Capitolo 3

Arrivò molto vicina al mio volto, forse troppo, continuando a guardarmi con i suoi occhi profondi e intriganti.

Rimasi ipnotizzata dai colori freddi delle sue iridi.

Aveva cinquanta sfumature di verde negli occhi, che passavano dal verde più scuro e intenso a un verde chiaro e leggero.

Il tutto circondato dal bianco e accostato al nero della pupilla.

Si avvicinò ancora di più.

Il mio respiro si fece più pesante.

<< Leggo nei tuoi occhi che sei molto... molto... >> disse al mio orecchio, quasi sussurrando <<... molto eccitata. >>

Venne interrotta da una specie di "bip" continuo.

Esattamente quattro "bip" di fila e subito dopo sentimmo la voce di colui che ci aveva imprigionato in quella casa.

<< Salve di nuovo ragazzi, quando sentite questi quattro suoni di fila, significa che vi sto per comunicare qualcosa. Due "bip" significano che dovrete fare qualcosa che vi ordineremo noi, che scoprirete presto di cosa si tratta. Un solo "bip" acuto e costante sarà usato per stordirvi e per farvi stare calmi se state combinando qualcosa di sbagliato o di proibito. Vi lasceremo una settimana senza parlarvi e comunicarvi qualcosa per farvi ambientare e abituarvi a questa nuova situazione. >>

Quel tipo mi stava davvero sul cazzo perché ci aveva intrappolato in quella casa infernale, ma intanto mi aveva salvato da Lauren.

Lei era intenta ad ascoltare il professorino che parlava, perciò mi alzai di scatto e uscii dalla camera.

L'aria si era fatta discretamente pesante.

Uscii fuori dalla porta, quasi a corsa, e mi avviai verso le scale.

Arrivai alla sala e trovai le uniche due persone più normali del mio stesso sesso.

<< Ehi >> disse una di loro << Hai sentito? >>

Annuii, ancora leggermente sconvolta.

<< Io sono Ally. >> si presentò la ragazza.

<< E io Normani. >> disse quella accanto a lei.

Ally sembrava una brava ragazza, molto tranquilla e seria.

Aveva dei lunghi capelli lisci, e castani come gli occhi.

Era molto bassa rispetto a me e alla sua amica di fianco a lei, forse era la più bassa tra tutti nella casa.

Al contrario di lei, Normani era molto alta, più o meno quanto la mia amica Dinah, qualche centimetro in più di me.

Aveva i capelli mori, leggermente corti e mossi, mentre i suoi occhi erano di un color cioccolato fondente spettacolare.

<< Io sono Camila >> mi presentai.

<< Uh! "Camila" >> ripeté Ally << Mi piace come nome... Come ti chiamano le tue amiche? >>

<< I miei genitori, la mia sorellina Sofi e le mie compagne di scuola mi chiamano "Mila".>>

<< Okay, Mila >> scherzò Normani << A me invece mi puoi chiamare Mani >>

Sorrisi e annuii, per poi girarmi verso Ally.

<< E te? >>

<< Oh, beh, va bene Ally. Il mio nome completo sarebbe Allyson, perciò... >>

Iniziammo così a parlare delle nostre famiglie e delle nostre case, facendo amicizia.

Scoprii che Normani veniva da Atlanta, Georgia, ed Ally da San Antonio, Texas.

Ci avevano preso sparsi da tutti gli Stati Uniti per poi riunirci in un solo luogo.

Poco dopo si aggiunsero alla conversazione i compagni di stanza delle mie due nuove amiche: Ethan e Dylan.

Ethan era di New York, mentre Dylan di Los Angeles.

<< Dove sono gli altri due? Così facciamo conoscenza tutti insieme. >> chiese Ethan.

<< Vado a cercarli io.>> affermò Dylan.

Noi, intanto, ci sedemmo sull'ampio divano.

Era davvero comodo e aveva l' aria di costare molto.

Quando Dylan tornò, aveva portato con se solo Harold.

<< Non eravamo in sette? >> domandò Ally, contando i presenti.

<< Manca una ragazza, quella scontrosa, che è rimasta in camera sua. >> spiegò lui.

Harold si mise subito a fare il cretino.

<< Come si chiamava? Lauren, giusto? Sarà dura convivere con lei. >>

Gli altri si misero a ridere.

<< Già, non oso immaginare... Quella ci farebbe passare un giorno d'inferno per un minimo torto.>> sussurrò Dylan << Fa paura. >>

Io mi sentivo a disagio a sentirli parlare di lei in quel modo alle sue spalle, perciò non dissi niente.

<< Quella secondo me fa tanto la stronza perché dentro di sé è di un timido assurdo! Tipo cucciola smarrita. >> ridacchiò Harold.

<< Ma sta zitto, coglione >> disse una voce in lontananza.

Il nostro sguardo si spostò sulle scale, dove apparve una figura femminile dalle forme molto sexy.

Dopo pochi secondi arrivò Lauren, con le braccia incrociate.

Lui rimase a bocca aperta, senza dire niente.

Aveva fatto una bella figura di merda.

Si mise a sedere anche lei, però lontana da tutti.

Normani la guardò attentamente.

<< Da dove vieni te? >> le domandò.

<< Miami.>> rispose semplicemente.

Il mio cuore perse un battito.

"Cosa?!"

<< Oh! Davvero?! >> urlettò Ally. << Anche Camila! >>

La ragazza dagli occhi freddi come il ghiaccio spostò lo sguardo sul mio, terrorizzato e incredulo.

Mi chiese in che zona abitassi e non appena le dissi la risposta, alzò un sopracciglio.

Rimase in silenzio per qualche secondo, senza spostare i suoi occhi dai miei, che ormai si erano incastrati in un interminabile e straziante sguardo intenso.

<< Viviamo a 20 minuti di distanza.>> disse alla fine, con un tono tranquillo.

Rimasi a bocca aperta.

"Non solo viviamo nella stessa città, ma siamo anche vicine" pensai.

<< Accidenti. >> esclamò Harold << E non vi siete mai viste prima di essere rinchiuse qui? >>

Sia io che lei facemmo cenno di no con la testa, contemporaneamente, senza distogliere lo sguardo.

<< Mila, Lauren, mi dovete spiegare come cazzo avete fatto! >> urlò Normani.

<< Non fa niente >> mormorai.

Ethan parlò subito dopo di me, ignorando quello che avevo detto.

<< Come mai, se tutti noi siamo stati presi da città di Stati diversi, voi due nello stesso Stato e per di più nella stessa città? >>

Dopo quella domanda il silenzio assoluto.

Aveva ragione.

Però non era ancora detto se eravamo le uniche, mancava ancora Harold.

<< Ehi, tu da dove vieni? Ancora non te lo abbiamo chiesto >> gli domandai.

<< Oh, io sono di Dallas, Texas >>

Il mio cuore si tolse un enorme peso.

Mi sentii stranamente sollevata.

<< Beh, Ally viene da San Antonio. Anche se sono città diverse, sono pur sempre nello stesso Stato >>  spiegai, come se mi stessi difendendo. << Forse solo due coppie di persone hanno deciso di prenderle vicine..>>

<< E perché? >> domandò Ethan.

<< Forse lo sapremo solo dopo questi 365 giorni >> risposi amaramente << Non sappiamo perché siamo stati scelti noi, neanche cosa dobbiamo fare qui... Penso sia inutile cercare di capire perché alcuni di noi sono stati presi nella stessa città o in città vicine >>

Mi diedero retta e cambiammo discorso.

Scherzammo un po' tra di noi.

Era il primo giorno che passavamo in quella specie di prigione, e dovevamo cercare di ambientarci e creare un atmosfera piacevole.

Eravamo tutti a ridere e a parlare, ma l'unica che non aveva alcuna intenzione di sembrare minimamente simpatica era Lauren.

Si faceva i cazzi suoi, guardandosi le unghie, e alzava lo sguardo soltanto per guardare me.

Mi dava sui nervi.

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