Capitolo 7

"Tesoro, siamo a casa!" urlò la mamma di Dean, strappando a metà il silenzio.
"Oh, ciao." Disse Dean. "Ho già fatto colazione, magari fra un po' esco."
Erano le 8 di mattina, ed uscire a quell' ora era l'ideale, data la fresca brezza mattutina.

Dean uscì, ed in sella alla sua bicicletta, girò per la città, senza una vera e propria meta. Doveva solo pensare, sfogarsi e stare solo. Forse non doveva star solo. Forse ci voleva quella persona che sapeva restare anche dopo un "vattene".
Dean non sapeva di cosa aveva bisogno, Dean sapeva ben poco di ciò che aveva in mente. Sapeva solo che tutto ciò era folle. E presto lo sarebbe diventato pure lui. Ciò che gli venne in mente in quel momento fu la cosa più strana che gli fosse mai venuta in mente. E forse la più malata.

Rimase in giro per quasi tutto il mattino, e tornò in casa per le 18, sapendo che i suoi genitori erano usciti per un compleanno di un amico del padre. Non doveva essere visto, per nessun motivo al mondo. Si avvicinò lentamente alla cucina, aveva molto timore nell' anima, come biasimarlo del resto.
Aprì il cassetto delle posate, e prese il coltello più grande che vide.
Dopo averlo preso, lo appoggiò un secondo sul tavolo, Per togliersi le scarpe e le calze. Appena fu a piedi nudi, prese il coltello il mano.

Ebbe parecchi ripensamenti su cui che stava facendo, ma, chiudendo gli occhi e stringendo i denti, lasciò cadere il coltello, esattamente sul suo piede destro. Il coltello affondò la carne, come un coltello da pane affonda il burro fendendolo.

Dalla bocca di Dean uscì un urlo straziato, un urlo di pura pena.
Dean si pentì immediatamente del gesto fatto, ma ormai era troppo tardi.
Pensava che se avesse provato molto dolore non sarebbe riuscito ad addormentarsi. Ma l'idea fu delle peggiori, dato che cominciò a sanguinare molto. Prese un asciugamano dal bagno, e lo mise sulla ferita, ma l'emorragia non si fermò.

Dean si arrese, quindi chiamò l'ambulanza, che arrivò rapidamente, e lo portarono subito in ospedale. Una volta lì, chiamarono i genitori di Dean, che accorsero presto.
Il ragazzo rimase per molto tempo nell' infermeria, e, mentre una infermiera lo soccorreva, i suoi genitori parlarono a lungo con il capo del reparto infermeria.
Improvvisamente, il capo reparto entrò di corsa dove si trovava Dean, e bisbigliò qualcosa alla infermiera. Dean ebbe un cattivo presentimento.
Fece bene ad averlo.

"Dobbiamo operarlo, per vedere se si sono danneggiati vasi sanguigni o nervi importanti." disse il capo reparto. "Dagli l'anestesia totale."
A sentir queste parole, Dean si sentì gelare il sangue.
"Ma...ma... è proprio necessario?" chiese Dean.
"Sì, tanto ce la farai, ne sono sicuro, campione!" disse il dottore, per incoraggiarlo. Non ci riuscì per niente.

La dottoressa prese una minima dose di morfina, per addormentare Dean. Il giovane, tremava.
Ogni suo incubo, per l'ennesima volta, si materializzava, e lui, a prescindere, ne era impotente. Frankie ormai lo assillava, con le sue "lezioni" sulla vita, e lui ne era visibilmente provato, fisicamente e, soprattutto, moralmente.

L'ago perforò la pelle di Dean, iniettando così la morfina, che lo avrebbe condotto in poco tempo verso una nuova visione mostruosa.
Dopo esser entrata in circolo la morfina, Dean si sentì la testa leggera, si sentì libero, da ogni oppressione e da ogni strazio. Non si ricordava più niente. Rise, e poi chiuse gli occhi, e cadde, ancora una volta, in una maledetta quiete, lasciando entrare dentro di lui, ancora una volta, Frankie.

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