Tensione
Io e Peter siamo davanti all'entrata del teatro, la schiena dritta come soldati per aspettare l'attore e guidarlo nel dietro le quinte. La tensione che il mio corpo emana è contagiosa, pure il ragazzino di fianco a me è palesemente teso.
A volte ci sussurriamo che non sarà mai lui a venire e cose varie.
Finalmente sentiamo il rombo di un auto da fighetto in lontananza.
-Eccolo che arriva!
-Peter, inizia ad assaggiare la sconfitta.
L'auto nera si ferma proprio davanti a noi, i vetri sono oscurati che neanche un falco potrebbe vedere la persona dentro.
La portiera si apre e il mio stomaco inizia a tremare. Un nodo enorme alla gola quasi mi fa svenire.
Un uomo di media statura, pelle olivastra, magrolino e capelli folti e arruffati si decide a scendere.
Faccio una smorfia e do le cinquanta sterline al maledetto.
Robert Downey Jr si avvicina a noi e stringe la mano a Peter, come se fosse un adulto.
Fa lo stesso con me solo che mi sorride con fare da bonaccione, quanto lo odio e quanto lo adoro questo tipo?
-Avete fatto una scommessa?
Ma quanto è astuto il ragazzo?
-Avevamo scommesso su chi veniva e alla fine ha vinto questo qua.
Ride e ci segue dentro il teatro che è stato tirato a lucido fino al limite del pulito.
Sembriamo una scala di altezza: dal più basso al più alto.
Entriamo nel corridoio vicino al palco, entrando in quel tratto nero e sempre silenzioso che spaventa Peter.
Io dirigo la ciurma e con la coda dell'occhio vedo Robert prendere la mano al ragazzino che istintivamente alza lo sguardo per incontrare il sorriso rassicurante del tipo.
È incredibile come riesce ad ingraziarsi i bambini così facilmente. Io farò altrettanto.
Apro la porta e tutti i presenti che stanno costruendo l'ambiente della commedia mi fissano.
-Signori, inchinatevi a vostra maestà!
Sento lui darmi un buffetto sul gomito e sussurrare "scema", scemo lo è anche lui.
Dopo essersi presentato a suo modo si siede in un angolino e ci fissa mentre lavoriamo.
Io dovrei starmene nel camerino ma odio non potermi rendere utile, quindi faccio da braccio destro a tutta la squadra.
Quello che monta le luci mi urla di passarmi un cacciavite e io inizio a ravanare nel suo baule dove di solito mette gli attrezzi.
-Peter dammi il cacciavite!
-Voglio darglielo io!
-Se non me lo dai ti lancio da Scott così puoi darglielo di persona!
Inizia la nostra rincorsa tra fili e pezzi di set per dare a Scott quel coso.
Salto una barra di ferro, faccio una capriola in aria per evitare di schiantarmi contro una trave che spunta durante il mio tragitto e rincorro Peter. Tutto ciò non è molto professionale, ma il nostro osservatore è Robert Downey Jr, non uno serio e facilmente irritabile.
Difatti, lui se la ride e mi ha pure detto "per me è si!" Quando ho saltato.
Il maledetto lancia il cacciavite e con un salto che manco un ghepardo afferro quel coso.
-Non mi serve più ragazzi!
Scott, santo uomo, prega che quella luce non ti esploda in faccia.
Sono col sedere a terra, respiro talmente veloce che ho male ai polmoni, non mi sono neanche accorta che sono caduta davanti a Robert e Peter fa finta di niente e lui mi viene a dire che non gli serve più?! Come minimo gli brucerò il cuore.
Punto un dito accusatore verso il ragazzino.
-Tu stasera dormirai in strada.
Riprendiamo il lavoro, è il momento di dimostrare tutto il mio lato comico.
Mentre ridiamo alle mie battute il tempo vola come un aquila e subito devo fiondarmi in camerino per mettermi il costume di scena. Mentre cammino sento un braccio attorno alle spalle e una mano scompigliarmi i capelli.
-Ma tu sei proprio un piccolo demone!
Trattengo un salto per lo spavento e mi stacco dalla morsa di Robert che, non so come diamine abbia fatto, mi ha seguito senza che io me ne accorgessi. È impossibile a livello umano non farsi beccare da me!
-Signore ma lei è pazzo!
-Non chiamarmi signore altrimenti mi sento vecchio.
-Dovrebbe guardare in faccia la realtà allora, signore.
Lui mi spintona e per poco non cado a faccia a terra. Grazie piedi che mi avete salvato da una figura pessima e da far ritrovare un occhio nero al tipo di Hollywood.
-Devi seguirmi in camerino?
-Tecnicamente si. Devo vedere come vi preparate.
-Tecnicamente stai dicendo una bugia e vuoi vedermi in intimo, vecchia volpe.
Lui ghigna e continua a seguirmi, quanto stressa.
-Avanti novellina, voglio vederti a lavoro tra poco! Ti concedo cinque minuti.
Ignoro la felicità di avercelo vicino a me e lo fulmino con lo sguardo.
-Chiamami novellina e ti rispedisco da dove sei venuto a calci nel didietro.
Ma neanche un lama sarebbe più minaccioso di me.
-Con questo atteggiamento non ti sceglierò mai!
-Inizia a cambiare il tuo e forse cambierò il mio, pivello.
Mi fa la linguaccia e decide finalmente di mollarmi. Ah, pace interiore.
So che quando si tratta di lavoro diventa serio, in parte.
Mi vesto e affianco David per entrare in scena.
Il formicolio al cuore mi spinge a dare il massimo e posso anche percepire lo stesso desiderio del mio collega.
Ci mettiamo in posa come da copione e il sipario si alza.
Spingere al massimo le proprie capacità è una cosa al limite della sopportazione, ma il risultato è al limite della soddisfazione.
*yo bella gente, Gabri Gabra qui presente! Non faceva così? Chissene. Le vacanze stanno finendo e io devo ancora finire matematica 😱😱😱😱😱 sparatemi, ora. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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