11. Debout

Il mio primissimo giorno di scuola è arrivato.
All'orfanotrofio c'era una suorina che ci insegnava un po' di tutto, ma la maggior parte delle cose le ho imparate da autodidatta, quindi non sono mai andata in quella che si definisce scuola.

Mi sistemo la frangetta scura e pettino i capelli scalati, mentre osservo con occhio critico l'uniforme.

Non mi sono mai piaciute le gonne, specialmente se così corte e a quadri, ma devo dire che questa non è così male. E poi il blu mi dona. Passo le mani sulla camicetta bianca e infilo la giacca blu, avendo libera scelta per le scarpe metto le mie converse di jeans e poi prendo lo zaino e lo metto in spalla.

Le altre sono già uscite da tempo, mentre io ho avuto qualche... problemino...a svegliarmi, nonostante le ripetute cuscinate e le varie minacce di morte da parte di Reina.
Risultato: colazione saltata e stomaco vuoto e brontolante.
La prima lezione di "Padronanza dei poteri" si terrà nel bosco, dunque decido di uscire e aspettare gli altri primini, beati con gli stomaci pieni e sfamati, fuori dal dormitorio.

Esco dalla stanza e mi richiudo la porta alle spalle, muovo qualche passo verso le scale, prima di rendermi conto della presenza di qualcuno di fin troppo familiare.

-Jonathan- saluto, in qualche modo felice di rivederlo.

-Ancora qui?- mi chiede sospettoso.

-Ehm...la sveglia- ridacchio, consapevole che la sveglia non c'entra un corno.

-Non sei riuscita a svegliarti di nuovo- deduce alzando gli occhi al cielo.

Sì, è una cosa che mi succedeva anche a casa. Casa, che parola strana. Può un luogo così estraneo diventare in poco tempo una casa?

-Specchio chiama Rainbow. Ancora persa nel mondo degli unicorni?- mi prende in giro il ragazzo.

-A dir la verità pensavo più ad arcobaleni e cavalli alati, ma se preferisci gli unicorni...- sto al gioco scendendo le scale seguita da lui.
Stamattina sembra essere di buon umore. Fatto più unico che raro, devo dire.

-Sai che ieri ti hanno nominato in mia presenza una ventina di volte? Il professor Connor e Reina- faccio io.

-Beh, ci credo, il professore mi adora, mentre Reina è la fidanzata del mio coinquilino.

-Così sei il cocco del...aspetta Reina ha il fidanzato? Non ci ha accennato niente- troppe informazioni in troppo poco tempo...

-Sai non è che si raccontano ad una persona appena conosciuta vita morte e miracoli

-Sisi, come dici tu- sibilo dandogli ragione e fermandomi davanti alla porta del dormitorio 3. Lui avanza di qualche passo prima di accorgersi della mia assenza, così si volta verso di me.

-Non vieni al Madre?

-Ho lezione di padronanza oggi- spiego.

-Va bene allora, buona fortuna- mi augura mentre continua il suo percorso.

-Non ne ho bisogno, non sei l'unico ad essere entrato nelle grazie del prof- gli urlo dietro. Scuote la testa e ridacchia, mentre un sorrisino ebete mi si forma sul volto: è la conversazione più lunga e pacifica che abbia avuto con lui da quando lo conosco.

Quando vedo arrivare i primini, mi accodo a loro, raggiungendo Lizzi.

-Come va dormigliona?- mi prende in giro. Mi sembra molto più aperta di ieri e ne sono felice -Ho qualcosa per te- mi mette davanti agli occhi un'enorme ciambella, agitandola con energia.

-Per me?- chiedo estasiata.

-Per te.

L'afferro e in poco tempo scompare. Mi ci voleva proprio.

Ci inoltriamo nel bosco in gruppo e mi sento una piccola scout. Gli alberi ci circondano, grandi e maestosi, mentre riecheggia nell'aria il canto degli uccelli. Arrivati al centro della foresta giro su me stessa, cercando di individuare il prof. Lo trovo su un ramo abbastanza alto, con le gambe dondolanti e un ghigno divertito. Non appena incrocia il mio sguardo salta giù dal ramo, rendendosi visibile a tutti.

-Benvenuti alla vostra prima lezione di potenziamento- dice -Posso affermare che questa materia non solo è impegnativa, ma anche molto lunga. Ognuno di voi ha un potere diverso, e ci sono solo io per insegnare a cinquanta persone, quindi vi prego di essere collaborativi e veloci. Smith- Lizzi, di fianco a me, si irrigidisce -Vieni qui.

Raggiunge il prof al centro del gruppo.

-Tu sei una Mind Flyer, il potere che imparerai a sviluppare oggi è quello telecinetico, mettiti in un angolo e prova ad alzare qualche foglia- vedendola tentennare, Connor alza gli occhi al cielo -entro oggi, Smith.

Lizzi sembra risvegliarsi e scatta verso un punto imprecisato poco distante.

-Castel- continua. Il Drow si avvicina.

-Tu cerca di affondare la mano in un ombra. Concentrati e, mi raccomando, non lasciarti risucchiare- Sebastian annuisce e si posiziona poco distante da Lizzi.

-Wood- mi impettisco e mi avvicino a lui.

-Tu...aspetta, tu cosa sei? Anche tu una mezza ombra spettrale?- ogni riferimento a Jonathan Wood è puramente casuale, o no?

-No. Elissena e Segugio infernale- fischia in segno d'approvazione.

-Finalmente un segugio dopo anni. Devi controllare il fuoco e il calore. Trova qualcosa che ti aiuti a suscitarlo e qualcos'altro che ti permetta di controllarlo- annuisco un po' intontita e mi allontano, posizionandomi il più distante possibile da tutti.

Mi trovo in una foresta, il minimo errore e tutto andrà in fiamme. Mi siedo per terra e incrocio le gambe, chiudo gli occhi e respiro profondamente. È il mio modo per concentrarmi, per estraniarmi dal mondo, lo faccio da quando ne ho memoria.

Scavo nel mio cervello per cercarla, quell'emozione sempre presente e sempre celata sotto mentite spoglie. Nervosismo? Rabbia? No. Paura.

Paura di me stessa, paura di ciò che sono e di ciò che potrei essere. Paura di perdere quel che mi rimane, paura di ferire e essere ferita.

Respira Rain.

La paura, però, è una debolezza, un'emozione difficile da controllare. A me serve altro.

Sono stata molte cose nella mia vita: l'orfanella, la sfigata senza amici, l'asociale, quella da prendere di mira. Ma nella mia insicurezza, ho sempre trovato una ragione per alzare il volto guardare in faccia la realtà. Perché io non sono coraggiosa, per nulla. Ho paura dei serpenti, degli insetti, dei rettili in generale. Ho paura di perdere ciò che dopo anni ho guadagnato. Ho paura anche adesso, paura di deludere tutti, paura di bruciare questa foresta. Eppure c'è una cosa che non mi è mai mancata: la determinazione.

Anche se il mondo mi crolla addosso, anche se le mie certezze vengono distrutte, le ricostruirò, una ad una, rendendole forti e invincibili.

Un familiare bruciore all'iride mi porta a spalancare gli occhi. Il mio battito aumenta, la bocca dischiusa in segno di sorpresa. Attorno a me è tutto...diverso. Vedo meglio.

I colori sono più nitidi, i contorni più definiti. Scruto ogni centimetro del bosco, perdendomi nel meraviglioso panorama. Poi accade. Poso lo sguardo sulla mia classe e la gola diventa secca, mentre le pupille si diradano.

Attorno ad ogni ragazzo, c'è un'aura di colore. Quella di Lizzi è di un rosa perla, Sebastian ce l'ha marroncina.

Cosa sta succedendo? Sicuramente i miei occhi hanno cambiato colore, ma le altre volte non mi è mai successo di vedere ciò che vedo ora. Tutti ormai si stanno allenando, quindi nessuno fa caso a me. Ma dov'è il professore?

Sento uno spostamento d'aria alle mie spalle e, prima che me ne renda conto, mi volto e afferro la mano che stava per toccarmi, mettendomi inspiegabilmente in posizione d'attacco. Quando inquadro la figura del prof, lascio andare la mano, osservandone incantata l'aura.

È di color legno antico, irradia forza e saggezza.

-Questo non me l'aspettavo- dice, risvegliandomi dai miei pensieri -Hai già superato lo stato d'accettazione- percependo la mia confusione, si affretta a spiegarsi meglio.

-Ascolta Wood, ognuno di voi, ha un blocco nel cervello, una piccola certezza che lo rende incapace di sviluppare alcuni tipi di potere. Queste certezze sono come delle limitazioni, dei catenacci. Più il potere è forte, più i blocchi sono difficili da superare. Il segugio infernale è una creatura giusta. Terribile, oscura, ma giusta. Una delle sue caratteristiche essenziali è la vista, questa infatti gli permette di distinguere le persone oneste, da quelle crudeli. Un segugio infernale senza vista, equivale ad una macchina da guerra pronta a sterminare qualunque cosa. Ma è difficile che una chimera riesca a svilupparla, soprattutto così presto. Mi aspetto molto da te, Wood.

Detto questo, mi lascia lì, confusa, inebetita ma meravigliosamente eccitata.

Mi sento una di quegli eroi dei libri che amo tanto, destinata a salvare il mondo. Beh, sarebbe una figata, se non fossi una stupida frignona paurosa.

-LEZIONE FINITA- urla il prof mentre si inoltra nel bosco.

Avrei dovuto sviluppare il fuoco, invece ho sviluppato la vista. Poco male.

-Rain!- intercetto il movimento, spostandomi di slancio e facendo cadere Lizzi e quella sua aura rosa per terra.

Quando mi rendo conto di ciò che è successo mi precipito da lei.

-Oddio scusa! Davvero non volevo.

Lei mi guarda stranita: -Cos'hai agli occhi?

Serro le palpebre per qualche istante e quando le riapro tutto è tornato normale.

-Vista da segugio infernale- spiego.

-Inquietante- commenta mentre l'aiuto a rialzarsi.

Ci avviamo insieme verso l'Edificio Madre. Prossima lezione: Storia.

Durante il percorso, Sebastian si avvicina a noi, unendosi ai nostri discorsi senza capo né coda. È simpatico, per essere un Drow. La sua stirpe infatti non è famosa per la gentilezza, al contrario è una delle più scorbutiche e pessimiste.

L'aula non si può definire aula: è enorme, tanto da sembrare un anfiteatro. Oltre a noi ci sono altri primini, individuo Kai seduta in fondo, affianco ad un ragazzo dai capelli azzurrognoli, come gli occhi. È sicuramente un Marid. Mi siedo tra Lizzi e Seba e iniziamo a chiacchierare tra di noi.

Poco dopo entra una donnina bassa, capelli grigi legati in uno chignon abbastanza stretto.

-Salve ragazzi, io sono la professoressa Caroline Millington e sarò, nel corso dei prossimi cinque anni, la vostra insegnante di storia- si presenta impettita, mentre sulla lavagna alle sue spalle compare magicamente il suo nome.

-Bene, la storia del nostro mondo inizia tra il III e il IV secolo d.C., nel medioevo. Non si sa bene quando alcuni umani abbiano iniziato a dimostrare di saper padroneggiare poteri particolari, ma è nel Medioevo che si è per la prima volta sentita la necessità di creare un mondo diverso, un mondo dove chiunque avrebbe potuto mostrare liberamente le proprie capacità- ascolto incantata le parole che fuoriescono dalle labbra della Millington, perdendo ogni percezione del tempo e dello spazio.

-Questa necessità si è manifestata dopo la condanna di Giovanna d'Arco per stregoneria- la mano del ragazzo seduto affianco a Kai si alza verso l'alto.

-Sì. Signor...?

-William Norton, professoressa. Mi chiedevo se allora anche Giovanna d'Arco fosse una Creatura.

-Sì, signor Norton, lei era un'Elissena molto potente. Estremamente brava a manovrare le armi, ma non incredibilmente portata per la magia. Dopo il suo processo, suo fratello, decisamente più bravo di lei nell'uso delle arti magiche, creò un varco dimensionale, che portò al mondo che tuttora abitiamo, all'epoca deserto e invivibile. Guglielmo d'Arco riunì sotto il suo potere gran pare delle creature e delle chimere e grazie a loro riuscì a rendere questo pianeta abitabile. Questo periodo viene definito da noi il periodo della Creazione.

Wow, Giovanna d'Arco, una Creatura?! Questo non me l'aspettavo. Mi ricordo la prima volta che ho sentito la sua storia. Ne sono rimasta sorpresa e incredibilmente affascinata. Una ragazza che guida l'esercito francese nel Medioevo? Non scherziamo. Eppure lei l'ha fatto, ed è morta, ma almeno l'ha fatto.

-Per la prossima volta voglio una ricerca approfondita su Giovanna d'Arco: vita, morte e santificazione.

Annuiamo, mentre il suono della campanella segna la fine della lezione.

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