Capitolo II
"Il volo per Stanford, California, sta per iniziare. Tutti i passeggeri possono imbarcarsi" ci informa l'hostess con la sua voce chiara e fluida, attraverso il microfono.
Mi trovo all'aeroporto di Dallas, la mia cara città che ha accompagnato la mia vita fino ad ora. Ma é tempo, per me, di andare oltre. Ho bisogno di un cambiamento, di scoprire me stessa e di realizzare il desiderio che nutro da sempre.
L'aeroporto é completamente in vetro, si può vedere benissimo ciò che ci circonda all'esterno.
Mi trovo in un grande spazio, colmo di persone intente nei loro discorsi, nelle loro corse verso i voli...
Di negozi che espongono i loro prodotti, che siano cibi o souvenir.
E poi ci sono le sedie che occupano il centro di quella immensa sala.
Dopo aver imbarcato i bagagli e aver sentito l'informazione della hostess, stringo più forte il baglio a mano con la presa della mano destra. Faccio un respiro profondo e inizio a camminare verso l'uscita del parcheggio per gli aerei.
Sono nervosa, lo ammetto. Non riesco ancora a crederci: sto per andare alla Stanford University!
E fino ad ora riesco solo a pensare ai pro di questo avvenimento: avrò una compagna di stanza, incontrerò nuovi studenti, cercherò di avere una vita sociale migliore di quella che ho avuto alle medie e al liceo, nuovi amici, nuovi ragazzi... Insomma, sembra il grande sogno che si avvera e spero tanto che non diventerà un fiasco totale.
Prendo il biglietto che avevo preso appena arrivata e leggo attentamente il posto che mi spetterà.
dopo averlo individuato lo raggiungo con l'ansia che sale ad ogni passo, ad ogni respiro, ad ogni battito.
Sento le mani iniziare a sudare così, appena prendo posto, le strofino sul pantalone cercando di riprendere il controllo.
"Okay, Avril tranquilla, hai preso il posto vicino a quel mini finestrino dove l'unica cosa che sei in grado di vedere é la bellissima strada nera, bello no?" dico a me stessa per calmarmi, ma la mia coscienza é stroppo sarcastica ed imbecille per riuscirci.
"Fantastico, ora mi chiamo imbecille da sola"
"Gentili passeggeri, vi preghiamo di indossare le cinture di sicurezza, l'aereo sta per decollare" informa l'hostess dalla sala pilota.
Faccio come dice l'hostess dopodiché prendo il telefono per inserire la modalità aereo e sistemo il capo sul "finestrino".
"Ciao" sento dire ad una voce femminile con tono allegro.
Alzo con velocità la testa dal vetro e mi volto alla mia sinistra, dove proviene la voce.
Vedo una ragazza di bassa statura, con i capelli vicino alla radice castani e dalle orecchie in poi sono tinti di verde acqua.
I suoi occhi sono azzurri e risaltano molto sul viso, insieme ad un piercing ad anello sul lato della narice ed un altro, anch'esso argentato, sul lato del labbro.
"Ciao" dico a mia volta sorridendo. Mi ha colta di sorpresa, stavo per addormentarmi e sento la sua voce squillante...
La ragazza si siede al mio fianco e vedo che indossa un paio di anfibi neri, lucidi, un jeans scuro strappato al centro delle gambe e una maglietta corta, bianca.
"Sono Caroline, e tu?" domanda voltandosi verso di me e mostrandomi il suo sorriso bianchissimo contornato da due labbra carnose colorate con una tinta labbra bordò.
"Avril" dico accavallando le gambe e tornando a guardare il finestrino.
Ho sempre avuto difficoltà a fare amicizia, é come se ci fosse un muro tra me e gli estranei.
Alle elementari non parlavo con nessuno, ma Carmen si é fatta avanti iniziando a parlare con me e così con lei mi sono sciolta di più.
É stata anche lei a farmi conoscere Nate, e vi assicuro é stata un'impresa farmi parlare con lui.
Quella é stata la mia prima relazione, ed é durata anche parecchio. Siamo stati insieme gli ultimi due anni di liceo. Buttati al vento direte. Si anche secondo me.
Siamo stati così bene insieme, ma una relazione a distanza non avrebbe funzionato ed entrambi volevamo realizzare i nostri sogni. Ognuno ad un college diverso. Non intendevo essere un intralcio ad essi.
Ho sempre voluto andare alla Stanford e lui alla M.C.A. Diminutivi che non ho mai collegato ad un college. Vabbè, per me é sempre e solo esistita la Stanford delle altre non ne ho mai voluto sapere.
"Dove sei diretta?" domanda Caroline guardando verso di me, mentre io rimango a fissare il finestrino.
Mi volto verso di lei a cercare d'impedire che la timidezza prendesse il sopravvento.
"Alla Stanford University"
Rispondo prima di iniziare a mordermi il labbro come faccio sempre in caso d'imbarazzo.
"Wow, anche io sono diretta lì. Ma non come insegnante. Ben sì da segretaria" mi riferisce con il suo tono sicuro e divertito. Seduta nel suo modo "comodo" quasi mascolino.
La guardo dal alto al basso e mi domando come sia possibile che una ragazza come lei sia la segretaria di una scuola come quella.
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