[ L'inferno ]

Dyra se ne stava sdraiata nella radura con una spiga di grano che dondolava morbida tra le sue labbra carnose. La testa era sgombra, nessuna domanda e nessuna risposta, all'orizzonte solo la consapevolezza che il tempo nella sua vita girava un po' come voleva. Era passato ormai quasi un mese dal suo ritorno a Windmore eppure le sembrava di avere ancora l'odore dell'accademia addosso, riusciva ancora a vedersele sotto gli occhi le sagome luccicanti dei treni che la aspettavano oltre il cancello d'entrata. Se avesse potuto sarebbe rimasta per sempre lì, nella sua periferia, dove, ora come mai, si sentiva di appartenere.

La normalità di quelle giornate la estasiava, lo scorrere pacifico dei giorni le ridava respiro e dopo quasi un anno passato nell'accademia era come poter rinascere, era come ritornare alla vita.

Dal momento del suo ritorno Dyra aveva iniziato a finire le sue prede usando l'arco, una freccia dritta al cuore, la procedura risultava più rapida e meno dolorosa per la povera bestia ma anche per lei che riusciva, in qualche modo, ad annegare i sensi di colpa in quei pochi metri di distanza che lasciava la dividessero dal suo bersaglio.

Anche in quel pomeriggio l'arco aveva fatto il suo lavoro ed ora se ne stava al sicuro nella sua sacca a riposarsi proprio accanto a lei. Fu il sole che calava o forse l'aria che stava rinfrescando a convincerla che fosse giunto finalmente il momento di rimettersi in marcia, con tutta la calma possibile si alzò in piedi ed iniziò a scendere in direzione della macelleria di Isac. Mentre percorreva la strada principale sperò di incontrare la madre che quella mattina era risalita fino alla piazza centrale per riconsegnare i vestiti lavorati. Ad ogni passo gettava sguardi veloci tra la folla indaffarata ai bordi della strada ma in nessun volto riuscì a riconoscere quello di Giselle, infine, scoraggiata ed arresa, girò la maniglia della macelleria e vi scomparve dentro.

<< Ciao Dyra. >>

<< Ciao... ciao... aspetta come ti chiami tu? >> Chiese Dyra sarcastica strappando una risata sincera all'uomo.

<< Mi chiamo "metti-lì-quel-sacco-e-sparisci" >> Rispose.

<< Oh santo cielo siamo un po' permalosi oggi eh... non è così signor... signor... oddio seriamente come ti chiami? >> continuò imperterrita.

<< Smettila! Ma che impertinenza! Ai miei tempi non era neanche pensabile che una ragazzina si prendesse gioco in maniera così spudorata di un adulto. >> Iniziò a borbottare lui.

<< Dai Isac stavo giocando, dovresti averlo capito ormai che per me sei uno di famiglia. >> Lo addolcì Dyra.

<< Certo come no, voi giovani... vi preparate le scuse già prima di farei i danni. Riavessi io la tua età... >> L'uomo fece una pausa.

<< Senti Dyra... mi stavo chiedendo, se hai un po' di tempo ti andrebbe di raccontarmi qualcosa di lei? So di averti detto di non volere informazioni ma adesso ho cambiato idea. Non si direbbe ma l'altro giorno credo di aver finalmente realizzato di essere pronto per conoscerla, pronto ad affrontare il dolore. >> Malgrado non avesse fatto nomi entrambi sapevano perfettamente di chi stesse parlando, la malinconia che gli traspariva dagli occhi lo gridava così forte che non sarebbe bastato neanche tapparsi le orecchie per non sentirlo. In tutta risposta la ragazza si avvicinò al bancone per poi delicatamente sedersi su uno sgabello lì vicino.

<< Sei fortunato, oggi ho proprio tutto il tempo di cui hai bisogno. Dimmi solo da dove vuoi che cominci. >> Ruppe il silenzio lei lasciando che un sorriso radioso le colorasse tutto il volto.

La discussione andò avanti a lungo, la ragazza raccontava e l'uomo avidamente pendeva dalle sue labbra come per non perdere neanche una parola, come per raccoglierle tutte e custodirle in un cassetto che da sempre stava aspettando di essere riempito.

Più Dyra parlava più il volto dell'uomo assumeva un'espressione di sollievo e soddisfazione, durò un minuto, un ora o forse due, nessuno in quella stanza avrebbe potuto dirlo tanto erano rapiti da quello che stava succedendo. Fu solo quando la ragazza intravide una piccola lacrima nascere dagli occhi arrossati di lui che decise di avergli raccontato abbastanza. Isac non chiese altro e non fece per trattenerla, semplicemente aspettò che uscisse dalla sua macelleria e poi, chiudendo la porta, lasciò che il silenzio lo aiutasse ad elaborare tutta quella vita che, fino ad ora, non aveva mai conosciuto.

Fuori era ormai buio e Dyra si maledì per essersi dilungata così tanto, Giselle doveva essere rientrata già da un pezzo e lei non voleva davvero si preoccupasse nel non vederla rincasare quindi decide di affrettare il passo che ben presto divenne una corsa. Non era sicura che lo facesse per non far stare in ansia la madre o perché moriva dalla voglia di raccontarle della conversazione che aveva appena avuto con Isac. Mentre correva i pensieri le ribollivano in testa così forti da non farle notare lo strano odore che aleggiava nell'aria quella notte.

Ogni respiro le pizzicava più del precedente, sembrava che qualcuno le stesse accendo un fiammifero nella gola. Fu un colpo di tosse a darle la definitiva consapevolezza che qualcosa non andava. Iniziò a correre, se possibile, ancora più veloce di prima fino a quando le gambe quasi cedettero, l'odore era ormai inconfondibile, qualcosa stava bruciando.

Era come se un piccolo sole fosse stato accesso nella periferia quella notte, le lingue di fuoco divampavano proiettando luci orribili lungo tutta la strada. Il fuoco era ovunque, le fiamme divoravano e avvolgevano ogni cosa, al centro di tutto casa sua, al centro di tutto la sua vita. Davanti alla porta d'ingresso era stato posizionato un fantoccio di paglia sul quale era stato incastrato a forza un arco.

La madre se ne stava in ginocchio accanto al carrello dei panni mentre gridava al cielo la sua rabbia in un orribile lamento di disperazione. Intorno al suo giardino una ventina di persone stavano tirando secchi d'acqua nel tentativo di spegnere le fiamme che invece non volevano saperne di lasciarsi domare. Anche il figlio dei Gurvin in uno dei suoi pochi momenti di sobrietà stava dando il suo contributo, tutti in quella strada si adoperavano per limitare i danni, tutti tranne Giselle che invece se ne restava sconfitta a terra.

Non importava quanta acqua gettassero su quelle orribili lingue di fuoco, l'incendio era stato appiccato sia dal basso che dall'alto, non c'era modo per estinguerlo, quel fuoco avrebbe bruciato finché non sarebbe rimasto più nulla da bruciare. Quello era un tipo di incendio appiccato per non lasciare superstiti.

All'improvviso un tonfo sordo dilaniò la notte, la casa stava letteralmente crollando sulle proprie fondamenta trascinando con se anche tutti i ricordi che non ce l'avevano fatta a sopravvivere alle ingiustizie del mondo.

Dyra se ne stava impassibile accanto alla madre, le spalle basse e gli occhi sgranati sul rogo mentre le fiamme divoravano il fantoccio di paglia creando strani giochi di luce sul suo volto. Non c'era assolutamente nulla che potesse fare e così, semplicemente, decise di assecondare il fato rimanendosene immobile mentre continuava a fissare quell'orrore. Lasciò che quel rogo le penetrasse negli occhi, che le penetrasse nell'anima, ne percepì il calore, ne memorizzò l'odore, lei stessa, per qualche secondo, divenne quel fuoco. Chiunque la guardasse non poteva fare a meno di inorridire, in quell'espressione non c'era più nulla di umano, la rabbia che le bruciava negli occhi risultava più atroce dell'incendio stesso.

Uno scatto involontario del polso diede l'illusione che il suo corpo stesse riemergendo da quel coma profondo in cui era precipitato, poi, mentre lo sguardo correva alle stelle nascoste dal fumo, i suoi occhi si chiusero... Quello doveva essere l'inferno.

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[ Spazio autore ]

Salve a tutti :D.

Come vi ho già detto è periodo d'esami per me quindi non ho molto tempo per scrivere ma ho provato a ritagliarmi qualche ora per darvi questo nuovo capitolo, non è lunghissimo ma ho pensato fosse comunque meglio di niente anche considerando che manca ancora un bel po' alla fine della sessione d'esame e non volevo farvi stare troppo sulle spine. ;)

Che altro dire? Beh... Adesso è un bel casino con la storia dell'incendio ma dovevate aspettarvelo visto il modo in cui inizia il capitolo, tutta quella serenità dico io... ma quando mai si è vista xD! Vedremo che succede ora ... :S

Spero davvero il capitolo vi sia piaciuto.

P.S: Volevo ringraziarvi ancora una volta per seguire la mia storia e per tutti i vostri commenti, come sempre, mi fanno molto piacere. Nel frattempo siamo arrivati a più di 5k stelline che sono tantissime il che mi rende ancora più felice perché mi fa capire che state apprezzando quello che scrivo! Yeah ;)

Ora vi saluto e torno a studiare <.< *piange come un matto*. Un saluto a tutti.

Ciauz 2XPlus3Y :)


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