[ Tornare a casa ]

Si potevano vedere guardie dell' Accademia marciare lungo tutto il perimetro delle mura. Dyra non sapeva se fosse per quanto le era accaduto o semplicemente perché il giorno delle partenze era ormai arrivato, li vedeva muoversi come soldatini dalla finestra della sua camera, fili invisibili disegnavano i loro movimenti.

Il piccolo bagaglio con cui era partita adesso conteneva i suoi vecchi vestiti accuratamente piegati.

L'arco era già stato lucidato e posizionato vicino alla porta, le matricole erano responsabili delle armi che l'Accademia aveva loro affidato anche durante la pausa estiva.

Si sentiva libera, sollevata, come se non stesse andando via da qualcosa ma tornando ad altro. Già lo vedeva il bianco fumo che usciva a spruzzi dal comignolo di casa sua.

Una folla di matricole si era radunata nei pressi del portone centrale, sembravano tutti impazienti almeno quanto lei, qualcuno, se possibile, anche di più.

Quelli del primo anno sarebbero stati i primi a partire e per una volta l'idea di appartenere alle neomatricole le fece piacere. Laila salutò l'amica con un affettuoso colpetto sulla spalla.

<< Benalzata Laila, pronta? >> Domandò Dyra.

<< Pronta come non mai, ho davvero bisogno di un ritrovare un po' di tranquillità perduta tra le cime delle mie montagne. Non pensavo lo avrei mai detto ma quella solitarie quiete adesso mi manca come il cielo ai pesci. >>

<< Ti capisco, anche io voglio solo potermi godere Windmore, magari aiutare un po' mia madre con il lavoro. >>

Mentre le ragazze stavano ancora parlando tra il chiacchiereccio indistinto della folla un rumore metallico le zittì. Il cancello iniziò ad aprirsi. Le porte si muovevano lente, così lente da essere snervanti, più della metà dei ragazzi avrebbe volentieri iniziato a spingerle pur di accelerare quella tortura. Quando il portone fu finalmente aperto ai piedi della colline le due luccicanti figure metalliche brillavano sotto il sole. I treni stavano aspettando. Dal passo rapido seppur controllato che adottarono le matricole sembrò evidente l'intenzione comune di non farli aspettare oltre.

Dopo il controllo delle presenze alcuni spesero del tempo per salutarsi, altri si limitarono ad un rapido cenno della mano altri ancora entrarono nel treno senza curarsi di nient'altro.

Dyra aveva già posato le sue cose nella cabina e accompagnato Laila nella sua quando si rese conto che le avrebbe fatto piacere vedere Rowan quella mattina, almeno per un saluto, ma non è così che vanno le cose all'Accademia.

Appena rientrò nella sua cabina scostando la tenda che copriva la minuscola finestrella notò che il treno aveva già iniziato a muoversi, il terreno sfilava fluido sotto di lei. Più rapida di come era apparsa l'Accademia scomparve tra il verde estivo delle colline della Quarta Terra, stava per tornare a casa ma non come la Dyra Dane che era partita mesi prima, non le piaceva ma era inevitabile, ora anche il suo arco glielo ricordava. 0024200.

Il viaggio di ritorno procedette monotono e senza intoppi fino a quando la risata di Guen si insinuò come un serpente nelle orecchie di Dyra. Non poteva davvero crederci, erano passati quasi dieci mesi e Guen ancora non aveva voluto saperne di crescere. Più camminava velocemente più l'altra rideva forte, la voce acuta e punzecchiante rendeva quei suoi risolini insopportabili. Cercò di calmarsi, cercò di pensare che presto sarebbe stato tutto finito ma poi realizzò che l'accademia era ormai lontana e Windmore sempre più vicino così, inevitabilmente, fece quello che era riuscita ad evitare nel viaggio d'andata. Controllò che il vagone in cui si trovavano fosse deserto poi, come un furia, si scagliò contro Guen. La ragazza sgrano gli occhi già inspiegabilmente sproporzionati ed accennò un gridò ma rapida Dyra le tappò la bocca con la mano sbattendola violentemente contro il muro.

<< Sentimi bene cretina che non sei altro, tra meno di un giorno saremo a Windmore, tra meno di un giorno nessuno potrà più impedirmi di venirti a cercare e di strapparti questo tuo orribile sorriso ebete dalla faccia in maniere che non ti piaceranno affatto. Fossi in te d'ora in avanti starei ben attenta a tenere quella boccaccia ben chiusa perché non vorrei proprio essere costretta a dovertela chiudere io. >> Dyra sembrava il diavolo in persona, premeva Guen così saldamente al muro che l'altra per poco non soffocava tra le lacrime ed i singhiozzi isterici.

<< Ne ho passate tante quest'anno carina, una in più non mi cambierà nulla di certo quindi stai attenta a come ti muovi. Insultami, odiami, fai quello che vuoi davvero ma ti giuro fammi sentire anche solo un'altra stupida risatina provenire da quella fogna che hai sulla faccia e pulirò con la tua testa le rotaie da qui a Windmore. Spero di essermi spiegata. >> Così concluso Dyra mollò la presa sulla ragazza che, come un sacco di sabbia, cadde in terra pesantemente sotto shock. Mentre se ne usciva da quel vagone la ragazza sorrideva, si sentiva magnificamente, cavolo se le era piaciuto avrebbe solo voluto trovare la pazzia necessaria per farlo molto tempo prima, si... prima sarebbe stato decisamente meglio. Il resto del viaggio fu monotono almeno quanto l'inizio.

Ma quant'è bella Windmore in primavera, se lo era quasi dimenticata, Giselle se ne stava composta in prima fila sulla banchina di arrivo nell'attesa di sentire in lontananza uno sferragliare famigliare, lo sferragliare che le avrebbe riportato sua figlia. Era davvero un bel pomeriggio, dai colori sgargianti e dal clima amabile. La stazione era piena di persone che vi si riversavano dentro animate da una gioia comune, non c'erano distinzioni tra periferia e centro, in quel pomeriggio tutti stavano aspettando un treno.

Uno stormo di uccelli si alzò in volo dai campi di grano, una grande nuvola di uccelli passò davanti al sole proiettando ombre sfuggenti sul pavimento della ferrovia, la donna sorrise, quello era il primo segno che stava aspettando, poco dopo comparve un sibilo lontano di sottofondo che divenne, a poco a poco, uno sferragliare deciso e fragoroso non appena le sagome luccicanti dei treni brillarono bucando l'orizzonte. In un secondo furono in stazione, le matricole scesero riversandosi nella folla sempre più agitata.

<< Ciao mamma. >> La sorprese Dyra gettandole le braccia intorno al collo.

<< Ciao tesoro mio. >> Giselle si portò una mano davanti alla bocca per cercare di gestire l'emozione che veniva invece tradita dalle lacrime di gioia che come gemme le facevano brillare il volto. Ci volle qualche secondo perché trovasse le forze ricambiare l'abbraccio della figlia.

<< Non puoi immaginarti da quanto stessi aspettando questo momento, sei tornata luce mia, sei tornata. >> La stretta del loro abbraccio si fece così forte che le due smisero di respirare per qualche secondo.

<< Andiamo via Dyra, andiamo a casa. >>

<< D'accordo dammi solo un secondo voglio salutare una persona. >> Dyra iniziò a cercare Laila tra la folla e quando la individuò questa se ne stava vicino ad un omone castano alto almeno mezzo metro più di lei. Si avvicinò facendosi spazio tra la folla.

<< Ehi tu, non penserai di andartene senza salutarmi vero?! >>

<< Come potrei Dyra se lo avessi fatto sappiamo entrambe che non me l'avresti fatta passare liscia. >> Risero entrambe.

Non appena sentì il suo nome l'omone si voltò rapido verso di Dyra la studiò per un secondo e poi senza dire nulla ricominciò a trafficare con la busta che aveva poggiata vicino ai piedi.

<< Bene, io ora devo andare Laila abbiamo tutte e due del tempo da recuperare con la nostra famiglia, spero tu possa passare una serena estate, te lo meriti, ce lo meritiamo entrambe. Ci vediamo presto. >> Dyra fece per salutarla quando l'amica la tirò a se e l'abbracciò. Due abbracci in così poco tempo erano una cosa strana per Dyra.

<< Grazie di tutto Dyra. Cerca solo di non affaticarti troppo e di riposarti il più che puoi, avrai bisogno di molte energie il prossimo anno. Ora va prima che ti abbracci di nuovo. >> Entrambe risero e poi si divisero, ognuna per la propria strada, ognuna con la propria storia da raccontare.

Madre e figlia passeggiavano lentamente lungo i viali di Windmore nessuna delle due sembrava avere fretta di arrivare a casa.

<< Dimmi Dyra cosa c'è avvolto in quel panno? Mi ha incuriosita. >> domandò la madre.

<< C'è il mio arco. >>

<< E cosa te ne fai tu di un arco? Non sapevo servisse anche alle ragazze in Accademia. >>

<<Sono entrata nella classe dei Cacciatori mamma, quell'arco è la mia risorsa. >> Giselle sgrano gli occhi fermandosi di colpo.

<< Questo non è possibile, io...io...io sapevo che le ragazze non potevano... no sicuramente stai scherzando? Non è possibile. >> Farfugliò la donna palesemente confusa.

<< Lo so, è stato più meno quello di cui si è parlato per l'interno anno. Io sono la prima Cacciatrice del Continente dell'Ovest. >> Una lunga pausa seguì quanto appena detto.

<< Come hanno potuto farti questo bambina mia, è tutto una grande... >>

<< Sono contenta di essere stata assegnata ai Cacciatori mamma, è stata anche una mia richiesta. >> La interruppe rapida Dyra, ma questa volta la risposta della madre non si fece aspettare.

<< Perché mai avresti fatto una cosa così stupida, perché mai hai deciso di complicarti la vita in questo modo. Saresti dovuta restare con le altre ragazze, tutto questo non ha senso, gli stati Generali ti spezzeranno, faranno di tutto per toglierti di mezzo, in caso di attacco dovrai combattere in prima fila quando saresti potuta trovarti al sicuro nelle retroguardie. Perché vita mia hai fatto qualcosa di tanto stupido? C'è un motivo se fino ad ora nessuna ragazza aveva fatto nulla del genere te lo sei chiesta? Maledizione. Tu sei uguale a lui, siete fatti apposta per farmi del male, Dyra non avresti dovuto farmi questo, non me lo meritavo, non puoi farcela, non ce la farai. >> Giselle era fuori di sé, a tratti sbraitava a tratti tremava e singhiozzava. Dyra non si sarebbe mai immaginata una reazione così spropositata, aveva immaginato lo stupore e il disappunto, anche la preoccupazione, ma non quella rabbia, quella furia non era stata contemplata e la colse completamente di sorpresa.

<< Mamma calmati ti prego, adesso ti sembra impensabile ma datti del tempo, dammi del tempo, posso farcela vedrai, infondo lo sai. Se le cose non sono mai state così non vuol dire che siano sempre state giuste. Non sono una sprovveduta, ho riflettuto a lungo e ho capito quale era il mio posto e una volta capito me lo sono preso. Probabilmente non ti farà piacere saperlo e sicuramente non ti tranquillizzerà ma vedi questa fascia nera sulla manica? >> Dyra si indicò il braccio.

<< Questa e la fascia dei rappresentanti, quest'anno l'arena dei Cacciatori ha avuto una vincitrice, credimi posso farcela, ho solo bisogno che tu creda in me. >> Le confessò la ragazza fissando la madre con uno sguardo di supplica. Giselle si guardò nervosamente intorno ruotando la testa in tutte le direzione per poi finire con lo sguardo rivolto al cielo, una lacrima le scivolò lungo la guancia.

<< Credi che non lo sappia, tu non hai mai avuto bisogno di aiuto, te la sei sempre cavata e non inizierai ora a fare diversamente. Sei testarda, sei forte, sei coraggiosa, ma io no, io avrei voluto saperti al sicuro. E certo che credo in te, come da sempre, è stata la mia parte, la mia consapevolezza, il guardarti e vederti più forte di quanto io sia mai stata, ce le farai anche questa volta bambina mia, lo so. Mi dispiace di averti gridato contro quelle cose ma se comprendi quanto ti voglio bene sono sicura che capirai, semplicemente guardami negli occhi e capirai. >>

Era come se un nodo orribile nello stomaco le si fosse appena sciolto Dyra sorrise alla madre avvolgendole un braccio intorno alla spalle.

<< Adesso andiamo, voglio rivedere casa e poi devi tagliarmi i capelli, sono troppo lunghi per i miei gusti. >> Così le due ripresero a camminare in direzione della periferia.

Le era mancata la sua stanza con le sue cose al punto che ora che le aveva tutte intorno provava nausea al pensiero che prima o poi le avrebbe dovute lasciare di nuovo. Il tempo non sembrava esser passato tra quelle mura, tutto era rimasto esattamente come lo aveva lasciato.

<< Allora dimmi come vanno le cose? >> Chiese Dyra alla madre che si stava dirigendo in cucina per preparare il pranzo.

<< Le cose vanno, la gente ha continuato a sporcare i vestiti ed io ho continuato a lavarli. >> Rispose Giselle mentre affettava a strisce sottili il gambo di un sedano.

<< E' una fortuna, a proposito questo pomeriggio andiamo in piazza per le consegne? >>

<< Vedi Dyra, qualche mese fa, in un momento di solitudine, ho detto a Isac di averti parlato di lui e della sua storia. Non si è arrabbiato, anzi, si è dimostrato molto comprensivo. Mi ha chiesto di promettergli che una volta tornata saresti passata da lui, penso voglia chiederti di Laila. Quindi ti sarei grata se passassi da lui questo pomeriggio, posso cavarmela da sola in piazza ancora per un giorno, stai tranquilla. >>

<< Capisco, ci farò un salto dopo pranzo. Tu invece non sei curiosa di sapere se l'ho conosciuta o almeno intravista qualche volta? >>

<< Ma io lo so già Dyra, ti ho visto salutarla tra la folla nella stazione, sembrava ci tenessi. >>

<< Come puoi dirlo? Come fai a sapere che fosse proprio lei? >> La bocca della ragazza era socchiusa in una velata smorfia di incredulità. Giselle ridacchiò e senza distrarsi dal sedano le rispose.

<< Lo so e basta, come potrei non saperlo. >>

La porta della macelleria era aperta quando Dyra vi arrivò davanti così non dovette fare altro che varcare la soglia e gli occhi dell'uomo furono subito su di lei. Sembrava la stesse aspettando da tutta la vita, aveva un'aria più stanca di come lo ricordava, la cosa la turbò un po' ma non lo diede a vedere.

<< Allora sei tornata. >>

<< Cosi dicono in giro. >>

<< Ti trovo bene ragazza, allora dimmi come è andato il primo anno? >>

<< Bene Isac, ci sono stati dei momenti duri ma alla fine non posso lamentarmi. Mia madre mia ha detto che volevi vedermi. Sei sicuro di non voler parlare d'altro? >> Incalzò Dyra .

Isac assunse una posa che faceva trasparire tutta la sua insicurezza e paura.

<< Dimmi solo se la hai conosciuta. >>

<< Si, l'ho conosciuta. >>

<< Ora dimmi... se potessi tornare indietro nel tempo vorresti incontrarla di nuovo oppure te ne staresti alla larga? Non mentirmi, lo capirei. >>

<< Non ti mentirei mai Isac, è tua figlia. >> Quelle parole risuonarono nell'aria come un tuono nella foresta.

<< Laila è la cosa migliore che mi sia capita da quando sono partita. Vorrei incontrarla altre mille volte se potessi. Quella ragazza ha la folle abilità di saper mettere gli altri prima di sè stessa. Non so se sia un bene o un male ma posso dirti che non mi sono mai sentita così legata a qualcuno che non fosse mia madre. >>

L'uomo guardava la ragazza rimanendo completamente immobile, Dyra non era neanche sicura stesse respirando.

<< Grazie, non sai quanto sperassi in questa risposta. Grazie davvero. >>

<< Ma smettila, non hai motivo di ringraziarmi io non ho fatto niente, ho solo detto quello che penso. Tuttavia... so che non sono affari miei ma penso sinceramente che un giorno dovreste conoscervi. È quantomeno giusto. >>

<< Lo so, me lo dico da una vita, ma dire "un giorno" è troppo generico e si finisce sempre col posticipare e poi posticipare ancora solo per paura di peggiorare le cose. >> L'uomo assunse un espressione malinconica che la ragazza non gli aveva mai visto prima. Dyra decise che non era il caso di spingerlo oltre almeno per quel pomeriggio quindi fece per congedarsi ma l'uomo la fermò porgendole un pacchetto con dentro della carne di coniglio sufficiente per una cena abbondante di quattro persone.

<< Cos'è questo? Non ti ho portato nessuna preda da lavorare, non mi devi nessun pezzo di carne Isac. >>

<< Lo so ma oggi sono di buon umore, ed è meglio non farmi innervosire quando sono di buon umore ragazzina te lo dico. >>

<< Giusto, e suppongo che se rifiutassi la carne tu ti sentiresti parecchio nervoso non è così? >> Le tenne il gioco lei ridendo.

<< Vedo che capisci alla svelta. >> Le disse lui in risposta anch'egli sarcastico.

<< Beh allora mi vedo costretta ad accettare, grazie Isac. >> Dyra si diresse verso la porta che era ancora aperta.

<< Non lasciare che sia troppo tardi. Ogni giorno può essere il giorno, dipende da te. Solo tu puoi trasformare un giorno qualsiasi nel giorno. Fallo. >>

Dyra se ne era andata già da un pezzo ma quelle parole ronzavano ancora nella testa di Isac come trombe d'aria.

Non lasciare che sia troppo tardi... Non lasciare che sia troppo tardi.

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[ Spazio autore rapido ed indolore xD ]

Allora... salve gente! Mi scuso ancora con tutti per la lunga attesa del nuovo capitolo ma, come vi ho scritto in una comunicazione sul mio profilo, sono davvero impegnatissimo. Spero l'abbiate letta.

Ad ogni modo come dicevo il tempo stringe tantissimo davvero e quindi mi sono ritrovato a scrivervi questo capitolo in metro :'( ed io odio scrivere in metro! Mi dispiace anche per tutti gli eventuali errori, questa volta non solo non lo ho ricontrollato ma non ho avuto il tempo neanche di assicurami che le frasi abbiano un senso compiuto, siate clementi per questa volta, verrà sicuramente ricontrollato e rielaborato in futuro, in tempi più sereni. Spero comunque vi sia piaciuto.

Grazie per tutto il supporto che mi date, per continuare a leggere e ad apprezzare la mia storia. Davvero in questo periodo mi avete scritto in tantissimi per degli aggiornamenti e per me è davvero una sofferenza non trovare il tempo per rispondere a tutti :'(.

P.S: NUOVA COPERTINA! Quella vecchia mi aveva un po' stufato. Forse questa non vi farà impazzire magari anche perché non ne potete ANCORA comprendere l'attinenza, ma siate fiduciosi e diamo tempo al tempo ;) nulla è messo lì a caso ;). Un saluto a tutti. Ciauz.

2Xplus3Y


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