4. Famiglia
Non so se credere a quello che ho sentito o saltare giù dall'auto urlando, ma i due non mi lasciano il tempo di metabolizzare.
-Il mondo non è come tu credi che sia- continua Robin -Esistono quelli che alcuni chiamano impropriamente mostri: le creature mitologiche e le chimere. Tu sei una chimera: i tuoi genitori erano due creature mitologiche diverse e da loro sei nata tu. Ma è meglio continuare dopo questo discorso. Siamo arrivati.
Scendo un po' scossa dall'auto, alla fin fine non mi ero neanche accorta che fossimo partiti.
Mille pensieri mi affollano la mente: non dovrei fidarmi di questi due sconosciuti, eppure mi viene naturale, come se ci fosse un'aura che li circonda, un'aura così pura da riuscire ad attirare qualsiasi essere vivente.
Il flusso dei pensieri viene interrotto da ciò che appare davanti ai miei occhi. È una villa quella?!
Sì, un'enorme villa a due piani color rossastro e dal tetto di mattonelle tinte di blu. I miei nuovi genitori mi fanno strada e aprono la porta di casa, facendomi segno di entrare.
Le gambe si muovono da sole e i miei occhi registrano ogni minimo dettaglio, dalle foto appese lungo le pareti al camino nel salotto, davanti al divano, dalle grandi e luminose finestre agli sfarzosi, anche troppo, lampadari.
-Ti piace?- chiede Juliette appoggiando le mani sulle mie spalle.
-È bellissimo- riesco a dire.
Lei mi sorride, poi si rivolge al marito.
-Caro, che ne dici di chiamare i ragazzi?- si scambiano uno sguardo di intesa e l'uomo si avvicina al camino, per poi battere quattro colpi contro di esso.
E dovrebbero aver sentito qualcosa?
-Siiiiii è quiiiii- sento urlare da una voce allegra. Un piccolo terremoto scende le scale e si precipita davanti a me.
Mi fissa.
E io la fisso.
Ha un viso tondo e grazioso, due occhi verdi che mi scrutano attenti e dei lunghi capelli castani.
Qualcosa mi dice che è la più piccola di casa...come si chiamava? Maya?
Continua a fissarmi, è imbarazzante, poi d'improvviso il suo volto si apre in un sorriso e mi salta letteralmente addosso.
Riesco miracolosamente a prenderla al volo senza rischiare di farla cadere, lei si stringe a me, appoggiando le piccole braccia intorno al collo e accarezzandomi i lunghi e neri capelli.
-Come sei bella- dice -Sembri una fata. Uno dei tuoi genitori lo è?
La metto giù guardandola confusa.
-Non che io sappia- rispondo, tentennando.
-Quindi...sei tu la nuova sorella?- interviene un'altra voce. Ai piedi delle scale, una ragazza dagli sbarazzini riccioli d'oro e gli occhi caramello, si avvicina felice, seguita da due ragazzi un po' meno...allegri?
Quello a destra della ragazza ha capelli color grano illuminato dal sole e occhi azzurri come il mare più cristallino. Incurva leggermente le labbra all'insù.
L'altro ha la carnagione pallidissima, capelli e occhi così neri da far spavento. Lui non sorride, la sua espressione è completamente indifferente.
Inquietante.
-Benvenuta fra noi- dice la ragazza abbracciandomi. E barcollo pensando che ho ricevuto più abbracci oggi che in tutta la mia vita. Rispondo all'abbraccio e lei si stacca da me. Il biondo mi saluta con la mano, mentre il moro fa un cenno con il capo. Rivolgo ad entrambi un sorriso intimidito. Almeno loro tengono di più al cosiddetto "spazio vitale".
-Ragazzi, lei è Rainbow Sekhmet, Rain loro sono: Yemaya, Kaila, Kevin e Jonathan- presenta Juliette indicando rispettivamente la bimba terremoto, riccioli d'oro, il biondino e l'imbronciato.
-Ora però passiamo alle cose serie- inizia Robin fissando il suo sguardo nel mio -Hai bisogno di risposte.
Non sa quanto ha ragione.
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