[ L'arco ]
La palestra sembrava diversa, dal soffitto pendevano alcuni bersagli circolari di dimensioni differenti. Non servì molto tempo prima che la matricole realizzassero che quella mattina avrebbe avuto inizio il loro addestramento con le armi a lungo raggio.
Gli archi e le balestre erano posizionati nella parte sinistra dell'aula di addestramento, in parte su uno scaffale ed in parte in un armadio. Rowan spiegò brevemente ai ragazzi le principali caratteristiche di entrambe le armi soffermandosi su vantaggi e svantaggi di ognuna. Il tutore consigliò alla classe di usare massima cautela nella scelta della propria arma, accorgersi di aver scelto lo strumento sbagliato dopo un periodo di addestramento sarebbe risultato un'imperdonabile spreco di tempo ed energie per i futuri cacciatori.
L'accademia non richiedeva un addestramento specialistico con entrambe le armi, la scelta veniva dunque fatta in principio, arco o balestra. Rowan era sempre stato chiarissimo sull'importanza di scegliere la strumentazione più adatta a se stessi, una spada dalla lama sbagliata si sarebbe rivelata inutile in battaglia così come un arco dalla forma non adeguata alle proprie caratteristiche fisiche.
Molti nella classe sarebbero stati assegnati ad altre categorie di specializzazione eppure tutti cercarono di scegliere con il massimo dell'accuratezza, forse a causa del tono severo con il quale Rowan si era espresso o forse per il fatto che ormai nessuno aveva più il coraggio di sottovalutare l'addestramento ne tanto meno di paragonarlo ad un gioco.
Dyra osservò entrambi le armi, erano state lucidate da poco, il ferro brillava come fosse retroilluminato da una luce che in realtà non esisteva. Afferrò la balestra, era convinta fosse più pesante invece la riuscì a sollevare senza problemi. La forma così letale da fare paura, la corda così tesa da tirare frecce capaci di perforare ogni armatura. Aveva il fascino maledetto delle armi a colpo lento, un solo attacco a disposizione prima di doversi fermare per ricaricare, colpisci o scappa.
Poi la mano scivolò lenta lungo tutta la curva dell'arco, non aveva mai visto nulla di più bello. Le frecce metalliche se ne restavano prigioniere nella faretra in attesa che qualcuno prendesse la decisione di scoccarle. Ancora meno pesante della balestra sembrava esser nato per chi, come lei, aveva imparato che nella vita i problemi arrivano spesso in coppia e che un colpo solo non può bastare a risolverli entrambi. Probabilmente avrebbe potuto prendersi dell'altro tempo per riflettere ma in quel momento le sembrò davvero irrilevante. Riadagiò la balestra nel suo scomparto nell'armadio. Stringendo l'arco raccolse la faretra da terra, se la mise in spalla ed iniziò a camminare verso la linea che Rowan aveva indicato poco prima.
La prima scelta era stata fatta e come le avevano detto, in questo caso, tornare indietro non era certamente consigliabile o forse non lo era proprio mai.
I bersagli erano distanti appena una trentina di metri ma piccoli a sufficienza da rendere la lezione molto stimolante. I cerchi più grandi erano per coloro che avevano scelto la balestra, non erano molti, ma alcuni ragazzi la avevano preferita all'arco.
Quando Rowan prese la parola tutte le matricole avevano ordinatamente preso posto in linea con i rispettivi bersagli.
<< Bene tutto quello che dovrete fare per oggi è colpire il vostro bersaglio per cento volte. Non mi sembra concettualmente complicato, non avrete bisogno di ulteriori spiegazioni. >>
Telegrafico come sempre, il tutore si spostò di lato per sedersi su una sedia. Le prime frecce tagliarono l'aria, alcune si conficcarono nel muro, altre in bersagli diversi dal proprio, altre ancora caddero a terra prima di raggiungerli. Dyra fu contenta della sua scelta quando vide quanta forza fosse necessaria ad ogni colpo per ricaricare la balestra nonché la lentezza con la quale si susseguivano i lanci.
Dopo quasi un'ora di tentativi il tutore decise che fosse arrivato il momento di mostrare alla classe le posizioni corrette di tiro ed alcune informazioni sulle tecniche da adottare per entrambe le categorie di tiratori. Dopo il suo intervento le cose migliorarono rapidissimamente. I colpi di tutti si fecero molto più precisi e per di più anche le balestre iniziarono a sostenere un ritmo decisamente più incalzante. Le frecce erano cosi sottili da dare l'idea di poter penetrare in ogni cosa, come un ago, uno spillo. Fu in quel momento che accadde, in quel momento Dyra capì cosa voleva essere, cosa doveva essere, una cacciatrice, la prima cacciatrice.
Cercò di convincersi che non importava quanti ostacoli le avrebbero posto davanti gli Stati Generali o la stessa Accademia, lei, ad uno ad uno, li avrebbe abbattuti tutti. Da quel momento in avanti ogni sua parola, ogni suo gesto, sarebbero stati in funzione del momento in cui avrebbe scelto la sua specializzazione. Non poteva commettere errori, doveva pianificare il tutto con il massimo della cura, l'Accademia non avrebbe dovuto sapere nulla fino al momento della scelta e per questo le serviva l'aiuto di Rowan. Si, con Rowan dalla sua parte sarebbe stato molto più facile.
Una, due, tre, le frecce si susseguivano veloci, ad ognuna era come se un pezzetto di anima venisse strappato, come se, ogni volta che la freccia colpiva il bersaglio ci fosse qualcosa da darle in cambio. Ed era vero, proprio mentre trattieni il fiato un secondo prima di lasciare la corda, quando le braccia sono così tese da sembrare di ferro, in quel momento puoi sentirla, puoi sentire l'anima che va.
La lezione era ormai finita ma Dyra ancora non accennava a riporre l'arco nel suo scomparto.
<< Lo guardi come se ti appartenesse. >> La destò Rowan.
<< Al contrario, lo guardo come se io appartenessi a lui. >>
Rowan rise. I due erano ormai entrati in confidenza, almeno quanto bastava a darsi del "tu".
<< Pensavo tu fossi più il tipo di persona che non appartiene a nessuno a dire il vero. >> confessò lui.
Dyra lo guardò negli occhi rimanendo in silenzio. Ormai quasi tutte le matricole avevano abbandonato la palestra. Rowan la seguì sperando di non averla offesa con quanto detto.
<< Sai, più di appartenere a qualcuno, io odio dover dipendere da qualcuno. Ed in qualche modo il mio futuro dipende da te. >> Sbottò lei.
<< Non capisco cosa intendi. >> Ribatté lui.
<< Non capisci perché non hai mai dovuto farlo. Rowan io non conosco te come tu non conosci me, ma c'è qualcosa in te che mi fa sperare che io possa farcela, è per questo che mi serve di sapere che mi aiuterai. >>
<< Che tu possa farcela a fare cosa? Aiutarti in che modo? Dyra ti stai comportando in modo strano.>> Rowan assunse un espressione di sgomento.
<< Non ti ho chiesto di capire. Dimmi solo che mi aiuterai. Per favore. >>
<< Ti rendi conto che non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando vero? >>
<< Dimmi se mi aiuterai o meno! >> quasi gridò lei.
<< E va bene! >> Rispose lui colto di sorpresa da quel brusco cambiamento di tono. Quasi non si rese conto di averlo detto ma prima che potesse aggiungere altro per chiarire la situazione Dyra continuò.
<< Ho deciso di fare richiesta per intraprendere la carriera di cacciatrice. Quindi ora tu puoi andare ad informare tuo padre e l'Accademia di quanto ti ho appena detto facendo in modo che io venga punita per il secondo "errore" che non avrei dovuto commettere. Oppure puoi decidere di tenere la bocca chiusa fino al momento della selezione, fino al momento dell'Arena e solo a quel momento propormi per la classe dei cacciatori. Fa la tua scelta. >>
Rowan la fissava incredulo.
<< Non posso credere che dopo quanto accaduto sul treno e nell'ufficio di Rhan tu non abbia imparato nulla. Non è normale. Tu sei convita che le cose cambieranno solo perché tu vuoi che accada ma non andrà così. Tu mi stai praticamente chiedendo di porre fine alla mia carriera proponendoti a sorpresa come cacciatore il giorno dell'Arena e tutto questo dopo una sola lezione. Mi stai chiedendo di mentire all'Accademia quando un inviato degli Stati verrà a chiedermi l'elenco delle specializzazioni che proporrò per ognuno di voi qualche giorno prima dell'Arena. Tu... >>
<< Si, è quello che ti ho chiesto. >> Lo interruppe lei.
<< C'è qualcosa di malato in te, qualcosa di insano. >> Rowan fece una pausa.
<< Tu hai del potenziale come alchimista, sono convinto che potrai ottenere ottimi risultati con quella specializzazione. >> Concluse.
La guardava con odio, come si guarda chi non sa apprezzare nulla di quello che ha. Senza abbassare lo sguardo e senza aggiungere altro si voltò ed uscì dalla palestra in silenzio.
Per qualche assurdo motivo Dyra sapeva che Rowan non avrebbe riportato l'accaduto al padre ma, dopo la reazione che aveva appena avuto, sapeva anche che non la avrebbe aiutata. Si sentiva offesa, persino ferita, "c'è qualcosa di malato in te, qualcosa di insano" quelle parole ancora le risuonavano in testa come se qualcuno gliele stesse gridando proprio ora. Forse avrebbe dovuto smetterla, forse non era poi davvero necessario superare tutti quegli ostacoli, forse per una volta avrebbe potuto darsi una tregua.
Nei giorni successivi i due non si scambiarono neanche una parola, nemmeno quando Rowan accompagnò l'intera classe nel bosco alla ricerca di alcune erbe per la lezione conclusiva di alchimia. Il sentiero che percorsero sembrava farli girare in tondo. Più camminavano e più perdevano il senso dell'orientamento. Dyra cercava di prestare la massima attenzione a dove metteva i piedi, quei boschi la spaventavano, non erano certo come quelli intorno a Windmore e ad essere del tutto onesti non profumavano neanche. I più fortunati, non molto tempo dopo il loro ingresso nel bosco, trovarono alcune delle piante, gli altri, tra i quali anche Dyra, dovettero affrontare ore di estenuanti ricerche prima di riuscir a scorgere tra il fogliame le delicate striature rosa presenti sulle foglie della pianta richiesta in quella lezione.
Quando finalmente la vide tirò un sospiro di sollievo, con un gesto deciso la sradico facendo attenzione a non danneggiarla, la ripulì dalla terra e la inserì nel sacchetto trasportatore che le era stato dato all'inizio della lezione. Prima di riprendere la via del ritorno avvisò del suo rientro le altre matricole che ancora erano nel bosco e poi spari tra gli alberi. Non le rimaneva che tornare al tredicesimo palazzo, andare in una delle sale laboratorio, cuocere alcune foglie, tritarle ed impastarle con altre sostanze fino ad ottenere una potente pomata contro le infezioni delle ferite da taglio. Prima della fine della lezione pomeridiana avrebbe dovuto presentare quanto ottenuto a Rowan il quale le avrebbe assegnato un grado di efficacia ed efficienza. L'idea di parlargli dopo quello che era accaduto non la entusiasmava moltissimo ma doveva farlo, si ripeté più volte che ormai aveva trovato le piante che le occorrevano, il peggio doveva necessariamente essere passato.
Mancavano ormai solo due settimane all'Arena. Alla fine del semestre, tutte le matricole del primo anno avrebbero dovuto sostenere la prova dell'Arena che variava da specializzazione a specializzazione per tipologia di sfida ed ambientazione. Divise per classi specialistiche, tutte le matricole avrebbero dovuto sfidarsi sul campo di battaglia scelto appositamente per loro. I vincitori, uno per ciascuna delle quattro classi, sarebbero diventati i rappresentanti del proprio gruppo specialistico per tutti e tre gli anni accademici.
I rappresentanti indossavano una divisa con una particolare fascia cucita sul braccio sinistro allo scopo di essere facilmente distinti dalle altre matricole. Solo i rappresentanti potevano accedere agli uffici dell'Accademia ragion per cui saranno necessariamente loro incaricati di farsi portavoce anche per gli altri studenti ai quali non è concessa tale possibilità.
È quanto meno logico che tale evento fosse molto sentito dai ragazzi al punto che l'accademia concedeva loro una settimana di tempo libero per la preparazione prima della sfida. Nessuno sapeva con certezza per quale categoria sarebbe stato proposto dal proprio tutore e quindi che tipo di arena avrebbe dovuto sostenere. Di certo c'è che dopo l'accettazione della specializzazione da parte della matricola il tempo che li divideva dalla sfida era praticamente inesistente. Già qualche ora dopo le dichiarazioni avrebbero avuto inizio le prime sfide.
Mancava solo una settimana alla fine del corso di addestramento base, ogni matricola aveva ormai preso dimestichezza in tutte le varie specializzazioni, tutti speravano di essere assegnati proprio alla classe che più li aveva appassionati.
<< Credo di aver sbagliato. Credo di averti mancato di rispetto chiedendoti di aiutarmi. >> Confessò Dyra con tutta la sincerità di cui era capace.
Per la seconda volta colse Rowan completamente alla sprovvista.
<< E' così infatti, hai sbagliato. Sono contento tu lo abbia capito. Sono convinto che tu abbia un potenziale non indifferente Dyra, sei sveglia e impari rapidamente, non sprecare tutto questo per un capriccio. >>
La ragazza non riusciva a credere a quanto appena sentito, un capriccio, Rowan credeva davvero quello fosse solo un capriccio. Avrebbe voluto urlargli contro ma sapeva che non sarebbe cambiato proprio nulla, così si arrese.
<< E' vero. Spero che la nostra precedente conversazione non influenzi il mio futuro nell'Accademia. >> la matricola guardò il tutore con tanta tenerezza che Rowan non poté fare a meno di annuire.
A quel punto con un gesto del capo appena accennato lo salutò e continuò il suo allenamento con l'arco.
I bersagli iniziali erano stati sostituiti da altri molto più piccoli, i nuovi bersagli si muovevano grazie ad un semplice sistema di carrucole che serviva a far in modo che le matricole imparassero a intercettare la traiettoria di un corpo in movimento. Quel piccolo cerchio che si muoveva non era più grande di un cuore Vail, ogni volta che lo colpiva sapeva che quel colpo sarebbe stato sufficiente ad uccidere un nemico in guerra.
Non appena la lezione pomeridiana terminò Dyra e Laila furono le prime ad abbandonare il tredicesimo edificio. L'allenamento delle ultime due settimane era stato quanto meno intenso ragion per cui le due, a parte per qualche secondo in palestra, non avevano avuto praticamente modo di parlare. Laila era esattamente quel tipo di persona capace di rendere una pessima giornata improvvisamente piacevole, le veniva naturale, non doveva sforzarsi per farlo, le bastava semplicemente essere se stessa. Anche quel giorno le cose migliorarono rapidamente già durante la strada del ritorno. Più la conosceva e più le ricordava Isac, pensava fosse un'ingiustizia che una ragazza come lei dovesse vivere nella menzogna, lei meritava di sapere ma per Dyra una promessa è qualcosa di inviolabile, non le avrebbe detto nulla anche se non riusciva a smettere di chiedersi come sarebbe stata ora la vita di Laila se le cose fossero andate in maniera diversa. Laila le raccontò di quanto sperasse di essere presentata come alchimista, di quanto amasse utilizzare ogni risorsa a sua disposizione per creare i composti più diversi e soprattutto di quanto la affascinasse la preparazione delle tossine paralizzanti. Dyra pensò che forse avrebbero potuto continuare l'addestramento insieme, in fondo Rowan le aveva parlato delle sue potenzialità come alchimista e, dal canto suo, Laila sarebbe stata scelta sicuramente per tale categoria essendo la migliore nella sua classe. Magari non avrebbe potuto fare quello che voleva ma aveva l'opportunità di fare qualcos'altro con l'unica persona alla quale si era affezionata in più di cinque mesi di Accademia.
Avrebbe voluto raccontare a Laila della sua conversazione con Rowan e di quanto lui si fosse accigliato per la sua richiesta ma il pensiero che in tal modo le cose non avrebbero potuto che peggiorare la fece desistere.
Le ragazze consumarono il pasto insieme, senza fretta ma aspettando che la mensa stesse per chiudere prima di uscirne.
C'era un momento in accademia subito dopo cena, prima che il sonno bussasse alle porte, in cui riuscivi a sentire il rumore della neve che cadeva sul suolo, era appena percepibile nel silenzio della notte eppure così avvolgente da essere in grado di rilassare ogni muscolo. Le due se ne stavano da sole sotto il portico che dava sul giardino del dormitorio. Dyra pensò che l'inverno a Windmore doveva essere quasi finito, invece lì il gelo sembrava non accennare ad attenuarsi. Laila le era seduta accanto, in silenzio, anche lei con gli occhi persi in un cielo che quella sera sembrava meno distante. La stanchezza dovuta alla giornata iniziava lentamente a salire, le palpebre iniziavano a farsi pesanti quando Laila la sorprese.
<< Tu sai cosa si prova a sentirsi a casa? >>
<< Cosa intendi per sentirsi a casa? >> Rispose Dyra balbettando.
<< Essere a casa è sentire di avere radici, è essere esattamente dove dovresti essere. Ti sei mai sentita così? >> Continuò Laila.
<< Credo di si, credo sia esattamente quello che provo ogni volta che aiuto mia madre a spingere il suo carrello di panni fino nella piazza a Windmore. >>
L'altra sorrise, aveva l'aria di chi si era vista strappare qualcosa di grosso, l'aria di chi aveva imparato a convivere con una strana sensazione nello stomaco, un leggero fastidio che non riusciva a definire. Fece un profondo sospiro poi alzandosi in piedi salutò Dyra augurandole la buona notte. L'amica ricambiò il gesto ed anche lei, come Laila, si incamminò in direzione della propria stanza.
I giorni seguenti furono così intensi che passarono senza che Dyra potesse rendersene conto.
Era arrivata l'ultima lezione del primo semestre, l'ultima prima della settimana di pausa che precede l'Arena. Le matricole erano già tutte quante in palestra ma Rowan non accennava ad arrivare. Dopo più di un'ora di snervante attesa un inviato degli Stati Generali entrò nella sala comunicando ai ragazzi che il tutore Rowan non avrebbe potuto tenere l'ultima lezione del corso introduttivo a causa di motivazioni personali. La notizia venne accolta con brusii di insoddisfazione. Il loro tutore non sarebbe venuto alla loro ultima lezione nella divisa grigia, non li avrebbe salutati, non avrebbe dato loro nessun consiglio utile per l'Arena. Non avrebbe dato proprio nulla.
La classe venne pervasa da un sentimento di delusione misto ad agitazione. Le cose non migliorarono quando l'inviato li informò che Rowan aveva concesso a tutti i suoi allievi la giornata libera, già da quel momento potevano ritenersi liberi di fare quel che volevano, sembrava proprio che la settimana che precede l'Arena per loro sarebbe stata di otto giorni.
Malgrado il disappunto non appena l'inviato uscì dall'aula più della metà delle matricole erano già pronte a seguirlo. Le restanti organizzate in piccoli gruppi parlavano tra loro.
<< Allora siamo già in vacanza. >> Scherzò Laila.
<< Pare proprio di si ma io non ho apprezzato, sarebbe almeno potuto passare a salutarci. >> Il tono di Dyra questa volta era tutto fuorché giocoso.
<< Quel che dici è vero ma magari le sue ragioni sono valide. Non pensarci Dyra, vuoi venire a fare una passeggiata con me? >>
<< Ti ringrazio ma preferirei rimanere qui ancora un po'. Che ne dici se ci vediamo per cena? >> Laila annuì in segno di approvazione. Poi con un sorriso la salutò.
La palestra era rimasta ormai quasi vuota, oltre a Dyra altre due persone non erano ancora uscite, una ragazza con la quale non aveva mai parlato stava riordinando alcune cose prima di metterle nella capiente borsa che portava in spalla ed il ragazzo dai capelli rossi che inspiegabilmente se ne restava in silenzio seduto su una panca. Quando anche la ragazza abbandonò la sala Dyra comprese che il ragazzo dai capelli rossi non era intenzionato a fare altrettanto, decise allora di smettere di aspettare e si diresse a grandi passi verso l'armadio degli archi. Prese un arco a caso, non le importava, tutto quello che voleva era sentire ancora per una volta quel brivido, sentire ancora per una volta il respiro che si blocca, ancora per una volta e forse mai più. Tiro tutte le frecce della sua faretra e poi corse a prenderne delle altre. Era più veloce e precisa di quanto fosse mai stata, nel silenzio della sala il piccolo tonfo sommesso di quando la freccia colpiva il bersaglio la esaltava. Non avrebbe mai smesso.
Il braccio le cominciava a fare male, la fronte si era imperlata di minuscole sfere di sudore eppure non riusciva a smettere, non sembra neanche più umana, era una macchina, una macchina da guerra.
Il ragazzo seduto sulla panca non le staccava gli occhi di dosso, la bocca leggermente aperta in una smorfia di incredulità. La fissava come rapito da quella furia che mai si sarebbe aspettato di vedere uscire da un corpo tanto delicato come quello di Dyra. Il tempo perse importanza. Quando arrivò all'ultima freccia il respiro era così affannato da costringerla ad temporeggiare per qualche secondo ma poi anche quell'ultima freccia venne scoccata.
Estrasse dai bersagli tutte le frecce e le ripose nelle rispettive faretre. Strinse l'arco nel pugno sinistro, lo fissò giusto per qualche secondo e poi lo ripose nell'armadio. Odiava gli addii e quello aveva tutta l'aria di esserlo.
Mentre usciva dalla palestra sentiva il cuore battere all'impazzata, la testa era leggera, come svuotata. Forse aveva tirato troppe frecce, forse aveva lasciato che troppi minuscoli pezzi della sua anima andassero via con loro, forse li aveva lasciati andare proprio tutti.
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[ Spazio autore: ( quasi troppo lungo XD ) ]
Anche questa volta non ho avuto il tempo di rileggere prima di pubblicare! Mea Culpa!
Quindi giochiamo tutti a fare finta che non ci siano errori :P.
Volevo in oltre scusarmi per non aver pubblicato oggi il capitolo "in cui le cose si faranno moooolto interessanti" come vi avevo scritto nel precedente spazio autore ma mi sono reso conto di aver bisogno di questo intermezzo per alcune situazioni in futuro ;). Ragion per cui mi sono scapicollato a pubblicare dopo "pochissimo" tempo un capitolone così lungo. L'ho fatto nella speranza di non essere lapidato vivo ;).
Ora vi garantisco ( questa volta è sicuro al 100% ) che il prossimo capitolo che verrà pubblicato sarà uno dei miei preferiti nonché l'inizio dei macelli :D
Essendo abbastanza lungo verrà diviso in due parti [ L'Arena pt.1 ] e [ L'Arena pt.2 ]
[ Nota personale : ]
Volevo in oltre ringraziarvi tutti tantissimo per leggere e "stellinare" la mia storia, piano piano stiamo partendo anche noi ;) e fa sempre molto piacere avere qualcuno che legge i propri lavori. Quindi GRAZIEEEEEEEE :)!!!!
(P.S Siamo arrivati oltre il primo traguardo delle 250 stelline ora si punta alle 500!)
Adesso la smetto di scrivere che questo spazio autore sta diventando anche più lungo del capitolo stesso ma io, in cima, vi avevo avvisato U_U.
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