17. Un Gioco Da Ragazzi

I giorni hanno ripreso a scorrere monotonamente. Colazione, lezione, pranzo, lezione, compiti, cena, compiti, letto. Ogni giorno uguale all'altro, ugualmente faticoso e stressante. Anche Halloween è passato come se nulla fosse, o almeno per me, che ho deciso di rimanermene rinchiusa in camera mentre gli altri giocavano a spaventarsi a vicenda nel bosco. Come se non bastasse, ormai tutta la scuola conosce la "primina dei tipi pericolosi, sospettata di omicidio", ovviamente sono stata chiamata dalla preside e non sono neanche lontanamente nella lista dei sospettati, ma vallo a spiegare a quei montati degli altri dormitori. Per ora quindi mi limito a restare nel mio ristretto gruppo di amici, sapendo che, di fatto, i bulli non attaccano se sei in branco e, davvero, non sono proprio dell'umore per sopportare accuse di omicidio.
Ho altri problemi a cui pensare al momento.
Con le mani tremanti, appoggiate al lavandino, osservo irrequieta l'immagine riflessa nello specchio di fronte a me. Ho problemi a controllare la mia natura. Di nuovo.
Non sono sicura di quando abbia capito che le cose non andavano, ma fatto sta che controllarsi è diventato sempre più difficile.
Tutti quegli sguardi, quelle accuse... Non riesco a sopportarle. Tra l'altro ogni volta che chiudo gli occhi, le immagini di quella notte mi tempestano la mente.
Quel volto innocente, quegli occhi spenti. Abbandonati al proprio destino.

"È la tua natura, Rain, richiede giustizia"

-Oh mio dio taci per una buona volta- urlo, fuori di me, colpendomi la testa, intenzionata a zittire la voce che mi dà tormento.
Mi sa che impazzirò presto, scoprirò di avere una doppia identità e impazzirò. O forse sono già pazza senza saperlo.
Continuo ad osservare i miei occhi rosso fuoco, leggermente aranciati vicino alla pupilla e cerco di calmarmi per poter rivedere il mio anonimo castano. Ma non riesco.


"Oh, credimi se ti dico che il segugio non ti lascerà in pace finché non otterrà giustizia."

-Cosa vuoi che faccia!!!- piagnucolo pestando i piedi sul pavimento, arresa al fatto di essere impazzita.

"Beh, dai al segugio ciò che vuole."

Sto per ricominciare ad urlare contro me stessa, quando una malsana idea si fa spazio nella mia mente. So benissimo ciò che vuole il segugio. Giustizia. In poche parole, devo trovare il colpevole e improvvisarmi Sherlock Holmes per l'occasione. Solo per riacquistare la mia sanità mentale.
Il mio segugio interiore sembra essere d'accordo, poiché ben presto i miei occhi ritornano normali e riesco a tirare un sospiro di sollievo.
Faccio per uscire dal bagno in cui mi sono rintanata alla fine della lezione di magia, ma vado a sbattere contro qualcuno che, a giudicare dai duri pettorali, non può essere una femmina.
Alzo lo sguardo e presto noto che non è altro che il ragazzo-antiansia di Reina...Erik se non sbaglio.
-Che ci fai nel bagno delle ragazze?- chiedo corrugando le sopracciglia.
-È il bagno dei ragazzi- risponde atono piegando la testa verso sinistra.
Oh...
-Allora ecco perché puzza così tanto- borbotto tra me e me.
-Non sempre i maschi riescono a centrare il water- commenta calmo.
-Ew- mi lascio sfuggire schifata. Beh poteva risparmiarsela questa, magari utilizzando la scusa delle tubature da cambiare.
-Ora vado a centrare il water in questione- ripete chiudendosi all'interno di una delle cabine.
-Okay... Beh grazie per l'informazione- urlo, prima di uscire dal bagno. Che tipo strano.

Mi ritrovo di nuovo a camminare tra i corridoi della scuola e ben presto ricomincio a sentire tutti gli sguardi su di me. Vorrei dire che mi stanno guardando per la mia bellezza, ma so bene che non è così. Ottimo.
La cosa positiva è che la bestia dorme ancora. E se voglio che continui a dormire non devo fare altro che scoprire il colpevole, niente di complicato insomma.
La mia mente ritorna a quel lunedì pomeriggio, quando la preside Savoir mi aveva chiamata nel suo studio.

-Si accomodi, signorina Wood- mi aveva detto pacata.
-Sono nei guai?
-Certo che no cara, volevo solo assicurarmi di persona che tu non avessi riportato alcun trauma.
-Oh, beh, per ora tutto bene, grazie- risposi insicura. Insomma, non avrei di certo fatto storie per qualche piccolo incubo, magari avessi saputo allora che avrei avuto problemi di autocontrollo.
-Per qualsiasi cosa, puoi rivolgerti a me e ai tuoi professori, lo sai vero? Vi manderemmo tutti a casa in via preventiva, ma per ora non è possibile, in quanto potrebbe indebolire le barriere e attrarre in un attimo i sine umbra.
Quella situazione era così irreale. Insomma,, la preside in quel momento assomigliava più a Silente che alla Strega dell'Ovest, eppure mi era sembrata così fredda e rigida all'inizio.
-Come fa ad essere certa che io non c'entri con l'omicidio?
-Semplicemente perché so che tu non sei una sine umbra.
Quelle parole, dette così candidamente, senza alcuna esitazione, mi fecero rabbrividire.
-Come... Come hanno fatto ad entrare? Pensavo fossimo protetti.
-Semplicemente li ha aiutati qualcuno dall'interno. Qualcuno che si trova alla C.C.A. da abbastanza tempo da sapere come fare. E ciò chiarisce ogni dubbio su di te. Non puoi essere stata tu.

Ciò restringe il mio campo a quelli del secondo anno in su, che praticano magia e sono abbastanza bravi e intelligenti da riuscire a disilludere le barriere e far intrufolare un sine umbra all'interno della scuola senza essere scoperti da nessuno.
Un gioco da ragazzi, insomma.

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