[ Al buio pt.1 ]
Le gambe le facevano male, la testa le martellava pensieri confusi. Dyra si girava tra le lenzuola dolorante ed indolenzita. L'uniforme verde muschio era adagiata sulla spalliera del letto. Sulla manica destra riluceva l'oro della fascia dei rappresentanti e ricamate in nero su di essa le sette cifre, 0024200. Dyra la osservò come si osserva un trofeo mentre usando tutte le sue energie risaliva con il busto in posizione seduta. Il cappuccio che pendeva lungo il dorso dell'uniforme già le sembrava troppo grande per la sua testa, in realtà lo sarebbe stato per qualunque testa. La verità era che quel cappuccio era enorme, eccessivamente scenografico, d'altronde era proprio il cappuccio, oltre al colore, la caratteristica distintiva della divisa dei cacciatori. Rimase seduta sul letto per alcuni secondi nel tentativo di racimolare le forze necessarie per alzarsi in piedi e quando le trovò il brusco cambiamento di posizione le fece girare la testa al punto che dovette sostenersi al muro vicino al letto. Non c'è che dire l'Arena l'aveva provata ma ancora più dell'arena le parole di Ivan.
Dopo una rapida doccia la ragazza si infilò nella sua nuova divisa. La consistenza non era molto diversa dalla sua vecchia uniforme, forse appena meno spessa ma comunque calda e resistente. Il cappuccio le dava fastidio, le pesava lungo la schiena. Se avesse potuto lo avrebbe tagliato via, lo vedeva più come un intralcio che come un qualcosa che prima o poi le sarebbe tornato utile. Il nuovo tessuto che stava indossando non impediva i movimenti, anzi, forse anche più del primo, li rendeva fluidi ed omogenei. Prima di abbandonare la sua stanza si fermò per osservare la fascia che portava al braccio. Passò per qualche secondo la punta dell'indice sulle cifre ricamate fino a riconoscerle al tatto senza l'ausilio della vista come per convincersi che quanto accaduto la notte precedente fosse reale e non frutto della sua immaginazione.
Il cielo era torvo quella mattina, l'aria mitigata dallo spesso strato di nuvole che aleggiava sull'accademia. Dyra camminava lungo la via del dormitorio diretta verso il Quinto palazzo dell'Accademia. Lì si sarebbero tenute tutte le lezioni per i tre anni accademici della classe dei cacciatori. Il Secondo palazzo era invece dedicato ai guaritori, come il Terzo agli alchimisti ed il Quarto ai guerrieri.
Non sapeva cosa aspettarsi da quella giornata, sperava che li avrebbero divisi per classi ancora una volta e ancora di più sperava che Ivan non capitasse nella sua.
Era quasi strano non incontrare nessuno con la divisa grigia quella mattina, era come se il grigio fosse stato per qualche assurda motivazione bandito dall'Accademia. Il Quinto palazzo con la sua interminabile scalinata d'ingresso si faceva più vicino ad ogni passo diventando sempre più massiccio. La tinteggiatura uniforme bianco ghiaccio dell'edificio conferiva all'intera struttura un che di solenne e distaccato. Mentre saliva la scalinata la testa volò dalla madre, Dyra era decisamente entrata in quella fase in cui gli affetti e la casa tornano a mancarti, aveva così tanto da raccontare, tutto quello che voleva era sedersi con Giselle davanti al fuoco e parlare, le mancava la sua voce, le mancava la radura, le mancava perfino la periferia ma la scalinata era già finita e la guardia che sorvegliava l'entrata del palazzo la destò dai suoi pensieri.
<< Salve. >> Esordì la guardia non accennando a scansarsi da davanti la porta.
<< Salve a lei. >> Rispose la ragazza aspettando la prossima mossa dell'altro.
A quel punto al guardia protrasse in avanti la mano come ad indicare che stesse attendendo qualcosa. All'inizio Dyra non capì poi realizzò che quello che la guardia voleva era il suo braccio. Solo il suo braccio. Con riluttanza sollevo la manica destra e gli porse l'avambraccio, il palmo della mano era aperto per far vedere che lei non aveva nulla da nascondere. La guardia, con la mano guantata, prelevò della polvere bluastra da un recipiente lì vicino, senza fare troppa attenzione a non sporcarsi la divisa la gettò sul braccio di Dyra per poi dare un piccolo pizzico con la punta delle dita sulla parte interessata. In pochi secondi la matricola fu perfettamente leggibile tra la polvere blu. Il viola intenso delle cifre la disgustava, era la prima volta che la vedeva, era orribile. L'uomo controllò da una lista la matricola, poi, una volta riconosciuta senza proferire parola si scostò dalla porta permettendo l'accesso alla ragazza. Appena dentro Dyra iniziò a scuotere istericamente il braccio fino a far cadere tutta la polvere che vi era rimasta sopra. Eliminando quella sostanza bluastra anche la matricola scomparve dal suo braccio, o almeno, la parte visibile.
Distratta da quanto appena accaduto non si accorse neanche che il palazzo nel quale aveva appena fatto il suo ingresso era completamente diverso da quello in cui si svolgevano le lezioni del primo semestre. L'arredamento era se possibile ancora più spoglio, il grigio uniforme delle pareti veniva spezzato solamente dal marrone delle porte che ad intervalli regolari si aprivano su tutte le pareti della grande sala centrale. Davanti a lei un'ampia scala conduceva ai piani superiori. Sui gradini era stato srotolato un tappeto rosso allo scopo di rendere più sofisticato l'ambiente.
Non c'era quasi nessuno in quell'enorme sala silenziosa e le poche persone che vi passavano indossavano la sua stessa divisa verde. Probabilmente quello sarebbe stato l'unico colore di vestiario che avrebbe visto in quel luogo.
In qualche modo era contenta, in qualche modo le sembrava di appartenere a qualcosa, anche se quel qualcosa non era a sua volta contento di appartenere a lei.
Alcune panche erano state disposte lungo il perimetro della sala per gli studenti. Dyra era giunta in largo anticipo al palazzo, le lezioni non sarebbero iniziate prima di mezz'ora, decise quindi di far riposare le gambe indolenzite sedendosi sul terzo gradino della scala piuttosto che su una delle panche.
Ogni tanto qualche ragazzo passava e la fissava con occhi stupiti, la notizia che una donna fosse stata ammessa nella classe dei cacciatori probabilmente non aveva ancora raggiunto tutti. Quando sentì un gruppo di ragazzi, presumibilmente del terzo anno, borbottare passandole accanto cercò di concentrarsi in modo da capire cosa stessero dicendo nel caso la riguardasse.
<< Ma tu guarda cosa ci tocca vedere, non solo una ragazza è stata ammessa nei cacciatori quest'anno, ma è anche stata nominata rappresentante. Le cose andranno sempre peggio da ora in avanti, è palese. >> Bofonchiò uno.
<< Vero. Tu pensa che razza di idioti sono quelli del primo anno per permettere ad una femmina di vincere l'Arena. Come dici tu con questi idioti andremo sempre peggio. >> Continuò l'altro.
Dyra non si sorprese di quei discorsi, era venuta adeguatamente preparata, sapeva già quello che avrebbero detto o pensato di lei. Non fu neanche lontanamente infastidita da quelle parole ma volle comunque far capire al gruppo di aver sentito quello che stavano dicendo. Dopo quello che aveva avuto il coraggio di dirle Ivan la notte prima nel bosco quelle le sembravano solo sciocchezze, piccolezze, dettagli. E' come paragonare il dolore di un buffetto sulla spalla a quello di una lama che ti trapassa il cuore. Imparagonabile.
La sala aveva lentamente iniziato a riempirsi molte delle matricole del primo anno avevano fatto il loro ingresso nel palazzo mostrando la loro cifre di riconoscimento per la prima volta. Alcuni volti le risultavano familiari altri del tutto sconosciuti. Più la sala si riempiva più il disagio per essere l'unica ragazza all'interno dell'edificio cresceva in lei. Non si era mai fatta problemi a comportarsi come un maschio oppure a far valere le sue idee tra i ragazzi ma quella volta la situazione era leggermente diversa. Quella volta era veramente l'unica fiamma in un campo di neve.
Quando anche Ivan fece il suo ingresso i muscoli del collo le si tesero di scatto. La postura divenne rigida ed innaturale. Il ragazzo, accompagnato dai due che anche nel bosco lo avevano spalleggiato, girò per qualche secondo nella sala poi, una volta individuata Dyra seduta sulle scale, si fermò a fissarla di sottecchi per qualche secondo solo per poi riprendere indisturbato il suo giro nella sala. Si muoveva come se tutto quello che lo circondava gli appartenesse, come se tutto e tutti fossero lì esclusivamente per lui. Dyra lo osservò aggirarsi tra le altre matricole come fosse il padrone di casa e poi rise da sola al pensiero di quanto misero e patetico le sembrasse quel comportamento.
Un inviato degli Stati Generali annunciò l'inizio dell'orario di lezione. Rapidamente le matricole degli anni successivi si affrettarono a raggiungere i piani superiori attraverso le scale. La fretta fu tale da costringere Dyra ad alzarsi dai gradini per non ostacolare il flusso di ragazzi. Per le matricole del primo anno era stato riservato il primo piano, almeno questo era quanto comunicato frettolosamente dall'inviato prima di sparire dietro uno delle tante porte che davano sulla sala.
Nel grande atrio non erano rimasti che una manciata di ragazzi e Dyra. Tutti del primo anno. Mentre i primi gruppi iniziavano già a formarsi la ragazza pensò che la cosa più saggia da fare fosse quella di riguadagnarsi il suo posto sulle scale ma non fece in tempo a risedersi che altre tre porte di legno si aprirono quasi contemporaneamente inondando la sala di scricchiolii sinistri. Degli uomini in uniforme affissero delle liste su ognuna delle tre le porte. Il cuore le sussultò, forse erano le liste per la ripartizione delle classi, forse anche questa volta sarebbero stati divisi in gruppi, magari avrebbe potuto evitarsi la pena di avere Ivan nella stessa aula.
Si avvicinò di tutta fretta alle liste iniziando a scorrere tutti i nomi uno ad uno. Arrivata a circa metà della seconda lista riuscì a leggere a chiare lettere il suo nome, era scritto in un nero più intenso rispetto al resto dei nomi, non aveva idea se fosse perché lei era una ragazza o perché aveva la carica di rappresentante per la classe specialistica. Sinceramente in quel momento non le importava assolutamente, esattamente alla riga sotto la sua si poteva leggere il nome di Ivan VonBee. In quel momento si trovò a sperare con tutta se stessa che si trattasse di un altro Ivan, ma sapeva bene che le probabilità di trovare qualcun altro con quel nome erano ben poche. Controllò attentamente tutte le liste fino a quando trovò la forza di accettare l'esattezza di quanto supposto poco prima. Si ridiresse nuovamente verso le scale con tutta l'intenzione di rimanervi seduta almeno fino a quando qualcuno avrebbe comunicato alle matricole di entrare nelle rispettive aule.
Era appena successo, il suo tormento, la sua piaga. Lui, Ivan VonBee, Ivan VonBee il bastardo.
Le stanze erano molto diverse da quelle che aveva visto fino ad ora, non sembravano né palestre di allenamento né aule di studio. Erano una via di mezzo tra un'armeria e un poligono di tiro con all'interno ogni sorta di bersaglio o ostacolo possibile ed immaginabile. Sulla parete di destra interminabili scaffali pieni di archi e balestre di tutte le forme, caratteristiche tecniche e dimensioni facevano da cornice perfetta al tutto. In piedi al centro della sala un uomo anziano esortava i ragazzi a prendere posto. Aveva la barba bianca ed incolta, una lunga cicatrice sulla guancia sinistra ed uno strano bendaggio attorno al collo. Dyra non poté fare a meno di pensare che le cose in quella classe sarebbero andate ben diversamente da come erano andate con il tutore Rowan.
<< Cercate di trovarvi un posto il più velocemente possibile, non siete delle signorine. >> Attaccò l'uomo con un tono di voce impaziente. Alcuni ragazzi si voltarono verso Dyra ed iniziarono a sghignazzare ma lei non ci fece troppo caso.
<< Io sarò il vostro insegnate per questa schifosissima seconda metà del primo anno. Il mio nome è Chort. Spero che nessuna di voi signorine sia venuta qui con l'intenzione di non faticare perché altrimenti ho una brutta notizia per voi. Questa sarà l'esperienza più dolorosa e faticosa della vostra vita. Dalla mia classe sono sempre e solo usciti ottimi cacciatori, capaci di farsi onore sul campo di battaglia e non ho certo intenzione di fare eccezione adesso con voi mezze calzette. >> L'insegnate stava praticamente gridando contro la classe che ascoltava palesemente turbata.
<< A me non importa niente delle vostre idee, della vostra etica o dei vostri capricci, io voglio farvi sputare il sangue fino a farvi diventare la cosa più pericolosa sul campo di battaglia, voglio che quegli schifosi Vail siano così inorriditi dalla vostra disumana abilità da ritirarsi prima di arrivare ai nostri guerrieri. Se avete qualche domanda tenetevela perché sinceramente non so che farmene delle vostre piagnucolose domande. Tutto quello che dovrete fare oggi signorine è sollevare pesi fino allo sfinimento, il primo a fermarsi salterà il pranzo. Ed ora iniziate, non voglio vedere nessuno con le mani in mano o giurò vi farò conoscere l'inferno! >> Gridò Chort puntando il dito contro alcuni pesi ammassati addosso alla parete di fondo.
La furia di quell'uomo lascio l'intera classe sgomenta ed attonita. Dyra non riusciva a spiegarsi l'ostilità di quel tono, sembrava come se già li odiasse tutti, nessuno escluso. Le matricole iniziarono gli esercizi con i pesi mentre Chort girava tra loro controllandoli. Ogni tanto gridava qualcosa con così tanta foga da non renderla incompressibile. Alcuni dei ragazzi stavano lavorando con dei grossi pesi allo scopo di impressionare l'insegnate che dal canto suo ne risultava solamente annoiato. Quando Chort passò accanto a Dyra lei stava lavorando con un peso discreto passandoselo rapidamente da una mano all'altra. L'insegnate la guardò con un tale disprezzo negli occhi che la costrinse a bloccarsi, per un secondo la ragazza temette che l'uomo fosse sul punto di urlarle contro poi si rasserenò quando lo vide girarsi di spalle e continuare la sua ronda. Quale fosse il problema di quel tizio nessuno riusciva a capirlo, tutti si limitavano a sollevare più pesi che potevano facendo trasparire sul viso meno fatica possibile.
Dopo le prime ore le braccia e le gambe iniziarono cedere un po' a tutti ma per fortuna nessuno ebbe la malsana idea di arrestarsi prima che l'istruttore annunciasse la fine della lezione mattutina.
Quando le matricole uscirono dal Quinto palazzo per andare a pranzo sembravano esausti e visibilmente provati dall'addestramento. Dyra rallentò il passo lasciando che il gruppo di ragazzi la superasse, voleva restarsene un po' da sola prima di arrivare alla mensa. Da quel momento in avanti le giornate sarebbero state tutte ugualmente estenuanti quindi doveva imparare a ritagliarsi dei momenti, anche piccoli, in cui stare in pace con se stessa. Ne aveva bisogno.
Decise di percorrere la strada più lunga per raggiungere la mensa, il rumore dei suoi passi sulla strada le suonava in testa rilassandola.
<< Ferma devo parlarti. >> Qualcuno la chiamò.
Istintivamente Dyra si irrigidì pensando fosse Ivan che l'aveva seguita una volta uscita. Rielaborando con più calma realizzò che la voce non era quella di Ivan ma di Rowan. Sciogliendo il nodo che le si era stretto in gola la ragazza si voltò.
<< Ehi ciao Rowan. >> Il registro che aveva usato le sembrò così confidenziale da farla arrossire. Non si era mai rivolta al suo tutore in quel modo, d'altro canto vedere un viso che le era amico dopo una mattinata come quella le aveva fatto perdere di vista per qualche secondo i loro ruoli.
<< Ascoltami, ho bisogno che tu mi raggiunga nella palestra dove ho allenato la tua classe nel Tredicesimo palazzo. Devi venire subito dopo aver finito il tuo allenamento pomeridiano cercando di farti notare il meno possibile. Ti spiegherò tutto una volta arrivata. Pensi di potercela fare? >> Chiese lui ignorando il tono troppo confidenziale di lei.
<< Credo di si, credo di farcela. >>
<< Bene. Non tardare. >> Concluse lui svoltando rapido in uno dei vicoli che si affacciavano sulla strada che stavano percorrendo. Dyra rimase confusa e disorientata da quell'incontro. Sembrava proprio che Rowan volesse evitare di essere visto in sua compagnia, che ne fosse quasi spaventato. Che lo stiano minacciando per averla proposta come cacciatrice? In quel momento ogni cosa le sembrava plausibile. In un istante la voglia di restarsene da sola era sparita lacciando il posto all'angoscia dovuta a quell'incontro così accelerò il passo in direzione della mensa cercando di non pensare a quanto appena accaduto.
Se possibile l'umore di Chort peggiorò ulteriormente nella lezione pomeridiana, l'uomo sbraitava e si dimenava come una cinghiale ferito. Grugniva a brutto muso ad ogni accenno di cedimento da parte delle matricole. La testa di Dyra era rapita altrove, gli occhi privi di espressività fissavano il pavimento mentre le braccia e le gambe continuavano a lavorare senza sosta. Perché mai Rowan voleva vederla, e soprattutto perché nel Tredicesimo palazzo. L'idea la tormentava. Un tonfo catturò la sua attenzione. A pochi metri da lei un ragazzo era disteso a terra, era bianco come fosse fatto di neve, un brusio sommesso animò la sala mentre l'istruttore si dirigeva a grandi passi verso il ragazzo svenuto. Tutti fissavano la scena in silenzio, perfino quando Chort rovesciò un secchio pieno d'acqua gelida sul volto del giovane facendolo rinvenire. L'espressione terrorizzata che assunse il ragazzo quando realizzò l'accaduto in qualche modo ferì Dyra. Si riusciva a leggere la paura nei sui occhi, la paura per essere svenuto durante l'allenamento, la paura delle conseguenze.
Chort lo studiò per qualche secondo poi con voce disgustata annunciò la fine della lezione invitando, con parole tutto fuorché cordiali, il ragazzo ad aspettare in sala l'uscita della classe.
Dyra provò una gran pena per il poveretto, non avrebbe davvero voluto essere nei suoi panni in quel momento, poi, ricordandosi dell'impegno preso con Rowan affrettò il passo fino a che non fu in strada.
Percorse nell'ombra dei palazzi la strada che la divideva dal Tredicesimo edificio dell'Accademia. Il cielo si era aperto, le nubi di quella mattina avevano lasciato il posto ad un celeste così pulito da essere imbarazzante. Lo stato d'ansia che l'aveva accompagnata lungo tutto il tragitto la abbandonò solamente quando si richiuse alle spalle le porte del palazzo in cui la stava aspettando Rowan. Silenziosa salì attraverso le scale secondarie al piano della palestra, si accostò alla porta e poi, senza bussare, fece scattare la serratura. Il suo ex-tutore la stava aspettando seduto per terra a gambe incrociate. La stanza era stranamente buia, esclusivamente illuminata dalla luce che entrava dall'unica finestra aperta delle quattro presenti in quella sala.
<< Sono qui. Cosa succede? >> Esordì lei per rivelare la sua presenza nel caso Rowan non avesse sentito la serratura scattare.
<< Succede che dobbiamo stare attenti Dyra. >>
<< Cosa intendi? Non capisco, ti prego spiegati meglio. >>
<< Ascoltami, non ha senso che io ti renda le cose meno sgradevoli di quello che in realtà sono. Quindi sarò diretto ed onesto con te. Chort è un bastardo. Odia il fatto che una ragazza sia entrata nel corpo dei cacciatori, Chort odia te. Si è volontariamente offerto di averti nella sua classe allo scopo di renderti la vita impossibile per farti crollare ed una volta crollata, con la scusa della tua inadeguatezza allontanarti dall'Accademia o spostarti in una nuova classe specialistica. >> Chiarì lui tutto d'un fiato.
<< Ma... ma... come sai queste cose? Come può Chort avere il potere di fare questo. Credevo che i cambiamenti di classe di ogni sorta fossero proibiti, non capisco. >>
<< Lo so perché me lo ha detto mio padre, anche lui ha in qualche modo apprezzato la tua determinazione nel conseguire i tuoi obbiettivi. Con il consesso degli Stati Generali Chort ha il potere di fare di te ciò che vuole. E' per questo che dobbiamo prestare la massima attenzione, abbiamo ormai troppe cose in ballo per fallire ora. Sbagliare adesso è un lusso che non possiamo permetterci. Capisci? >> Proseguì lui.
<< Si, inizio a capire. Cosa intendi fare? >>
<< E' semplice, dobbiamo solo evitare che tu ceda. Se non è in grado di provare la tua inadeguatezza non c'è modo che gli Stati Generali gli diano il consesso per il tuo allontanamento. Non dovrai mai essere motivo di rallentamento per la tua classe né tanto meno risultare inadempiente riguardo i tuoi compiti di rappresentante. >>
<< Quali sono i miei compiti da rappresentante? >>
<< Nulla di complicato, puoi stare tranquilla, dovrai solamente assicurarti di riportare le principali tematiche sollevate dai tuoi compagni riguardo l'addestramento accademico nella riunione con la Direzione di fine anno. Per il resto dovrai ottenere risultati migliori degli altri in modo da renderti meritevole della fascia che porti. Ma non perdiamo altro tempo con questi dettagli, forza preparati. >>
<< Prepararmi a cosa? >> Domandò lei senza avere nessuna idea di quella che sarebbe stata la risposta.
<< Come a cosa, pensavo fosse chiaro, devi allenarti, dobbiamo renderti impeccabile. Non basterà saper tirare qualche freccia per placare l'ira di quel bastardo. Puoi vedermi come il tuo istruttore privato, reputati fortunata non è mai stato concesso a nessuno tale privilegio. >> concluse lui sarcastico.
<< Allenarmi? Ancora? Stai scherzando vero? Non faccio altro da quando mi sono svegliata questa mattina. Chort ci ha distrutti. Riesco a stento a sentire le braccia e le gambe cedono quasi ad ogni passo. Non potrei sopportare un altro minuto di allenamento. E poi non eri stato sollevato dal tuo compito di tutore? >>
<< È molto carino da parte tua ricordarmelo. Davvero. Comunque sia chiaro, non sono qui come il tuo ex-tutore ma come un amico che ha deciso di aiutare una sua amica a salvare la faccia di entrambi. Se sei già esausta dopo il tuo primo giorno al Quinto palazzo la vedo dura a far cambiare idea a Chort. >>
I due si fissarono negli occhi per qualche secondo, poi lei, scuotendo la testa, avvisò Rowan di essere pronta ad iniziare.
<< Ben fatto Dyra. Ora posso dirti che dal primo giorno ho visto in te qualcosa di più grande, qualcosa capace di domare chiunque. Non farmi capire di aver sbagliato. Io odio sbagliare. Hai bisogno di imparare a combattere e questo è esattamente quello che ho intenzione di insegnarti in questi giorni. Per l'utilizzo dell'arco ci penserà quel vecchio porco. Sei una ragazza ma dovrai vedertela spesso con dei maschi e questo ti rende più vulnerabile. Dovrai essere migliore di loro anche nel combattimento se vorrai avere una possibilità. Non mi farò problemi a colpirti o a farti sperimentare il dolore. So che può sembrarti brutale ma dal momento in cui hai indossato quella divisa questa mattina hai smesso di essere una ragazza e sei diventata una cacciatrice quindi dovrai fare i conti anche con questo. Ci alleneremo nella speranza che in qualche settimana sarai in grado di fare più male a me di quanto riesca a fartene io. Direi di cominciare. >>
<< Fosse stato per me avremmo già iniziato prima di tutti questi tuoi piagnistei. >> Lo punzecchiò lei.
E così, in quella sala che avrebbe dovuto essere vuota, qualcosa in quel pomeriggio ebbe inizio.
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[ Spazio autore: Atrocemente lungo ma questa volta va assolutamente letto, soprattutto la parte finale!!! xD ]
Premetto che non ho avuto il tempo di correggere neanche questo capitolo, quindi mi scuso per gli eventuali errori blablabla... la solita solfa ;).
Allora, ci sono un sacco di cose da dire... a quanto pare sono geneticamente incapace di scrivere capitoli di una lunghezza accettabile quindi anche questo è stato inevitabilmente diviso in due parti: [ Al buio pt.1 ] e [ Al buio pt.2 ]. Chiedo venia :'( !
Nel frattempo abbiamo raggiunto anche il 3° traguardo delle 1000 stellineeeeee. Siete fantastici :) ! Voglio davvero ringraziarvi tutti per seguire la mia storia, per i voti e soprattutto per i commenti che nell'ultimo capitolo sono stati davvero tanti! Come in ogni social il vostro sostegno è INDISPENSABILE! Grazie davvero! Detto questo si punta dritti dritti alle 3000! Yeah! :P
Poi continuiamo...
Piccolo spoiler: il titolo del capitolo che per ora sembra campato in aria verrà spiegato all'inizio del prossimo [ Al buio Pt.2 ] che ho già sviluppato nella mia piccola testolina ;). Prima di scriverlo devo solo decidere se farlo finire male oppure veramente molto male :S
Per concludere...
Da qualche tempo sto riflettendo sul l'idea di adottare dei prestavolto almeno per i personaggi che attualmente sono i principali: Dyra, Laila, Rowan, Ivan. (Se la faccenda andrà a buon fine in seguito potrebbero arrivare anche tutti gli altri.)
Che cos'è un prestavolto? Un prestavolto è l'immagine di un personaggio famoso o comunque reale che viene utilizzato e attribuito ad un personaggio nella storia per fornirne un'immagine visiva comune a tutti i lettori. Non c'entra assolutamente nulla con lo svolgimento della trama! Parliamoci chiaro è una foto XD!
Ora vi sarei molto grato se mi faceste sapere con un commento cosa ne pensate. L'idea vi piace o vi sembra del tutto inutile e superflua? Non sono molto pratico a riguardo quindi ho deciso di affidarmi completamente a voi! Democraticamente si sceglierà a maggioranza ;). Qualora la risposta dovesse essere positiva nei prossimi capitoli, uno per capitolo, verranno votati i prestavolto, ancora una volta verrà scelto quello che otterrà più consensi tra i proposti.
Questo interminabile spazio autore volge finalmente al suo termine ;). Grazie per il vostro aiuto. Ciaaaaaaauz.
2Xplus3Y
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