13. Sabato Degli Orrori
Oggi il cielo è nuvoloso. Probabilmente domattina pioverà. Chiudo gli occhi respirando piano: è passato a malapena un mese, eppure sono già sfinita. Non penso che un normale essere umano sopravvivrebbe in una situazione del genere. Svegliarsi presto, andare a lezione, esercitarsi con i propri poteri, allenarsi in difesa personale e con le armi, studiare e di conseguenza andare a dormire tardi. Più che una scuola questo sembra un campo d'addestramento. Ma per cosa? Siamo in guerra e non lo sapevo? I sine umbra attaccano? I cacciatori di streghe ci vogliono al rogo? Voglio saperlo, per avere almeno un motivo per sopportare tutto questo. Come se non bastasse i dormitori 1 e 2 ci girano alla larga, guardandoci con sdegno e timore. Ma d'altronde sono abituata a questo genere di comportamento, all'orfanotrofio non ricevevo trattamento diverso.
Oggi è sabato. Di sabato non ci sono lezioni pomeridiane e questo mi ha dato la possibilità di ritagliarmi un po' di tempo per me e il tetto mi è parso perfetto come rifugio segreto.
Giocherello col ciondolo della mia collana, godendomi la tanto agognata tranquillità.
-Ehi novellina- apro di malavoglia gli occhi, ben conscia dell'identità della criminale che ha osato disturbarmi.
-Sì, principessa Dark?- rispondo ironica. Devo ammettere di aver instaurato un buon rapporto con Reina. Potrebbe apparire un po' fredda e calcolatrice, ma ha uno spirito dolce e apprensivo. Una volta ho guardato la sua anima e l'ho trovata di un giallo mieloso. La prendo sempre in giro per questo, per quanto sia possibile prendere in giro una Dhampira suscettibile e di qualche anno più grande e esperta di te.
-Dovresti smetterla di guardare il cielo e andare un po' in giro a conoscere gente. Non vuoi farti una vita sociale in questa accademia?- qualsiasi persona direbbe che si sta comportando da stronza. Invece stranamente è più gentile del solito.
-Una vita sociale già ce l'ho. Ho fatto un sacco di nuove conoscenze. Dì la verità, vuoi che sloggi perché ti serve la camera col tuo ragazzo?- spalanca gli occhi e boccheggia senza parole.
-Io...tu...COME SAI CHE HO UN RAGAZZO?- è l'unica cosa che riesce a dire.
-Ho i miei informatori- alzo le spalle.
-Ad ogni modo...allora per te va bene?
-Quindi ci avevo azzeccato...
-Il fatto è che tuo fratello non ci lascia mai la stanza, quindi...sperando che tu non sia come lui...
-Va bene, va bene, sloggio. Ma voi non fate nulla di...sconcio. Ah, prima o poi dovrai presentarmelo- mi arrendo alla fine.
-Non siamo ancora a quel punto- precisa lei -e per quanto riguarda il presentartelo... ad Erik non piace molto fraternizzare con le persone, anzi non piacciono molto le persone in generale.
Aggrotto la fronte confusa, per poi scuotere la testa sospirando. Meglio non fare domande. Mi limito quindi ad alzarmi e abbandonare l'appartamento.
Dopo aver passato circa un quarto d'ora a giocare con i pollici, ho deciso di andare in biblioteca. Quindi ora mi ritrovo qui, delusa e parecchio contrariata. Sapete la biblioteca della Bella e la Bestia? Quella di Harry Potter? Mi va bene persino il labirinto del Nome della rosa!!! Quella che ho avuto il dispiacere di vedere è semplicemente una stanza piccola e con poche finestre, cinque librerie e tre tavoli abbastanza stretti. La biblioteca si è rivelata essere terribilmente angusta, schifosamente polverosa e immancabilmente noiosa. Nessun libro di narrativa, solo grossi saggi risalenti al medioevo o letture correlate a materie scolastiche.
Sbuffo contrariata chiudendo il terzo libro che mi era parso interessante e che invece è effettivamente una pizza, guadagnandomi occhiatacce risentite da parte di quei pochi gatti presenti. Ancora più nervosa, decido di uscire, sbattendomi la porta alle spalle. Così quei cosi imparano a guardarmi male.
Intraprendo quindi il corridoio poco illuminato che mi porterà all'uscita.
"Speriamo almeno che i fidanzatini abbiano sloggiato. Anche perché sono passati..." mi porto distrattamente una mano all'orologio "settantacinque minuti"
Beh? Sicuramente in settantacinque minuti avranno sistemato tutti i comodi loro. Mal che vada posso chiedere ausilio a Jonathan, anche perché non parlo con lui da un sacco di tempo: i ritmi stressanti mi hanno a malapena permesso di stare un po' con Kaila, Kevin pare essersi volatilizzato, ma infondo è normale che non l'abbia ancora visto. Infatti Kaila è del mio stesso anno e frequenta molte lezioni con me, mentre Jonathan è del mio stesso dormitorio. Il caro buon vecchio Ken, invece, non solo non ha la mia età, ma appartiene anche ad un altro dormitorio,dunque se con l'ombra spettrale è già difficile, con lui sembra proprio impossibile.
Arresto il mio passo, rendendomi conto di aver calpestato qualcosa di scivoloso. Abbasso lo sguardo e sgrano gli occhi dall'orrore. Sotto la suola delle mie converse, infatti, si espande un denso liquido rossastro, che non fatico a catalogare come sangue. Deglutisco a vuoto e con lo sguardo seguo la scia. Soffoco un coniato di vomito, mentre sento le gambe cedermi e mi accascio per terra. Poco lontano da me c'è un corpo, o almeno corpo si sarebbe potuto definire prima di essere ridotto in quelle condizioni.
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