Capitolo V
Siamo appena scese dalla macchina, Caroline ha parcheggiato in un area riservata alle auto degli studenti, alla destra dell'edificio.
Dopo aver preso le valigie inizio a camminare verso il centro di questo spiazzale, in lontananza si vede una fontana circondata da un vialetto di pietre arancioni, e a circondare il vialetto vi é un giardino verde, della giusta lunghezza. É tutto molto curato.
Il cielo ormai é scuro, non c'é molta luce e questo mi impedisce di capire com'è l'edificio.
So solo che dalla mia posizione si vede la scuola decorata da alberi di ogni tipo.
"Questa é la mitica scuola di Stanford e bla bla bla... Il resto te lo diranno domani quindi non perdiamo tempo" borbotta arrivando vicino a me con le sue valige, ovviamente tutte verdi e nere.
Si é capito ormai che sono i suoi colori preferiti.
Inizia a camminare più avanti, trascinando con nonchalance. Io continuo a non capire questa ragazza. L'unica cosa che so e quanto io lei siamo opposte.
Caroline gira la testa verso di me e mi osserva con volto stupito "Si può sapere cosa ci fai lì impalata?" esclama con tono esasperato e poi continua a camminare verso la fontana, con il suono delle valigie sulle pietre.
Stringo più forte la presa sulle borse ed inizio a camminare con fatica, trascinando le valigie come se fossero dei massi di pietra.
Sento come un vuoto nel petto. Una sensazione che cresce ad ogni passo.
Non riesco a crederci, il mio sogno é così vicino, devo solo varcare la soglia di una porta e tutto quello che ho sempre desiderato sarà mio.
Butto giù il groppo in gola e faccio respiri profondi per riuscire a riempire il vuoto dentro.
Alzo con fatica le valigie e salgo i tre scalini in pietra, raggiungendo Caroline che mi sta aspettando davanti la porta.
"Finalmente miss sfaticata é arrivata" scherza emettendo una piccola risata, dopodiché passa la lingua sul piercing al labbro e si avvicina alla porta per aprirla.
Lei entra per prima ed io non perdo tempo a seguirla.
L'interno dell'edificio é magnifico: vi é uno spazio rettangolare con due archi al lato destro e a quello sinistro.
Davanti a me si trova una porta con una scritta in bianco "Segreteria" scritto in stampatello minuscolo.
"Allora, la segretaria é andata in pensione, al suo posto ci sarò io- spiega con voce arrogante portando una mano al petto in segno di superiorità, ovviamente é ironica.- ho il permesso di andare già da ora, quindi ora entriamo e ti consegno le chiavi della tua camera" spiega in modo comprensibile.
Lascia le sue valigie vicino a me e si avvia verso la stanza con la scritta in bianco.
Lascio anch'io le valigie in quel punto e la seguo senza aprire bocca.
La segreteria é molto ordinata. Davanti a me vi é una scrivania di grandezza discreta. Possiede un computer messo in diagonale alla mia sinistra. Un portapenne nel lato opposto e dei registri posizionati al centro.
Sui muri vi sono degli scaffali provvisti di trofei, libri e tante altre decorazioni.
Le mura sono dipinte con una sfumatura di giallo, simile alla sabbia del mare durante il pomeriggio.
Il pavimento é di parquet, molto lucidato devo dire.
"Okay, allora...- inizia a dire Caroline mentre si avvicina alla scrivania, apre uno dei registri e fa scorrere il dito sulle pagine, come in un interrogazione- Eccoti, Avril Smith stanza numero 73." esclama Caroline subito prima di prendere una chiave dal cassette davanti a sè.
Cammina verso di me giocherellando con le chiavi "Divertiti" dice prima di lanciarmi le chiavi ed io cerco di prenderla ma con scarsi risultati.
Sbuffo rumorosamente e raccolgo la chiave a terra.
"Dunque... Io vado" balbetto uscendo dalla stanza senza pensare minimamente al fatto che... Io non ho la più pallida idea di dove si trovare le stanze!
Solo che, quando finalmente me ne accorgo, la rima cosa a cui penso é "Posso farcela, devo solo trovare una camera".
Se io fossi un ragazzo... Girerei a largo.
Prendo le borse e inizio ad incamminarmi per il corridoio, subito dopo l'arco a destra.
La prima cosa che vedo davanti sono delle scale che portano verso l'altro, mentre, sotto le scale, vi sono innumerevoli porte che percorrono un corridoio buio.
Decido di prendere le scale, e con fatica porto le valigie verso l'alto provando, con tutte le mie capacità di equilibrista, evitare di cadere.
Quando finalmente le scale finiscono davanti a me si trova un'imponente muro rosso decorato con delle foto della scuola all'aperto.
Giro verso sinistra e vedo sboccare un corridoio senza fine, anch'esso come quello del piano inferiore pieno di porte.
"Okay, Avril va tutto bene. Bussa ad una porta e andrà tutto per il meglio" dice la mia vocina interiore cercando di portare speranza alla mia stressante ansia.
Decido di seguire il mio istinto e così busso ad una porta qualsiasi per chiedere informazioni.
Tecnicamente parlando il corridoio al piano terra ha le stanze dei ragazzi, quindi, forse, questo é il dormitorio delle ragazze.
La porta si apre dopo alcuni minuti e per un attimo mi sembra di aver trattenuto il respiro.
"Pessima idea, pessima idea" dico nella mia testa.
Cerco di allontanarmi dalla porta che si sta aprendo.
Ma i risultati sono deprimenti.
"Scusa, sei stata tu a bussare?" domanda una voce maschile con tono gentile e placato.
Oh cavolo. E adesso che dico?
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