Capitolo Uno
Il sussurro del vento vociferava agli alberi frasi incomprensibili, spingendo le foglie, ormai morte, sul terreno freddo. La luna, quella sera di Ottobre, aveva lasciato posto a nuvole nere, che portavano con sé pioggia e malcontento.
Nel quartiere Rosewiev, dove, nell'oscurità, si ergeva imponente la villa della famiglia Lutz come un faro tra le onde, una stanza era ancora illuminata dalla luce brillante di un candelabro.
Nel cuore di quella casa, in quella stanza adibita a sala da pranzo, due bambini erano ancora all'impiedi nonostante l'orario inusuale.
L'orologio a pendolo che posava soave sulla pavimentazione elegante della sala, segnando le 2:30.
«Guarda, Bryan…» Esordì la bambina indicando il candelabro posto su una base in legno d'ebano. Il suo nome era Lisa. Era la più piccola della famiglia Lutz. «...Le fiamme sembrano delle ballerine che danzano a ritmo di spifferi di vento.»
«Smettila.» Sussurrò suo fratello con tono di rimproverò, mentre reggeva stretto un libro. Sulla copertina era elegantemente riportato il titolo: Il Cuore Rivelatore. «Se mamma scopre che non siamo a letto ci punirà.»
«Ma io…» Il sorriso di Lisa si trasformò in un broncio.
«Shh…» Bryan si portò un dito al naso. «È stato un errore portarti con me.»
Non era la prima volta che Bryan restava sveglio tutta la notte, come un animale notturno in attesa di qualche preda. Amava leggere storie del terrore quando tutto taceva, all'ombra della notte, ma i suoi genitori non la pensavano come lui. Per loro quelle storie erano spazzatura, nonché portatrici di incubi e suggestioni. Questo era un altro dei motivi per il quale Bryan leggeva di notte, di nascosto, lontano dagli occhi di suo padre e sua madre.
«Bambini!» Enunciò qualcuno all'improvviso, spezzando il silenzio tombale che si era creato. La voce proveniva da dietro il divano, dov'erano comodamente adagiati.
Bryan fece cadere a terra il libro, mentre Lisa, spaventata, si gettò addosso a suo fratello.
Quella voce apparteneva alla madre; erano stati scoperti.
«È così che passate le notti, mh?» Aggiunse mamma Marie con aria rigida. «E tu signorino, hai tredici anni. Da tale dovresti essere più responsabile e, soprattutto, dovresti badare a tua sorella… e invece, che fai? Te ne stai sveglio tutta la notte e coinvolgi anche la piccola Lisa nelle tue stramberie.»
«Scusa, mamma.» Disse dispiaciuto Bryan. «Non era mia intenzion…»
«Smettila!» Lo stoppò con un urlo. La donna si portò una mano alla bocca per cercare di riprendere il controllo... poi continuò:
«N-Non… non azzardarti mai più a giustificarti con delle stupide scuse, siamo intesi?»
Bryan annuì, alzandosi dal divano, mentre Lisa insistiva a stringergli i bordi della camicia da notte.
«Lisa, lasciami.» Pronunciò Bryan spingendo la sorella lontano dal suo vestiario… ma lei non ne voleva sapere di mollare la presa.
«Lisa!» Ripeté scocciato, ma la bambina continuava a stringere la stoffa con forza.
Bryan sospirò, poi, di prepotenza, le strappò la veste dalla mano, ma lei si affrettò a stringergli il polso.
«Su dai… andiamo.» Spezzò il silenzio Marie.
Salirono le scale.
Dietro i bambini, c'era la madre, che, armata di candelabro, li accompagnava per ogni singolo passo nel buio del corridoio, rischiarato soltanto dalla debole luce delle candele.
Ad un tratto Lisa si bloccò e quasi in lacrime sussurrò: «Non voglio morire…»
Bryan, sotto lo sguardo pungente di Marie, abbassò l'orecchio verso la bocca di Lisa per capire meglio, poi quest'ultima aggiunse: «Bryan... ci ucciderà.»
Bryan con espressione stupita chiese: «Ma cosa stai dicendo?»
Lisa si voltò verso la madre; la fissò per qualche attimo, poi volgendo gli occhi verso Bryan rispose: «Lei non è nostra madre.»
D'un tratto, in fondo al corridoio, accanto alla cameretta che i bambini condividevano, si aprì la porta della camera da letto dei genitori.
Da lì uscì una figura femminile con un candelabro in mano.
Quando la luce illuminò il volto della donna in fondo al corridoio, Bryan capì ciò che intendeva dire la sorella.
Quella laggiù era Marie, la loro mamma; quella vera.
Bryan spaventato si voltò verso l’essere che aveva preso le sembianze di sua madre e che aveva accompagnato lui e sua sorella fino al corridoio. Vide che quella cosa non aveva più le parvenze di Marie: si era tramutata in una donna completamente pallida in viso, con gli occhi completamente bianchi. Dalle sue iridi color neve, scendevano giù delle lacrime color pece... color del lutto, della morte.
Ad un tratto, la stanza sembrò come illuminarsi di una luce gialla.
I bambini corsero spaventati verso la madre. Si nascosero dietro le sue gambe, come se quell'azione avesse potuto proteggerli da quell'abominio.
Il bagliore pervase l'ambiente attorno a loro per qualche istante. Poi il corridoio, fortunatamente, ritornò alla sua luce naturale – un lieve, fioco chiarore generato dalle candele.
Insieme alla luce, scomparve anche la figura inquietante.
Non appena tutto finì, Marie poggiò il candelabro a terra e abbracciò Lisa. Quest'ultima, tremante, scoppiò in lacrime.
Bryan si bloccò ad osservarle. Per un attimo gli sfiorò l'idea di unirsi a quell'abbraccio, poi ricordò che non era più un bambino. Certe cose, tipo gli abbracci, erano riservate soltanto ai piccoli, ai deboli: non a lui. No. Lui ormai era un giovane uomo... o almeno così credeva.
«Mamma…» Disse Bryan incredulo, col cuore a mille, mentre cercava di ricomporsi.
«L'hai vista anche tu?» Intervenne Lisa. «Aveva il tuo stesso volto… era… era…» La piccola balbettò, non riuscendo a formare una frase di senso compiuto.
«Shh…» La zittì la madre accarezzandole il viso. «Sta' tranquilla, è tutto finito. A volte la fantasia gioca brutti scherzi…»
«Lei era reale!» Pronunciò Lisa asciugandosi le lacrime.
«No, non lo era.» Rispose Marie turbata, mentendo a sé stessa. «Stanotte dormirai con me, va bene?»
Marie si staccò dall'abbraccio. Strinse la mano fredda della figlia e la portò verso la camera da letto.
Prima che la bambina varcasse la porta, guardò il fratello fermo nel corridoio buio.
«Va tutto bene.» La rassicurò Bryan accennando un sorriso.
Non appena la sorella sparì dalla scena, una lacrima solitaria scivolò lungo lo zigomo del bambino, bagnando il suo sorriso. Involontariamente.
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