Dovere

In sintesi: sono tornata a Los Angeles perché mi vogliono per fare una sorpresa a dei bambini malati nell'ospedale più grande della città. Il problema? C'è anche Robert laggiù.
Come potevo dubitarne?
Quindi si, adesso sono dentro l'ospedale e sto aspettando il mio...amico? Davvero?
Farò finta di niente, è deciso.
Due passi, un rumore impercettibile basta per far incastrare il mio sguardo con quello magnetico di lui.
È uguale da quando l'avevo lasciato,capelli sbarazzini e allo stesso tempo curati, sorriso perfetto, occhi grandi e scuri e fisico muscoloso ma non troppo.
Respingo con forza il brivido al cuore che mi percorre nel dovergli rivolgere la parola.
-Vedo che non sei cambiato di una virgola, Downey.
Ti chiamo per cognome altrimenti mi sale il crimine.
-Sono diventato più perfetto, ammettilo.
Faccio una smorfia, anche lui ha adottato la mia stessa strategia, ottima mossa.
-Io so dove dobbiamo andare, quindi seguimi.
Le infermiere ci hanno lasciato in pace, niente foto, niente giornalisti, solo noi e quelle piccole, povere creature.
Scommetto che avranno occhi solo per lui, è Ironman per loro e io sono solo una ragazza che salta dai tetti, spara e picchia la gente.
Ci fermiamo davanti alla porta e non riesco a fermare una lacrima che scende sul mio viso.
Fa che non la veda, fa che non la veda, fa che non la veda....okay, fagliela vedere.
-Tutto bene?
Secondo te?!
-Lo so che farà male vedere quei bambini ma...
-Ho un motivo per piangere Robert, io ero una di loro. Questo mio segreto non lo sapevi o il tuo cuore si è fatto sentire e non l'hai spifferato a mezza stampa mondiale?
Un rimprovero ci stava, ammettiamolo. Io da piccola avevo il cancro e non smetterò mai di ringraziare Dio per avermi permesso di essere ancora qua, pronta per continuare a realizzare i miei sogni.
Lui chiude gli occhi per un secondo e sospira, sta tremando, non di paura. Se non è paura è....rabbia.
Ma perché deve arrabbiarsi con me?
Azzardo a sfiorargli il braccio e lui si avvicina a me, velocemente, le mie mani si schierano a difesa della mia faccia, come se mi dovesse colpire. Che stupida che sono, al massimo lo colpisco io.
-Non. Avevo. Scelta.
Ringhia con una voce bassa, dura e tremendamente intimidatoria.
Io lo guardo con un punto interrogativo al posto degli occhi e decidiamo di entrare.
I bambini sono tutti seduti per terra, stanno giocando con delle action figure degli Avengers, ti pareva.
Alcuni non hanno i capelli, so esattamente cosa si prova. Presto vivi, presto muori.
Il problema che loro non se ne rendono conto e probabilmente un domani non potranno contribuire a migliorare le generazioni future.
A volte la vita decide che tu non potrai renderti utile al mondo, rimedia subito, senza pietà.
Robert si inginocchia e si lascia abbracciare da tutte quelle manine che lo vedono come un supereroe, loro si, io no.
Io faccio lo stesso e seguo l'esempio dell'attore che si lascia spupazzare come un pupazzo.
È felice per aver reso felici le vite incerte di quelle anime e triste perché sa che hanno poche speranze per il futuro.
Concordo con le sue emozioni.
Si alza e posso vedere il timore dei bimbi nel vederlo così alto rispetto a loro.
Lui, visto che è stronzo quanto intelligente, se ne accorge e sorride.
-Allora nanetti, vogliamo giocare?
Prende in braccio una bambina adorabilmente adorabile e le dà un dolce bacio sulla fronte piccola.
Mi sciolgo.
Si fa accompagnare fino ai giocattoli che stavano usando e si stende a pancia in giù, iniziando a giocare con loro.
Io sono ancora seduta a terra che guardo la capacità unica al mondo che quell'uomo riesce ad esercitare sui bambini, si rende adorabile in due secondi. Sono basita. Un bambino mi prende per la manica e mi trascina verso Robert.
-Gioca con noi!
Dicono tutti.
-Non puoi dire di no.
Il fiato caldo di Rob mi giunge vicino alla guancia, infrangendosi sulla mia pelle che reagisce con un brivido.
Mi giro verso di lui e SBEM!
È a un centimetro dalla mia faccia e il suo sguardo si alterna dalla bocca ai miei occhi.
Lo vorrei baciare, ma dopo quello che mi ha fatto no.
Brividi quando mi accarezza una guancia e fissa insistentemente le mie labbra. Io non lo bacio, no.
Cascasse il mondo, io non posso baciare uno stronzo!
Prima che si accorga che i bimbi ci guardano ammaliati lo allontano, facendolo rotolare sulla schiena.
Faccio appena in tempo a prendere una bimba per evitare che finisca schiacciata sotto il suo peso.
Tanto lo so che non mi lascerà in pace una volta usciti, è capace di usare le maniere forti pur di parlare con me.
Dovrà mettermi le mani addosso se crede di riuscire a snocciolare una sola parola dalla mia bocca.
Iniziano a fargli il solletico e, per evitare di sembrare asociale, mi unisco anche io, evitando punti compromettenti.
Non smette di stare fermo con quelle mani: può colpire un bambino!
Incosciente.
Continuiamo a giocare, parlare e arriva il quarto grado su di lui da parte dei bambini super fan della Marvel.
Ci sediamo a gambe incrociate in cerchio, la bimba più grande, cinque o sei anni, seduta sulle sue gambe.
Ha il busto circondato dalle sue braccia, la invidio.
Non è vero, provo pietà per lei, magari non aveva voglia di essere cullata dal suo supereroe preferito, sto perdendo colpi, già.
Ad un certo punto un ragazzino, quello che già avevo adocchiato come più diligente, fa una domanda innocente ma con un criterio.
-Lei ti piace?
Bimbo, cuciti la bocca.
-Non nego che abbia un bel corpo ma...
Ammicca. Davanti a dei bimbi. Datemi una pistola che gli sparo.
-Downey, sono dei ragazzini.
Lo rimprovero e lui riesce a distrarre tutti da quel l'argomento. Gli devo un favore, anche se lo avrà fatto per lui più che per me. Non appena usciamo felici dall'ospedale io mi dirigo verso l'hotel che ho prenotato, accompagnata dal mio ex idolo.
-La smetti di seguirmi?
Sbotto improvvisamente.
-Ti voglio.
Dice serio, soffermandosi a guardare il mio corpo che lui trova attraente. Non ci sono persone in questa via, strano.
-Taci e torna da dove sei venuto, non voglio litigare con te.
Lui mi afferra un braccio e mi rivolta verso i suoi occhi stupendi.
-Mi dispiace per quello che ho fatto, ma non avevo scelta.
-Lasciami prima che ti faccia arrivare alle maniere forti.
-Io non userei mai un dito contro di te!
-Non sei bravo nel trattenere le tue emozioni, soprattutto la rabbia. Finiscila e fammi un favore, non cercarmi mai più.
Vuoi infamarmi? Buon per te, io sarò morta per te. Vai a spendere i tuoi milioni, idiota.
Mi trattiene ancora e vedo i suoi occhi lucidi, odio profondo verso di essi. Fa pena nel vederlo così triste.
-Mi hanno obbligato a farlo, altrimenti mettevano su dominio pubblico il fatto che io faccia ancora uso di droghe, cosa non vera. Avevi ragione tu: sono senza cuore. Non hanno niente da rovinare e prendono di mira me.
Maledico i giornalisti americani e la pietà verso di lui si fa prepotente.
Tuttavia, la vendetta non posso non usarla. Gli tiro un pugno secco in faccia, cogliendolo di sorpresa.
Lui mi fissa stupito e si massaggia la guancia violacea.
-Questo era per quello che mi hai fatto passare.
Si riprende e mi chiede perdono.
Tutto si è risolto, come previsto. Forse in modo più veloce ma di sicuro ora posso anche lasciarmi andare.
Fanculo i giornalisti, fanculo i giudizi e tutti coloro che criticheranno il falso.
Improvvisamente ritorno ad essere attratta verso il suo fascino mai invecchiato nel tempo, una bellezza che il tempo non cambia.
Andiamo in hotel e ci intrufoliamo nella mia camera, sotto le sue carezze delicate posso anche morire.
Riassaporo la menta, il suo sapore che mi entra nei piccoli anfratti dei sensi umani.
Lo sto baciando, questa volta non posso negare di provare qualcosa.

*due capitoli e poi basta. Doveva essere abbastanza corta questa ff, quindi si. Adesso dovrò darci dentro con quella sugli Avengers anche se credo che aggiornerò ogni weekend, ciò scuola purtroppo. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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