Capitolo 9

Girando per il corridoio, ci trovammo davanti a una porta.

Non era come le altre porte presenti nel resto della casa, che erano piccole e di legno chiaro, ma era completamente blu e leggermente più alta.

Il pomello non era nero, ma dorato.

<< Che sciccheria >> scherzò lui, toccando la porta.

<< Secondo te cosa c'è là dietro? >> gli domandai.

<< Se si apre entriamo ad esplorare, se non si apre forziamo la serratura e lo scopriremo lo stesso >>

Afferrò il pomello, lo girò e la porta si aprì senza problemi.

<< Peccato >> sbuffò Dylan << Volevo rompere qualcosa >>

Dietro la porta c'erano delle scale che conducevano in quella che dava l'impressione di essere una cantina.

Trovai l'interruttore e accesi la luce.

Era un seminterrato, con le pareti verniciate in bianco, qualche scaffale qua e lá e una poltrona di pelle.

Io fui la prima a scendere le scale e a seguire, il ragazzo che mi ero portata dietro.

Scendendo, scorsi una telecamera su un cavalletto situata davanti alla poltrona di pelle.

<< Non ci credo >> dissi, pensando ad alta voce.

Mi avvicinai alla telecamera e staccai il post-it che avevano attaccato su quell'arnese costoso.

"Mettetevi comodi sulla poltrona, cliccate il pulsante rosso, e divertitevi a parlare davanti alla telecamera. Rendeteci partecipi dei vostri pensieri e delle vostre emozioni.
Ps: obbligatorio una volta al giorno per ognuno di voi "

Dopo averlo letto, lo porsi a Dylan in modo che lo leggesse anche lui.

<< Ma porca troia... dove cazzo siamo finiti? A un grande fratello estremo? >>

<< Fanculo le telecamere, fanculo sti bigliettini, fanculo sta casa del cazzo >> imprecai << Se penso a qualcosa di personale, non la vado certo a dire a tutti quelli che si stanno facendo i cazzi nostri da casa loro per intrattenersi>>

Lui non fece in tempo a rispondermi che sentimmo un rumore di passi provenire dalle scale.

In meno di un attimo apparse Lauren in fondo alle scale.

Io mi affrettai ad avvicinarmi a Dylan, come se in qualche modo avessi dovuto farla ingelosire.

Feci tutto involontariamente, il mio cervello si sconnesse, era come se una parte di me volesse vedere la sua reazione.

Lei alzò lo sguardo su di noi e ci fulminò con i suoi occhi freddi come il polo nord.

Guardò malissimo il ragazzo accanto a me.

<< Che state combinando? >> domandò lei, con le braccia incrociate.

<< Niente >> risposi in fretta.

<< Stavamo dando un'occhiata a questo posto, per capire cosa fosse>>

<< Ora che lo avete capito, potete tornare su? >>

Sembrava impaziente.

<< E perché? >> le chiesi, incrociando anch'io le braccia.

Lei sbuffò.

<< Preferite rimanere qui a scopare o a far vedere agli altri quello che avete trovato? >>

Sentii le mie guance prendere fuoco.

Mi coprii gli occhi con le mani, e sprofondai dalla vergogna.

Non poteva evitare di dire queste cose quando c'era qualcun altro?

Non poteva tenersele per sé?

<< Non stavamo facendo niente di inappropriato, Lauren >> mi difese Dylan << E comunque stavamo tornando su da voi >>

Lei annuì, con la sua solita faccia menefreghista da schiaffi.

<< Okay, allora muovetevi >>

Si girò e si avviò verso le scale, salendole più veloce della luce.

Non appena scomparve dalla nostra vista, io e Dylan ci guardammo negli occhi.

<< Ma questa cosa cazzo voleva? >> domandò, incazzato e sorpreso.

<< Mah, e chi la capisce >> borbottai << Quella è pazza >>

Il mio primo pensiero fu che probabilmente era gelosa... ma lo abbandonai all'istante.

Mi sembrava alquanto impossibile, anche se, in qualche modo, volevo che fosse così.

Poco distante dalla porta ci aspettava Lauren, e io pregai con tutta me stessa che non avesse sentito niente.

Ci accompagnò dagli altri, e iniziammo a spiegare quello che avevamo trovato.

Spiegammo che si trattava di una specie di confessionale, dove ognuno di noi doveva obbligatoriamente andare una volta al giorno.

Dovevamo parlare davanti a una telecamera di quello che pensavamo, quello che volevamo fare o quello che avevamo appena fatto.

Era come un video diary, solo che in questo caso, i video potevano essere visti in tutto il paese.

Quelle registrazioni sarebbero andate in televisione, perciò tutti i nostri pensieri, anche quelli un po' più intimi e personali di cui parlavamo, li avrebbero sentiti tutti.

Ad alcuni piaceva l'idea di parlare davanti a una telecamera per sfogarsi e chiacchierare, ad altri, tipo a me, Lauren, Dylan e Ally, non piaceva affatto.

<< Che grande cazzata >> affermò Ally << Non vado a confessarmi in un seminterrato davanti a una telecamera >>

Dopo aver discusso per un ora della "cantina dietro la porta blu", pranzammo e subito dopo, Harold inaugurò la telecamera.

Lui fu il primo a scendere, sedersi sulla poltrona e a chiacchierare e a parlare di ciò che pensava.

Rimase là sotto per quasi mezz'ora, infatti ci stavamo iniziando preoccuparci.

A turno andammo tutti, compresa io.

L'ultima fu Lauren, che ci stette letteralmente un minuto.

Ci mise 60 secondi per scendere le scale, sedersi, dire qualcosa e tornare su.

La cena la prepararono Ally e Harold, ma io non avendo molta fame, mi sedetti a tavola e rimasi lì, senza mangiare, per una decina di minuti.

Alla fine, mentre parlavano di quello che avevano detto davanti alla telecamera, mi alzai e andai in camera mia.

Mi fiondai sul letto, e sprofondai la testa nel cuscino.

Un leggero mal di testa era affiorato durante il pomeriggio, infatti, io non ne potevo più di sentire rumori, chiacchiericci e cose varie.

Provai ad addormentarmi, ma i miei muscoli avevano ancora voglia di muoversi.

Dopo un paio di minuti, la porta si aprì.

Non guardai neanche la persona che era appena entrata, perché tanto lo sapevo chi era.

<< Che hai fatto? Tutto okay? >> domandò.

Lì per lì mi venne qualche dubbio su chi ero sicura che fosse ...

Era un tono troppo dolce, non poteva essere la stronza di prima.

Mi girai e confermai che era lei, Lauren.

"Non ci credo" pensai "Questa è davvero bipolare"

<< Ho mal di testa >> risposi, mugolando.

<< Okay >> affermò, decisa << Ti lascio in pace. Dormi >>

A quel punto le domande che stavano affiorando nella mia testa, uscirono fuori dalla mia bocca.

<< Perché fai così? >>

<< Così come? >>

<< Prima sei stronza e strafottente, poi dolce e premurosa... perché ti comporti così? >>

Lei non mi rispose.

Rimase in silenzio.

<<É meglio che tu dorma >>

Provai a dire qualcosa, per farla parlare, per continuare la conversazione... ma mi zittì non appena aprii la bocca.

Il mal di testa era troppo forte, così ci rinunciai, chiusi gli occhi e mi addormentai.

Fu la notte più brutta, ma allo stesso tempo più bella della mia vita.

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