10. Cielo Color Pastello
Scendo le scalette, chiedendomi con chi dovrò condividere la stanza.
La prima cosa che noto sono i suoi occhi gialli fissi su di me. La Mind Flyer.
Elizabeth Smith.
-Ciao- mi dice intimidita, i suoi occhi in contrasto con la voce sommessa.
-Ehi. Anche tu qui?- domando stupidamente. Annuisce e io mi avvicino ai bagagli.
-Ti aiuto.
-Grazie...
-Oh, non c'è di che. Purtroppo di sopra un letto è già stato occupato e l'altro l'ho preso io, quindi ti tocca rimanere di sotto.
Un modo per un altro per dirle che non ha scelta, no?
-Non fa nulla...pare che anche questo sia stato occupato- nota indicando un letto con il copertino rosa.
-Direi di sì- sorrido imbarazzata.
-Allora mi resta solo questo- fa occupando l'ultimo, ancora spoglio e vuoto. La seguo, poggiando le sue valige ai piedi del letto.
-Allora...tu cosa sei?- mi domanda.
La osservo per qualche secondo, per poi decidere di mettere da parte la timidezza. Mi sa che Elizabeth ne ha già abbastanza per entrambe.
-Oh, solo l'incrocio di un'Elissena e un segugio infernale. Niente di che- sorrido ironica, mentre la vedo sbarrare gli occhi.
-Wow. Che figata! Io mangio cervelli e tu sputi fiamme!!!!- sbotta.
Rimango momentaneamente spiazzata da quella reazione inaspettata. Ci guardiamo qualche istante per poi scoppiare a ridere.
-Bell'accoppiata- riesco a dire.
Proprio in quel momento di sintonia, la porta si spalanca.
Io e la ragazza osserviamo due figure farsi strada con nonchalance, parlottando tra loro. Le due ragazze si fermano quando notano la nostra presenza e si richiudono la porta alle spalle, mostrando espressioni incuriosite.
-Uh la la- fa una. È molto alta, indossa dei pantaloni attillati, e un giacchetto di jeans, i capelli di un insolito viola le ricadono sulle spalle, in contrasto con gli occhi rossi -Carne fresca - sorride allegra, rivelando due appuntiti canini.
-Come sono piccole- dice l'altra. È un po' più minuta, ricci capelli neri, occhi caramello e pelle color cioccolato.
-Sei solo un anno più grande- controbatte l'altra.
-Piacere- si avvicina la ragazza dai capelli bruni, allungando la mano in direzione di Elizabeth -Paz Willinstone. Sono una chimera. L'incrocio di una Silena e un Verro Diabolico. Lei invece è Reina Dalton. È una Dhampira.
Se ricordo bene i Sileni sono molto simili agli Elisseni, popolo cacciatore, molto abile nella magia. La differenza è che loro utilizzano solo archi corti e non sono dunque in grado di maneggiare tutte le armi come i primi. Mentre i verri diabolici sono particolari tipi di licantropi, più grandi e capaci di trasformarsi in qualsiasi cosa di notte. Inoltre possono anche utilizzare la magia.
I Dhampiri sono invece dei vampiri in grado di riconoscere altri vampiri dall'odore e aventi il potere di ucciderli con una semplice arma.
-Io sono Elizabeth Smith, Mind Flyer.
-Rainbow Wood, chimera. I miei erano un'Elissena e un Segugio infernale.
-Wood?- chiede Reina -Sei parente di Jonathan?
-Wow, c'è qualcuno che non lo conosce?- chiedo ironicamente mettendomi le mani fra i capelli.
-Molte persone. Io sono semplicemente sua amica, per questo lo conosco- ridacchia lei.
-Comunque sono sua sorella adottiva- spiego -Ma voi...non dovreste appartenere al dormitorio 2?
-No- risponde Paz -siamo più pericolose di un licantropo e un vampiro. Quindi è questo il nostro posto. Tra i mutaforma provocheremmo non poco turbamento.
-Fin troppa paura- annuisce Reina.
Un silenzio imbarazzante inizia a farsi strada nella stanza.
Direi che è ora di smammare
Per una volta, sono d'accordo.
-Ora è meglio che vada a sistemare la mia roba- dico, salutando tutte con un sorriso e dileguandomi subito di sopra. Dimenticavo quando fosse disagiate cercare di non essere asociale.
Apro la valigia e inizio a sistemare le cose nell'armadio, già in parte riempito dalla roba di Reina, perché quei vestiti così...neri devono appartenere a lei.
Sistemo qualche libro sulla scrivania, rendendomi conto di quanto poco spazio ci sia.
Infine, stanca morta, mi butto sul letto iniziando a leggere il regolamento e alcune informazioni.
Abbastanza noioso.
Dopo una mezz'oretta anche Reina sale in camera. Mi rivolge un'occhiata curiosa per poi sedersi sul suo letto e continuare ad osservarmi.
-Cosa c'è?- dico dopo qualche secondo, lasciando perdere quegli stupidi fascicoli e girandomi verso di lei.
-Hai uno strano odore- mi dice -Non è ben definito, ma molto forte. Mi ricorda qualcuno.
La guardo incuriosita. Può sentire il mio odore? Domanda stupida, certo che può.
-Vieni con me- dice poi -Ti faccio vedere un posto.
La seguo con lo sguardo mentre sale sulla scrivania e scavalca la finestra.
-Allora?- fa vedendo la mia espressione intontita -Vieni o no?- annuisco e la seguo oltre la finestra. Il tetto si estende sotto i nostri piedi.
Osservo sbalordita le montagne in lontananza e gli imponenti alberi poco lontano dal dormitorio 3, il lago dal quale sono uscita sembra una macchiolina azzurra e all'orizzonte il cielo appare come un arcobaleno di colori dalle tenui tonalità pastello.
-È bellissimo- esclamo, con lo sguardo perso a scannerizzare ogni centimetro di quell'enorme distesa di alberi. Reina mi sorride orgogliosa.
-Il bosco è dove noi "tipi pericolosi" pratichiamo i nostri poteri, è troppo fitto e spaventoso per gli altri. Beh, un po' è anche colpa nostra: un po' di tempo fa un ragazzo ha iniziato a raccontare storielle per allontanare quelli degli altri dormitori. Ha detto a tutti che lì dentro vivevano gli spiriti più oscuri che la mente potesse immaginare e che le paure più profonde, in quella foresta, prendevano vita. Tra l'altro ultimamente qualcuno si diverte a suonare lì il violino a notte fonda. Dicono sia un fantasma- ridacchia mentre si stende per terra, con le mani appoggiate sullo stomaco. Seguo il suo esempio, sdraiandomi al suo fianco e portando le braccia dietro la nuca.
-Qui sembra tutto così...irreale- sospiro pensierosa.
-Lo so. Per questo amo questa scuola. Per quanto possa essere faticosa, piena di stronzetti viziati e con la paura del buio...è la mia casa.
Nell'osservare quella grande distesa di cielo, ci perdiamo. Il tempo passa e neanche ce ne accorgiamo, non parliamo, rovinerebbe tutto, non sentiamo il bisogno di approfondire la nostra conoscenza, sarebbe mera formalità.
Dopo non so quanto, vedo la Dhampira rimettersi in piedi e scrollarsi di dosso invisibili acri di polvere.
-Andiamo mini Wood, è già ora di cena.
Senza pensarci la seguo all'interno della stanza e subito giù dalle scale, dove un'Elizabeth emozionata di tortura le unghie seduta sul letto e una Paz cammina avanti e indietro, cercando chissà cosa tra gli scaffali del suo armadio.
-Cibo recalama- urla Reina spalancando la porta -Muoviti cagnaccio.
Paz lascia perdere qualsiasi cosa stesse facendo, per correrle dietro emozionata.
-Cibo, cibooo
-La mensa è all'edificio Madre, vero?- chiede Elizabeth, seguendole subito dopo.
-Sì, ma si può anche decidere di mangiare in un altro posto, solo il primo giorno è obbligatorio mangiare lì.
Mi richiudo la porta alle spalle e mi sorprendo nel notare il fermento che allogdormitorio: persone che camminano a passo spedito verso la porta, altre riunite in gruppetti ad aspettare chissà chi, altre che escono dalle proprie stanze. Mi guardo intorno nella speranza di individuare Jonathan, ma di lui nessuna traccia, così mi incammino sconsolata verso l'edificio Madre.
Percorrere la distanza tra il dormitorio e il Madre è un po' suggestivo, alla luce del tramonto, sembriamo tutti una scolaresca disordinata che torna a casa dopo una gita stancante.
-La divisa!- esclama d'improvviso Lizzi.
-Non è obbligatorio metterla fuori dall'orario scolastico- spiega paziente Paz. Le due sembrano aver fatto amicizia, e ne sono contenta. Elizabeth mi sembra una tipa abbastanza insicura, ma sono convinta che trovare buoni amici possa aiutare ad alzare il livello di autostima personale.
E, in qualche modo, questo potrebbe valere anche per me.
Il Madre non è proprio come me lo ero immaginata, pensavo di trovare una copia di un palazzo medievale, o magari di Hogwarts, e invece mi ritrovo un castello leggermente impolverato e senza luce. Manutenzione zero, mi dicono.
-Beh...me lo immaginavo diverso- borbotto.
-Oh, sta a vedere- ghigna Reina.
Come se fossero stati chiamati, ogni candela, candelabro, lampadario si accendono, illuminando di una tenue ma romantica luce l'ingresso. Davanti a noi un'ampia scalinata, che probabilmente porta alle aule e alla biblioteca, come avevo visto sulla cartina, mentre, se ricordo bene, sulla sinistra ci sarebbe dovuta essere l'armeria (proprio così, c'è un'armeria a scuola) e sulla destra la mensa.
-Oh mio dio- sento sussurrare da Lizzi, proprio mentre io esclamo, con ben poca finezza -Oh porco maiale.
-Andiamo dai- interviene Paz, spingendoci verso la mensa. Ecco, questa è come me l'aspettavo: enorme, luminosa e piena di cibo. C'è un enorme bancone con ogni prelibatezza, e schifezza, possibile e immaginabile.
-Self-service, gente- esclama Reina, acchiappando un vassoio e iniziando a prendere tutto quello che vuole. E noi, da brave novelline, la imitiamo. Poco dopo lei e Paz si dileguano, andando verso amici della loro età, così mi accomodo ad un tavolo con Elizabeth.
-Cos'è quello?- chiedo osservando la poltiglia grigia nel suo piatto.
-Cervello, ricordi?- annuisco, mentre una voce alle mie spalle mi fa saltare.
-CHE FIGATA- una Kaila iperattiva si accomoda di fianco a me, iniziando a parlare a raffica.
-Wow, com'è mangiare il cervello? È viscido e gelatinoso, oppure molliccio e succulento? Che cervello è? Spero non sia umano, ma anche se fosse...beh, pazienza. Ah, comunque sono Kaila Wood, la sorella di Rain.
-Ciao- risponde un po' intimidita Lizzi -Elizabeth Smith, compagna di stanza di Rainbow. E...questo non è cervello umano, ma di scoiattolo. È molto buono, anche se preferisco quello di lepre.
-Capisco- sorride mia sorella -Rain, sono così invidiosa di te. La tua compagna di stanza è normale, mentre la mia è una smorfiosa ninfa delle acque, tutta sorrisi finti e risate da oca.
-Davvero? E le altre?- chiedo divertita.
-Nessun altra, la mia è una stanza a due- sbuffa contrariata.
-Noi ne siamo quattro, due più grandi. Sono molto simpatiche.
Kai fa per replicare, ma l'improvviso silenzio attira la nostra attenzione. In fondo alla sala, dalla parte riservata ai professori, una donna si alza severa.
Gli occhi castani, contornati da leggere rughe, i capelli biondicci raccolti in uno chignon e l'aria di una che sta per dire qualcosa.
-Buona sera, ragazzi- inizia infatti -Oggi ha inizio un nuovo anno, il seicentoventunesimo da quando sono preside- wow, se li porta bene -Molti di voi mi conoscono già, ma per i nuovi arrivati: io sono Catherine Savoir, la preside della Chimeras and Creatures' Academy. Prima di iniziare a cenare, come ogni anno, è mio compito ricordarvi i tre principi sui quali si fonda l'accademia: saggezza, potere e uguaglianza. Ognuno di voi, ragazzi miei, è molto potente, ma la potenza, da sola, non serve a niente. Questa infatti dev'essere temprata dalla saggezza e basata sull'uguaglianza e il rispetto per gli altri. Mi auguro quindi che quest'anno non si ripetano gli spiacevoli eventi avvenuti l'anno scorso, altrimenti sarò costretta a prendere seri provvedimenti. Bene, ora posso augurarvi di passare un buon anno. Buon appetito- la donna si risiede e ognuno ritorna a chiacchierare.
-Che è accaduto l'anno scorso?- domando curiosa. Lizzi alza le spalle mentre Kai si gratta il mento pensierosa.
-Tu sai qualcosa?- dico allora.
-Mi sembra di aver sentito alcuni discorsi su questo, ma non ricordo- borbotta imbronciata.
-Fa nulla- sospiro -Magari dopo chiedo a Reina.
Mi perdo trai miei pensieri, seppellita da mille domande e desiderosa di rivedere presto il mio cielo color pastello.
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