8. C. C. A., Non C'è Due Senza Tre
Ormai siamo in viaggio da due ore, ed è già tanto che non mi sia ancora addormentata. Probabilmente l'ansia influisce più del dovuto.
Robin guida mentre chiacchiera con la moglie al suo fianco, Kaila è appoggiata alla spalla di Jonathan, che fissa il paesaggio fuori dal finestrino, mentre Kevin è assorto nella lettura di un libro. Io invece sono occupata ad accarezzare i capelli di Yemaya che si è addormentata sulle mie ginocchia. Sembra un angioletto.
In effetti è abbastanza presto per lei, ma ha tanto insistito per accompagnarci, chi sarebbe riuscito a dirle di no?
Yeya, come la chiamo io, si è stranamente affezionata a me e io posso dire lo stesso.
Tutti in questa famiglia sono diventati importanti in così poco tempo. Non so come spiegarlo, mi sono sentita accolta, per la prima volta, non giudicata, accettata. Juliette e Robin si sono rivelati essere dei genitori canonici. Quelli simpatici e divertenti, ma alle volte severi e irritanti, ci ho litigato, lo ammetto, ma farlo mi è sembrato così giusto e soddisfacente, così com'è stato far pace con loro. Yemaya, sebbene alle volte sia fin troppo insistente, col suo visino dolce e la mente astuta, terribilmente simile a quella di Jonathan, non ha potuto non conquistare il mio cuore. Kevin... È stato un fratello, per me. All'inizio non l'avevo inquadrato bene, sembrava fin troppo perfetto, ma poi ho capito che dietro quel sorriso smagliante si nascondeva l'insicurezza e la paura di essere abbandonato. La forza nell'essere debole.
E Kaila. Kaila è la mia migliore amica. Mi intimidiva, in qualche modo, la vedevo così diversa da me, ma in lei ho saputo trovare la miglior confidente. Per quanto riguarda Jonathan, devo dire di aver capito molto di lui. Non è un tipo molto espansivo, ma basta osservarlo per capirlo, alla fin fine. Non deve aver avuto un'infanzia molto felice. Ha vissuto solo due anni col padre, eppure sono convinta che qualche volta lo veda ancora, di nascosto dalla madre. Inoltre ha un enorme spirito fraterno nei confronti delle due sorelline, in particolare Kaila, mentre non sopporta neanche lontanamente Kevin e a quanto pare la cosa è reciproca. Non ho ancora capito a pieno il suo rapporto con Robin. Sembra fidarsi di lui, ma non lo considera un padre, solo il compagno di sua madre e qualcuno degno di rispetto. Quel ragazzo è maledettamente criptico, ma in qualche modo sono riuscita a decifrare alcuni suoi comportamenti. Per esempio, ora so che quando è nervoso si spettina i capelli, e che quando è imbarazzato distoglie lo sguardo. Dai suoi occhi non trapela nulla, ma è il suo corpo a parlare per lui.
"Stalker"
Solo spirito d'osservazione, gente!
-Siamo arrivati- dice emozionata Juliette.
Mi guardo intorno, non so dove siamo, ho perso completamente il senso d'orientamento, ma so che quel lago davanti a noi non promette nulla di buono.
Scuoto piano Yeya, che schiude i suoi occhioni davanti a me, mi sorride e si alza, mentre apro lo sportello per uscire da furgoncino.
Non mi sono sbagliata. Quello è senza dubbio un lago.
-E ora?- domando.
-Dobbiamo entrare nel lago, quello è il passaggio- spiega Kevin.
Arretro di un passo, cercando di non mostrare la mia espressione spaventata.
-Io non so nuotare- rivelo.
Ormai è da tanto che non sogno più di annegare, ma l'acqua...mi fa ancora paura.
-Non preoccuparti, tesoro- mi sorride Juliette -Il trucco è proprio lasciarsi annegare.
Sgrano gli occhi.
-Andremo insieme- mi sorride Kaila stringendomi la mano.
Jonathan e Kevin intanto prendono le valige e le buttano nel lago, troppo velocemente per far sì che io emetta anche solo un verso. Spero almeno che i miei vestiti non si bagnino.
Vedo Jonathan farsi strada tra le acque e arrivare più o meno al centro del lago, per poi venir trascinato giù da non so cosa. Deglutisco, mentre vedo Kevin fare lo stesso.
Prima di entrare nel lago, lascio momentaneamente la mano di Kaila e mi abbasso all'altezza della piccola della famiglia, abbracciandola forte.
-Ti voglio bene, Yeya.
-Anch'io- mi risponde con la sua piccola voce.
Abbraccio Juliette e Robin e quando anche Kaila finisce il suo giro di saluti, le nostre mani tornano a stringersi e affondiamo un piede nel lago, poi un altro e un altro ancora.
Tocchiamo a stento e il mio cuore inizia a tamburellare agitato, guardo ansiosa la mia amica, che sorride rassicurante, poi la terra manca da sotto i miei piedi e sprofondo.
Vorrei muovermi, agitarmi, ma l'unica cosa che riesco a fare è chiudere gli occhi e stringere la mano di Kai.
Morirò. Di nuovo. Perché ovviamente una volta nella vita non basta.
"Oh, andiamo, usa il cervello una buona volta. Sei nata stupida?"
Ma stavolta non sembra far male, i polmoni non bruciano, e d'improvviso, qualche strana forza mi spinge verso l'alto, apro gli occhi e spalanco la bocca.
Mi trovo sulla costa del lago, la mia mano stretta a quella di Kaila e i vestiti stranamente asciutti. Davanti a noi si erige maestoso un edificio enorme, un castello, uno di quelli medievali con le torri e tutto il resto. Sembra quasi Hogwarts. Numerosi ragazzi sono riuniti a gruppetti, aspettando di poter entrare. Io e Kaila ci alziamo, aiutate da Jonathan e Kevin.
-WOW! È STATO FANTASTICO!- esclama Kai ridendo come una matta, seguita a ruota da me. In fondo non è stato così male.
Raccogliamo le nostre valige e aspettiamo di poter entrare.
-Adesso inizieranno a chiamare i primini- spiega Ken -Divisi per dormitorio. Una volta che voi mocciosi ve ne sarete andati, noi saremo liberi di scorrazzare dove ci pare.
-Così saremo divise- borbotta Kaila verso di me.
-Solo temporaneamente. Ci rivediamo dopo, ok?- lei annuisce e mi abbraccia.
In quel momento compaiono, letteralmente, tre persone. Due donne e un uomo.
Una delle donne indossa un lungo e bellissimo vestito verde prato, sembra fatto di seta. Ha i piedi scalzi e dai lunghi capelli castani spuntano un paio di orecchie a punta. Un'Elfa?
L'altra è il completo opposto: capelli di pece, corti e sbarazzini, viso pesantemente truccato e un vestito viola scuro, molto, ma molto piccolo. Dalle labbra ricoperte si rossetto spuntano un paio di canini. Vampiro.
L'uomo è invece molto...grosso e muscoloso. Pelato e con un tatuaggio sulla nuca, che continua sotto maglietta bianca accompagnata da un cappottino di pelle. Non ho idea di chi sia, ma deve essere un tipo pericoloso, andando per esclusione.
-I ragazzi del primo anno da questa parte- urla l'uomo con voce profonda e cavernosa. Saluto con la mano i due ragazzi e con Kaila mi avvicino.
-Adesso a turno vi chiameremo e sarete suddivisi per dormitori- spiega l'Elfa sorridendo.
-Madelaine Acri- inizia la vampira, ma non le presto molta attenzione, lei è del secondo dormitorio. Una volta finita, l'Elfa inizia la sua lista. Chiama Kaila verso la fine, dato il suo cognome iniziante per la w.
Le lancio un'occhiata rassicurante e lei si avvicina al suo gruppo.
Ascolto un po' più attentamente l'appello del terzo dormitorio, osservandone attentamente i componenti. Alcuni sembrano totalmente normali, altri invece hanno strani tratti. Come un ragazzo dai capelli e gli occhi bianchi, la pelle scura e le orecchie a punta. Deve essere un Drow, un Elfo Scuro.
C'è poi una ragazza con due segni triangolari sotto gli occhi, di cui non saprei dire la provenienza.
-Rainbow Sekhmet Wood- un sorriso mi si forma sulle labbra e mi unisco al gruppo. Ha detto Wood. Un sentimento di soddisfazione nel sentire il cognome affiancato al mio nome si diffonde nel petto.
Devo sembrare una stupida per la mia espressione facciale, ma non mi importa. Lancio un ultimo sguardo a Kaila per poi seguire il mio gruppo.
-Bene marmocchi, come già sapete, voi siete i tipi pericolosi- dice l'uomo incamminandosi verso chissà quale parte isolata dell'Accademia -Quindi gli occhi di tutti saranno costantemente puntati su di voi. Se farete ritardo, lo noteranno, se andrete male lo noteranno, se respirerete lo noteranno. E gli darà molto fastidio.
Corrugo la fronte, cercando di capire dove vuole andare a parare.
-In genere le persone hanno paura di noi, perché siamo più forti, più intelligenti e di conseguenza più pericolosi. In questa scuola noi vi insegneremo a sfruttare le vostre capacità. Ricordate: la paura non è un sentimento cattivo. È un avvertimento che parla chiaro, dice: fate molta attenzione. E per noi è molto importante provocare paura.
-Perché?- domanda una ragazza dalla voce sottile. Ha i capelli biondi e gli occhi gialli...occhi di rettile.
-Come ti chiami?- le chiede la nostra guida.
-Elizabeth Smith- risponde.
-Tu sei una Mind Flyer, Smith. Ti nutri del cervello delle persone.
-Questa è la mia natura, ma riesco a trattenermi, non sono una cannibale, mangio solo cervello animale- spiega tentennante.
-Questo tu lo sai, ma gli altri? Loro ti credono un mostro pronto a saltargli addosso e a succhiargli via il cervello. Ti temono, e se non ti temessero ti ucciderebbero- dice duro.
Guardo la ragazza, sembra così fragile. È mica colpa sua essere nata così?
-Non tutti sono così- intervengo con voce dura.
Il professore si ferma e si volta verso di me, degnandomi dello sguardo.
-Wood, giusto?- annuisco -Sei la sorella di Jonathan Wood?
-Non proprio- rispondo incerta.
-Anche lui parlava come te, due anni fa. Ma vivere in questa accademia cambia le persone- prosegue ignorando la mia risposta.
-Può anche cambiare le persone, ma non cambia i fatti. Esiste chi è pronto ad appoggiarti, nonostante la tua natura. Altrimenti non esisterebbero così tante Chimere, non crede? - mi impunto.
Lui ridacchia per poi voltarsi e riiniziare a camminare.
-Mi piaci, Wood- dice.
Rimango momentaneamente spiazzata dalle parole dell'uomo, ma presto un sorriso si fa strada sul mio viso, insieme ad una certezza soddisfacente: ho conquistato la simpatia del professore.
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