e ci immergiamo, se pur con riluttanza, nell'atmosfera della festa. Senza aprire più bocca e salutando sporadicamente i conoscenti con sorrisi educati, continuiamo ad avanzare nel lungo corridoio della casa, diretti verso la sala da ballo.
Al nostro passaggio tutti si voltano ad osservare Niadh, certamente stupiti di rivederlo in società dopo il lungo periodo d'assenza. Tutti nel Regno sanno di quello che è successo a mio fratello lo scorso anno e molti lo ammirano per il suo coraggio e la sua tenacia, altri invece lo biasimano e lo compatiscono. Temendo che Niadh si senta a disagio a causa di tutte queste attenzioni, mi volto appena verso di lui trovandolo però calmo e rilassato. Tuttavia, prima che possa appurare se stia davvero bene, veniamo entrambi investiti dalla scintillante luce che pervade il salone delle feste.
La vastissima sala, finemente decorata con marmi e cristalli, è satura della musica che l'orchestra sta suonando mentre svariate coppie volteggiano al suo interno. Seguendo diligentemente la mamma, che si fa strada tra la folla di persone con sorrisi ed effusioni varie, mi guardo attorno leggermente preoccupata, cercando di individuare il generale Michan Conner. Quando a prima vista non riesco a scorgerlo tra la folla di persone, tiro un sospiro di sollievo; poi però, riportando lo sguardo davanti a me, riesco a vedere un paio di occhi marroni osservarmi in modo languido e viscido.
"Signora Daghan, comandante Daghan, signorina Meave" saluta cordialmente il ragazzo, prima stringendo la mano a mio fratello e poi avvicinandosi ancora di più per salutare me e mia madre.
Quando si approssima a me per baciarmi la mano, quasi non reprimo un conato, cercando di nascondere l'espressione di disgusto sul mio volto.
"Generale Conner, che onore rivederla. Noto che si ricorda di mia figlia Meave, non è forse diventata un incanto?" prorompe quindi con eccessiva esuberanza mia madre, sorridendo a trentadue denti in direzione di Michan.
"Ha pienamente ragione, signora Daghan. Un volto straordinario come quello di sua figlia non si dimentica certo tanto facilmente" replica il ragazzo, lasciando vagare lo sguardo sulla scollatura del mio abito.
Niadh, essendosi ovviamente accorto dell'atteggiamento del giovane generale, stringe convulsamente la presa sul suo bastone, cercando tuttavia di rimanere calmo. Mio fratello non ha mai sopportato Michan Conner, tanto meno ora che nostra madre sta cercando di farmi diventare sua moglie. Prima che lei mi costringa ad intrattenere una conversazione con quel viscido verme, un giovane alto e di bell'aspetto si approssima al generale.
"Signori, perdonate l'interruzione" dice a quel punto il nuovo venuto, rivelando una voce bassa ed estremamente sensuale.
"Comandante Rian, è un piacere rivederla".
Sorprendentemente questa volta è stato mio fratello a parlare, mentre con un sorriso composto si allunga per stringere la mano del ragazzo.
Lo sconosciuto in risposta sorride apertamente e continua :"Niadh, ci sei mancato alla divisione!".
Stupita continuo ad osservare il generale Conner e il comandante Rian allontanarsi di qualche passo per poi cominciare a parlottare tra di loro, certamente di una qualche urgente dinamica riguardante l'esercito. Credo questa sia la prima volta dopo l'incidente che mio fratello si rivolge in modo tanto socievole a qualcuno che non faccia parte della nostra famiglia. Quando finalmente i due la smettono di parlare, Niadh si volta verso di me con un mezzo sorriso, per poi rivolgersi nuovamente al suo amico.
"Meave, vorrei presentarti il comandante Cael Rian, mio vecchio compagno d'armi. Cael, questa è mia sorella minore, la signorina Meave Daghan" mi presenta mio fratello, facendo sfoggio di un sorriso spontaneo ed amichevole.
Colta in pieno dal suo entusiasmo mi volto verso il ragazzo che, con fare freddo ed impostato, mi sfiora la mano con le labbra. Prima che possa anche solo provare a cominciare una conversazione con l'affascinante comandante Rian, lui e mio fratello si sono già allontanati di qualche passo e parlano animatamente di qualcosa. Con mio estremo disappunto sono quindi costretta a sopportare la presenza del generale Michan, che continua a blaterare di non so quale suo grande trionfo militare.
Tuttavia, durante l'intera durata del discorso, i miei occhi restano incollati sul comandante Rian. L'amico di mio fratello dovrebbe avere all'incirca la sua età e la sua figura muscolosa ed atletica spicca su tutte le altre presenti nella sala. Più volte, quando il suo sguardo si posa su di me, mi ritrovo a rabbrividire come se un ghiacciato alito di vento mi avesse appena sfiorato il collo.
Incredula davanti a quello che sta succedendo, mi ritrovo ad analizzare fin nei minimi dettagli il volto del giovane. A differenza della consuetudine, i capelli color cioccolato del ragazzo sono tenuti abbastanza corti, forse in modo da non infastidirlo durante i combattimenti. I lineamenti del suo volto sono di una perfezione algida e quasi irreale, e le sue labbra rosse e piene risaltano alla perfezione sull'incarnato niveo. Il sopracciglio destro è tagliato a metà da una lunga cicatrice biancastra, ma questo non diminuisce affatto la sua bellezza e anzi contribuisce a renderla più misteriosa e mascolina.
Tuttavia, il particolare che affascina e attrae maggiormente del ragazzo sono gli occhi. Le iridi del comandante sono di un verde giada chiarissimo, tanto da sembrare trasparenti e capaci di far rabbrividire una persona dalla testa ai piedi con un solo sguardo.
Rendendomi improvvisamente conto delle attenzioni spropositate e poco consone che sto rivolgendo al comandante, mi costringo a distogliere lo sguardo da lui. Se l'uomo non ha avuto neanche la decenza di rivolgermi la parola, significherà che è già fidanzato o che semplicemente non ha trovato nulla di speciale in me.
"E così ho evitato che i nemici assediassero il villaggio di Redrit" termina finalmente di raccontare Michan, con il solito sorriso viscido in volto ed un'indecente aria compiaciuta.
Io mi limito a sorridere nella sua direzione, giusto per non dover sopportare i rimproveri della mamma, ma con la mente sto ancora pensando al comandante Rian.
Cos'avrà di tanto speciale quell'uomo per aver catturato in questo modo la mia attenzione?
Lentamente le note della musica precedente sfumano nell'aria per poi tramutarsi in quelle di un nuovo valzer. "Signorina Daghan, potrei avere l'onore di questo ballo?".
Al sentire la domanda, inizialmente penso che sia stata pronunciata dal generale Michan Conner e con riluttanza sto per accettare, poi però noto la figura del comandante Rian accanto a me. Stupita mi volto verso l'uomo e, vedendo la sua mano tesa verso di me, ho quasi l'impressione che il mio cuore abbia cominciato a galoppare nel petto.
Sto forse sognando?
"In realtà avrei voluto chiedere io alla signorina Meave di ballare insieme" si inserisce improvvisamente nella conversazione il generale Conner, che non cerca affatto di nascondere il fastidio e il disappunto presenti sul suo volto. Che sfacciato, crede già di possedermi e solo perché mia madre ha mostrato interesse nel prenderlo in considerazione come partito.
Al sentire le parole del generale, il comandante Rian ritrae improvvisamente la mano e si volta verso il suo superiore, trafiggendolo con i suoi occhi di ghiaccio.
"Generale, in questo caso credo che spetti alla dama scegliere con chi ballare" dice il comandante Rian, lasciandomi piacevolmente stupita e soddisfatta; finalmente qualcuno che sa tener testa a quel verme di Michan Conner.
"Perfetto, allora sarà la signorina Meave a scegliere" dice con un sorriso Michan, illudendosi di avere la vittoria in tasca.
Mentre osservo il generale, noto perfettamente mia madre al suo fianco indicarlo con dei cenni del capo, come a cercare di convincermi a scegliere lui. Lasciandomi sfuggire un sorrisetto beffardo mi rivolgo con un inchino al generale Conner.
"Signore, la ringrazio di avermi onorata della sua presenza. Ora certamente avrà di meglio da fare che ballare con una semplice ragazza come me, quindi accetterei con gran gioia la proposta del comandante Rian".
Nonostante la palese delusione che leggo sul volto della mamma, sono fiera della compostezza con cui ho saputo rispondere al generale Conner e sto quasi per rivolgermi verso il comandante Rian, quando Michan fa una strana smorfia di disappunto.
"Signorina, non deve pensare questo. Sarei, al contrario, onoratissimo di ballare con lei" ribatte Michan, calcando le parole una ad una quasi mi stesse impartendo un ordine.
Indignata davanti all'atteggiamento di superiorità del generale Michan Conner, non riesco più a trattenermi e assumo un'espressione accigliata.
"Io, al contrario, preferisco di gran lunga ballare con il comandante Rian, che durante questi brevi istanti si è comportato in modo molto più civile di quanto lei abbia fatto durante tutta la serata. Quindi, se mi vorrà scusare" asserisco con estrema calma, per poi voltarmi verso il comandante Rian, che nasconde a malapena un ghigno vittorioso.
Prima di allontanarmi da mia madre, palesemente in imbarazzo, e dal generale Conner, ovviamente indignato e colpito nell'orgoglio, riesco appena a scorgere il sorriso d'approvazione di Niadh. Ovviamente lui, come al solito, è pienamente dalla mia parte. Senza curarmi oltre del generale Conner, poso la mia mano in quella protesa del comandante Rian.
Quando i nostri corpi entrano in contatto, mi viene naturale alzare lo sguardo sull'uomo e quasi non rimango senza fiato quando i suoi occhi color giada si scontrano con i miei. Per un attimo rimango intrappolata nello sguardo del comandante, poi riluttante abbasso gli occhi, avendo modo di vedere per un attimo le sue labbra semischiuse. Per poco i miei polmoni, già costretti dal corsetto troppo stretto, non rischiano si collassare.
Dopo esserci fermati poco lontano dal centro della pista da ballo, una mano del comandante mi cinge la vita mentre io faccio lo stesso con lui. Per tutto il tempo mi costringo a tenere lo sguardo basso, per evitare una qualche situazione imbarazzante, anche se mi sembra quasi un peccato non osservare quelle stupende iridi color giada. Quando la musica riprende a scorrere nella sala, noi cominciamo a muoverci al ritmo di essa. Nonostante odi ballare, la mamma mi ha costretta a prendere decine e decine di lezioni di ballo, tanto che ormai mi riesce quasi naturale.
"Una signorina del vostro rango non dovrebbe rivolgersi in quel modo ad un generale".
Al sentire la voce del comandante alzo immediatamente lo sguardo sul suo volto e, dove credevo di trovare un sorriso ironico, vedo invece un'espressione serissima. In estremo disappunto con le parole dell'uomo, aggrotto le sopracciglia e riabbasso lo sguardo, per essere certa di non lasciarmi incantare dai suoi occhi.
"Da quello che ho potuto vedere poco fa lei, stava sorridendo mentre rispondevo al generale Conner" ribatto con estrema calma, cercando di non cambiare a priori l'impressione che mi sono fatta dell'uomo.
"Ha ragione, signorina Daghan, ma questo solo perché non ho in grandissima stima il generale Conner. Lei è una signorina di buona famiglia e, se fossi stato nei panni di vostro fratello, mi sarei vergognato molto del suo atteggiamento".
Quando il comandante termina di parlare alzo di scatto il volto, questa volta non temendo più l'effetto delle sue iridi color giada.
"Con tutto il dovuto rispetto, comandante Rian, se io fossi stata un uomo il tutto si sarebbe concluso con un complimento ed una pacca sulla spalla, ma dato che sono una donna lei si sente in dovere di farmi notare il mio comportamento poco adeguato. Questo non mi sembra corretto".
Per tutta la durata del mio discorso il comandante tiene gli occhi fissi nei miei e sembra assai stupito di quello che sto dicendo.
"In questo caso non so assolutamente come dovrei controbattere" si limita a dire il comandante ora serio, nonostante nei suoi occhi riesca ancora a vedere una scintilla di stupore.
"Questo era esattamente il mio obbiettivo, signor comandante" mi limito a dire io a questo punto, sorridendo in modo mesto e vagamente soddisfatto.
Per il resto del ballo mi limito a concentrarmi sui passi del valzer, nonostante senta gli occhi del comandante costantemente fissi su di me. Non ho idea del perché, ma il comandante Rian mi sembrava diverso, forse per il fatto che sia stato il primo uomo ad aver realmente suscitato un qualche interesse in me; per questo sono rimasta abbastanza delusa al sentire il suo rimprovero, segno inevitabile di un modo di pensare alquanto primitivo.
Quando anche questa musica comincia a sfumare, io e il comandante ci fermiamo così torno a guardarlo negli occhi. Nelle iridi color giada riesco ora a scorgere una luce strana, che non riesco a comprendere. Al rivedere quel verde tanto brillante e trasparente, sento nuovamente il mio cuore prendere a battere troppo velocemente nel petto. Volendo fuggire al più presto da questa sensazione assai fastidiosa, porgo velocemente la mano al comandante.
"È stato un piacere, signorina Daghan. Spero di poterla rivedere presto" mormora l'uomo, mentre con le labbra rossissime mi sfiora la pelle sul dorso della mano.
Percependo milioni di brividi irradiarsi in tutto il corpo a partire da quel punto, ritraggo velocemente la mano e faccio un inchino.
"Anche per me è stato un piacere, comandante Rian" soffio frettolosamente, prima di voltarmi e cominciare a camminare verso la porta della sala.
Mormorando scuse e accennando alcuni smorti sorrisi di cortesia, esco dalla sala ed apro la prima porta che riesco a trovare, per poi richiudermela velocemente alle spalle. Poggiata con le spalle alla porta di mogano massiccio non ho il minimo interesse ad osservare la stanza in cui sono entrata, dato che ho ancora la testa scombussolata per un motivo a me totalmente estraneo.
Che cosa mi ha fatto il comandante Rian?
.............
Ehilà!
Scusate l'assenza prolungata, ho dovuto fare i salti mortali per pubblicare questi due nuovi capitoli, causa la mia WIFI che pare avere volontà propria....
Comunque, che ne dite??? Fatemi sapere nei commenti sono troppo curiosa!!! Spero i capitoli vi piacciano!
Un beso,
Lady ❤️
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