21. Dove Sei Stato?
-E così credevi potesse essere lui il colpevole... - conclude Jonathan con un sospiro.
-Esattamente. Invece ho fatto cilecca e non so se sia un bene o un male.
-Di certo un bene, non ti sarebbe piaciuto assistere alla reazione di Reina- ridacchia osservando il cielo dai toni color pastello.
-Mi sa di no. Sono troppo giovane per ricevere un simile trauma- dichiaro sicura, con un sorriso ironico.
Mi sento stranamente calma, qui, sdraiata sul terrazzo, in compagnia di mio fratello. Fratello? Fa davvero strano definirlo così.
In poco tempo la mia vita è cambiata radicalmente: ora ho una casa, una famiglia, degli amici. Ho scoperto di essere una chimera e sto cercando il colpevole di un omicidio. Penserei di essere la protagonista di un film, il classico cliché, dove una povera ragazza orfana scopre di appartenere ad un mondo incantato e di essere l'unica a poterlo salvare. Ma questo non è un film, ed è reale, incredibilmente reale. Non posso dire di essere l'eroina della scuola, ma forse sono sulla strada per diventarlo, e non per via di una profezia, di un potere straordinario o di un'incredibile bontà. Solo per la mia natura da segugio. E un segugio va dove la giustizia lo porta.
"Wow, a cosa è dovuta tutta questa saggezza?!"
Alla prolungata presenza di una orribile voce nella mia testa, ovviamente. La sofferenza nel doverti sopportare mi ha portata a diventare parecchio saggia.
"Aw, non devi ringraziarmi tesoro"
Credimi, non era mia intenzi....
-Rain- a quel richiamo riapro gli occhi, che avevo chiuso senza rendermene conto.
-Mmm?
-Pensavo...è bello che tu faccia parte della famiglia.
Gli sorrido commossa, non avrei mai creduto di sentire parole simili uscire dalla sua bocca. Infondo, Jonathan Wood altro non è che un ragazzo freddo all'apparenza, ma con un cuore d'oro nel profondo.
-Rain...Rain!!!!
La prima cosa che percepisco, oltre alla fastidiosa voce che chiama il mio nome e ai violenti scossoni, è il freddo pavimento sotto di me. Apro piano un occhio e, una volta resami conto che è notte e non c'è alcuna luce ad infastidirmi la vista, apro anche l'altro. Davanti a me una Liz preoccupata mi osserva con la fronte aggrottata.
Mi guardo in giro e rimango leggermente delusa nel constatare che Jonathan non è più affianco a me, dove l'avevo lasciato prima di addormentarmi.
-Cosa c'è?!- borbotto spazientita all'ennesimo richiamo della ragazza.
-Rain...è successo di nuovo...
-Gli assorbenti sono nel secondo cassetto del comodino.
-No Rain, non hai capito, hanno ucciso una persona.
Balzo in piedi immediatamente, mentre sento il panico man mano impossessarsi di me.
-Chi è morto?!
-Un ragazzo... Uno del dormitorio 2, non ho capito bene il nome.
-Kevin?!?!- domando impanicata, percependo un nodo alla gola e la sensazione di vomito ormai familiare.
-No... NO. Sono sicura non fosse il suo nome, si chiamava tipo... Raphael, una cosa del genere.
Rilasso per un secondo i nervi.
Poteva andare peggio.
È andata peggio. Un'altra persona è morta. Un'altra vita è stata presa. Ti va bene?!
No, certo che no.
Mi alzo in piedi rientrando all'interno dell'appartamento e precipitandomi giù dalle scale con Elizabeth alle calcagna.
-Dove l'hanno ucciso?!
-Alle spalle dell'Edificio Madre- mi urla col fiatone.
Aumento il passo e dopo una decina di minuti riesco già a vedere la folla agglomerata intorno ad un punto fisso. Mi faccio spazio a suon di gomitate, facendomi strada tra la massa di persone.
Ancora una volta, la scena che mi si presenta davanti risulta essere abbastanza sconvolgente.
Il professor Doodle, con l'utilizzo di chissà quale arte magica, fa lievitare il corpo che riconosco essere del vampiro che il primo giorno stava attaccando il demone del Dormitorio 3. Il volto pallido è rigato da solchi di lacrime nere, varie giunture del suo corpo unite da segni di luce bianca.
-L'hanno trovato a pezzi- sento dire -non so con quale genere di magia sono riusciti a ricomporlo.
È orribile. Un corpo privato della sua unità, un viso sfregiato da inchiostro nero. Chi sarebbe capace di una simile crudeltà? Chi potrebbe compiere un'azione così terribile e disumana?
Indietreggio orripilata, prima di voltare le spalle, per allontanarmi dalla scena.
Sento gli sguardi bruciare su di me e sento il Segugio reclamare giustizia. Aumento il passo per fuggire dalla scomoda sensazione, decisa a nascondermi in un posto dove posso pensare, da sola, senza interruzioni di alcun tipo.
I pensieri si susseguono in fretta nella mia mente, uno dopo l'altro, senza freno.
Che fare? Dove andare? Come scoprire l'assassino? Devo farlo proprio?
Il mio naso urta contro qualcosa di eccessivamente duro.
Alzo lo sguardo e mi accorgo di aver sbattuto contro Jonathan
-Nath- pronuncio flebile, mentre un istantaneo senso di sollievo mi pervade inspiegabilmente.
Il suo sguardo, però, è duro, cupo. So che ha visto.
-Ha ucciso, di nuovo- sospiro, stringendomi tra le braccia.
Non ricevendo risposta, decido di continuare il discorso.
-Un ragazzo, una persona innocente, priva di colpa.
-Oh credimi, quel ragazzo era tutto, purché innocente- borbotta lui.
-Mettiamo anche il caso sia così, ricevere un trattamento simile... Nessuno lo merita.
-Non sai davvero cosa merita la gente. E lui meritava davvero di morire.
Lo sguardo serio nei suoi occhi, la mascella rigida e l'odio filtrato dalle sue pupille mi fa emergere un dubbio.
-Jonathan... Dove sei andato dopo essere stato con me?
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