Capitolo 6

Io non dissi niente.

I miei muscoli si rifiutarono di fare qualsiasi tipo di movimento.

Non so se fosse il sonno o la paura di andare vicino a lei.

Lei continuò a guardarmi con quel tenero sorriso e alla fine riuscii a convincere il mio corpo a fare un primo, timido passo.

Camminai lentamente verso il bordo del terrazzo, dove si alzava un muretto in cemento senza fessure.

Arrivai al suo fianco e mi appoggiai con le braccia sul balcone.

Guardai davanti a me: luci in lontananza, prati e all' orizzonte delle collinette.

Poco sopra di esse il mantello nero del cielo tempestato di piccole stelle lucenti.

I miei occhi si illuminarono della luce che rifletteva la Luna.

Era qualcosa di indescrivibile.

Udii una tenera risata.

Cosa stava succedendo a Lauren? Perché era così dolce quella notte?

<< Bello vero? >> mi domandò.

Girai il mio volto verso di lei.

Sorrideva, mentre fumava e guardava il cielo sopra di noi.

<< S-Sì >> balbettai.

<< Le stelle sono davvero affascinanti... hanno qualcosa di misterioso che mi attrae. >> mormorò con voce roca.

Il suo tono mi fece venire i brividi.

<< Alcune di queste potrebbero essersi già spente. Sono delle bugiarde. In questo momento le vedi, sembra che ci sono, ma dove si trovano loro, a miliardi e miliardi di anni luce da noi, potrebbero essere già morte da anni... >> dissi.

Lei si girò verso di me.

Sentii il suo sguardo potente fisso su di me.

Mi feci coraggio e continuai a parlare.

<< Tu, una sera, potresti fare una promessa, guardare una stella e contare su di lei, però potrebbe esserci come non esserci. Noi vediamo solo la luce di ognuna di loro che riflettevano molto tempo fa, chi può essere certo che non siano già morte? >>

La vidi annuire con la coda dell'occhio.

<< Piccolo corpo ma con una grande mente >> affermò << Non hai affatto torto >>

Finì la sigaretta e la buttò giù dal terrazzo, sospirando.

Stava iniziando a farsi davvero freddo, ma a me piaceva stare lì, in sua compagnia.

Iniziai a strusciare le mani sulle mie braccia per creare un minimo di calore per riscaldarmi.

Lauren se ne accorse.

<< Hai freddo? >>

Volevo dire di no, però mi lasciai scappare la verità.

<< Un po' si.. >>

<< Allora rientriamo, su. >>

Io scossi la testa.

<< No, voglio stare ancora qui >>

Lei sorrise, amorevolmente come prima.

Si tolse la lunga felpa e me la mise sulle spalle.

Appena me lo mise il suo profumo invase le mie narici, inebriandole come non mai.

Istintivamente mi ci accoccolai, stringendomi l'indumento e concentrandomi sul calduccio che emanava.

Mi girai verso la mia salvatrice, che senza la felpa era coperta solo dall'intimo.

Provai in tutti i modi a non guardarla ma fallii miseramente.

Le stelle sì, erano meravigliose, ma vogliamo davvero metterle in confronto al corpo di Lauren Jauregui?

Lei ridacchiò.

<< Io vado a letto. Non fare troppo tardi a stare qua fuori >>

Si girò, lasciandomi la possibilità di ammirare la sua schiena meravigliosa, e se ne andò.

"Che culo..." pensai, prima che entrasse dentro la porta.

Si girò un ultima volta verso di me, beccandomi in fragrante, mentre ero a bocca aperta.

Arrossii di botto e abbassai lo sguardo.

Lei sorrise, compiaciuta, e tornò in camera da letto.

Mi coprii gli occhi con le mani, sprofondando nella vergogna.

"Che figura di merda"

Scossi la testa.

Che mi stava succedendo? Perché la guardavo in quel modo?

Certo, aveva un bel corpo, ma potevo anche non guardarlo.

Espulsi l'immagine di lei di spalle dalla mia mente e mi concentrai su cose più serie.

Da quel terrazzo, ammirando il paesaggio davanti a me, non riuscivo a capire dove fossimo.

C'era solo una piccola città verso l'orizzonte, al di sotto delle collinette.

Non eravamo vicino al mare o a un fiume o a un lago.

Non c'era alcuna traccia di acqua, né di alte montagne.

Dove cazzo ci avevano intrappolato?

Sbuffai all'idea di vivere lì per un anno.

Io volevo dormire nel mio letto, nella mia camera, con la mia sorellina, a casa mia e della mia famiglia.

Volevo svegliarmi presto, andare a scuola con la mia migliore amica.

"Chissà Dinah come l'avrà presa" pensai "Non mi vedrà e non mi abbraccerà per un anno intero."

Mi mancavano già i suoi gossip, le sue cazzate, le sue strambe manie... ed era passato solamente un giorno.

Come sarei riuscita a sopravvivere lontano dalla mia vita, dalle mie solite giornate?

Mi appoggiai con la schiena al balcone e iniziai a piangere, silenziosamente.

Mi accasciai lentamente a terra, e mi sfogai definitivamente.

Afferrai le mie gambe, stringendole, e affondai la testa tra le mie braccia.

Mi lasciai andare, pensando a tutte le persone che amavo e che erano lontane da me.

Non mi ero mai sentita così triste in vita mia.

Alzai per un attimo le testa e trovai Lauren seduta davanti a me, a gambe incrociate, al mio stesso livello.

Era coperta solo con un'altra felpa di un colore molto scuro, ma questa volta più corta di quella che aveva ceduto a me.

I suoi smeraldi ghiacciati erano puntati dritto nelle mie pupille, cercando di captare ogni singola emozione che stavo provando in quel momento.

Restò in silenzio per un attimo, lasciandomi libero sfogo.

La guardai per qualche secondo, mentre singhiozzavo, per poi abbassare lo sguardo verso le mie ginocchia.

<< Non devi mostrarti debole >> affermò seria Lauren.

Io provai a fermare le lacrime, ma come sempre fallii miseramente.

<< In questo preciso momento, anche se è notte fonda, qualcuno ci sta riprendendo... E probabilmente qualcuno ci sta guardando su uno schermo >>

Tirai su con il naso, e tornai a guardarla negli occhi.

Il suo comportamento, stavolta, era un mix di dolcezza e freddezza.

<< Smettila di piangere. Anche se i tuoi cari sono lontani da te, ti vogliono pur sempre bene, e ti pensano... Non sono mica morti, anzi, sicuramente seguiranno ogni tua mossa attraverso la TV. >>

Scossi la testa, continuando a piangere disperatamente.

<< E te che ne sai? >> domandai << E più che altro, che ci fai qui? Che ti interessa? >>

Lei sorrise.

<< Mamma mia, come sei scorbutica >> ridacchiò << Sono qui perché ti ho sentita piangere dal mio letto e, ehm, volevo fare qualcosa per tranquillizzarti, anche se non è da me >>

Rimasi stupita.

In poche parole aveva ammesso che non era da lei comportarsi in modo carino...

Perché, allora, in quel momento, con me? Forse perché non c'erano gli altri?

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